sabato 27 febbraio 2021

Cartelle esattoriali, il Tesoro ferma le rate della rottamazione in scadenza il primo marzo: “Provvedimento in corso di redazione”

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/27/cartelle-esattoriali-il-tesoro-ferma-le-rate-della-rottamazione-in-scadenza-il-primo-marzo-provvedimento-in-corso-di-redazione/6115821/

"La sanatoria era stata fermata dalla Pandemia un anno fa. La norma così com'è prevede il pagamento integrale entro lunedì di tutte le rate dovute per l'intero 2020 e la prima del 2021, pena la perdita del beneficio. Sul tavolo dell'esecutivo nuove misure per tagliare i debiti e assicurare un po' di riscossione allo Stato"

Cartelle, verso proroga rate rottamazione-ter e saldo e stralcio: slitta il termine del primo marzo per il pagamento

 tratto da https://www.facebook.com/ilmessaggerolatina

venerdì 26 febbraio 2021

Terremoti: avvertita una nuova scossa nell'area flegrea Entità 1.1 magnitudo,legata al bradisismo,epicentro la Solfatara

 tratto da https://www.ansa.it/campania/notizie/2021/02/25/terremoti-avvertita-una-nuova-scossa-nellarea-flegrea_eab81b42-9d6d-4c03-b3f7-9407099b0244.html

lunedì 22 febbraio 2021

regione Lazio Approvazione del Piano territoriale paesistico regionale. Lazio: La settimana in consiglio Regionale (22-26 febbraio) L'attività dell'aula e delle commissioni

 tratto da https://www.ansa.it/lazio/notizie/2021/02/22/lazio-la-settimana-in-consiglio-regionale-22-26-febbraio_815d8803-1fb9-411a-9844-688b18098a9d.html

Terremoti: nuove scosse di bradisismo in Campi Flegrei Movimento tellurico accompagnato da un forte boato

 tratto da https://www.ansa.it/campania/notizie/2021/02/21/terremoti-nuove-scosse-di-bradisismo-in-campi-flegrei_020e9213-381a-46be-b240-5c3b72f95b79.html

Decreto Covid, il governo proroga lo stop alla mobilità fino al 27 marzo. La stretta: in zona rossa divieto di fare visita a un’altra abitazione

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/22/decreto-covid-il-governo-proroga-lo-stop-alla-mobilita-fino-al-27-marzo-la-stretta-in-zona-rossa-divieto-di-fare-visita-a-unaltra-abitazione/6109398/

"Il Consiglio dei ministri ha approvato le nuove restrizioni: restano i divieti anti-pandemia, come il divieto di spostamento tra Regioni in vigore per altri trenta giorni. La novità è lo stop alle visite a parenti e amici per chi si trova nelle fascia più a rischio. Il Cdm ha poi nominato il generale Pietro Serino nuovo capo di stato maggiore dell’Esercito"

Detrazioni fiscali: online i siti 2021 per invio all’Enea dei dati Ecobonus e Bonus casa Redazione QualEnergia.it I link e le informazioni utili nel comunicato dell'agenzia.

 tratto da https://www.qualenergia.it/articoli/detrazioni-fiscali-online-i-siti-2021-per-invio-allenea-dei-dati-ecobonus-e-bonus-casa/?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=ReviveOldPost

È possibile da oggi, attraverso il link https://www.efficienzaenergetica.enea.it/detrazioni-fiscali.html trasmettere all’ENEA i dati relativi agli interventi di efficienza energetica che possono beneficiare dei cosiddetti “Ecobonus” https://ecobonus2021.enea.it/ e/o “Bonus casa” https://bonuscasa2021.enea.it/ con fine lavori nel 2021.

Il termine per trasmettere i dati all’ENEA – rende noto l’agenzia nell’annunciarlo –  è di 90 giorni dalla data di fine lavori; per tutti gli interventi conclusi tra il 1° gennaio e il 25 gennaio 2021, il termine di 90 giorni decorre dal 25 gennaio 2021, in corrispondenza con la data di messa on line del sito.

