giovedì 30 gennaio 2014

energie Rinnovabili nei nuovi edifici, rinviato al 2015 l’obbligo del 35%

Il Milleproroghe fa slittare dal 1° gennaio 2014 al 1° gennaio 2015 la disposizione prevista dal Decreto Rinnovabili http://www.edilportale.com/news/2014/01/risparmio-energetico/rinnovabili-nei-nuovi-edifici-rinviato-al-2015-l-obbligo-del-35_37593_27.html

31/01/2014 - Posticipato di un anno l’obbligo di dotare gli edifici nuovi e quelli sottoposti a ristrutturazioni rilevanti di impianti di produzione di energia che ne producano almeno il 35% da fonti rinnovabili.
Si tratta di un obbligo previsto dal Decreto Rinnovabili(Dlgs 28/2011) il cui articolo 11 impone che i progetti di edifici di nuova costruzione e i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti debbano prevedere l’utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento, pena il diniego del titolo edilizio.
 
Le percentuali di rinnovabili da impiegare sono state scaglionate nel tempo:
a) il 20% per le richieste di titolo edilizio presentate dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013;
b) il 35% per le richieste di titolo edilizio presentate dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;
c) il 50% se il titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2017.

Il Milleproroghe interviene sul Decreto Rinnovabili allungando di un anno il primo scaglione: fino alla fine di quest’anno, quindi, l’obbligo resta al 20% di energia da fonti rinnovabili.
 
Il Decreto Rinnovabili prevede, inoltre, valori crescenti per la potenza elettrica degli impianti da fonti rinnovabili da installare sopra o all’interno dell’edificio:
 
a) K = 80, quando la richiesta del titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013;
b) K = 65, quando la richiesta del titolo edilizio è presentatadal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;
c) K = 50, quando la richiesta del titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2017.

K è un coefficiente (m2/kW) per calcolare la potenza elettrica, misurata in kW, secondo la seguente formula: P= 1/K x S, dove S è la superficie in pianta dell’edificio al livello del terreno, misurata in m2.
 
Anche in questo caso, l’obbligo di K = 65 slitta al 1° gennaio 2015 e, fino al 31 dicembre 2014, è obbligatorio K = 80.

passaggio dall'Imu alla Tasi, Comuni e Governo siglano l’accordo

In arrivo il decreto che consentirà ai Comuni di aumentare le aliquote fino allo 0,8 per mille http://www.edilportale.com/news/2014/01/normativa/tasi-comuni-e-governo-siglano-l-accordo_37569_15.html

30/01/2014 - Comuni e Governo trovano l’accordo sulle coperture dopo il passaggiodall’Imu alla Tasi. Con il vertice tra l’Anci, Associazione nazionale comuni italiani, il Ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, e il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, è stato assodato che nel 2014 i Comuni disporranno delle stesse risorse del 2013.
Ciò sarà possibile da una parte riconoscendo ai sindaci la possibilità di aumentare le aliquote della nuova imposta e dall’altra con un aumento delle coperture per compensare il mancato gettito, che arriveranno a 700 milioni di euro.
 
In primo luogo è stata confermata la possibilità di aumentare fino allo 0,8 per mille l’aliquota sulle prime e seconde case. Gli introiti serviranno a finanziare le detrazioni da riconoscere ai nuclei familiari a basso reddito, sulla stessa falsariga di quanto accadeva con l’Imu.
 
Sostanzialmente, i Comuni potranno aumentare dallo 0,1 allo 0,8 per mille l’aliquota massima della Tasi sia sulle abitazioni principali che sugli altri immobili. Dato che al momento il tetto dell’imposta sulle prime case è al 2,5 per mille e quello sugli altri immobili al 10,6 per mille, si potrebbe arrivare ad una situazione in cui le prime case pagherebbero l’imposta al 3,3 per mille e gli altri immobili all’11,4 per mille. In realtà sono ipotizzabili altre situazioni intermedie in base a come i sindaci decideranno di spalmare gli aumenti tra i differenti tipi di immobili.
 
Il margine di manovra sulle aliquote della Tasi era statoannunciato all’inizio di gennaio dal Governo, che in proposito avrebbe dovuto presentare una proposta di legge o un emendamento ad altre norme in discussione in quel momento.
 
