domenica 31 agosto 2014

consorzio industriale Roma Latina Asi, Scarchilli in pole position Il presidente del Consorzio di Aziende di Castel Romano

 è il favorito per guidare il Cda
TUTTE LE TRATTATIVE DIETRO LE QUINTE
FORTI INTERESSI NELL’AREA DI POMEZIA
E TRA L’OTLET E CINECITTÀ WORLD:
UNINDUSTRIA E CAMERA DI COMMERCIO ROMANE
IN PRESSING PER OTTENERE I VOTI NECESSARI

DI TONJ ORTOLEVA
E’ quello di Carlo Scarchilli
il nome scelto dai soci romani
del Consorzio industriale
per la presidenza del consiglio
di amministrazione che dovrà
essere rinnovato i prossimi 22 e 23
settembre. Scarchilli è presidente
del Consorzio di aziende di Castel
romano e sta ottenendo il sostegno
di molti soci capitolini dell’Asi,
compreso il placet della Regione
Lazio e di Nicola Zingaretti.
I soci pontini questa volta potrebbero
essere costretti a fare un
passo indietro, anche perché da
Roma davvero sono più determi-
nati che mai a conquistare quella
poltrona. Gli interessi in ballo non
sono certo pochi e proprio le aree
di Castel Romano e Pomezia sono
quelle che scatenano appetiti
maggiori. Non che il presidente
uscente Torelli abbia contrastato
tali interessi, anzi. Ma a quanto
pare da Roma intendono stavolta
controllare tutto in prima persona.
Carlo Scarchilli è anche presidente
della Florovivaistica Lazio e un
anno fa rilasciò una intervista a un
giornale on line dichiarando quanto
segue in merito al ruolo dei
Consorzi industriali: «Bisogna
puntare a sburocratizzare le procedure.
Utili e funzionali a tale
scopo sono i consorzi di sviluppo,
uno strumento essenziale per velocizzare
le pratiche, accorciare la
burocrazia. E perché allora non
costituirne uno anche per Roma e
le sua provincia, magari attualizzando
prima le leggi vigenti in
base alle esigenze e condizioni del
momento che stiamo vivendo per
poi comprendervi tutte le aree
industriali e artigianali iniziando
proprio da Castel Romano, Santa
Palomba, Pomezia, Acilia, eccetera.
I benefici per lo sviluppo del
territorio sarebbero non solo da
subito evidenti ma progressivi
nella loro evoluzione». Non ne
costituirà uno solo «romano», ma
che ha grossi interessi da
potrebbe gestire quello già esistente,
maneggiare. Con estrema cura.
Torelli e Giovannoli
sperano sempre
Se Scarchilli è espressione
dei componenti romani
del Consorzio
Asi, i soci pontini che fino a
oggi hanno sempre espresso
la presidenza, non demordono
e continuano a sperare. In
particolare c’è il presidente
uscente Luigi Torelli che già
all’assemblea di agosto aveva
tentato di rinnovare la propria
leadership, salvo doversi
arrendere all’evidenza di
una assenza dei numeri indispensabili.
Torelli è sostenuto
da Forza Italia e gli azzurri
sono forti anche del sostegno
che egli ha da parte di
alcuni imprenditori di peso
che hanno interesse nell’a re a
romana, come Luigi Abete.
Nel centrosinistra, invece, a
sperare è l’ex sindaco di Sermoneta
Pina Giovannoli, sostenuta
in particolare dal Pd
con Salvatore La Penna e
Claudio Moscardelli in testa.

IL QUOTIDIANO - Domenica 31 Agosto 2014

DOMANI IL DEBUTTO DELLA ZTL ALLE 9.30 A piedi nel centro di Latina, scatta l'ora dell'isola pedonale

Grande attesa per un cambiamento radicale per la città. L'avvio con una settimana ricca di eventi


