giovedì 29 ottobre 2015

Consumo di suolo, la nuova legge punta tutto sulla riqualificazione dell’esistente

http://www.edilportale.com/news/2015/10/normativa/consumo-di-suolo-la-nuova-legge-punta-tutto-sulla-riqualificazione-dell-esistente_48613_15.html

Stop alle nuove edificazioni salvo quelle già autorizzate, previsto un piano per il recupero delle periferie e il censimento degli immobili inutilizzati

28/10/2015 – Rigenerazione e riuso del patrimonio edilizio esistente, un piano per le periferie e lotta all’abusivismo edilizio, facendo salvi i permessi già rilasciati.
 
Sono queste le maggiori novità contenute nel disegno di legge sul consumo di suololicenziato dalle Commissioni Ambiente e Agricoltura della Camera e pronto per l’Aula.
 

Consumo di suolo, le nuove regole

Dall’entrata in vigore della legge sul consumo di suolo e fino all’adozione di un decreto ad hoc da parte del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, per un periodo che comunque non potrà essere superiore a tre anni, il consumo di suolo sarà possibile solo per i lavori e le opere inseriti negli strumenti di programmazione delle amministrazioni aggiudicatrici e per le opere della Legge obiettivo considerate prioritarie.
 
Successivamente, non potrà essere superiore al 50% della media di consumo di suolo di ciascuna Regione nei cinque anni antecedenti.
 
Per evitare contenziosi sono fatti salvi i procedimenti in corso. Ciò significa che chi ha ottenuto un titolo abilitativo prima dell’entrata in vigore della nuova legge potrà costruire sul suolo inedificato.
 

Il ruolo degli oneri di urbanizzazione per evitare il consumo di suolo

I proventi derivanti dal pagamento degli oneri di urbanizzazione o dalle sanzioni per gli interventi eseguiti in difformità dal titolo abilitativo dovranno essere utilizzati esclusivamente per la riqualificazione.
 
Fino ad ora, la Legge 244/2007 ha consentito ai Comuni di destinare il 50% di queste risorse al pagamento delle spese correnti. Con la nuova norma i fondi saranno dirottati interamente su opere di urbanizzazione primaria e secondaria, risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, interventi di riuso e di rigenerazione, demolizione di costruzioni abusive, realizzazione di aree verdi, interventi di tutela e riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio, prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e sismico, tutela e riqualificazione del patrimonio rurale pubblico, interventi per favorire l'insediamento di attività di agricoltura in ambito urbano attuati dai soggetti pubblici.
 

Riqualificazione delle periferie

Entro nove mesi dall’entrata in vigore della legge sul consumo di suolo, il Governo adotterà uno o più decreti legislativi contenenti procedure semplificate per la rigenerazione della aree urbane periferiche degradate da un punto di vista urbanistico, socioeconomico e ambientale. I processi di riqualificazione punteranno sul riuso di edifici e spazi pubblici attraverso la demolizione e ricostruzione e la sostituzione degli immobili esistenti, cui seguirà la creazione di aree verdi e piste ciclabili. 
 
I progetti dovranno essere basati su standard elevati di qualità ambientale attraverso l'indicazione di precisi obiettivi prestazionali degli edifici. Sarà assicurata la qualità architettonica degli interventi attraverso il ricorso a bandi e concorsi rivolti agli architetti.
Dalle semplificazioni saranno esclusi i centri storici e le aree sottoposte a vincolo paesaggistico, a meno che non ci sia una specifica autorizzazione della Soprintendenza. 

Ricordiamo che nei giorni scorsi è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando da 194 milioni di euro destinato ai Comuni per la riqualificazione delle periferie degradate.
 

Censimento degli immobili

Le Regioni regoleranno la redazione di un censimento comunale degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti, in cui si dovranno indicare caratteristiche e dimensioni degli immobili. L’obiettivo è quello di creare una banca dati attraverso la quale i Comuni possano verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo di suolo inedificato possano invece essere soddisfatte con gli immobili individuati.
 

