lunedì 19 maggio 2014

piano casa case mobili si possono installare ovunque senza nessun permesso: arriva il condono edilizio preventivo

Casetta libera”per tutti: Renzi peggio di Silvio
UN EMENDAMENTO PD AL DL CASA, RECEPITO DA PALAZZO CHIGI, “CONSENTE DI INSTALLARE “CASE MOBILI”DOVUNQUE SENZA PERMESSI
LA SVOLTA BUONA?
La modifica è stata
inserita in Senato
e il governo l’ha adottata
e fatta votare due volte
con la fiducia. Il ministro
Franceschini? Silente
diTomaso Montanari
La riforma della P.A. annunciata dal premier
Matteo Renzi e dalla ministra Marianna Madia
prevede di superare i “blocchi” dei pareri paesistici
e delle Soprintendenze (“dobbiamo ridurre
i casi in cui il parere serve”, ha detto Renzi). La
filosofia sottostante è quella espressa da Giovanni
Valentini su Repubblica »: le soprintendenze “trop -
po spesso” sarebbero “di freno e ostacolo allo sviluppo”.
Galoppando su questa linea, che si potrebbe
chiamare delle mani (libere) sul territorio,
alcuni senatori del Partito Democratico hanno
usato la legge di conversione del cosiddetto Decreto
Casa (sarà approvata definitivamente oggi,
dopo che ieri la Camera ha detto sì alla questione
di fiducia del governo) per imbucare un articolo
che allarga la possibilità - già concessa dal lettiano
decreto del Fare - di installare ovunque “case mobili”
senza chiedere alcun permesso di costruire.
COSÌ LE PIAZZOLE per tende dei campeggi di tutta
Italia potrebbero trasformarsi per incanto in altrettante
schiere di casette e bungalow: e, chissà,
un domani potrebbero mettere radici e trasformarsi
in vere case di vero cemento. Molte recenti
sentenze dei Tar, del Consiglio di Stato e della Cassazione
hanno invece ribadito che se questi insediamenti
sono permanenti (per esempio attraverso
l’allaccio alle reti idriche, energetiche e fognarie),
essi incidono sul territorio e dunque devono
passare attraverso tutti i vagli di legge. Al
contrario, l’emendamento del Pd permette di fare
esattamente quel che sognano Renzi e Madia, e
cioè aggirare piani regolatori, piani paesaggistici e
vincoli e costruire ovunque: perfino nei parchi nazionali
o in aree archeologiche. Un parere dell’Uf -
ficio legislativo del Mibac ha cercato di circoscrivere
le nefaste conseguenze di questo punto del
decreto del Fare, chiarendo che le autorizzazioni
paesaggistiche non possono essere omesse: ma si
tratta pur sempre solo di un parere, e questa nuova
riscrittura della legge rischia di aprire un grosso
varco. Un varco alla costruzione di strutture ufficialmente
mobili, è vero: ma la storia italiana insegna
che non c’è niente di più stabile dell’effi -
mero. E le nostre pinete e le nostre coste non hanno
certo bisogno di un’ondata di urbanizzazione
selvaggia.
Il simpatico grimaldello distruggi-paesaggio, introdotto
in Senato, da oggi sarà legge grazie alla
scelta del governo di includerlo nel pacchetto sottoposto
a duplice voto di fiducia, che rende nere
tutte le vacche nella notte della democrazia. I promotori
sono stati quattro senatori pd: Stefano Collina,
primo firmatario, eletto in Emilia Romagna,
Mario Morgoni, eletto nelle Marche, Andrea Marcucci
e Manuela Granaiola, entrambi eletti in Toscana
ed entrambi firmatari nel novembre scorso
di un emendamento che aveva l’obiettivo di vendere
ai proprietari degli stabilimenti balneari le
spiagge demaniali che hanno in concessione per
contribuire al risanamento dei conti pubblici”.
Un provvedimento che hanno poi dovuto ritirare,
sommersi dall’onda di sdegno suscitata da un’idea
di svendita dei beni comuni tanto intimamente
berlusconiana.
È DA NOTARE che Marcucci (già Pli, già Lista Dini,
già Margherita, ora renziano di ferro) è stato
sottosegretario ai Beni culturali (e dunque anche
al paesaggio) ed è ora nientemeno che presidente
della commissione Cultura del Senato. Difficile liquidare
questa uscita come l’iniziativa estemporanea
del primo che passa: è invece un segno del
fatto che la “Svolta buona”di Renzi rischia di avere
un inconfondibile color cemento. E c’è da chiedersi
se non sia proprio a causa di questo orientamento
maniliberista” del senatore Marcucci se
la commissione del ministero per i Beni culturali
(presieduta da Salvatore Settis, che certo ha un
altro orientamento) che dovrebbe revisionare il
Codice dei Beni culturali e del paesaggio non sia
ancora riuscita, dopo nove mesi dalla nomina, ad
avere la delega dal Parlamento.
Il caso è stato sollevato pubblicamente dal consigliere
nazionale di Italia Nostra Emanuele Montini,
e inutilmente nelle ultime ore il blog Carteinregola
(che riunisce centotrenta associazioni e
comitati romani) ha scritto ad ogni deputato “spe -
rando che qualche politico di buon senso, come è
già successo per la privatizzazione delle spiagge,
faccia sentire la voce dei cittadini
più forte di quella delle lobbies”.
Antonio Cederna non si stancava
di ripetere che bisogna stare
attenti “perché sennò ci strappano
il territorio da sotto i piedi,
perché l’Italia è il Paese più
provvisorio che ci sia”. È ancora
così. Il Paese è terribilmente
provvisorio, ma le case provvisorie
di cui Marcucci & c. vorrebbero
coprirlo rischiano, invece,
di essere eterne.

il fatto quotidiano 20 maggio 2014

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