sabato 30 aprile 2016

In arrivo il Regolamento edilizio unico

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2016/04/normativa/in-arrivo-il-regolamento-edilizio-unico_51608_15.html

Ministro Madia: la parte più impegnativa del lavoro è già stata fatta con l’adozione delle 42 voci standardizzate

29/04/2016 – È in arrivo il Regolamento edilizio unico. Lo ha assicurato il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Maria Anna Madia, durante un’audizione presso la Commissione per la Semplificazione della Camera.
 
Dopo l’accordo sulle 42 definizioni standardizzate, sta quindi per vedere la luce il Regolamento edilizio unico completo, “uguale in tutta Italia”.
 

Gli step del Regolamento edilizio unico

Secondo il Ministro, la parte più impegnativa del lavoro per risolvere questa situazione è già stata fatta a febbraio con l’adozione delle voci standardizzate: veranda, volume tecnico e superficie utile, ad esempio, avranno lo stesso significato ovunque e non si potrà più fare confusione tra balcone e terrazzo o tra pensilina e tettoia.
 
Ora manca solo l’intesa sullo schema definitivo del regolamento e sui margini d’azione da concedere agli Enti locali.
 
“Una rivoluzione - ha commentato il Ministro Madia - vista la giungla di partenza. Oggi ci sono oltre 8 mila regolamenti edilizi, uno per ogni comune, e alcuni risalgono agli anni Trenta, generando caos e incertezze”. Come se ciò non bastasse, “ogni regolamento comunale detta definizioni diverse, perfino la nozione di superficie e il modo di calcolarla cambia da un comune all'altro”.
 
Per mettere d'accordo tutti sulle definizioni base dell'edilizia, ha spiegato il Ministro Madia, è stato necessario "un processo lungo e impegnativo", che ha causato qualche ritardo. In base all’Agenda per la semplificazione, infatti, il regolamento edilizio unicodoveva essere pronto per novembre 2015.
 

Le altre semplificazioni in edilizia

L’adozione del regolamento edilizio unico completerà il processo di semplificazione delle procedure da utilizzare nel settore edile, da sempre accusate di essere troppo farraginose e di complicare la vita agli addetti ai lavori.
 
Tra il 2014 e il 2015, su impulso del Decreto Semplificazioni (DL 90/2014) sono stati adottati vari modelli unici: quello per Scia e permesso di costruirei moduli unici perCIL e CILAlo schema unico per l’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) e il modulo standardizzato per la presentazione della Superdia.
 
Il Governo sta inoltre lavorando al decreto che riscriverà tutta la normativa in materia diScia. Dopo l’adozione del modello unico si è infatti reso necessario chiarire in modo univoco su tutto il territorio nazionale quali interventi possono essere effettuati con la Scia e uniformare le procedure. Dato che nelle scorse settimane il testo ha ricevuto labocciatura da parte del Consiglio di Stato, l’Esecutivo è ora impegnato in un’opera di revisione.
 
Ricordiamo inoltre che da agosto 2015 sono in vigore il permesso di costruire con silenzio assenso e il limite di 18 mesi per l’annullamento d’ufficio della Scia.

 
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I Geologi lanciano la Carta per l’Italia

di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/04/ambiente/i-geologi-lanciano-la-carta-per-l-italia_51619_52.html

Ministro Galletti al Congresso Nazionale dei Geologi a Napoli: ‘senza sicurezza del territorio non può esserci crescita’

29/04/2016 - “La Carta per l’Italia è il documento che consegniamo al Governo, con il quale i geologi vogliono dare un contributo concreto alla costruzione dell’Italia del futuro. Abbiamo dato vita a ben 12 tavoli tecnici con un pacchetto ampio di proposte. Semplicemente chiediamo di essere presi in considerazione”.
 
Così Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, ieri nella prima giornata del Congresso Nazionale dei Geologi a Napoli.
 

La Carta per l’Italia 

“Chiediamo un Piano per l’Italia, l’istituzione del Fascicolo del Fabbricato, un Piano per il rischio idrogeologico - ha proseguito Peduto. Manca ancora una legge organica sulla difesa del suolo. Chiediamo l’istituzione del geologo di zona, il riconoscimento  della sicurezza sismica degli abitati come esigenza collettiva di carattere primario”.
 
“Chiediamo l’istituzione di una Legge Nazionale che individui il Patrimonio Geologico italiano e lo protegga alla pari di quello culturale. Chiediamo l’aggiornamento dellenorme sulle attività estrattive che sono ormai obsolete. Chiediamo una maggiore conoscenza del cittadino dei Piani di Emergenza Comunale. Almeno il 50% delle vittime lo abbiamo perché la gente non sa come comportarsi in caso di un’emergenza”.
 