A piedi nel centro di Latina, scatta l'ora dell'isola pedonaleScocca l'ora della ztl. L'isola pedonale vedrà il suo debutto ufficiale da domani alle 9.30 quando fioriere e avvisi sbarreranno il passaggio e vigili sorveglieranno le aree in centro chiuse al traffico veicolare. Una novità assoluta in questi termini per Latina affidatasi in passato ad esperienze brevi di isola pedonale che non hanno riscosso grande successo. Ora si fa sul serio, il sindaco ci ha messo la faccia con una presentazione ufficiale e gli assessori Gianluca di Cocco e Angelo Tripodi hanno rafforzato il progetto lavorando ad un ricco cartellone di eventi che partirà domani pomeriggio con mostre, spettacoli di strada ed animazione per grandi e piccoli.
STRADE SBARRATE ED ORARI DI CHIUSURA. Si partirà con la chiusura della strade alle 9.30 del mattino di lunedì fino alle 15 e dalle 16.30 alle 24 ovvero con l'orario estivo mentre dall'1 ottobre al 31 maggio il centro sarà off limits per le auto tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 15,00 e dalle ore 16,30 alle ore 21,00. Saranno consentite operazioni di carico e scarico merci esclusivamente nei seguenti orari: dalle ore 7,00 alle ore 9,30 e dalle ore 15,30 alle ore 16,30.  Verranno chiuse al traffico parte di corso della Repubblica (da piazza San Marco esclusa fino a piazza del Popolo); parte di via Pio VI (a partire dalle ex autolinee); parte di via Eugenio di Savoia (fino alla confluenza con piazza della Libertà); parte di piazza del Popolo (lato destro); parte di via Diaz (fino all’incrocio con via Carducci). 
LE CATEGORIE AMMESSE AL TRANSITO. Potranno transitare nella ztl  i residenti anagrafici del centro la cui residenza corrisponda a dimora abituale, proprietari di abitazione, affittuari di appartamenti ed affittuari di garage. I residenti avranno due permessi annuali di transito e sosta a famiglia mentre per gli affittuari verrà concesso un permesso. Potranno entrare nella ztl veicoli a servizio di invalidi e portatori di handicap, automezzi di servizio per pubblico interesse, società di gestione di servizi pubblici, pubbliche amministrazioni, medici in visita ambulatoriale e domiciliare, autorità ecclesiastiche nell'esercizio delle funzioni religiose, partecipanti a cerimonie nuziali ed onoranze funebri, veicoli di servizio del Comune di Latina, veicoli della Croce Rossa. Ovviamente potranno transitare anche autobus, taxi, veicoli che effettuano operazioni di carico e scarico merci e consegne a domicilio (con un carico non superiore a 35 quintali), veicoli a propulsione elettrica. Poi ci saranno delle categorie che potranno invece avere dei permessi (di durata triennale) per il transito e la sosta rilasciati dal Servizio Mobilità e Trasporti del Comune o anche permessi temporanei come medici ed artigiani.
 COZZOLINO: CONTINUITA' NEGLI EVENTI. Non sono mancate critiche da più parti al progetto della pedonalizzazione nel centro, considerata una esperienza incompleta dal momento che sono state introdotte le fasce orarie, e ancora poco organica nei contenuti che dovranno animarla. Sul tema interviene anche il capogruppo del Pd in consiglio comunale Alessandro Cozzolino: “Il comune di Latina ha iniziato a pubblicizzare gli eventi che si terranno in tutto il mese di settembre nella nuova ZTL. Noi crediamo ci debba essere continuità di calendario per tutti e 12 i mesi e non solo per i primi trenta giorni. Non servono appuntamenti “spot” ma serve un programma che coinvolga tutti e per tutti i periodi dell’anno. È necessario partire con un confronto con associazioni, imprenditori e commercianti della città per pianificare iniziative ed eventi che non potranno essere solo ed esclusivamente finanziati dalle casse comunali”.
 L'ORA DELLA ASSOCIAZIONI. “Nel mese di settembre l’amministrazione ha creato un calendario fitto – conclude Cozzolino – non vorremmo che i mesi successivi ed il periodo natalizio rimangano in mano all’approssimazione e all’improvvisazione. È necessario partire fin da subito con collaborazione e un tavolo dove trovare idee e proposte. In città c’è un grande fermento di associazioni culturali e tanti gruppi musicali che non hanno un luogo dove esibirsi e con l’isola pedonale ora c’è un luogo che va riempito. L’idea è quella di unire la domanda di spazi delle associazioni con la domanda di eventi nella ZTL. L’opposizione è propositiva e pronta a fare la sua parte”. http://www.corrieredilatina.it/news/societa/9604/A-piedi-nel-centro-di-Latina.html

Sblocca Italia, per il pacchetto casa mancano i fondi. Tutte le novità, dall'ecobonus agli sconti

Tredici articoli del decreto riguardano misure per il settore. Ma i tecnici li stanno riscrivendo, entro mercoledì dovranno essere individuate le coperture


PADRONI IN CASA PROPRIA
Così descrive il ministro Lupi la possibilità per il cittadino di fare lavori importanti in casa, senza bisogno di ottenere autorizzazioni, ma inviando una semplice comunicazione al Comune. Il riferimento è alle opere di "frazionamento o accorpamento" delle abitazioni (fermo restando le volumetrie), sin qui considerate alla stregua di nuove costruzioni: oggi richiedono cioè il permesso di costruire e comportano il pagamento del contributo di costruzione
(fissato dai singoli municipi). Con lo Sblocca-Edilizia il contributo scompare ed è sufficiente la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). In pratica, chi vuole potrà agevolmente abbattere tramezzi o dividere immobili. I Comuni perderebbero il gettito del contributo di costruzione. Ma lo compenserebbero con Imu, Tasi e Tari. Fermo restando qualche noia condominiale, in caso ad esempio di aperture di nuove porte di ingresso sul pianerottolo.