All’ENEA debbono essere inviati i dati relativi agli interventi che accedono alle detrazioni fiscali per “Ecobonus”“Bonus facciate” e “Bonus casa”. In particolare:
• i dati relativi alle riqualificazioni energetiche del patrimonio edilizio esistente (incentivi del 50%, 65%, 70%, 75%, 80%, 85%) e i dati Bonus facciate (incentivi del 90%) devono essere inseriti sulla sezione Ecobonus;
• i dati per gli interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili che usufruiscono delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie devono essere inseriti sulla sezione Bonus casa.
Per eventuali quesiti ed approfondimenti di natura tecnica e procedurale, ENEA ha reso disponibili sul sito https://www.efficienzaenergetica.enea.it/detrazioni-fiscali.html la n

sabato 20 febbraio 2021

regione Lazio ISTITUZIONE DEGLI ENTI DI GESTIONE DEGLI AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI PER LA GESTIONE DEL CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI URBANI ED ASSIMILATI

 tratto da https://atticrl.regione.lazio.it/proposteLegge_dettaglio.aspx?id=240&fbclid=IwAR0xuc0zQ_U390ItUYsmOeK818pGxcTC8qRcl8SfHuCZfelQV0W4_wz_jZs

tratto da https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2006_0152.htm#198

Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152
Norme in materia ambientale

(G.U. n. 88 del 14 aprile 2006)

198. Competenze dei comuni

1. I comuni concorrono, nell'ambito delle attività svolte a livello degli ambiti territoriali ottimali di cui all'articolo 200 e con le modalità ivi previste, alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilati. Sino all'inizio delle attività del soggetto aggiudicatario della gara ad evidenza pubblica indetta dall'ente di governo dell'ambito ai sensi dell'articolo 202, i comuni continuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa nelle forme di cui all'articolo 113, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

2. I comuni concorrono a disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità e in coerenza con i piani d'ambito adottati ai sensi dell'articolo 201, comma 3, stabiliscono in particolare:

a) le misure per assicurare la tutela igienico-sanitaria in tutte le fasi della gestione dei rifiuti urbani;
b) le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani;
c) le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi;
d) le norme atte a garantire una distinta ed adeguata gestione dei rifiuti urbani pericolosi e dei rifiuti da esumazione ed estumulazione di cui all'articolo 184, comma 2, lettera f);
e) le misure necessarie ad ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni merceologiche, fissando standard minimi da rispettare;
f) le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli al recupero e allo smaltimento;
g) l'assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, secondo i criteri di cui all'articolo 195, comma 2, lettera e), ferme restando le definizioni di cui all'articolo 184, comma 2, lettere c) e d).

3. I comuni sono tenuti a fornire alla regione, alla provincia ed alle Autorità d'ambito tutte le informazioni sulla gestione dei rifiuti urbani da esse richieste.

4. I comuni sono altresì tenuti ad esprimere il proprio parere in ordine all'approvazione dei progetti di bonifica dei siti inquinati rilasciata dalle regioni.

Capo III - Servizio di gestione integrata dei rifiuti

199. Piani regionali

1. Le regioni, sentite le province, i comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d'ambito di cui all'articolo 201, nel rispetto dei principi e delle finalità di cui agli articoli 177, 178, 179, 180, 181, 182 e 182-bis ed in conformità ai criteri generali stabiliti dall'articolo 195, comma 1, lettera m), ed a quelli previsti dal presente articolo, predispongono e adottano piani regionali di gestione dei rifiuti. Per l’approvazione dei piani regionali si applica la procedura di cui alla Parte II del presente decreto in materia di VAS. Presso i medesimi uffici sono inoltre rese disponibili informazioni relative alla partecipazione del pubblico al procedimento e alle motivazioni sulle quali si è fondata la decisione, anche in relazione alle osservazioni scritte presentate.

2. I piani di gestione dei rifiuti di cui al comma 1 comprendono l’analisi della gestione dei rifiuti esistente nell’ambito geografico interessato, le misure da adottare per migliorare l’efficacia ambientale delle diverse operazioni di gestione dei rifiuti, nonché una valutazione del modo in cui i piani contribuiscono all’attuazione degli obiettivi e delle disposizioni della parte quarta del presente decreto.

3. I piani regionali di gestione dei rifiuti prevedono inoltre:

a) tipo, quantità e fonte dei rifiuti prodotti all’interno del territorio, suddivisi per ambito territoriale ottimale per quanto riguarda i rifiuti urbani, rifiuti che saranno prevedibilmente spediti da o verso il territorio nazionale e valutazione dell’evoluzione futura dei flussi di rifiuti, nonché la fissazione degli obiettivi di raccolta differenziata da raggiungere a livello regionale, fermo restando quanto disposto dall’articolo 205;

b) i sistemi di raccolta dei rifiuti e impianti di smaltimento e recupero esistenti, inclusi eventuali sistemi speciali per oli usati, rifiuti pericolosi o flussi di rifiuti disciplinati da una normativa comunitaria specifica;

c) una valutazione della necessità di nuovi sistemi di raccolta, della chiusura degli impianti esistenti per i rifiuti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti in conformità del principio di autosufficienza e prossimità di cui agli articoli 181, 182 e 182-bis e se necessario degli investimenti correlati;