I commenti di progettisti e costruttori

Il Consiglio nazionale degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) si è detto soddisfatto dal testo approvato dalle Commissioni. Il presidente,Leopoldo Freyrie, ha affermato che “questo ddl  e la Riforma costituzionale  appena votata dal Senato che, come auspicato dagli architetti italiani, attribuisce la materia relativa al governo del territorio alla competenza esclusiva dello Stato , ci fanno ben sperare  che si possa procedere all’ approvazione di una legge nazionale sul governo del territorio che sia veramente innovativa e che punti alla rigenerazione urbana sostenibile”. “Ora – ha concluso Freyrie - ci aspettiamo un iter di approvazione rapido  per porre le basi di una sana politica ambientale che finalmente valorizzi le potenzialità della rigenerazione urbana, anche dal punto di vista dello sviluppo,  e che salvaguardi veramente i paesaggi italiani.”

Secondo il presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), Claudio De Albertis, le imprese sono consapevoli che è necessario agire sul costruito. Il provvedimento però dovrebbe avere più coraggio e prevedere strumenti operativi che consentano di realizzare interventi di vera rigenerazione urbana. Secondo De Albertis sono necessarie leve fiscali che promuovano la sostituzione edilizia e l'efficientamento energetico. Dato che si assiste a una forte volontà delle famiglie di tornare a vivere nelle città costruite, "è interesse primariodelle imprese intercettare questi flussi di domanda".

Patrizia Lotti, presidente di Oice, ha affermato che per realizzare gli interventi previsti dalla norma servono competenze multidisciplinari e organizzate, quindi il ruolo dell'ingegneria deve essere centrale. Questo, secondo il presidente Lotti vale ancora di più per il piano periferie in cui si dovranno applicare standard di elevata qualità ambientale. "E' importante assicurare - ha dichiarato Patrizia Lotti dopo aver espresso apprezzamento per la previsione di attuare il piano attraverso i concorsi di progettazione - che il vincitore del concorso sia un soggetto in grado di sviluppare il progetto anche attraverso sinergie con altre professionalità e strutture. per quanto ci riguarda garantiamo che le nostre società saranno pronte a raccogliere le sfide progettuali che saranno lanciate sul territorio".

Appalti, dal 1° novembre saranno centralizzati; rischio blocco nei piccoli Comuni

http://www.edilportale.com/news/2015/10/lavori-pubblici/appalti-dal-1%C2%B0-novembre-saranno-centralizzati-rischio-blocco-nei-piccoli-comuni_48618_11.html

Anci: le novità del ddl Stabilità 2016 si sovrappongono alle deroghe per gli acquisti sotto i 40 mila euro

30/10/2015 – Scatta dal primo novembre l’obbligo di ricorrere agli appalti centralizzati nei comuni non capoluogo.
 
Lo  prevedono le norme sulla Spending Review, più volte prorogate, che hanno modificato il Codice Appalti.
 
Come segnalato dall’Associazione dei comuni (Anci) durante l’assemblea annuale al Lingotto di Torino, la misura, pensata per ridurre la spesa degli Enti locali, potrebbe creare degli intoppi perché alcune disposizioni si sovrappongono ad alcune novità contenute nel disegno di Legge di Stabilità per il 2016.
 
Dalla prossima settimana, i comuni non capoluogo di provincia procederanno all'acquisizione di lavori, beni e servizi nell'ambito delle unioni dei comuni o costituendo un apposito accordo consortile e ricorrendo ad un soggetto aggregatore o alle province.

In alternativa, i comuni potranno acquisire beni e servizi attraverso gli strumenti elettronici di acquisto gestiti da Consip Spa o da altro soggetto aggregatore di riferimento. Ai comuni che non rispetteranno le nuove regole l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) non rilascerà il Codice identificativo di gara (Cig).
 
Le norme prevedono però una deroga. I comuni con più di 10 mila abitanti potranno procedere autonomamente all’acquisto di beni, servizi e lavori di valore inferiore a 40 mila euro.
 
Per esigenze di semplificazione, il disegno di Legge di Stabilità per il 2016 riconosce la stessa possibilità anche ai comuni più piccoli a partire dal 1° gennaio 2016.
 
Questo avvio differenziato a distanza di due mesi, lamenta l’Anci, potrebbe provocarel’arresto delle procedure nei piccoli comuni, che per poter usufruire delle regole più snelle sarebbero portati ad aspettare prima di bandire le gare di importo limitato.
 