ACQUISTARE PER AFFITTARE
I costruttori la chiamano la norma Chelier, dal ministro francese che per primo l'ha inventata, sotto il governo Sarkozy. Un privato - ma anche una coop edilizia o una onlus - acquista dal costruttore un immobile nuovo o completamente ristrutturato in classe energetica alta, A o B. E si impegna ad affittarlo a canone concordato (più basso di quello di mercato). In cambio riceve uno sconto Irpef: deduzione del 20% del prezzo di acquisto, al massimo 300 mila euro, spalmabile in otto anni. Dunque 7.500 euro all'anno, 60 mila euro in tutto. Esclusi come inquilini solo i parenti di primo grado (un genitore non può affittare al figlio, il nonno al nipote sì). "In Francia ha funzionato - racconta il vicedirettore dell'Ance, Gennari - Con 10 mila alloggi movimentati, in otto anni lo Stato e i Comuni incasserebbero 227 milioni al netto della copertura degli incentivi, tra Iva, Irpef, Tari, Tasi, Imu".

ROTTAMAZIONE E PERMUTA
I privati che rottamano una casa a bassa prestazione energetica, ricevono uno sconto sulle imposte immobiliari (ipotecaria, registro, catastale), dovute in misura fissa (circa 600 euro) anziché percentuale. Il bonus fiscale vale anche in caso di permuta (vendo il vecchio appartamento per uno nuovo) a società di costruzioni o di recupero edilizio che a loro volta si impegnano nell'atto di acquisto a rivendere l'abitazione entro 5 anni dopo averla riqualificata, con un miglioramento del 50% del consumo energetico o una certificazione di classe A o B in caso di interi edifici. Chi compra queste case riqualificate ha il bonus Irpef (detrazione del 50% delle spese con tetto a 150 mila euro in dieci anni, 65% con tetto a 200 mila se il costruttore ha abbattuto l'edificio per farne uno nuovo).

BONUS
Lo Sblocca-Cantieri ne introduce due (oltre gli altri due già popolari), validi dal primo gennaio 2015. Uno per l'adeguamento sismico di interi edifici: ciascun proprietario può detrarre tra il 50 e il 65% della spesa fino a 60 mila euro. L'altro "verde" per chi installa impianti "basati sull'impiego delle fonti rinnovabili" (50% delle spese con tetto a 96 mila euro).

CITTADINI SPAZZINI
Se "comunità di cittadini, associazioni no profit, rappresentanze di categorie economiche" presentano "un progetto di riqualificazione", consistente "nella pulizia della stessa, nella manutenzione ed abbellimento di aree verdi, piazze o strade anche mediante la collocazione di elementi di arredo urbano o la realizzazione di eventi", ebbene quei cittadini possono essere esonerati "dal pagamento del corrispondente tributo". Nel caso della spazzatura, dunque zero Tari. Ma nella bozza di decreto si legge: "Il ministero dell'Economia si riserva osservazioni". http://www.repubblica.it/economia/2014/08/31/news/misure_casa-94742606/?ref=HREC1-8
(31 agosto 2014)© RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 30 agosto 2014

energie naturali e rinnovabili, fotovoltaico: Semplificazioni amministrative nel Decreto-legge Competitività

25/08/2014 - Sul S.O. n. 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 agosto 2014 è stata pubblicata la legge 11 agosto 2014 n. 116 recante "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea".

Il provvedimento, con l'articolo 30 rubricato "Semplificazione amministrativa e di regolazione a favore di interventi di efficienza energetica del sistema elettrico e impianti a fonti rinnovabili" introduce una serie di semplificazioni amministrative con rilevanza anche dal punto di vista edilizio riguardanti le comunicazioni per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e di unità di microcogenerazione.
o Nel dettaglio, con l'articolo 30, comma 1 del decreto-legge, così come convertito in legge, viene inserito, dopo l'articolo 7 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 il nuovo articolo 7-bis rubricato "Semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione di interventi di efficienza energetica e piccoli impianti a fonti rinnovabili" con cui viene stabilito che dal 1° ottobre 2014, la comunicazione per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, soggetti alla previsione del comma 11 dell'articolo 6 e la comunicazione per l'installazione e l'esercizio di unità di microcogenerazione sono effettuate utilizzando un modello unico approvato dal Ministro dello sviluppo economico, sentita l'Autorita' per l'energia elettrica e il gas ed il sistema idrico, che sostituisce i modelli eventualmente adottati dai Comuni, dai gestori di rete e dal GSE SpA.

Il nuovo modello deve contenere esclusivamente i dati anagrafici di colui che presenta la comunicazione, l'indirizzo dell'immobile e la descrizione sommaria dell'intervento, la dichiarazione di essere in possesso della documentazione rilasciata dal progettista circa la conformità dell'intervento alla regola d'arte e alle normative di settore.
Viene, inoltre, previsto che nel caso in cui si debbano acquisire appositi atti amministrativi l'interessato potrà allegarli alla comunicazione stessa ovvero demandarne l'acquisizione allo sportello unico per l'edilizia, che vi dovrà provvedere entro il termine di quarantacinque giorni.
A cura di Gabriele Bivona http://www.lavoripubblici.it/news/2014/08/energia/Fotovoltaico-Semplificazioni-amministrative-nel-Decreto-legge-Competitivit-_13813.html