“Una Carta per l’Italia per un Paese moderno con una figura professionale moderna quale è quella del geologo. Il pacchetto delle proposte spazia dalla risorsa acqua allebonifiche dei suoli o ancora dal rischio sismico al geoturismo, dall’energia allaprofessione, dal rischio idrogeologico a tutti i temi riguardanti la pianificazione del territorio” - ha concluso Peduto.
 

Ministro dell’Ambiente: ‘senza sicurezza del territorio non può esserci crescita’

“Serve lavorare su ciò che è mancato drammaticamente per decenni: una vera cultura della prevenzione e della cura verso il territorio. Di quel disinteresse ora ne stiamo pagando gli effetti più gravi, visti gli eventi estremi che si abbattono ininterrottamente sul suolo nazionale  mettendone a nudo le fragilità strutturali”.
 
Lo ha dichiarato ieri il Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, in un’intervista  rilasciata alla Rivista del Consiglio Nazionale dei Geologi, nel corso del Congresso.
 
“Ci sarà sempre più bisogno di uno studio scientifico della terra e delle sue complessità. Il lavoro del geologo può essere la professione del futuro - ha proseguito il Ministro - nell’ambito di quella filiera virtuosa della ‘green economy’ che già rappresenta una realtà occupazionale per tanti giovani ma sarà sempre di più lo sbocco lavorativo di molti ragazzi. L’economia del futuro sarà tutta ambientale e verde, per cui le opportunità - se saremo coerenti con gli impegni di Parigi e dei consessi europei - andranno moltiplicandosi”.
 

Il geologo nelle scuole

“È certamente bella l’idea di un geologo che spieghi ai ragazzi - ha continuato Galletti - con parole semplici ed esempi concreti, i problemi del nostro territorio e cosa fare per prendersene cura.  L’educazione ambientale è la grande sfida culturale di questo governo e del Ministero che presiedo: sono nate le linee guida con il contributo del Formez e con la Buona Scuola abbiamo ribadito la centralità e la trasversalità delle materie ambientali tra i banchi di scuola, che sempre più dovranno essere rese strutturali nei programmi scolastici e non lasciate alla sensibilità dei singoli insegnanti. È giusto e direi anche necessario che all’insegnamento didattico si affianchi la ‘pratica’ sul campo: gli studenti visitino gli impianti del riciclo e i parchi nazionali, ma li si porti anche su quel territorio complesso dove i geologi lavorano ogni giorno. Dobbiamo spiegare loro che molto, da cittadini di oggi e soprattutto di domani, possono fare per ridurre i rischi”.
 

Il Governo al fianco dei geologi

“Il governo è al fianco dei geologi. Ed è anche una questione di cultura: perché la scienza deve sostituire l’emotività, la risposta tecnica ai problemi deve superare gli approcci allarmistici. Solo cosi potremo evitare tragedie ed adattare il Paese prima e meglio ai cambiamenti in atto - ha concluso Galletti - ricavandone anche nuove opportunità. Perché senza sicurezza del territorio non ci può essere crescita, non possono esserci investimenti: per questo dal congresso di Napoli mi aspetto un nuovo contributo di idee e di proposte da parte dei geologi, chiamati ad essere tra i protagonisti del rilancio del sistema Paese”.
 
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mercoledì 27 aprile 2016

Climate Report: l’Italia ha bisogno di una nuova strategia energetica nazionale

di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2016/04/risparmio-energetico/climate-report-l-italia-ha-bisogno-di-una-nuova-strategia-energetica-nazionale_51593_27.html

Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali

28/04/2016 – In Italia per l’attuazione dell’Accordo di Parigi è necessaria una nuova Strategia Energetica Nazionale capace di rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali ad alta efficacia, a cominciare del parco edilizio pubblico.
 
Questo uno degli aspetti evidenziati dal Climate Report, elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato da Edo Ronchi nel corso del convegno ‘La green economy italiana dopo l’Accordo di Parigi’ del 27 aprile scorso, in cui sono stati esplicitati i dati e le analisi sulle implicazioni a livello internazionale, europeo e italiano dell’Accordo per il clima raggiunto alla COP 21 di Parigi.
 

Efficienza energetica: i dati dell’Italia

Secondo quanto messo in evidenza dal rapporto per attuare l’Accordo di Parigi l’Italia deve definire una nuova Strategia Energetica Nazionale con obiettivi al 2030. 
 