L’Associazione dei comuni ha quindi chiesto al Governo di intervenire subito perriallineare le due scadenze. Dando da subito anche ai piccoli comuni la possibilità di procedere con le procedure semplificate agli acquisti sotto i 40 mila euro, le gare continuerebbero ad essere bandite e non ci sarebbero ripercussioni sull’economia.

Decreto Mutui, ecco la lista definitiva delle scuole finanziate

http://www.edilportale.com/news/2015/10/normativa/decreto-mutui-ecco-la-lista-definitiva-delle-scuole-finanziate_48582_15.html

Regioni autorizzate a stipulare finanziamenti agevolati con la Bei. Gli Enti locali aggiudicheranno i lavori in via provvisoria entro il 31 dicembre 2015


28/10/2015 – Inizieranno a breve i lavori di riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici finanziati dal Decreto Mutui che ha messo sul piatto 905 milioni di euro.
 
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 1 settembre 2015 del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (Miur), che autorizza le Regioni a stipulare mutui trentennali agevolati con la Banca europea per gli investimenti (BEI) per un importo complessivo pari a 40 milioni di euro nel 2015. I beneficiari dei contributi potranno utilizzare le risorse senza impatti sul proprio Patto di Stabilità.
 
Come funziona il Decreto Mutui
Il decreto rende operativa l’iniziativa avviata con il decreto “L’istruzione riparte” (DL 104/2013), che ha stanziato 40 milioni di euro annui per la copertura di mutui trentennali per interventi straordinari su scuole pubbliche, palestre scolastiche, residenze per studenti universitari e immobili dell'Alta formazione artistica. La misura è stata in seguito arricchita con “La Buona Scuola” (Legge 107/2015), che ha portato le risorse  a 50 milioni di euro annui.
 
Il decreto pubblicato in Gazzetta contiene la lista definitiva dei lavori che hanno ricevuto la copertura finanziaria per la prima annualità. Si tratta del 1215 interventiche le Regioni avevano indicato come prioritari nell'ambito della loro programmazione e che possono adesso essere realizzati grazie all'accensione dei mutui agevolati con la BEI.
 
Scopri se c’è la tua scuola

La norma pubblicata è stata preceduta da un altro decreto del Miur, pubblicato a settembre, con cui è stata ufficializzata la ripartizione tra le Regioni dei 40 milioni a disposizione per il 2015.

Si attende ora la pubblicazione del decreto con cui sarà prorogata dal 31 ottobre 2015 al 31 dicembre 2015 la scadenza per l’aggiudicazione provvisoria dei lavori di messa in sicurezza e ammodernamento delle scuole finanziati con il Decreto Mutui. Ricordiamo infatti che le Regioni sottoscrivono i finanziamenti con la Bei e girano i fondi agli Enti locali interessati dagli interventi. Per accedere alle risorse, gli Enti locali devono quindi aver fatto partire le procedure per appaltare i lavori.

Decreto Mutui, la fase operativa
A breve le Regioni potranno quindi stipulare i mutui con la Bei. Entro 30 giorni dalla stipula del mutuo, la Bei dovrà notificare al Miur e al Mef una copia conforme dei contratti. I contratti dovranno contenere una apposita clausola che imponga alla Bei di comunicare il perfezionamento dell’operazione finanziaria al Mef, al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, all’Istat e alla banca d’Italia.

Patrimonio culturale, dal Mibact la guida per migliorarne l’efficienza energetica

http://www.edilportale.com/news/2015/10/restauro/patrimonio-culturale-dal-mibact-la-guida-per-migliorarne-l-efficienza-energetica_48604_21.html

Uno strumento per l’uso efficiente dell’energia negli interventi su beni tutelati, centri storici e architettura rurale

29/10/2015 - Sono state presentate ieri a Roma, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, le “Linee Guida di indirizzo per il miglioramento dell’efficienza energetica nel patrimonio culturale”.
 
Le Linee Guida forniscono indicazioni per la valutazione e il miglioramento della prestazione energetica del patrimonio culturale tutelato, con riferimento alle norme italiane in materia di risparmio e di efficienza energetica degli edifici.
 