Ristrutturazioni, bonus detrazioni Irpef 50% anche con cambi di destinazione d’uso

http://www.edilportale.com/news/2014/08/normativa/ristrutturazioni-bonus-50-anche-con-cambi-di-destinazione-d-uso_41088_15.html

Fisco: la detrazione 65% per il miglioramento energetico vale anche per la sostituzione dei portoni di ingresso

29/08/2014 - Bonus ristrutturazioni, detrazioni fiscali per gli interventi di efficientamento energetico e cedolare secca. Sono gli ambiti in cui è stato necessario qualche chiarimento dell’Agenzia delle Entrate, che con una serie di faq ha risposto ai dubbi degli interessati.
Bonus ristrutturazioni
La detrazione fiscale del 50% per gli interventi di ristrutturazione è riconosciuta anche se l’immobile, accatastato come ufficio, dopo i lavori viene trasformato in una o più abitazioni. Nel provvedimento amministrativo che autorizza i lavori deve però essere indicato in modo chiaro che gli interventi comporteranno il cambio della destinazione d’uso.
 
Il Fisco ha spiegato anche che è detraibile la spesa per la ristrutturazione sostenuta dal familiare convivente che non risulta intestatario dei bonifici e della fattura a condizione che nella fattura sia annotata la percentuale di spesa sostenuta dal familiare convivente non intestatario.
 
Ricordiamo che fino al 31 dicembre 2014 il bonus ristrutturazioni avrà l’aliquota al 50% con un tetto di spesa pari a 96 mila euro.  Nel 2015 la detrazione fiscale calerà al 40%, ma il tetto di spesa continuerà ad essere 96 mila euro. A partire dal 2016, il bonus tornerà all’aliquota ordinaria del 36% e il tetto di spesa scenderà a 48 mila euro.


Detrazione 65% per l’efficienza energetica
Tra gli interventi che danno diritto alla detrazione del 65%per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici l’Agenzia delle Entrate include anche la sostituzione del portone di ingresso.
 
Il Fisco ha aggiunto però che deve trattarsi di serramenti che delimitano la parte riscaldata dell'edificio rispetto a quella esterna o ad altri locali non riscaldati e che vanno rispettati gli indici di trasmittanza termica richiesti per la sostituzione delle finestre, contenuti nelle tabelle 4.a e 4.b, al punto 4 dell’allegato C al D.lgs 192/2005.
 
Ricordiamo che la detrazione per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici sarà pari al 65% fino alla fine del 2014, mentre decrescerà al 50% nel 2015 e tornerà al 36% nel 2016. Nei condomini le spese sostenute fino al 30 giugno 2015 saranno detraibili al 65%, mentre quelle effettuate fino al 30 giugno 2016 usufruiranno del bonus al 50%.
 
Cedolare secca
L’Agenzia delle Entrate è intervenuta anche in merito alla cedolare secca. Si tratta dell’imposta del 21% o 15%, ridotta al 10% per il quadriennio 2014-2017 dal Piano Casa, che si applica ai contratti di affitto e che sostituisce l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo.
 
Chi la sceglie, ha ribadito il Fisco, non può chiedere l’aggiornamento del canone di locazione e non deve rinnovare l’opzione ogni anno, perché questa è valida per tutta la durata del contratto.

Il Ministero dei Beni culturali tutelerà i cinema storici

http://www.edilportale.com/news/2014/08/restauro/il-ministero-dei-beni-culturali-tuteler%C3%A0-i-cinema-storici_41077_21.html

Al via un censimento nazionale per individuare le sale cinematografiche di interesse culturale

È questo l’obiettivo della Direttiva ministeriale emanata dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo,Dario Franceschini, per avviare un censimento dei cinema storici italiani.
 
La Direttiva - annunciata dal Ministro Franceschini alla Mostra del Cinema di Venezia - considera “sale cinematografiche storiche” quelle già dichiarate di interesse culturale, quelle che rivestono significativi riferimenti con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura del nostro Paese e quelle esistenti almeno dal 1°gennaio 1980.
 
Per il censimento l’amministrazione coinvolgerà le associazioni di categoria, gli operatori del settore e gli Enti locali e si servirà di ricerche e studi già effettuati, al fine di redigere un elenco completo e aggiornato delle sale storiche, sia attive che dismesse.
 
Le strutture individuate, qualora già non sottoposte al vincolo storico-artistico, potranno essere interessate da un’istruttoria per dichiararne l’interesse culturale e sottoporle a vincolo di destinazione d’uso, come avvenuto nel recente caso del cinema America a Roma.
 
“Questa direttiva - ha dichiarato il Ministro Franceschini - mira a vincolare la destinazione d’uso dei cinema di centri storici e periferie con valore culturale e sociale”.
 
“Il provvedimento segue la direzione di quelli già inseriti nel Decreto Art Bonus a favore del cinema italiano che prevedono per le piccole sale cinematografiche benefici fiscali pari al 30% dei costi sostenuti per il restauro e l’adeguamento strutturale e l’innalzamento da 5 a 10 milioni di euro del limite del credito d’imposta per attrarre le grandi produzioni internazionali”.
 