d) informazioni sui criteri di riferimento per l’individuazione dei siti e la capacità dei futuri impianti di smaltimento o dei grandi impianti di recupero, se necessario;

e) politiche generali di gestione dei rifiuti, incluse tecnologie e metodi di gestione pianificata dei rifiuti, o altre politiche per i rifiuti che pongono problemi particolari di gestione;

f) la delimitazione di ogni singolo ambito territoriale ottimale sul territorio regionale, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettera m);

g) il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all'articolo 200, nonché ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti;

h) la promozione della gestione dei rifiuti per ambiti territoriali ottimali, attraverso strumenti quali una adeguata disciplina delle incentivazioni, prevedendo per gli ambiti più meritevoli, tenuto conto delle risorse disponibili a legislazione vigente, una maggiorazione di contributi; a tal fine le regioni possono costituire nei propri bilanci un apposito fondo;

i) la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti urbani;

l) i criteri per l'individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonché per l'individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali di cui all'articolo 195, comma 1, lettera p);

m) le iniziative volte a favorire, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino;

n) le misure atte a promuovere la regionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti urbani:

o) la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all'articolo 195, comma 2, lettera a), di disposizioni speciali per specifiche tipologie di rifiuto;

p) le prescrizioni in materia di prevenzione e gestione degli imballaggi e rifiuti di imballaggio di cui all'articolo 225, comma 6;

q) il programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36;

r) un programma di prevenzione della produzione dei rifiuti, elaborato sulla base del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti di cui all’art. 180, che descriva le misure di prevenzione esistenti e fissi ulteriori misure adeguate. Il programma fissa anche gli obiettivi di prevenzione. Le misure e gli obiettivi sono finalizzati a dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Il programma deve contenere specifici parametri qualitativi e quantitativi per le misure di prevenzione al fine di monitorare e valutare i progressi realizzati, anche mediante la fissazione di indicatori.

4. Il piano di gestione dei rifiuti può contenere, tenuto conto del livello e della copertura geografica dell’area oggetto di pianificazione, i seguenti elementi:

a) aspetti organizzativi connessi alla gestione dei rifiuti;

b) valutazione dell’utilità e dell’idoneità del ricorso a strumenti economici e di altro tipo per la soluzione di problematiche riguardanti i rifiuti, tenuto conto della necessità di continuare ad assicurare il buon funzionamento del mercato interno;

c) campagne di sensibilizzazione e diffusione di informazioni destinate al pubblico in generale o a specifiche categorie di consumatori.

5. Il piano regionale di gestione dei rifiuti è coordinato con gli altri strumenti di pianificazione di competenza regionale previsti dalla normativa vigente.

6. Costituiscono parte integrante del piano regionale i piani per la bonifica delle aree inquinate che devono prevedere:

a) l'ordine di priorità degli interventi, basato su un criterio di valutazione del rischio elaborato dall'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA);

b) l'individuazione dei siti da bonificare e delle caratteristiche generali degli inquinamenti presenti;

c) le modalità degli interventi di bonifica e risanamento ambientale, che privilegino prioritariamente l'impiego di materiali provenienti da attività di recupero di rifiuti urbani;

d) la stima degli oneri finanziari;

e) le modalità di smaltimento dei materiali da asportare.

7. L'approvazione del piano regionale o il suo adeguamento è requisito necessario per accedere ai finanziamenti nazionali.

8. La regione approva o adegua il piano entro il 12 dicembre 2013. Fino a tale momento, restano in vigore i piani regionali vigenti.

9. In caso di inutile decorso del termine di cui al comma 8 e di accertata inattività nell’approvare o adeguare il piano, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare, ai sensi dell’articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, diffida gli organi regionali competenti a provvedere entro un congruo termine e, in caso di ulteriore inerzia, adotta, in via sostitutiva, i provvedimenti necessari alla elaborazione e approvazione o adeguamento del piano regionale.

10. Le regioni, sentite le province interessate, d'intesa tra loro o singolarmente, per le finalità di cui alla parte quarta del presente decreto provvedono alla valutazione della necessità dell’aggiornamento del piano almeno ogni sei anni, nonché alla programmazione degli interventi attuativi occorrenti in conformità alle procedure e nei limiti delle risorse previste dalla normativa vigente.

11. Le regioni e le province autonome comunicano tempestivamente al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare l’adozione o la revisione dei piani di gestione e dei programmi di prevenzione dei rifiuti di cui al presente articolo, al fine del successivo invio degli stessi alla Commissione europea.