Il documento affronta anche le delicate ricadute di un uso efficiente dell’energia per la conservazione e la protezione dei centri e dei nuclei storici e dell’architettura ruraleai fini paesaggistici e sulla qualità dell’intervento contemporaneo per la riqualificazione degli edifici e dei nuclei urbani, ritendo tali tematiche strettamente interconnesse, se non indissolubili, rispetto a quelle dei beni architettonici sottoposti a tutela.
 
Le Linee Guida sono state redatte da un gruppo di lavoro appositamente costituito, composto da dirigenti e funzionari del MiBACT e da docenti universitari, con l’intento di diffondere informazioni operative a progettisti e tecnici, sia esterni che interni al Ministero.
 
Ai progettisti esterni viene offerto uno strumento per la valutazione della prestazione energetica dell’edificio storico nelle condizioni esistenti e criteri tecnici per la progettazione degli eventuali interventi di riqualificazione energetica, opportunamente calibrati sul rispetto delle specifiche peculiarità del patrimonio culturale.
 
Al personale del Ministero viene consegnato uno strumento scientifico snello, in grado tuttavia di coniugare rigore scientifico e aggiornamento tecnico sulla materia, così da consentirgli, anche in tale campo, di interloquire con piena consapevolezza con i progettisti o i proponenti.
 
Finalità derivata è quella di fornire agli organi preposti alla tutela del patrimonio culturale criteri e metodi per una compiuta valutazione critica sia dei progettipresentati ai fini del rilascio delle autorizzazioni di legge, sia per quelli predisposti direttamente, affinché tengano in debita considerazione anche gli aspetti della prestazione energetica degli edifici tutelati. Tutto questo anche nell’ottica, ormai ineludibile per la pubblica amministrazione, di un razionale contenimento dei costi di gestione delle strutture date in consegna.
 
Il documento - spiega la nota del Mibact - non detta soluzioni pronte all’uso, né prescrive metodologie a carattere vincolante, in considerazione sia delle peculiarità dei beni interessati sia della naturale evoluzione nel tempo delle tecnologie adoperate e dei futuri aggiornamenti normativi, ma può solo guidare l’intelligenza e la sensibilità del personale e dei progettisti per il raggiungimento istituzionale primario della protezione e conservazione del patrimonio culturale, ottimizzandone, laddove possibile, il livello di prestazione energetica.

Agevolazioni mutuo prima casa anche per gli studi professionali

http://www.edilportale.com/news/2015/10/normativa/agevolazioni-mutuo-prima-casa-anche-per-gli-studi-professionali_48577_15.html

Commissione regionale tributaria di Roma: non è necessario risiedere, ma solo lavorare nel comune in cui si compra lo studio

29/10/2015 – Il professionista che acquista un immobile da adibire all’esercizio della professione in un comune diverso da quello di residenza, ha diritto alle agevolazioni fiscali sul mutuo previste per la prima casa. Si è pronunciata in questi termini la Commissione regionale tributaria di Roma con la sentenza 3460/2015.
 
Nel caso preso in esame, l’Agenzia delle Entrate aveva negato l’agevolazione ad un professionista che aveva acquistato uno studio in un comune diverso da quello in cui risiedeva. La Commissione provinciale tributaria aveva invece dato ragione al professionista, perché a suo avviso bastava lavorare nel comune in questione, ma l’Agenzia delle Entrate aveva affermato che per ottenere l’agevolazione era necessario dichiarare nel rogito l’intenzione di destinare l’immobile come prima casa.
 
La Commissione regionale tributaria, dopo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha nuovamente dato ragione al professionista spiegando che questi non era tenuto ad effettuare nessuna comunicazione al momento del rogito perché già svolgeva la sua attività nel comune dove era ubicato l’immobile acquistato.
 
I giudici hanno ricordato che, in base alle norme vigenti, l’acquirente non deve rilasciare nessuna dichiarazione se già risiede o lavora nel comune in cui acquista l’immobile per cui chiede l’agevolazione.
 
Ciò significa che se si compra una casa in cui abitare in un altro comune è necessario trasferirvi la residenza, mentre se l’immobile deve diventare uno studio professionale l’unico elemento da dimostrare è che l’attività lavorativa già si svolge in quella città.
 