Tra le ricerche già effettuate sui cinema storici, ricordiamo il recente volume “Territori del Cinema: Stanze, Luoghi, Paesaggi” di Valentina Ieva e Francesco Maggiore, con il coordinamento di Francesco Moschini (2013, Gangemi editore), un’ambiziosa ricerca sulle sale cinematografiche della Puglia.
  Foto©: G. De Mattia
È questo l’obiettivo della Direttiva ministeriale emanata dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo,Dario Franceschini, per avviare un censimento dei cinema storici italiani.
 
La Direttiva - annunciata dal Ministro Franceschini alla Mostra del Cinema di Venezia - considera “sale cinematografiche storiche” quelle già dichiarate di interesse culturale, quelle che rivestono significativi riferimenti con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura del nostro Paese e quelle esistenti almeno dal 1°gennaio 1980.
 
Per il censimento l’amministrazione coinvolgerà le associazioni di categoria, gli operatori del settore e gli Enti locali e si servirà di ricerche e studi già effettuati, al fine di redigere un elenco completo e aggiornato delle sale storiche, sia attive che dismesse.
 
Le strutture individuate, qualora già non sottoposte al vincolo storico-artistico, potranno essere interessate da un’istruttoria per dichiararne l’interesse culturale e sottoporle a vincolo di destinazione d’uso, come avvenuto nel recente caso del cinema America a Roma.
 
“Questa direttiva - ha dichiarato il Ministro Franceschini - mira a vincolare la destinazione d’uso dei cinema di centri storici e periferie con valore culturale e sociale”.
 
“Il provvedimento segue la direzione di quelli già inseriti nel Decreto Art Bonus a favore del cinema italiano che prevedono per le piccole sale cinematografiche benefici fiscali pari al 30% dei costi sostenuti per il restauro e l’adeguamento strutturale e l’innalzamento da 5 a 10 milioni di euro del limite del credito d’imposta per attrarre le grandi produzioni internazionali”.
 
Tra le ricerche già effettuate sui cinema storici, ricordiamo il recente volume “Territori del Cinema: Stanze, Luoghi, Paesaggi” di Valentina Ieva e Francesco Maggiore, con il coordinamento di Francesco Moschini (2013, Gangemi editore), un’ambiziosa ricerca sulle sale cinematografiche della Puglia.
  Foto©: G. De Mattia

Infiltrazioni da terrazzo, non ne risponde solo il proprietario

http://www.edilportale.com/news/2014/08/normativa/infiltrazioni-da-terrazzo-non-ne-risponde-solo-il-proprietario_41064_15.html
Nel caso esaminato dalla Corte, il proprietario di un appartamento aveva subito delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal terrazzo di proprietà di un altro condomino. Il Tribunale ordinario aveva condannato il proprietario del terrazzo al risarcimento dei danni e alla realizzazione delle opere necessarie per evitare il ripetersi del problema.

Al contrario, la Corte d’Appello aveva fatto notare che il terrazzo, anche se di proprietà di un condomino, fungeva da copertura dell’appartamento che aveva subito le infiltrazioni. Per questo motivo le spese dovevano quindi essere ripartite.

La Cassazione, in ultima istanza, ha confermato che il lastrico solare svolge la funzione di copertura del fabbricato anche se appartenente o se attribuito in uso esclusivo ad un solo condomino. Degli interventi di riparazione o manutenzione devono quindi farsi carico i condomini non in funzione della proprietà, ma dell’utilità che il terrazzo apporta agli appartamenti cui è collegato.
Nel caso esaminato dalla Corte, il proprietario di un appartamento aveva subito delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal terrazzo di proprietà di un altro condomino. Il Tribunale ordinario aveva condannato il proprietario del terrazzo al risarcimento dei danni e alla realizzazione delle opere necessarie per evitare il ripetersi del problema.

Al contrario, la Corte d’Appello aveva fatto notare che il terrazzo, anche se di proprietà di un condomino, fungeva da copertura dell’appartamento che aveva subito le infiltrazioni. Per questo motivo le spese dovevano quindi essere ripartite.

La Cassazione, in ultima istanza, ha confermato che il lastrico solare svolge la funzione di copertura del fabbricato anche se appartenente o se attribuito in uso esclusivo ad un solo condomino. Degli interventi di riparazione o manutenzione devono quindi farsi carico i condomini non in funzione della proprietà, ma dell’utilità che il terrazzo apporta agli appartamenti cui è collegato.
Nel caso esaminato dalla Corte, il proprietario di un appartamento aveva subito delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal terrazzo di proprietà di un altro condomino. Il Tribunale ordinario aveva condannato il proprietario del terrazzo al risarcimento dei danni e alla realizzazione delle opere necessarie per evitare il ripetersi del problema.

Al contrario, la Corte d’Appello aveva fatto notare che il terrazzo, anche se di proprietà di un condomino, fungeva da copertura dell’appartamento che aveva subito le infiltrazioni. Per questo motivo le spese dovevano quindi essere ripartite.