Il Governo ha inoltre riconosciuto che nel passaggio dall’Imu alla Tasi i Comuni registreranno una perdita di gettito da 700 milioni di euro. La cifra sarà coperta da 500 milioni già previsti dalla Legge di Stabilità, mentre per i restanti 200 milioni l’Esecutivo si è impegnato a trovare una soluzione nei prossimi giorni. 
 
Si tratta di un punto di incontro tra lo stanziamento iniziale e la richiesta di un miliardo di euro avanzata dai Comuni.
 
Perché le misure diventino operative dovranno essere inserite in un provvedimento di legge. Il canale potrebbe essere rappresentato dal decreto Lupi sull’emergenza abitativa, annunciato e rimandato più volte, o un’altra norma ad hoc.

Riqualificare gli edifici e abbattere gli abusi tassando i trasgressori, nuovo condono edilizio

La proposta Enea frutterebbe 4 miliardi di euro all’anno, dei quali 1,6 per la riqualificazione http://www.edilportale.com/news/2014/01/risparmio-energetico/riqualificare-gli-edifici-e-abbattere-gli-abusi-tassando-i-trasgressori_37565_27.html

30/01/2014 - Applicare a chi ha commesso un abuso edilizio tutte le imposte sugli immobili, in misura tale da renderle 10 volte superiori all’imposta che avrebbe dovuto essere pagata per un immobile di analoghe caratteristiche ma in regola, ferme restando le responsabilità penali del responsabile dell’abuso.
Questo meccanismo contribuirebbe a curare due mali antichi e di difficile soluzione, di cui il patrimonio edilizio italiano soffre: la necessità di rinnovamento, efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio esistente e l’eccesso diabusivismo.
 
La proposta arriva dall’ENEA ed è una delle prime tre, già state inviate a Governo e Parlamento, selezionate da unGruppo di Esperti, nell’ambito del Progetto “Idee per lo sviluppo sostenibile” dell’ENEA che è stato presentato nei giorni scorsi a Roma da Giovanni Lelli, Commissario ENEA.
 
I fondi ricavati da tali sanzioni sarebbero destinati per il 40% ad un Fondo per la riqualificazione antisismica degli edifici, per il 60% al Comune. Metà della quota assegnata al Comune (30%) dovrà essere impiegata per realizzare le demolizioni delle opere abusive, l'altra metà per interventi di riqualificazione, con priorità agli edifici scolastici, ma anche urbana in senso ampio (verde pubblico, viabilità, etc..).
 
Il Fondo per la riqualificazione antisismica dovrà essere destinato a incentivi finanziari per la messa in sicurezza e adeguamento antisismico degli edifici da parte dei privati, dando priorità alle aree maggiormente a rischio. Tali interventi potrebbero essere un’occasione per la riqualificazione  energetica degli edifici.
 
Affinché i Comuni adempiano all’obbligo di demolizione delle opere abusive, li si potrebbe obbligare a redigere un elenco annuale delle ordinanze di demolizione adottate, con l’obiettivo vincolante di eseguirne almeno il 50% ogni anno, pena la perdita, l’anno successivo, della quota di spettanza comunale dei fondi ricavati dalle sanzioni.
 
L’ENEA stima che sanzionando almeno 200.000 edifici totalmente abusivi e altrettanti abusi parziali (per una superficie complessiva di almeno 40 milioni di mq), il gettito potenziale risulterebbe di circa 4 miliardi di euro/anno, dei quali 1,6 miliardi destinabili al Fondo per la riqualificazione antisismica ed energetica degli edifici.
 
Oltre agli evidenti effetti equitativi ed ambientali del meccanismo, l’ENEA sottolinea che esso sarebbe un forte disincentivo per ulteriori iniziative di abusivismo edilizio.
 
Le altre due proposte prevedono un’eco-etichetta per palesare il ‘contenuto’ di gas serra dei beni di consumo, facilitare la scelta di prodotti low-carbon e contrastare il ‘dumping ambientale’ internazionale, e un “contributo ambientale” sui beni che generano molti rifiuti, in modo da ridurre la Tares ai cittadini e far pagare un po’ di più ai produttori.
 
Il Gruppo di Esperti è presieduto dall’ex Presidente dell’Autorità per l’energia Alessandro Ortis e composto da Marcello Clarich, Luigi De Paoli, Vincenzo Ferrara, Tullio Fanelli, Giulio Napolitano, Stefano Saglia, Gianni Silvestrini e Federico Testa.