La necessità di una nuova strategia è chiaramente evidenziata dal fatto che in Italia nel 2015, dopo anni di calo (-20% al 2014 rispetto al 1990), le emissioni di gas serra sono aumentate di circa il 2,5%. L’incremento è dovuto a molteplici cause tra cui il calo del prezzo del petrolio e del gas, l’aumento dei consumi energetici e il rallentamento delle politiche di efficienza energetica.
 
Il report fa notare come tra il 2005 e il 2012 l’Italia, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, abbia realizzato ottimi risultati (sia pure con incentivi significativi), aumentando dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, facendo meglio della media europea e collocandosi fra i leader mondiali.
 
Ma nell’ultimo triennio, il quadro è notevolmente peggiorato: le rinnovabili sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2% all’anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con questo passo l’Italia, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi.
 

Efficienza energetica: obiettivi e nuove strategie

Il Rapporto indica anche le politiche e le misure necessarie per attuare l’Accordo di Parigi. Per prima cosa l’Italia dovrebbe rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali ad alta efficacia, a cominciare dallariqualificazione totale dell'edificio, varando un piano nazionale di riqualificazione del parco edilizio pubblico.
 
Inoltre dovrebbe avviare una riforma della fiscalità in chiave ecologica introducendo una carbon tax e un processo di riallocazione degli incentivi ambientalmente dannosi senza aumentare il carico fiscale complessivo e riducendo la tassazione sulle imprese e sul lavoro.

Introdurre un sistema di carbon pricing, riconoscendo i costi effettivi dei combustibili fossili e consentendo, così, di incentivare le fonti rinnovabili senza pesare sulle bollette.
 
Infine dovrebbe mettere in atto politiche efficaci e concrete per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, dando priorità di intervento alle aree urbane e sostenere l’innovazione e la ricerca orientata alla green economy.
 

Efficienza energetica: i commenti

L’architetto Patrizia Colletta, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia e presidente del Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica” OAR ha commentato positivamente gli obiettivi messi in luce nel Climate Report; ha infatti dichiarato: “La città e il patrimonio edilizio rappresentano un grande peso e una grande scommessa per i cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni: sono sistemi energivori complessi e su essi si concentrano tutti gli sforzi e i processi di condivisione delle strategie  basate sull’innovazione delle politiche territoriali, sui temi  dellariconversione, della riqualificazione energetica e della rigenerazione ecologica”. 
 
“Il nuovo ciclo edilizio in Italia, dovrà essere “gestito” per innovare la filiera della progettazione, della costruzione e della gestione immobiliare, sostituendo un mercato obsoleto verso la riqualificazione energetica e urbanistica. Gli elementi principali di questo nuovo ciclo edilizio si possono sintetizzare in 3 punti: 1) riqualificazione energetica e rigenerazione urbana,  data l’impossibilità di consumare ulteriore territorio; 2) ampliamento della competizione internazionale delle imprese edilizia ma anche del management progettuale e gestionale che dovrà essere messo a confronto con standard progettuali e realizzativi europei ed extraeuropei; 3) innovazione tecnologica e la spinta verso il “green building” che deve enfatizzare il ruolo della conoscenza”.
 
“Per affrontare questa sfida dovrà esistere in futuro un nuovo architetto che abbia la coscienza di appartenere a questa nuova filiera decisionale, che sappia governare i processi della professione e del ciclo economico basata su sostenibilità ambientale, efficienza energetica, innovazione tecnologica e domotica, consumo zero delle risorse non rinnovabili, riuso e riciclo, innovative forme di partenariato pubblico-privato, questi sono gli elementi per costruire il grande cantiere del futuro” ha concluso l’architetto Colletta. 
 
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Bonifica dell’amianto sui capannoni, in arrivo il decreto che stanzierà 17 milioni

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2016/04/normativa/bonifica-dell-amianto-sui-capannoni-in-arrivo-il-decreto-che-stanzier%C3%A0-17-milioni_51579_15.html

Gli interventi di bonifica di importo maggiore di 20 mila euro e fino a 400mila euro potranno accedere a un credito di imposta del 50%

28/04/2016 – Sta per vedere la luce il decreto sul credito di imposta per la bonifica dei capannoni dall’amianto. Nei giorni scorsi il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, rispondendo a un question time del deputato Pd Enrico Borghi alla Camera, ha annunciato che il testo è pronto. Il decreto è stato esaminato anche dal Ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate e potrebbe essere presto approvato.
 
La misura, lo ricordiamo, è stata introdotta dal Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità per il 2014 (Legge 221/2015). La norma prevede che la materia sia regolata con un decreto del Ministero dell’Ambiente entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore (2 febbraio 2016), quindi entro il 2 maggio 2016. I lavori sembrano quindi a buon punto.
 

