domenica 6 novembre 2016

L'INCHIESTA
Nuovo colpo di scena nell'inchiesta sul centro commerciale Globo. Il pm Giuseppe Miliano e gli agenti del Nipaf hanno scoperto che due atti prodotti durante la conferenza di servizio convocata dal Comune di Latina sono falsi, o almeno questo è emerso da nuovi interrogatori effettuati nei giorni scorsi.
LA VICENDA
Andiamo per ordine. Il centro commerciale Cosmo è stato realizzato dalla società Mimosa Park nel tratto urbano della Pontina al posto della ex Seranflex, l'azienda della famiglia Serao che fino agli anni ottanta vi produceva divani. La Mimosa Park, azienda riconducibile agli imprenditori Giancarlo Piattella e Roberto Bianconi, ha acquistato l'immobile dalla famiglia Serao nel 2006 dopo che i proprietari avevano ottenuto dal Comune la sanatoria sulla trasformazione in commerciale di tutta la superficie dell'immobile e la concessione edilizia per realizzare appunto negozi. Secondo il pm Giuseppe Miliano e secondo il Nipaf quel condono e quella concessione sono illegittimi poiché basati su falsi presupposti e quindi il centro commerciale che nel frattempo era stato realizzato e acquistato dalla società abruzzese Globo (e sul punto di aprire i battenti) è stato sequestrato dalla Procura. Un provvedimento confermato anche dai giudici del Riesame che hanno respinto l'istanza di dissequestro.
Attualmente sono 10 gli indagati, tra cui gli imprenditori Bianconi e Piattella, l'abruzzese Di Nicola, il dirigente del Comune Rino Monti e tre funzionari comunali, l'architetto Antonio Baldini.
IL COLPO DI SCENA
La novità, clamorosa, è emersa subito dopo il sequestro presso gli uffici di Roberto Bianconi di un preliminare di acquisto del 2005, ovvero antecedente sia alla domanda di condono, sia alla concessione edilizia che risultano richiesti dalla famiglia Serao. Secondo gli inquirenti quindi gli imprenditori Bianconi e Piattella erano di fatto già proprietari dell'immobile anche senza risultare, gestendo loro la pratica affiché andasse a buon fine con la complicità di dirigenti e funzionari comunali in modo da ottenere che l'intera superficie dell'immobile avesse destinazione commerciale, garantendosi un incremendto del valore del bene acquistato come artigianale. Bene, i Serao hanno ammesso davanti agli inquirenti di non saper nulla degli atti presentati a loro firma alla vigilia della conferenza di servizio.
LA SCOPERTA
Quella riunione era stata convocata dal Comune su sollecitazione della Procura che sollecitava l'avvio dell'iter di revoca della sanatoria. I magistrati all'epoca avevano aperto una prima inchiesta su quel condono e chiesto il giudizio per Antonio Baldini, il tecnico che aveva istruito la pratica di condono per conto dell'ente (tecnico poi prosciolto alla fine del processo per intervenuta prescrizione e guarda caso poi nominato direttore dei lavori del centro commerciale). Solo che il Comune, ma al termine dell'istruttoria, dichiarò legittimo il condono. Decisione presa sulla scorta di due atti. Il primo, a firma della famiglia Serao: avvisati dall'ente dell'avvio del procedimento avevano prodotto una dichiarazione in cui assicuravano che l'azienda fosse, all'epoca, ormai totalmente adibita a negozio per la vendita di divani e che la parte artigianale fosse limitata a un magazzino per l'assemblaggio e la spedizione dei pezzi. A riprova presentarono anche una perizia a firma dell'architetto Fiorella Abbenda che confermava di fatto questa tesi e cioé che l'immobile era di fatto completamente commerciale. Bene, i Serao oggi disconoscono entrambi gli atti. Relativamente a quello a propria firma hanno detto di non aver mai visto quella lettera. All'epoca della vendita firmarono talmente tante carte e forse - hanno ipotizzato - anche quella lettera, ma assolutamente senza aver avuto coscienza del contenuto, avendo venduto un immobile come artigianale. Quanto alla perizia hanno detto di non aver mai incaricato l'architetto Abbenda di redigerla e di non averne mai sentito parlare.
Un clamoroso colpo di scena che conferma l'ipotesi dell'accusa e che cioè gli acquirenti della Mimosa Park seguirono presso il Comune tutta la pratica senza mai comparire, ben prima di entrare realmente in possesso del bene e che lo fecero evidentemente in accordo con i tecnici comunali. Quindi alle contestazioni già mosse agli indagati (di abuso, lottizzazione abusiva e falso) se ne aggiungono altre due di falso, aggravando considerevolmente la loro posizione. Ora la cricca è davvero nei guai.
Vittorio Buongiorno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 6 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 15:50

© RIPRODUZIONE RISERVATA di Vittorio Buongiorno http://www.ilmessaggero.it/latina/ex_seranflex_spuntano_altri_due_falsi-2064453.html

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