Obbligo di POS per i professionisti, il Senato conferma la proroga al 30 giugno 2014

Deciso da Palazzo Madama lo slittamento di sei mesi dell’entrata in vigore della norma per imprese e professionisti http://www.edilportale.com/news/2014/01/professione/obbligo-di-pos-il-senato-conferma-la-proroga-al-30-giugno-2014_37590_33.html

30/01/2014 - Il Senato ha dato il via libera alla proroga di sei mesi per l’obbligo per imprese e professionisti di dotarsi di POS.
L’entrata in vigore della disposizione slitta dal 1º gennaio 2014 al 30 giugno 2014, per consentire alla platea degli interessati di adeguarsi al nuovo obbligo.
 
Grazie ai due emendamenti (8.0.1 e 9.67 dei senatori Hans Berger e Andrea Augello) al ddl Milleproroghe, approvati ieri pomeriggio dall’Aula di Palazzo Madama, professionisti e imprese avranno sei mesi in più di tempo per adeguarsi all’obbligo di installare il POS nei propri studi e nelle aziende, previsto dall’articolo 15 del DL 179/2012, convertito nellaLegge 221/2012.
 
Le norme attuative dell’obbligo di accettare pagamenti mediante POS sono state definite dal DM 24 gennaio 2014pubblicato solo pochi giorni fa in Gazzetta Ufficiale, e che entrerà in vigore il 26 marzo 2014.

Il DM 24 gennaio 2014 prevede che l’obbligo di accettare la moneta elettronica si applica ai pagamenti per l’acquisto di prodotti o la prestazione di servizi di importo superiore a 30 euro.
 
Il Decreto prevede una fase transitoria - fino al 30 giugno 2014 - nella quale sono assoggettati all’obbligo soltanto i professionisti e le imprese che, nell’anno precedente a quello in cui è effettuato il pagamento, hanno fatturato più di 200mila euro
 
Con la proroga appena decisa dal Senato, tale fase transitoria non ha più senso, quindi nel momento in cui l’obbligo di POS entrerà in vigore (30 giugno 2014) riguarderà tutte le imprese e i professionisti, senza limiti minimi di fatturato.
 
A meno che non arrivi un successivo decreto attuativo, previsto entro la fine di giugno 2014 dallo stesso DM 24 gennaio 2014, a modificare i limiti minimi di importi e fatturato, oltre che ad estendere l’obbligo ad ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche mobili.

Il testo del ddl Milleproroghe passa ora all’esame della Camera per l’approvazione definitiva.

mercoledì 29 gennaio 2014

L’obbligo di installare il POS per i liberi professionisti potrebbe slittare a giugno 2014

Approvata al Senato la proroga di 6 mesi dell’entrata in vigore dell’onere per professionisti e imprese. CNAPPC: “tenetevi le vostre mance!”

http://www.edilportale.com/news/2014/01/professione/l-obbligo-di-installare-il-pos-potrebbe-slittare-a-giugno-2014_37563_33.html
29/01/2014 - Al fine di consentire alla platea degli interessati di adeguarsi all’obbligo di dotarsi di POS, l’entrata in vigore dell’obbligo stesso slitta dal 1º gennaio 2014 al 30 giugno 2014.
È il contenuto di due emendamenti identici (8.0.1 e 9.67 presentati rispettivamente dai senatori Hans Berger e Andrea Augello) al ddl Milleproroghe, approvati ieri dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Se l’Aula di Palazzo Madama confermerà questa modifica, professionisti e imprese avranno sei mesi in più di tempo per adeguarsi all’obbligo di installare il POS nei propri studi e nelle aziende, previsto dall’articolo 15 del DL 179/2012, convertito nella Legge 221/2012.

L’obbligo di accettare pagamenti mediante POS è in vigoredal 1° gennaio 2014 ma le norme attuative sono state definite dal DM 24 gennaio 2014 pubblicato pochi giorni fa in Gazzetta Ufficiale, e che entrerà in vigore il 26 marzo 2014.