Credito d’imposta per la rimozione dell’amianto

È riconosciuto un credito di imposta del 50% alle imprese che nel 2016 bonificano dall’amianto i propri capannoni.
 
La spesa sostenuta per la rimozione dell’amianto deve essere maggiore di 20mila euroe non superare i 400 mila euro.

Il credito di imposta può essere usato solo in compensazione di imposte, contributi dovuti all'INPS, altre somme a favore dello Stato, delle Regioni e degli enti previdenziali, come previsto dall’articolo 17 del D.lgs. 241/1997.

Il credito è ripartito e utilizzato in tre quote annuali di pari importo e indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta di riconoscimento del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta successivi nei quali il credito è utilizzato. La prima quota annuale è utilizzabile a decorrere dal 1° gennaio del periodo di imposta successivo a quello in cui sono stati effettuati gli interventi di bonifica.
 
Il credito di imposta non concorre alla formazione del reddito né della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive (Irap).
 
Il limite di spesa complessivo della misura è di 17 milioni di euro, cioè 5,667 milioniper ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019.
 
Le domande dovranno essere presentate online attraverso una apposita piattaforma informatica predisposta dal Ministero che sarà disponibile dopo la pubblicazione del decreto.
 
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martedì 26 aprile 2016

Impianti geotermici, Lazio e Piemonte regolano installazione e utilizzo

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2016/04/normativa/impianti-geotermici-lazio-e-piemonte-regolano-installazione-e-utilizzo_51575_15.html

Il Lazio istituisce il registro dei piccoli impianti, il Piemonte detta linee guida tecniche in attesa delle norme nazionali

27/04/2016 – Utilizzo delle risorse geotermiche per promuovere l’efficienza energetica degli impianti. È la soluzione su cui stanno puntando alcune Regioni con l’adozione di norme in  grado di indirizzare gli operatori.
 
Nel Lazio, la Legge regionale 3/2016, entrata in vigore nei giorni scorsi, sostiene l’uso delle risorse geotermiche a bassa entalpia e l’installazione di impianti di produzione di calore e raffrescamento da risorsa geotermica.
 
La norma regola le piccole utilizzazioni locali di calore geotermico. Si tratta di quelle definite dall’articolo 10 del Decreto Legislativo 22/2010, cioè che consentono la realizzazione di impianti di potenza inferiore a 2 MW termici e che sono ottenute tramite l’esecuzione di pozzi di profondità fino a 400 metri per ricerca, estrazione e utilizzazione di acque calde e fluidi geotermici, comprese le acque calde sgorganti da sorgenti per potenza termica complessiva non superiore a 2000 kW termici.
 
La legge annuncia anche la predisposizione di incentivi nell’ambito della programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari e istituisce il Registro regionale degli impianti geotermici, cui devono registrarsi tutti i proprietari dei piccoli impianti. Sono inoltre stabiliti dei divieti all’installazione degli impianti geotermici nelle aree di rispetto delle risorse idropotabili, aree critiche per i prelievi idrici, aree sottoposte a vincoli relativi al rischio di dissesto e zone dove si riscontra presenza di gas radon con livelli superiori a 300 becquerel per metro cubo.
 
In Piemonte, con il Decreto dirigenziale 66/2016 sono state dettate le linee guida regionali per l’installazione e la gestione delle sonde geotermiche.
 
Le linee guida differenziano i piccoli impianti e i grandi impianti. Appartengono ai primi quelli con potenza termica o frigorifera utile inferiore o uguale a 30 kW, mentre nei secondi rientrano con potenza termica o frigorifera utile superiore a 50 kW. Sono comunque equiparati ai grandi impianti tutti gli impianti che necessitano di più di 10 sonde geotermiche verticali anche se di potenza termica o frigorifera utile inferiore a 50 kW.
 
Le linee guida colmano, dal punto di vista tecnico, il vuoto legislativo creato dal D.lgs. 28/2011 in base al quale, entro 3 mesi dalla sua entrata in vigore, doveva essere approvato un decreto ministeriale per regolare la posa in opera delle sonde geotermiche e i casi in cui poter usare le procedure abilitative semplificate.
 
L’adozione delle linee guida, si legge nell’introduzione, è stata inoltre dettata dalla carenza di una specifica normativa per quanto riguarda gli impianti a circuito chiusoa fronte di un sempre più elevato numero di installazioni che rendono necessarie precauzioni ambientali riguardo profondità e modalità di perforazione delle sonde, al fine di garantire il rispetto della normativa regionale in materia di protezione delle acque sotterranee.
 
