Architetti: 'è finito il tempo dell'abusivismo', Realacci: l’impugnativa è la giusta risposta del Governo
Cosa prevede la legge regionaleLa norma impugnata, con una modifica alla Legge Regionale 10/2004, sposta da dicembre 2006 al 31 dicembre 2015 il termine entro cui le Amministrazioni locali devono pronunciarsi sulle domande di regolarizzazione, cercando quindi di far riaprire le pratiche dei condoni del 1985 e 1994 che non sono mai state esaminate per mancanza di tempo.
Per velocizzare il rilascio dei pareri sulle istanze di semplificazione, la legge regionale prevede che nelle zone sottoposte a vincoli che non comportano l’inedificabilità assoluta, il titolo edilizio in sanatoria possa essere rilasciato senza il consenso delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo. La sanatoria viene invece esclusa nelle zone ad inedificabilità assoluta se il vincolo è stato imposto prima della realizzazione dell’opera da condonare. Allo stesso tempo, sono consentiti gli interventi per l’adeguamento antisismico e l’efficientamento energetico degli immobili nella zona rossa del Vesuvio.
Perché è stata impugnata
Secondo il Consiglio dei ministri, le disposizioni in materia di condono edilizio contrastano con i principi fondamentalidella legislazione statale in materia di governo del territorio. In sostanza, è stato affermato che la legge regionale vìola l’articolo 117 della Costituzione perché invade le competenze esclusive statali in materia di tutela dell’ambiente.
Ricordiamo che nei giorni scorsi l’impugnativa era statarichiesta dal Ministro dell’Ambiente secondo il quale la norma, consentendo le sanatorie anche in zone a rischio idraulico, si poneva in contrasto con le prescrizioni più restrittive e vincolanti previste dagli atti di pianificazione di bacino.
I commenti
Positiva la reazione del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (CNAPPC), che ha commentato l’impugnativa con un “è finito il tempo dell’abusivismo così come l’epoca dei condoni”. Secondo gli architetti italiani, ora il Paese ha bisogno di essere messo in sicurezza con una visione complessiva di riqualificazione del territorio, strategie compatibili dal punto di vista sociale, paesistico e ambientale e progetti di sviluppo non invasivi.
Secondo il Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, l’impugnativa è la giusta risposta del Governo all’ennesimo tentativo di sanatoria. Realacci ha affermato che il solo effetto annuncio dei condoni fa lievitare il cemento abusivo, tanto da aver generato, nel 2003, 40 mila nuove case illegali. L’abusivismo, ha sottolineato Realacci, “alimenta una vera e propria filiera del cemento illegale, non a caso l’81% dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose in Campania dal 1991 a oggi vede tra le motivazioni un diffuso abusivismo edilizio, speculazioni immobiliari e pratiche di demolizione inevase”. Citando i dati di Legambiente, Realacci ha infine ricordato che con 838 reati accertati (oltre il 15% del totale nazionale), 952 persone denunciate e 300 sequestri la Campania guida la classifica nazionale dei reati legati al ciclo del cemento.
Per chiudere la vicenda della riapertura dei condoni bisognerà ora attendere la pronuncia della Corte Costituzionale.
Cosa prevede la legge regionale
La norma impugnata, con una modifica alla Legge Regionale 10/2004, sposta da dicembre 2006 al 31 dicembre 2015 il termine entro cui le Amministrazioni locali devono pronunciarsi sulle domande di regolarizzazione, cercando quindi di far riaprire le pratiche dei condoni del 1985 e 1994 che non sono mai state esaminate per mancanza di tempo.
Per velocizzare il rilascio dei pareri sulle istanze di semplificazione, la legge regionale prevede che nelle zone sottoposte a vincoli che non comportano l’inedificabilità assoluta, il titolo edilizio in sanatoria possa essere rilasciato senza il consenso delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo. La sanatoria viene invece esclusa nelle zone ad inedificabilità assoluta se il vincolo è stato imposto prima della realizzazione dell’opera da condonare. Allo stesso tempo, sono consentiti gli interventi per l’adeguamento antisismico e l’efficientamento energetico degli immobili nella zona rossa del Vesuvio.
Perché è stata impugnata
Secondo il Consiglio dei ministri, le disposizioni in materia di condono edilizio contrastano con i principi fondamentalidella legislazione statale in materia di governo del territorio. In sostanza, è stato affermato che la legge regionale vìola l’articolo 117 della Costituzione perché invade le competenze esclusive statali in materia di tutela dell’ambiente.
Ricordiamo che nei giorni scorsi l’impugnativa era statarichiesta dal Ministro dell’Ambiente secondo il quale la norma, consentendo le sanatorie anche in zone a rischio idraulico, si poneva in contrasto con le prescrizioni più restrittive e vincolanti previste dagli atti di pianificazione di bacino.
I commenti
Positiva la reazione del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (CNAPPC), che ha commentato l’impugnativa con un “è finito il tempo dell’abusivismo così come l’epoca dei condoni”. Secondo gli architetti italiani, ora il Paese ha bisogno di essere messo in sicurezza con una visione complessiva di riqualificazione del territorio, strategie compatibili dal punto di vista sociale, paesistico e ambientale e progetti di sviluppo non invasivi.
Secondo il Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, l’impugnativa è la giusta risposta del Governo all’ennesimo tentativo di sanatoria. Realacci ha affermato che il solo effetto annuncio dei condoni fa lievitare il cemento abusivo, tanto da aver generato, nel 2003, 40 mila nuove case illegali. L’abusivismo, ha sottolineato Realacci, “alimenta una vera e propria filiera del cemento illegale, non a caso l’81% dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose in Campania dal 1991 a oggi vede tra le motivazioni un diffuso abusivismo edilizio, speculazioni immobiliari e pratiche di demolizione inevase”. Citando i dati di Legambiente, Realacci ha infine ricordato che con 838 reati accertati (oltre il 15% del totale nazionale), 952 persone denunciate e 300 sequestri la Campania guida la classifica nazionale dei reati legati al ciclo del cemento.
Per chiudere la vicenda della riapertura dei condoni bisognerà ora attendere la pronuncia della Corte Costituzionale.
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