Il DM 24 gennaio 2014 prevede che l’obbligo di accettare la moneta elettronica si applica ai pagamenti per l’acquisto di prodotti o la prestazione di servizi di importo superiore a 30 euro, e riguarda soltanto le imprese e i professionisti che, nell’anno precedente a quello in cui è effettuato il pagamento, hanno fatturato più di 200mila euro.

La soglia minima di fatturato però vale fino al 30 giugno 2014, dopodichè l’obbligo si estenderebbe a tutti. Inoltre, un successivo decreto attuativo, che sarà emanato entro la fine di giugno 2014, potrà modificare i limiti minimidi importi e fatturato e potrà estendere l’obbligo ad ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche mobili.

Se il Senato confermerà la proroga, l’obbligo di POS scatterà il 30 giugno 2014 per tutti i professionisti e le imprese, per pagamenti a partire da 30 euro, salvo modifiche introdotte con un nuovo decreto attuativo.

REBUS SULLE DATE
I due emendamenti approvati prorogano l’obbligo di POS al 30 giugno 2014. Ma nella loro prima versione, discussa in Commissione una settimana fa, la proroga era fissata al 1° gennaio 2015. Nel corso dell’esame, i testi sono stati riformulati e quelli approvati fissano l’entrata in vigore dell’obbligo di POS al 30 giugno 2014.

LE REAZIONI
 “Verrebbe da dire: tenetevi le vostre mance!” è il commento del Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Leopoldo Freyrie, allo slittamento dell’obbligo di POS al 30 giugno 2014, e non al 30 giugno 2015 come previsto in un primo momento. “Se qualcuno di lor signori pensa di cavarsela in questo modo offensivo si sbaglia di grosso - continua il Cnappc - perchè questi spiccioli di mesi di rinvio non mutano affatto la sostanza del problema: siamo in presenza di una imposizione stupidamente vessatoria che favorisce il sistema bancario  e non porta alcun vantaggio ai cittadini”.

Complimenti anche alla Banca d’Italia, che è stata parte attiva nella stesura del Decreto attuativo della norma che ora si vuole modificare in questo modo così beffardo, - prosegue la nota - perché significa che, mentre sta ancora cercando l’esistenza del bonifico bancario, noto sistema per tracciare i pagamenti, lascia si continui a far pagare a professionisti e imprese il costo di una crisi che proprio il sistema bancario, che da questa norma trarrà certamente vantaggio, ha esso stesso a suo tempo avviato”.

martedì 28 gennaio 2014

Sicurezza scuole, interventi anche senza il permesso di costruire

Gli interventi potranno essere appaltati subito dopo l’aggiudicazione definitiva, spariscono gli obblighi di pubblicazione sui giornali http://www.edilportale.com/news/2014/01/normativa/sicurezza-scuole-interventi-anche-senza-il-permesso-di-costruire_37561_15.html

29/01/2014 - Gli interventi per la riqualificazione e la messa in sicurezza delle scuole potranno essere effettuati senza richiedere il permesso di costruire. Ma solo in alcuni casi.
 
È stato diffuso dal Miur il dpcm attuativo del DL “del Fare” 69/2013, che definisce le deroghe di cui Comuni e Province potranno avvalersi per mettere in pratica il programma di riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici. I poteri derogatori saranno operativi fino al 31 dicembre 2014. In questo periodo i sindaci e i presidenti delle Province opereranno come commissari governativi

Gli interventi che beneficeranno dello snellimento delle procedure sono quelli del Piano per le scuole, finanziato dal decreto del fare con 150 milioni di euro, che consentiranno la realizzazione di 692 interventi. Le semplificazioni agevoleranno l’aggiudicazione dei lavori, che devono avvenire entro il 28 febbraio per non perdere le risorse assegnate. Le deroghe faciliteranno anche gli interventi finanziati con 300 milioni messi a disposizione dall’Inail. nel triennio 2014-2016
 
Deroghe alle norme sul permesso di costruire
Il dpcm alleggerisce i vincoli dell’articolo 10 del Testo Unico dell’edilizia, contenente i lavori subordinati ala richiesta del permesso di costruire.
 
A meno che non comportino il cambio di destinazione d’uso dell’immobile o il mutamento della sagoma degli immobili vincolati ai sensi del Codice dei beni culturali, gli interventi di riqualificazione delle scuole potranno essere effettuati senza bisogno di richiedere il permesso di costruire. Si potrà quindi optare per procedure semplificate, con un conseguente risparmio di tempo.
 