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Consumo di suolo, il disegno di legge non piace ai Comuni

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2016/04/normativa/consumo-di-suolo-il-disegno-di-legge-non-piace-ai-comuni_51566_15.html

Anci: iter troppo complesso che costringerà gli Enti locali a revisionare la pianificazione urbanistica col rischio di blocco delle attività

27/04/2016 – È iniziata ieri alla Camera tra le polemiche la discussione del disegno di legge sul consumo di suolo. Dopo i via libera ricevuti dalle Commissioni parlamentari (l’ultimo in Commissione Agricoltura e Ambiente della Camera) l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) ha formulato una serie di critiche che mirano a rivedere alcune parti del testo.
 
A preoccupare i Comuni è la complessità dell’iter procedimentale per individuare le quote di suolo consumabili, che rischia di essere un onere elevato, la definizione disuperficie agricola, che potrebbe innescare processi di trasformazione improvvisi, e una inadeguata fase transitoria, giudicata “non sufficiente ad evitare il potenziale e progressivo blocco dell'attività”.
 

Iter complesso per la riduzione del consumo di suolo

Il disegno di legge prevede che un decreto ministeriale, da adottare dopo l’entrata in vigore della legge, definisca la riduzione progressiva vincolante, in termini quantitativi, di consumo del suolo a livello nazionale. Si tratta, sostiene l’Anci, di un “iter complesso che costringerà i Comuni a revisionare la propria pianificazione urbanistica, almeno per quella parte degli strumenti di pianificazione attinente alle aree ora destinate all’espansione”.
 
Secondo l’Anci questa revisione “rischia di diventare un oneroso processo amministrativo senza fine visto che le Regioni, ogni 5 anni, dovranno disporre la riduzione del consumo del suolo determinando i criteri e le modalità da rispettare nella pianificazione urbanistica di livello comunale”. Ma non solo, perché diventerà più complicato anche localizzare le nuove opere pubbliche che comportano l''utilizzo di suolo non edificato. Per la loro realizzazione si dovrà infatti attestare che non ci sono alternative al consumo di nuovo suolo.
 
“Per i Comuni – suggerisce l’Anci - occorre individuare una procedura semplificata, per esempio proponendo di ridurre progressivamente la quota percentuale delle zone di nuova urbanizzazione rispetto a quelle già edificate, favorendo contemporaneamente la rigenerazione urbana”.
 

Consumo di suolo e definizione di superficie agricola

Secondo l’associazione dei Comuni resta problematica la definizione di superficie agricola, in cui sono compresi non solo i terreni definiti come tali dallo strumento urbanistico, ma anche le altre superfici non impermeabilizzate alla data di entrata della legge.
 
Questo, secondo l’Anci, potrebbe portare a processi di trasformazione improvvisi, nonché irregolari. Per questo i Comuni chiedono che siano considerate “agricole” solo le aree per cui lo strumento urbanistico riconosce questa funzione.
 

Fase transitoria inadeguata per il consumo di suolo

In base al ddl, fino all’adozione delle misure per la riduzione del consumo di suolo da parte delle Regioni, e comunque non oltre il termine di tre anni dall’entrata in vigore della legge, non è consentito il consumo di suolo tranne che per i lavori e le opere inseriti negli strumenti di programmazione delle amministrazioni aggiudicatrici e per leopere prioritarie.
 
L’Anci lamenta che in questo modo si rischia il blocco delle attività e che sarebbe opportuno prevedere una fase transitoria per garantire il passaggio dall’attuale sistema di pianificazione a quello basato sul limitato consumo di suolo.
 
È infine necessaria, conclude l’Anci, una norma di raccordo tra quella statale e le diverse disposizioni regionali, che nel tempo possono aver introdotto regole diverse per limitare il consumo di suolo. Questo crea una situazione frastagliata e incerta, ma può dare luogo anche a contenziosi tra Stato e Regioni, soprattutto in un periodo in cui il governo del territorio è tornato ad essere una competenza legislativa esclusiva dello Stato.
 
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Geologi: ‘solo 8 Regioni hanno un Piano di Protezione Civile aggiornato’

di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/04/ambiente/geologi-solo-8-regioni-hanno-un-piano-di-protezione-civile-aggiornato_51560_52.html

Da domani al 30 aprile a Napoli il primo Congresso Nazionale dei Geologi italiani

27/04/2016 - “Negli ultimi due secoli i terremoti hanno causato 150 mila vittime e provocato la distruzione di parte del patrimonio storico ed artistico del nostro Paese. Quest’anno ricorre il 40° anniversario del catastrofico terremoto del Friuli, che rase al suolo interi centri abitati provocando quasi mille vittime, ed il 50° dell’alluvione di Firenze che causò ingenti danni, mettendo a rischio l’inestimabile patrimonio artistico e culturale del Capoluogo toscano. Dobbiamo agire prima”.
 