12. Le regioni e le province autonome assicurano, attraverso propria deliberazione, la pubblicazione annuale nel proprio sito web di tutte le informazioni utili a definire lo stato di attuazione dei piani regionali e dei programmi di cui al presente articolo.

12-bis. L’attività di vigilanza sulla gestione dei rifiuti è garantita almeno dalla fruibilità delle seguenti informazioni:

a) produzione totale e pro capite dei rifiuti solidi urbani suddivisa per ambito territoriale ottimale, se costituito, ovvero per ogni comune;
b) percentuale di raccolta differenziata totale e percentuale di rifiuti effettivamente riciclati;
c) ubicazione, proprietà, capacità nominale autorizzata e capacità tecnica delle piattaforme per il conferimento dei materiali raccolti in maniera differenziata, degli impianti di selezione del multimateriale, degli impianti di trattamento meccanico-biologico, degli impianti di compostaggio, di ogni ulteriore tipo di impianto destinato al trattamento di rifiuti solidi urbani indifferenziati e degli inceneritori e coinceneritori;
d) per ogni impianto di trattamento meccanico-biologico e per ogni ulteriore tipo di impianto destinato al trattamento di rifiuti solidi urbani indifferenziati, oltre a quanto previsto alla lettera c), quantità di rifiuti in ingresso e quantità di prodotti in uscita, suddivisi per codice CER;
e) per gli inceneritori e i coinceneritori, oltre a quanto previsto alla lettera c), quantità di rifiuti in ingresso, suddivisi per codice CER;
f) per le discariche, ubicazione, proprietà, autorizzazioni, capacità volumetrica autorizzata, capacità volumetrica residua disponibile e quantità di materiale ricevuto suddiviso per codice CER, nonché quantità di percolato prodotto.

13. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica

200. Organizzazione territoriale del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani

1. La gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali, di seguito anche denominati ATO, delimitati dal piano regionale di cui all'articolo 199, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettere m), n) ed o), e secondo i seguenti criteri:

a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti;
b) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative;
c) adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario di comunicazione al fine di ottimizzare i trasporti all'interno dell'ATO;
d) valorizzazione di esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei rifiuti;
e) ricognizione di impianti di gestione di rifiuti già realizzati e funzionanti;
f) considerazione delle precedenti delimitazioni affinché i nuovi ATO si discostino dai precedenti solo sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed economicità.

2. Le regioni, sentite le province ed i comuni interessati, nell'ambito delle attività di programmazione e di pianificazione di loro competenza, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, provvedono alla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettera m). Il provvedimento è comunicato alle province ed ai comuni interessati.

3. Le regioni interessate, d'intesa tra loro, delimitano gli ATO qualora essi siano ricompresi nel territorio di due o più regioni.

4. Le regioni disciplinano il controllo, anche in forma sostitutiva, delle operazioni di gestione dei rifiuti, della funzionalità dei relativi impianti e del rispetto dei limiti e delle prescrizioni previsti dalle relative autorizzazioni.

5. Le città o gli agglomerati di comuni, di dimensioni maggiori di quelle medie di un singolo ambito, possono essere suddivisi tenendo conto dei criteri di cui al comma 1.

6. I singoli comuni entro trenta giorni dalla comunicazione di cui al comma 2 possono presentare motivate e documentate richieste di modifica all'assegnazione ad uno specifico ambito territoriale e di spostamento in un ambito territoriale diverso, limitrofo a quello di assegnazione.

7. Le regioni possono adottare modelli alternativi o in deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali laddove predispongano un piano regionale dei rifiuti che dimostri la propria adeguatezza rispetto agli obiettivi strategici previsti dalla normativa vigente, con particolare riferimento ai criteri generali e alle linee guida riservati, in materia, allo Stato ai sensi dell'articolo 195.

regione Lazio “ISTITUZIONE DELLE AUTORITÀ DI GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI - INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI” IN ATTUAZIONE DELL’ART.186-BIS DEL D.LGS 191/2009 COSÌ COME MODIFICATA DALL’ART 13 COMMA 2 DELLA LEGGE 14/2002

 tratto da https://atticrl.regione.lazio.it/proposteLegge_dettaglio.aspx?id=226&fbclid=IwAR3SF_o38eOMj-JUWSD_SHp_vS1w4AvXiwpxVsbpl484qIUSDNCrVzEpb2w

<nel Piano Rifiuti Regionale vigente, approvato con Delibera di Consiglio Regionale n. 14 del 18 Gennaio 2012, a pagina 131, alla nota a piè di pagina n. 26 si rileva che:”Con disposizione di Legge successiva, ed entro i termini previsti, la Regione Lazio provvederà nell’attribuire le funzioni già esercitata dalle autorità di cui all’art.202 del D.Lgs 152/06”>

