Secondo il nuovo pacchetto UE, il 27% dell’energia dovrà provenire da rinnovabili
27/10/2014 - Innalzamento al 27% della quota di energia da fonti rinnovabili sulla produzione totale, 27% di incremento dell’efficienza energetica a livello europeo, riduzione delle emissioni di CO2 del 40% rispetto ai livelli del 1999. Tutto questo entro il 2030.Lo ha deciso il Consiglio Europeo nella seduta di giovedì scorso. “Buone notizie per il clima, per la salute dei cittadini, per i lavori sostenibili e per i colloqui in vista di Parigi 2015” - ha scritto su Twitter il Presidente del Consiglio EuropeoHerman Van Rompuy.
Sul fronte dell’interconnessione delle reti è stata trovata un’intesa per arrivare a una quota del 15% entro il 2030 e del 10% entro il 2020.
A questo scopo, Van Rompuy ha precisato che l’Ue si è impegnata a studiare tutte le possibili forme di sostegno, anche finanziario, ai progetti che siano funzionali ad incrementare le interconnessioni delle reti energetiche. “È un risultato positivo su un accordo ambizioso - ha aggiunto Van Rompuy - che consentirà all’Europa di presentarsi con le carte in regola alla riunione internazionale sul clima che si terrà l’anno prossimo a Parigi”.
“Con accordo su clima, Europa ha scelto di stare in prima linea: contro climatechange e per ambiente driver di sviluppo e occupazione”. Così il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, in un tweet, ha commentato l’accordo sul pacchetto clima-energia al 2030.
Gli obiettivi del nuovo pacchetto Clima-Energia 2030 sono un po’ meno ambiziosi di quelli annunciati tre mesi fa: +30% di efficienza energetica entro il 2030.
“Pur apprezzando in parte il lavoro svolto - commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili - ritengo si potesse e dovesse fare di più. Avevamo chiesto in più occasioni che l’obiettivo per le rinnovabili non fosse inferiore al 30%, considerando i tanti vantaggi che la produzione di energia verde ha saputo offrire e offrirà al nostro Paese in termini di emissioni di CO2 evitate, minori danni alla salute dei cittadini, incremento di PIL e occupazione”.
“La stessa Commissione - prosegue assoRinnovabili - ha stimato che con un obiettivo per le rinnovabili al 30% si potrebbero avere al 2030 fino a 1.300.000 posti di lavoro in più in Europa, mentre con un obiettivo limitato al 27% se ne avrebbero solo 700.000: perché rinunciare a 600.000 occupati? Senza trascurare inoltre l’aspetto strategico che le rinnovabili possono rivestire in termini di security of supply per l’Unione Europea, fattore particolarmente rilevante in seguito ai recenti sviluppi geopolitici, sia a Est che a Sud dell’Unione Europea”.
“Ci auguriamo - conclude Re Rebaudengo - che nel processo di codecisione il Parlamento Europeo possa correggere la volontà espressa dal Consiglio e che l’Unione Europea continui a mantenere il ruolo di leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici, preparando il terreno per il successo della Conferenza sul Clima di Parigi 2015”.
Nessun commento:
Posta un commento