L’obbligo di fornire una dichiarazione al momento del rogito sorge solo se l’acquirente non risiede o non lavora nello stesso comune in cui compra casa. In questo caso deve trasferire la sua residenza o la propria attività entro diciotto mesi, pena la revoca dell’agevolazione.
 
Dal momento che il professionista lavorava già nella città in cui ha successivamente comprato uno studio, la Commissione ha confermato l’agevolazione e respinto le richieste del Fisco.

Calamità naturali, in arrivo mutui agevolati per la ricostruzione di case e capannoni

http://www.edilportale.com/news/2015/10/normativa/calamit%C3%A0-naturali-in-arrivo-mutui-agevolati-per-la-ricostruzione-di-case-e-capannoni_48553_15.html

Legge di Stabilità 2016: nelle zone dichiarate in stato di emergenza lo Stato garantirà finanziamenti di 25 anni fino a 1,5 miliardi di euro

28/10/2015 – I privati che si trovano in aree dichiarate in stato di emergenza e che dal 2013 al 2015 hanno subito dei danni a causa delle calamità naturali potranno ottenere un prestito agevolato garantito dallo Stato.
 
Lo prevede il disegno di Legge di Stabilità per il 2016, che ha destinato risorse fino a 1,5 miliardi di euro per i danni al patrimonio privato e alle attività economiche e produttive. 
 

Chi può chiedere i finanziamenti agevolati

Potranno beneficiare di questa misura i proprietari delle case danneggiate e le aziende che hanno subito danni a capannoni e beni strumentali.

Come spiegato dal deputato Pd Roger Demenech, per avere diritto ad accedere ai fondi, le imprese e i privati devono trovarsi in Comuni delle zone dichiarate ufficialmente instato di emergenza o calamità naturale. 
 
La misura darà una risposta alle ricognizioni effettuate dalla Protezione Civile, che dopo il verificarsi delle calamità naturali ha il compito di quantificare i danni e comunicarli alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 

Mutui agevolati, i prossimi step

Il Consiglio dei Ministri stabilirà le percentuali di rimborso e stipulerà una convenzione con l’Associazione bancaria italiana (ABI). Le modalità di fruizione del credito saranno stabilite con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate nel limite di 60 milioni di euro annui a partire dal 2016.
 
In un secondo momento, il Ministero dell’Economia e delle Finanze concederà, con un apposito decreto, la garanzia dello Stato. A questo punto sarà possibile stipulare i mutui, che potranno avere una durata massima di 25 anni.
 
I finanziamenti erogati saranno posti in ammortamento sulla base degli stati di avanzamento lavori relativi agli interventi di ricostruzione.
 
I contratti dovranno contenere delle cause risolutive espresse. Nel caso in cui le risorse concesse siano utilizzate, anche parzialmente, per finalità diverse, scatterà la risoluzione del contratto e la restituzione del finanziamento.
 

Danni alle abitazioni e assicurazione anticalamità

Nel corso degli anni passati, la problematica dei danni alle abitazioni private in caso di disastri naturali ha spinto a più riprese a considerare l’introduzione di una polizza assicurativa obbligatoria anticalamità.
 
L’obiettivo, sempre mancato, era sollevare lo Stato da gran parte degli oneri per la riparazione dei danni. Nonostante si sia cercato di introdurre delle misure ad hoc in varie leggi finanziarie, le norme sono sempre state stralciate dalle versioni finali.
 
Nel 2009 è stato il Consiglio nazionale dei geologi a chiedere l’assicurazione per ridimensionare gli impegni finanziari dello Stato dopo le calamità naturali, sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini verso la tutela ambientale e la sicurezza del territorio, disincentivare l’abusivismo edilizio e migliorare la qualità delle prestazioni professionali nella filiera della progettazione.
 
Due anni dopo, la proposta è stata inserita nel Decreto Sviluppo, ma anche in questo caso l’iter si è concluso con un nulla di fatto.
 
L’ultimo tentativo è avvenuto col Governo Monti, ma a causa dell’instabilità politica la norma non ha mai visto la luce.