Lo ha affermato Adriana Cavaglià, Coordinatore della Commissione Protezione Civile del Consiglio Nazionale dei Geologi, che espone dati molto interessanti alla vigilia del primo Congresso Nazionale dei Geologi, in programma a Napoli dal 28 al 30 Aprile.
 

I Piani di Emergenza in Italia

“La Legge 225/1992 (successivamente modificata dalla Legge 100/2012) ha introdotto per la prima volta l’obbligo per i Comuni di dotarsi di adeguata pianificazione di emergenza - ha proseguito Cavaglià - che recepisce le attività di previsione e prevenzione, e rappresenta la risposta dell’Ente Locale ad una situazione di emergenza. In tale contesto risulta fondamentale, in fase di redazione del Piano, l’individuazione degli scenari reali di rischio e delle procedure operative di intervento”.

“La ricognizione avviata dal Dipartimento della Protezione Civile - ha aggiunto Cavaglià - per conoscere quanti e quali Comuni italiani hanno un Piano di Emergenza (P.E.C.), sulla base dei dati forniti dalle Regioni e dalle Province Autonome, evidenzia la seguente situazione aggiornata al 18 settembre 2015: su 7.954 Comuni delle 20 Regioni, ben 6.159 dispongono di un Piano di Emergenza, corrispondente al 77% del totale considerato; si evince che il 23% dei Comuni italiani è sprovvisti di P.E.C. e quindi, di fatto, non in grado di gestire una qualsiasi forma di emergenza”.
 
In altre parole, “solo 8 Regioni (pari al 40%) dispongono di un Piano di Protezione Civile Regionale più o meno aggiornato ed adeguato alle normative vigenti. Ma quanti di questi Piani di Emergenza sono realmente aggiornati e quanti sono rappresentativi delle reali criticità esistenti sul territorio come scenari di pericolosità naturali? Inoltre, vengono individuate le specifiche competenze professionali per la redazione dei Piani? E quanti cittadini ne sono a conoscenza, ancor più dei contenuti?”.
 

La proposta: inserire il Geologo nella Pianificazione dell’Emergenza

“Una delle nostre proposte rivolte al Governo è che venga inserita la figura professionale del Geologo nella Pianificazione dell’Emergenza. Inoltre, quanti di questi Piani prevedono un modello d’intervento con un Presidio Territoriale di tipo tecnico con l’utilizzo di professionisti iscritti ai rispettivi Albi, e quanti hanno definito cos’è un Presidio Territoriale e qual è il protocollo di azione del Presidio?”.
 
Nasce poi un’ulteriore domanda: Gli Ordini professionali concorrono a tutte le attività di protezione civile o sono solo una risorsa a cui attingere in emergenza, facendo leva su aspetti emozionali? “I geologi si distinguono da altri professionisti per una peculiarità - ha affermato Marina Fabbri, Vice Presidente Geologi Lazio e Coordinatrice della Commissione organizzatrice del Congresso di Napoli - ovvero hanno la capacità di leggere ed interpretare il territorio e, attraverso le forme, riescono a comprenderne l’evoluzione morfologica ed i conseguenti rischi naturali che ne conseguono.
 
E questa peculiarità dovrebbe rendere unica la figura professionale del geologo perl’individuazione degli ‘scenari di rischio’ nella Pianificazione di Emergenza, nonché per la definizione di un potenziale quadro evolutivo degli stessi. Ad oggi non esiste nessuna norma che disciplina quali sono le professionalità imprescindibili per la stesura dei Piani e riteniamo che questa sia una grave carenza normativa.
 

La richiesta: corrette politiche di governo del territorio

A tutte queste domande oggi i geologi chiedono risposte chiare, con leggi ordinarie e con una programmazione che garantisca una continuità di azioni e risorse, partendo da una modifica di norme esistenti. Solo corrette politiche di governo del territorio -sostengono - possono garantire una adeguata salvaguardia della popolazione attribuendo, nel contempo, un giusto valore alla ‘conoscenza geologica’, di fondamentale importanza sia per la comprensione dei processi di evoluzione del territorio sia per la valutazione dei loro effetti nel tempo. Auspicabile sarebbe inoltre un’intesa tra Ordini Professionali e Regioni, finalizzata anche a definire ‘protocolli di Presidio’ dove indicare le procedure da seguire e modelli di intervento efficaci”.
 