La Cassazione, in ultima istanza, ha confermato che il lastrico solare svolge la funzione di copertura del fabbricato anche se appartenente o se attribuito in uso esclusivo ad un solo condomino. Degli interventi di riparazione o manutenzione devono quindi farsi carico i condomini non in funzione della proprietà, ma dell’utilità che il terrazzo apporta agli appartamenti cui è collegato.

venerdì 29 agosto 2014

Urbanistica tossica. Il ministro Lupi ci riprova: un nuovo DDL per rendere edificabile l’intera penisola?

Controriforme. Privatismo selvaggio e zero pianificazione, il ministro ci riprova. Il settore immobiliare ristagna? La nuova versione del ddl, arricchita di autocrazia renziana, punta a rendere edificabile l’intera penisola.

Di Ilaria Agostini, da Il manifesto, 3 agosto 2014 
«Il governo del ter­ri­to­rio è rego­lato in modo che sia assi­cu­rato il rico­no­sci­mento e la garan­zia della pro­prietà pri­vata (…) e il suo godi­mento». L’art. 8 è il distil­lato della bozza di ddl (“Prin­cipi in mate­ria di poli­ti­che ter­ri­to­riali e tra­sfor­ma­zione urbana”) pre­sen­tata dal mini­stro Lupi al Maxxi di Roma il 24 luglio scorso.
A distanza di nove anni dal ddl 3519/2005 noto come «legge Lupi», appro­vato dalla Camera nel Ber­lu­sconi III e poi for­tu­no­sa­mente boc­ciato in Senato col con­tri­buto della destra che lo ritenne anta­go­ni­sta alla tut­tora vigente legge urba­ni­stica n. 1150/1942,il mini­stro di rito ambro­siano ci riprova.
Nella nuova ver­sione, sta­gio­nata e arric­chita di auto­cra­zia ren­ziana, restano fermi quei prin­cipi di «isti­tu­zio­na­liz­za­zione del “pri­va­ti­smo” in urba­ni­stica» – come ha scritto Ser­gio Brenna – allora stig­ma­tiz­zati da urba­ni­sti e giu­ri­sti in un volume curato da Maria Cri­stina Gibelli (La con­tro­ri­forma urba­ni­stica, 2005), ma vi si aggiunge un colpo di reni da crisi glo­bale, scop­piata in seguito pro­prio alle pesanti spe­cu­la­zioni immobiliari.

La soluzione è semplice. Per Lupi infatti urba­ni­stica coin­cide con edi­li­zia e la riforma è dun­que fina­liz­zata a tro­vare linfa per il set­tore immo­bi­liare, sta­gnante. La solu­zione è sem­plice: ren­dere vir­tual­mente edi­fi­ca­bile l’intera peni­sola, per raf­for­zare la ren­dita fon­dia­ria attra­verso l’istituzione dei diritti edi­fi­ca­tori «tra­sfe­ri­bili e uti­liz­za­bili (…) tra aree di pro­prietà pub­blica e pri­vata, e libe­ra­mente com­mer­cia­bili» (art. 12).

Il «regi­stro dei diritti edi­fi­ca­tori» san­ci­sce la finan­zia­riz­za­zione della disci­plina: si pro­fila uno sce­na­rio di urba­ni­stica dro­gata, dove pere­qua­zione, com­pen­sa­zione, pre­mia­lità ed espro­prio (sì, espro­prio, cfr. art. 11, c. 2) sono ripa­gati con titoli tos­sici come in un gioco di borsa. Tutto il con­tra­rio della pia­ni­fi­ca­zione.
La pro­po­sta legi­sla­tiva flut­tua nel com­pleto distacco dalla con­cre­tezza fisica del ter­ri­to­rio e dell’ambiente urbano che tenta di gover­nare; lo slit­ta­mento dall’oggetto della pia­ni­fi­ca­zione (città e ter­ri­to­rio) alle pro­ce­dure, genera, in sede di pre­sen­ta­zione, affer­ma­zioni ever­sive disci­pli­nar­mente, poli­ti­ca­mente e social­mente, tra cui spicca, per duplice gros­so­lana apo­ria, «la fisca­lità immo­bi­liare come leva fles­si­bile (sic) del governo del ter­ri­to­rio».

Ma lungo l’articolato tra­pela la vera pas­sione del mini­stro: le grandi opere.

L’istituenda DQT, Diret­tiva Qua­dro Ter­ri­to­riale, quin­quen­nale e diret­ta­mente appro­vata dal pre­si­dente del con­si­glio dei mini­stri (art. 5), è con­fi­gu­rata come un piano nazio­nale delle infra­strut­ture (affin­ché non ci si debba più con­fron­tare con ponti sullo Stretto «pro­cla­mati e mai rea­liz­zati») che sov­verte l’ordine delle cose, subor­di­nando il pae­sag­gio al governo del ter­ri­to­rio, in con­tra­sto col Codice dei beni cul­tu­rali.
La pia­ni­fi­ca­zione comu­nale (che si con­fron­terà con la DQ Regio­nale) sarà sud­di­visa tra parte pro­gram­ma­to­ria «a effi­ca­cia cono­sci­tiva e rico­gni­tiva», e parte ope­ra­tiva, dove «il cam­bio di desti­na­zione d’uso (…) non richiede auto­riz­za­zione» (art. 7, c. 10, che pro­se­gue pudìco: «lad­dove la nuova desti­na­zione d’uso non neces­siti di ulte­riori dota­zioni ter­ri­to­riali rispetto a quelle esi­stenti»).