Deroghe al Codice Appalti
In base alle deroghe al Codice Appalti decise dal dpcm, i lavori potranno essere appaltati subito, senza aspettare i 35 giorni successivi all’aggiudicazione definitiva.
 
Non sarà possibile interrompere il termine di 30 giorni per l’approvazione, l’aggiudicazione provvisoria, l’approvazione del contratto e i controlli prima della stipula.
 
In sede di presentazione delle offerte, si potrà decidere di non effettuare controlli sulla capacità economico finanziaria e tecnico organizzativa delle imprese.
 
Per velocizzare la realizzazione degli interventi, i tempi per la presentazione delle offerte o delle domande di partecipazione potranno essere dimezzati, a prescindere dalla procedura utilizzata.
 
Sarà inoltre possibile non pubblicare sui giornali i bandi e gli avvisi di aggiudicazione per gli appalti di importo superiore o uguale a 500 mila euro.
 
Il dpcm consente infine di derogare alle disposizioni che definiscono i lavori in economia, cioè quelle opere in cui il corrispettivo è calcolato sulla base dei materiali impiegati e delle ore di manodopera degli operai, che normalmente sono ammessi solo per alcune lavorazioni o in casi particolari.
 
Abbreviazione delle procedure 
Il dpcm allenta i vincoli della Legge 241/1990 in base alla quale il responsabile unico del procedimento (RUP) o l’autorità competente, prima di adottare un provvedimento di diniego, deve comunicarne i motivi agli interessati, che hanno a disposizione dieci giorni per la presentazione delle loro osservazioni. La comunicazione del RUP interrompe i termini per la conclusione del procedimento. Questi iniziano infatti a decorrere nuovamente dopo la presentazione delle osservazioni.
 
Con le deroghe concesse, le Stazioni Appaltanti potranno quindi intervenire su queste tempistiche per velocizzare la conclusione dei procedimenti.

Compensazione debiti e crediti con la Pubblica Amministrazione, pubblicato il decreto

Diffuse dal Mef anche le linee guida per il rilascio del Durc in presenza di un credito certificato http://www.edilportale.com/news/2014/01/normativa/compensazione-debiti-e-crediti-con-la-pa-pubblicato-il-decreto_37538_15.html

29/01/2014 - È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 14 gennaio 2014 che consente la compensazione tra i debiti e i crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze attua laLegge 64/2013 per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione e consente a chi lo richiede di compensare debiti e crediti attraverso il modello F24 telematico.
 
Se l'importo dei debiti è superiore all'ammontare dei crediti certificati, la differenza può essere versata con lo stesso modello F24 o con una distinta operazione e addebitata sul conto corrente bancario o postale.
 
I crediti utilizzati in compensazione devono risultare dalla certificazione rilasciata attraverso la piattaformaelettronica di certificazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze e non devono essere già stati utilizzati per altri scopi consentiti dalla legge, ad esempio per ottenere il Durc, Documento unico di regolarità contributiva.
 
All’inizio di gennaio è stato inoltre pubblicata dal Mef laguida al rilascio del Durc in presenza di un credito certificato. Le linee guida del Ministero seguono la Legge 94/2012 sulla Spending Review  e il DM attuativo 13 marzo 2013, con cui è stato stabilito che a un’impresa con debiti contributivi, ma vanta crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione, può essere rilasciato il Durc.

Condono edilizio immobili pubblici, marcia indietro del Governo

L’Esecutivo si è impegnato a studiare le conseguenze del DL Imu-Bankitalia e a presentare correttivi http://www.edilportale.com/news/2014/01/normativa/condono-immobili-pubblici-marcia-indietro-del-governo_37551_15.html

29/01/2014 - Monitorare gli effetti delle sanatorie sugli immobili pubblici alienabili. È l’impegno che il Governo si è assunto dopo aver accolto un ordine del giorno sul DL Imu-Bankitalia proposto dal presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci.
Ricordiamo che il DL Imu-Bankitalia, che questa settimana diventerà legge, concede a chi acquista l’immobile pubblico un anno di tempo per inoltrare le domande di sanatoria relative alla presenza di eventuali opere realizzate senza autorizzazione. In pratica, i privati che acquisteranno dallo Stato un immobile con degli abusi avranno un anno di tempo per chiederne la regolarizzazione.
 