"in base all'articolo 199 comma 3 lettera f) del D.Lgs 152 del 2006 così come aggiornato dal Decreto Legislativo 205 del 2010 con il Piano Regionale di gestione dei Rifiuti si delimitano le aree degli Ambiti Territoriali Ottimali sul territorio regionale nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195 comma 1 lettera m) del medesimo decreto. L’articolo 200 del Decreto Legislativo 152/2006 organizza il servizio di gestione integrata dei rifiuti sulla base di Ambiti Territoriali Ottimali, definendone gli scopi della loro definizione, le modalità di individuazione, principi e criteri: superamento della frammentazione delle gestioni, adeguate dimensioni gestionali sulla base di parametri fisici demografici tecnici, valorizzazione di esigenze comuni. L'ex articolo 201 del D.Lgs 152/2006, al fine di organizzare il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, demandava alle Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, di disciplinare le forme e i modi della cooperazione tra gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale, prevedendo che gli stessi enti locali costituiranno le Autorità d'ambito alle quali era demandata, nel rispetto del principio di coordinamento con le competenze delle altre amministrazioni pubbliche, l'organizzazione, l'affidamento e il controllo del servizio di gestione integrata dei rifiuti. Inoltre, l’ex art. 201 definiva la personalità giuridica delle Autorità d’ambito, la loro struttura e le loro funzioni. Con entrata in vigore dell’art.186 bis della Legge 191/2009 viene abrogato l’art. 201 del D.Lgs 152/2006 con la conseguente soppressione entro il 2010 delle Autorità d’ambito, revoca della competenza degli enti locali di costituire le Autorità d’ambito e delegando alla Regioni l’attribuzione delle funzioni già esercitate dalle Autorità, nel rispetto dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, attraverso l'emanazione di un’apposita Legge Regionale entro un anno dell’entrata in vigore della L.191/2009 (termine poi posticipato perentoriamente al 31/12/2011). Analizzando la Legge Regionale n. 27 datata 9 Luglio 1998, la quale disciplina la gestione dei rifiuti, è evidente che le norme sulle competenze dei vari enti sono ormai superate dagli impianti normativi sovraordinati precitati. Infatti, all’art. 5 “Funzioni amministrative delle Province” soltanto alcune funzioni corrispondono a quelle delle Autorità d’ambito così come prevedeva ex art. 201 del D.Lgs 152/2006, mentre l’analisi dell’art. 12 “Modalità di cooperazione per la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi in ambiti territoriali ottimali” evidenzia come altre funzioni delle Autorità d'ambito, come da ex art.201 del D.Lgs 152/06, siano delegate alla Conferenza dei Sindaci o alle Province sulla base della sottoscrizione di una “convenzione di cooperazione” fra i Comuni da stipularsi entro 90 giorni dalla pubblicazione dei Piani Provinciali. Alla data odierna, così come riportato anche nella proposta di Delibera consiliare n. 40 “Approvazione del Piano Regionale dei Rifiuti 2019/2025” che è in procinto di essere discussa dal Consiglio regionale del Lazio, solo la Provincia di Latina ha approvato il Piano Provinciale dei rifiuti con Deliberazione di Consiglio Provinciale n. 8 del 11/04/2018, recante “Schema di proposta di Piano Provinciale dei rifiuti ai sensi della D.C.R . Lazio n. 14 del 18/01/2012”, tutte le altre Province sono manchevoli del Piano Provinciale così come previsto dall’art.11 della L.R. 27/98 da emanarsi entro 90 giorni dalla pubblicazione del Piano Regionale di gestione dei rifiuti. Il Piano Rifiuti vigente approvato con Delibere di Consiglio 14/2012 definisce le aree degli ATO su base provinciale, costituendone così 5 ATO: Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo. Tale scelta è stata ereditata dal Piano Rifiuti approvato con D.C.R. 112/2002 ai sensi dell’art.23 del D.Lgs 22/97 (abrogato dall’art. 264 del D.Lgs 152/06): “Salvo diversa disposizione stabilita con Legge Regionale, gli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani sono le Province…”

Superbonus 110% per il condominio: i tempi necessari per ottenere l’agevolazione Redazione QualEnergia.it L’architetto Annalisa Galante per MCE Lab analizza le tempistiche da rispettare per ottenere l’incentivo fiscale per i lavori in un condominio. Una corsa contro il tempo che va iniziata subito.

 tratto da https://www.qualenergia.it/articoli/superbonus-per-condominio-tempi-necessari-per-ottenere-agevolazione/?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=ReviveOldPost