Comun­que sia, il piano comu­nale è tra­volto e annien­tato dagli «accordi urba­ni­stici» (art. 15), ispi­rati agli stru­menti cri­mi­no­geni di con­trat­ta­zione pubblico/privato che tanto lustro hanno dato all’urbanistica mila­nese e romana.

La Lupi II punta sul «rin­novo urbano» rea­liz­za­bile senza regola alcuna, «anche in assenza di pia­ni­fi­ca­zione ope­ra­tiva o in dif­for­mità dalla stessa pre­vio accordo urba­ni­stico» (art. 17).

Assenti in tutto l’articolato i cen­tri sto­rici – privi di tutela come ormai è moda (si veda il piano strut­tu­rale fio­ren­tino) – mal­grado Vezio De Lucia, già a fronte del ddl 2005, avesse denun­ciato lo scor­poro della tutela dall’urbanistica che si ridu­ceva così «a disci­pli­nare esclu­si­va­mente l’edificazione e l’infrastrutturazione del ter­ri­to­rio».

Assenza gra­vata da un sen­tore di depor­ta­zioni di regime: pro­prie­tari o loca­tari degli immo­bili sog­getti al rin­novo urbano (fino a demo­li­zione e rico­stru­zione) saranno ospi­tati in alloggi di nuova costru­zione «per esi­genze tem­po­ra­nee o defi­ni­tive» (art. 17, c. 10, cor­sivo nostro).
Que­sta la pro­spet­tiva: nuova edi­fi­ca­zione prov­vi­so­ria o defi­ni­tiva nelle peri­fe­rie, espul­sione dei ceti sociali svan­tag­giati dalle zone urbane con­so­li­date, o addi­rit­tura cen­trali, che diven­tano nuove aree di spe­cu­la­zione (ora che nella prima peri­fe­ria anche le aree indu­striali dismesse diven­tano merce rara).
Le conquiste smantellate. Esem­plare la per­vi­ca­cia eser­ci­tata nello sman­tel­la­mento delle con­qui­ste degli anni ‘60-‘70. Un esem­pio per tutti: la disap­pli­ca­zione del dm 1444/1968 sugli stan­dard urba­ni­stici, che attri­bui­sce ad ogni cit­ta­dino ita­liano, dalla Cala­bria al Veneto, una quan­tità minima di ser­vizi e attrez­za­ture. Il prin­ci­pio car­te­siano di egua­glianza penin­su­lare ver­rebbe ora spaz­zato via e sosti­tuito da «dota­zioni ter­ri­to­riali», cal­co­late regione per regione e il cui sod­di­sfa­ci­mento sarebbe garan­tito anche dai sog­getti privati.

Una riforma urba­ni­stica nazio­nale, anzi­ché rias­su­mere in un unico testo le peg­giori espe­rienze urba­ni­sti­che ita­liane del dopo Bas­sa­nini (Roma, Milano, Firenze etc.), avrebbe potuto (anzi, dovuto) rias­su­mere – per esten­derne i bene­fici all’intero paese – gli esempi posi­tivi, che pure esi­stono nel pano­rama legi­sla­tivo regio­nale.

A titolo d’esempio il ddl pre­sen­tato dall’assessore Anna Mar­son al con­si­glio toscano, con­te­nente una decli­na­zione della “linea rossa”, auspi­cata dal dibat­tito disci­pli­nare inter­na­zio­nale, da trac­ciare tra città e cam­pa­gna. Ma anche il ribal­ta­mento del para­digma ter­ri­to­riale da «risorsa» o «neu­tro sup­porto«, a «patri­mo­nio» – ossia, da valore di scam­bio a valore d’uso – gio­ve­rebbe alla messa a punto di uno stru­mento sin­ce­ra­mente vòlto alla limi­ta­zione del con­sumo del suolo fertile.
Misure cui potrebbe aggiun­gersi il ripri­stino dell’art. 12 della Buca­lossi (L. 10/1977) che legava i pro­venti delle con­ces­sioni edi­fi­ca­to­rie alle opere di urba­niz­za­zione, al risa­na­mento dei cen­tri sto­rici, all’acquisizione delle aree da espro­priare, e il cui tra­vaso nelle spese ordi­na­rie dei comuni è stato rico­no­sciuto come prin­ci­pale causa dell’alluvione cemen­ti­zia dell’ultimo quindicennio.
Siamo dun­que di fronte alla bozza di un ddl bifronte, alfiere da una parte del libe­ri­smo senza freni in difesa della pro­prietà pri­vata, e dall’altra di un auto­ri­ta­ri­smo sta­ta­li­sta – o auto­cra­zia? – che anti­cipa il rifor­mando art. 117 della Costi­tu­zione secondo il quale le norme gene­rali sul governo del ter­ri­to­rio tor­ne­reb­bero ad essere mate­ria di «esclu­siva com­pe­tenza» dello stato. «8100 rego­la­menti edi­lizi comu­nali – affer­mava Lupi – non sono un segno iden­ti­ta­rio, ma un ele­mento di confusione».
E al mini­stro delle Infra­stru­ture, in luogo del Pic­colo prin­cipe le cui cita­zioni hanno get­tato nell’imbarazzo gli astanti di media cul­tura alla pre­sen­ta­zione romana, pro­po­niamo un’altra più edi­fi­cante let­tura, sul rap­porto tra libertà di azione e vin­colo: Lo sguardo da lon­tano di Claude Lévi-Strauss. «Ritengo – chio­sava l’antropologo – che la libertà, per avere un senso e un con­te­nuto, non debba, non possa, eser­ci­tarsi nel vuoto». http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/08/urbanistica-tossica-il-ministro-lupi-ci-riprova-un-nuovo-ddl-per-rendere-edificabile-lintera-penisola/