Contro questa disposizione, il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, ha presentato un ordine del giorno, sottoscritto da altri parlamentari sia della maggioranza che dell’opposizione.
 
Dal momento che, vista la ristrettezza dei tempi a disposizione per la conversione, non è stato possibile recepire i contenuti dell’ordine del giorno all’interno del testo di legge, l’Esecutivo si è impegnato a valutare gli effetti delle sanatorie che saranno avviate.
 
Nel caso in cui si ravvisino rischi di ulteriori abusi, il Governo informerà il Parlamento e valuterà l’adozione di iniziative normative per ricondurre le procedure di dismissione degli immobili pubblici al rispetto della disciplina legislativa ordinaria.
 
Il Governo si è inoltre impegnato ad adottare iniziative urgenti per garantire che le Commissioni parlamentari competenti siano tempestivamente informate sui beni culturali che sarebbe meglio mantenere nella proprietà dello Stato.

domenica 26 gennaio 2014

Rischio condono edilizio con il Dl Imu-Bankitalia e il ddl Falanga

Legambiente critica sulle norme che consentono di ritardare le demolizioni e sanare gli abusi degli immobili pubblici alienabili http://www.edilportale.com/news/2014/01/normativa/rischio-condono-edilizio-con-il-dl-imu-bankitalia-e-il-ddl-falanga_37492_15.html

27/01/2014 - Le norme sulla sanatoria degli abusi edilizi si fanno strada sia alla Camera che al Senato. Venerdì il ddl Imu – Bankitalia, che permette la regolarizzazione degli abusi presenti negli immobili pubblici alienabili, ha ottenuto la fiducia dalla Camera e diventerà legge questa settimana. Nei giorni scorsi, inoltre, il Senato ha approvato il ddl Falanga, che introducendo una lista di priorità cui rifarsi prima di demolire gli immobili abusivi, rischia di fatto di bloccare le ruspe.

Vediamo in dettaglio cosa prevedono le due norme.
 
Il ddl Imu – Bankitalia, concede margini di sanatoria agli immobili pubblici alienabili. La norma mira a favorire la vendita degli immobili pubblici per obiettivi di finanza pubblica, ma anche per prevenire le nuove urbanizzazioni e limitare il consumo di suolo.
 
In quest’ottica, il ddl concede a chi acquista l’immobile pubblico un anno di tempo per inoltrare le domande di sanatoria relative alla presenza di eventuali opere realizzate senza autorizzazione.

Ciò significa che i privati che acquisteranno dallo Stato un immobile con degli abusi avranno un anno di tempo per chiederne la regolarizzazione.
 
Il ddl Falanga, che sta per approdare alla Camera dopo l’approvazione del Senato, condiziona le demolizioni degli edifici realizzati illegittimamente al rispetto di una lista di priorità.
 
In sostanza, il disegno di legge si propone di risolvere la particolare situazione della Campania. Con questo obiettivo separa gli abusi edilizi effettuati a fini speculativi da quelli che, pur violando le norme urbanistiche, rispondono alle esigenze abitative di nuclei familiari spesso indigenti e dà un ordine di priorità alle ordinanze di demolizione.
 
Se le novità dovessero essere confermate anche dalla Camera, saranno demoliti prima gli immobili pericolanti o usati dalla criminalità organizzata e solo in un secondo momento si passerebbe ai piccoli abusi, commessi a volte per rendere più vivibili gli edifici.

I contenuti delle due norme hanno da subito destato le proteste di Legambiente. Secondo il presidente, Vittorio Cogliati Dezza, è “assurdo promuovere norme a sostegno dell’illegalità visto che l’abusivismo devasta il Paese e mette a rischio la popolazione”.
 
Nella nota diramata venerdì scorso, l’associazione ambientalista ha sottolineato che l’abusivismo edilizio rappresenta un business della criminalità organizzata ed è responsabile di tragedie perchè contribuisce ad aggravare i danni e i pericoli causati dal maltempo e dal dissesto idrogeologico.
 
Per questi motivi Legambiente ha esortato la Camera a respingere le misure approvate col ddl Falanga.

L'appello è stato raccolto dal presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, che ha annunciato che "se il Ddl Falanga indebolisce la lotta all'abusivismo edilizio, alla Camera non passerà mai".