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lunedì 25 aprile 2016

Condono edilizio: 21,7 miliardi di euro ancora da incassare

di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/04/normativa/condono-edilizio-217-miliardi-di-euro-ancora-da-incassare_51550_15.html

Rapporto del Centro Studi Sogeea: le quasi 5 milioni e mezzo di pratiche inevase valgono 1,4 punti di PIL

26/04/2016 - A oltre trent’anni dalla prima legge sul condono edilizio, la 47/1985 varata dal Governo presieduto da Bettino Craxi, in Italia rimangono ancora 5.392.716 domande da evadere: si tratta di poco più di un terzo rispetto al totale di quelle presentate, che ammonta a 15.431.707.
 
Lo dice il Rapporto del Centro Studi Sogeea - redatto con i dati dei capoluoghi di provincia, dei Comuni con popolazione oltre i 20.000 abitanti e di un campione ponderato e rappresentativo del 10% di quelli con popolazione sotto tale cifra - illustrato venerdì scorso in Senato in occasione del convegno ‘Trent’anni di condono edilizio in Italia: criticità, prospettive e opportunità’.
 
“Si può stimare che i mancati introiti per le casse del nostro Paese siano pari a 21,7 miliardi di euro - ha spiegato nella sua analisi Sandro Simoncini, direttore scientifico del Centro Studi e presidente di Sogeea -. Il dato si ottiene sommando quanto non incassato per oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria e segreteria, sanzioni da danno ambientale. Per dare un’idea più precisa dell’entità di tale cifra si possono fare alcune proporzioni: stiamo parlando di denaro equivalente a circa 1,4 punti del Prodotto Interno Lordo italiano oppure pari a due terzi della legge di stabilità 2015 o ancora in linea con il Pil di una nazione come l’Estonia”.
 

I dati città per città

Entrando nel dettaglio delle singole realtà territoriali, Roma è in testa alla graduatoria sia delle istanze presentate sia delle pratiche ancora da terminare: in totale le domande nella Capitale sono 599.793; seguono Milano (138.550), Firenze (92.465), Venezia(89.000), Napoli (85.495), Torino (84.926), Bologna (62.393), Palermo (60.485), Genova (48.677) e Livorno (45.344).
 
Sul fronte del numero delle istanze ancora da evadere, invece, Roma ne ha 213.185, vale a dire quasi quattro volte Palermo (55.459). Sul gradino più basso del podio troviamo Napoli (45.763), che si attesta davanti a Bologna (42.184). Più staccate Milano (25.384), Livorno (23.368), Arezzo (22.781), Pescara (20.984), Catania (20.249) e Fiumicino (20.055), unico Comune non capoluogo di provincia ad entrare nelle prime dieci posizioni.
 
Solo lo 0,9% dei Comuni del nostro Paese non è stato interessato dalle richieste di sanatoria di abusi edilizi.
 
Ferrara si guadagna invece il titolo di città più virtuosa nella gestione delle domande di condono edilizio, avendo evaso tutte e 30.800 le istanze presentate dai suoi cittadini: il Centro Studi Sogeea ha conferito alla città emiliana il Premio Venti Nodi per l’efficace gestione delle pratiche.
 
Ma è l’Emilia-Romagna nel suo complesso ad avere lavorato ottimamente su tale fronte, visto che subito dopo troviamo altre due città di questa regione: Ravenna (seconda con 25.740 domande, tutte concluse) e Imola (quarta con le sue 7.344 istanze chiuse). Terza piazza per Chioggia, che ha portato a termine l’esame delle 12.730 pratiche arrivate presso gli uffici comunali.
 

I mancati introiti per l'erario

Analizzando ciascuna voce presa in considerazione, Sogeea ha rilevato i seguenti mancati introiti: 10,3 miliardi di euro di oblazioni (cifra da ripartire a metà fra Stato e Comuni e a cui vanno aggiunti 160 milioni di euro alle Regioni in base alla Legge 326/03); 6,7 miliardi di euro di oneri concessori; 1,5 miliardi di euro di diritti di segreteria; 2,1 miliardi di euro di diritti di istruttoria; 1,1 miliardi di euro di risarcimenti per danno ambientale. Anche in questo caso,  a livello di Comuni la graduatoria è nettamente capeggiata da Roma: la Capitale vanta circa 800 milioni di euro di euro di mancate riscossioni.
 
Si possono aggiungere - prosegue Sogeea - altre voci che vanno a incrementare ulteriormente una cifra già di per sé ragguardevole. Si può ipotizzare che circa il 30%delle quasi 5 milioni e mezzo di domande ancora da istruire darebbe luogo a un adeguamento della rendita catastale dei relativi immobili. Per i Comuni ne conseguirebbe un consistente aumento degli introiti derivanti ad esempio dalla tassazione riguardante Imu e Tasi.
 