giovedì 28 agosto 2014

Condono edilizio, la Regione Campania riapre i termini

http://www.edilportale.com/news/2014/08/normativa/condono-edilizio-la-regione-campania-riapre-i-termini_41041_15.html

Fino al 31 dicembre 2015 i Comuni potranno esaminare le pratiche giacenti. Ma Legambiente chiede al Governo di impugnare la legge

28/08/2014 - Le sanatorie edilizie tornano protagoniste in Campania. La Legge Regionale 16/2014 collegata alla Finanziaria regionale per il 2014, riapre i condoni del 1985 e del 1994 cercando di sbloccare le pratiche giacenti presso i Comuni.
Modificando la LR 10/2004, la norma sposta infatti dal 31 dicembre 2006 al 31 dicembre 2015 il termine entro cui le Amministrazioni locali devono pronunciarsi in merito alle pratiche di condono, presentate in base alle iniziative di sanatoria del 1985 e del 1994, che i Comuni non avevano fatto in tempo ad esaminare nei tempi previsti.

Le ragioni su cui puntano i sostenitori della riapertura del condono riguardano le vicende giudiziarie della LR 10/2004,dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale con la sentenza 49/2006. L’allungamento dei tempi determinato dall’incertezza sulla sorte della legge regionale avrebbe infatti fatto tardare i Comuni a pronunciarsi sulle istanze di sanatoria, facendo rimanere molte pratiche inevase.
 
Nell’ottica della semplificazione, la legge stabilisce che nelle zone sottoposte a vincoli che non comportano l’inedificabilità assoluta, il titolo edilizio in sanatoria possa essere rilasciato senza il consenso delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo. Al contrario, la sanatoria è esclusa solo nelle zone ad inedificabilità assoluta se il vincolo è stato imposto prima della realizzazione dell’opera da condonare.
 
La legge regionale stabilisce infine il divieto di edificazione e di ampliamento degli edifici esistenti nella zona rossa del Vesuvio, consentendo però gli interventi per l’adeguamento antisismico e l’efficientamento energetico degli immobili.

Ricordiamo che in Campania ci sono stati diversi tentativi per la riapertura dei termini delle sanatorie edilizie. Nel 2011 unddl regionale aveva proposto di far accedere al condono chi aveva realizzato opere abusive prima del 31 marzo 2003 in zone sottoposte a vincoli di inedificabilità relativa. Lo stesso proposito aveva animato altre iniziative legislative a livello statale, conclusesi in un nulla di fatto.
 
Il provvedimento ha sollevato le proteste degli ambientalisti. Secondo Vittorio Cogliati Dezza e Michele Buonomo, rispettivamente presidente nazionale e regionale diLegambiente, la legge rappresenta un tentativo di poter fare rientrare nel condono edilizio immobili che non ne hanno i requisiti e che attendono ancora l'evasione delle pratiche da parte dei comuni.
 
“Visto che - continuano i presidenti - con il condono del 2003 hanno fallito, i sostenitori degli abusivi ci riprovano con quello del 1994, che fu tra tutti quello più ‘generoso’, e permise di sanare immobili anche in aree sottoposte a vincolo”.
 
“Riteniamo - concludono - che le modifiche alla Legge regionale 10/2004 non siano di fatto utili a consentire di allargare le maglie di quella legge ad abusi che ne erano esclusi, se non addirittura che siano passibili di incostituzionalità. E per questo chiediamo al Governo nazionale di impugnare la Legge, anche solo per i profili che mettono in discussione la tutela ambientale e paesaggistica e il rischio per l'incolumità dei cittadini”.

Critiche anche dal segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella,  che ha commentato "il condono edilizio contenuto nel maxi emendamento collegato alla Finanziaria regionale dà il via libera ad una ulteriore cementificazione di un territorio già di per se devastato dalla speculazione".
 
Diverso il parere del Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che nella riapertura dei termini vede la restituzione di un diritto ai cittadini.