CdS: sapere con certezza il periodo in cui sono stati realizzati gli interventi è fondamentale per capire se è possibile ottenere la sanatoria
06/10/2015 – È il privato che deve dimostrare quando sono stati ultimati i lavori sul suo immobile. Così il Consiglio di Stato con la sentenza 3666/2015.Poter dimostrare con certezza il periodo in cui è stato realizzato un intervento abusivo è fondamentale per capire se ci può essere una sanatoria. Nel caso preso in esame, un locale cantina era stato trasformato in abitazione composta da cucina, una camera, un locale bagno e ingresso. Al primo piano era stata realizzata una camera mediante la chiusura in muratura di un pergolato.
I due piani erano stati collegati tramite una scala interna. I lavori erano stati successivamente condonati. Per poter usufruire del secondo Condono edilizio (Legge 724/1994), il proprietario aveva dichiarato che erano stati conclusi prima del 31 dicembre 1993. In un secondo momento il proprietario aveva chiesto il permesso insanatoria per altri lavori che in base alle sue dichiarazioni erano stati realizzati successivamente.
Dalla documentazione fotografica presentata erano però emersi degli elementi contrastanti. Si evinceva, infatti, che i lavori già condonati non erano terminati entro la fine del 1993, ma erano ancora in corso nel momento in cui si stavano realizzando gli interventi successivi. Il Comune aveva quindi annullato la sanatoria e imposto di rimuovere gli abusi entro novanta giorni.
I ricorsi del proprietario sono stati respinti, Il CdS ha infatti spiegato che l'onere della prova dell’ultimazione delle opere edilizie ricade sul privato. Dato che in questi casi non sono ammesse autocertificazioni, senza elementi certi, in grado di confutare qualunque dubbio, l’Amministrazione può negare la sanatoria.
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