Le opportunità per i professionisti

Non solo. Si innescherebbe un meccanismo virtuoso anche per i professionisti: gli studi di ingegneri, architetti e geometri si troverebbero di fronte a una mole di lavoro quantificabile in altri 11 miliardi di euro+IVA, con lo Stato che di conseguenza potrebbe contare su un ulteriore gettito di circa 2 miliardi di euro. E ancora. Si può stimare che per circa 540.000 immobili che devono ricevere la concessione edilizia in sanatoria verrebbe presentata domanda per rientrare nel cosiddetto Piano Casa: ne conseguirebbero altri 1,3 miliardi di euro di oneri concessori e un ulteriore notevole indotto per i professionisti del settore.
 

Le opportunità per i Comuni

“Portare a termine la lavorazione delle domande di condono ancora inevase e incassare le spettanze rappresenterebbe per i Comuni una preziosissima fonte finanziaria - ha sottolineato Simoncini -. Considerando la consistenza dei tagli lamentata spesso dagli enti locali nei trasferimenti di denaro da parte di Stato e Regioni, le notevoli cifre di cui si è parlato potrebbero essere restituite ai cittadini sotto forma di servizi o, ancora meglio, impiegate per la messa in sicurezza del territorio.
 
Lo stretto rapporto esistente, ad esempio, tra abusivismo edilizio e dissesto idrogeologico è di tutta evidenza ed è drammaticamente testimoniato da quanto accade in vaste zone del nostro Paese con cadenze sempre più preoccupanti. Quasi il 90% dei Comuni italiani è a elevato rischio di frane e alluvioni e addirittura 7 Regioni e 51 Province presentano un territorio a totale pericolosità idraulica. Ben 7 milioni di persone potrebbero trovarsi da un momento all’altro in condizioni di estrema insicurezza a fronte di fenomeni meteorologici di intensità leggermente superiore al normale.
 
Va da sé la necessità di arrestare la cementificazione selvaggia del territorio e inasprire i vincoli paesaggistici e ambientali, ma concludere l’iter delle pratiche di condono consentirebbe anche di avviare una seria campagna di demolizioni di ciò che è stato costruito in spregio delle leggi e del buon senso. E ancora. Il denaro incassato permetterebbe ai Comuni di realizzare interventi che in certi territori possono cambiare totalmente le prospettive di vita di migliaia di cittadini: argini per fiumi e torrenti, canali di scolo per la pioggia, impianti idrovori, consolidamento della piantumazione”.
 
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sabato 23 aprile 2016

Latina Lido Stabilimenti, sigilli per le ultime quattro strutture

Tutte le attività sono state definitivamente chiuse. Questa mattina le operazioni della Forestale
Kusi, Sandalo, Lido dei Laghi, Tortuga. Questi gli ultimi quattro stabilimenti che questa mattina hanno ricevuto la visita del Nucleo Investigativo del Corpo Forestale dello Stato, che ha definitivamente apposto i sigilli alle strutture, sancendo la chiusura di tutte le attività in oggetto sul lungomare di Latina, eseguendo i provvedimenti richiesti dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano e le ordinanze emesse dai gip Laura Matilde Campoli e Mara Mattioli.
Sembra essersi concluso così il contenzioso tra i gestori degli stabilimenti, il Comune di Latina e la Procura della Repubblica, dato che le strutture, che dovevano essere smantellate entro il mese di ottobre 2015, erano ancora fisse sulla spiaggia. Tutto fino al mese di marzo, quando una volta concluse le indagini della Forestale erano state emesse nove informative di reato (inviate dalla Procura) per occupazione abusiva del pubblico demanio marittimo. http://www.latinaoggi.eu/gallery/news/17531/Stabilimenti--sigilli-per-le-ultime-quattro-strutture.html

Terracina Lottizzazione abusiva, scatta il sequestro

La struttura in costruzione non rispetta la distanza minima dalla costa, quattro persone denunciate
Sequestro del Nipaf a Terracina. Sigilli a una bifamiliare di due piani in corso di costruzione. Il Pm Miliano contesta il reato di lottizzazione abusiva e il mancato rispetto della distanza di 300 mt dalla costa. Quattro le persone denunciate, tra cui i due proprietari, il progettista e il direttore dei lavori. Il sequestro è stato già convalidato dal gip Campoli http://www.latinaoggi.eu/news/news/17532/Lottizzazione-abusiva--scatta-il-sequestro.html