“Casetta
libera”per tutti: Renzi peggio di Silvio
UN
EMENDAMENTO PD AL DL CASA, RECEPITO DA PALAZZO CHIGI, “CONSENTE DI
INSTALLARE “CASE MOBILI”DOVUNQUE SENZA PERMESSI
LA
SVOLTA BUONA?
La
modifica è stata
inserita
in Senato
e
il governo l’ha adottata
e
fatta votare due volte
con
la fiducia. Il ministro
Franceschini?
Silente
diTomaso
Montanari
La
riforma della P.A. annunciata dal premier
Matteo
Renzi e
dalla ministra Marianna
Madia
prevede
di superare i “blocchi” dei pareri paesistici
e
delle Soprintendenze (“dobbiamo ridurre
i
casi in cui il parere serve”, ha detto Renzi). La
filosofia
sottostante è quella espressa da Giovanni
Valentini
su
Repubblica
»: le
soprintendenze “trop -
po
spesso” sarebbero “di freno e ostacolo allo sviluppo”.
Galoppando
su questa linea, che si potrebbe
chiamare
delle mani (libere) sul territorio,
alcuni
senatori del Partito Democratico hanno
usato
la legge di conversione del cosiddetto Decreto
Casa
(sarà approvata definitivamente oggi,
dopo
che ieri la Camera ha detto sì alla questione
di
fiducia del governo) per imbucare un articolo
che
allarga la possibilità - già concessa dal lettiano
decreto
del Fare - di installare ovunque “case mobili”
senza
chiedere alcun permesso di costruire.
COSÌ
LE PIAZZOLE per
tende dei campeggi di tutta
Italia
potrebbero trasformarsi per incanto in altrettante
schiere
di casette e bungalow: e, chissà,
un
domani potrebbero mettere radici e trasformarsi
in
vere case di vero cemento. Molte recenti
sentenze
dei Tar, del Consiglio di Stato e della Cassazione
hanno
invece ribadito che se questi insediamenti
sono
permanenti (per esempio attraverso
l’allaccio
alle reti idriche, energetiche e fognarie),
essi
incidono sul territorio e dunque devono
passare
attraverso tutti i vagli di legge. Al
contrario,
l’emendamento del Pd permette di fare
esattamente
quel che sognano Renzi e Madia, e
cioè
aggirare piani regolatori, piani paesaggistici e
vincoli
e costruire ovunque: perfino nei parchi nazionali
o
in aree archeologiche. Un parere dell’Uf -
ficio
legislativo del Mibac ha cercato di circoscrivere
le
nefaste conseguenze di questo punto del
decreto
del Fare, chiarendo che le autorizzazioni
paesaggistiche
non possono essere omesse: ma si
tratta
pur sempre solo di un parere, e questa nuova
riscrittura
della legge rischia di aprire un grosso
varco.
Un varco alla costruzione di strutture ufficialmente
mobili,
è vero: ma la storia italiana insegna
che
non c’è niente di più stabile dell’effi -
mero.
E le nostre pinete e le nostre coste non hanno
certo
bisogno di un’ondata di urbanizzazione
selvaggia.
Il
simpatico grimaldello distruggi-paesaggio, introdotto
in
Senato, da oggi sarà legge grazie alla
scelta
del governo di includerlo nel pacchetto sottoposto
a
duplice voto di fiducia, che rende nere
tutte
le vacche nella notte della democrazia. I promotori
sono
stati quattro senatori pd: Stefano
Collina,
primo
firmatario, eletto in Emilia Romagna,
Mario
Morgoni,
eletto nelle Marche, Andrea
Marcucci
e
Manuela
Granaiola,
entrambi eletti in Toscana
ed
entrambi firmatari nel novembre scorso
di
un emendamento che aveva l’obiettivo di vendere
ai
proprietari degli stabilimenti balneari le
spiagge
demaniali che hanno in concessione per
“contribuire
al risanamento dei conti pubblici”.
Un
provvedimento che hanno poi dovuto ritirare,
sommersi
dall’onda di sdegno suscitata da un’idea
di
svendita dei beni comuni tanto intimamente
berlusconiana.
È
DA NOTARE che
Marcucci (già Pli, già Lista Dini,
già
Margherita, ora renziano di ferro) è stato
sottosegretario
ai Beni culturali (e dunque anche
al
paesaggio) ed è ora nientemeno che presidente
della
commissione Cultura del Senato. Difficile liquidare
questa
uscita come l’iniziativa estemporanea
del
primo che passa: è invece un segno del
fatto
che la “Svolta buona”di Renzi rischia di avere
un
inconfondibile color cemento. E c’è da chiedersi
se
non sia proprio a causa di questo orientamento
“maniliberista”
del senatore Marcucci se
la
commissione del ministero per i Beni culturali
(presieduta
da Salvatore
Settis, che
certo ha un
altro
orientamento) che dovrebbe revisionare il
Codice
dei Beni culturali e del paesaggio non sia
ancora
riuscita, dopo nove mesi dalla nomina, ad
avere
la delega dal Parlamento.
Il
caso è stato sollevato pubblicamente dal consigliere
nazionale
di Italia Nostra Emanuele
Montini,
e
inutilmente nelle ultime ore il blog Carteinregola
(che
riunisce centotrenta associazioni e
comitati
romani) ha scritto ad ogni deputato “spe -
rando
che qualche politico di buon senso, come è
già
successo per la privatizzazione delle spiagge,
faccia
sentire la voce dei cittadini
più
forte di quella delle lobbies”.
Antonio
Cederna non si stancava
di
ripetere che bisogna stare
attenti
“perché sennò ci strappano
il
territorio da sotto i piedi,
perché
l’Italia è il Paese più
provvisorio
che ci sia”. È ancora
così.
Il Paese è terribilmente
provvisorio,
ma le case provvisorie
di
cui Marcucci & c. vorrebbero
coprirlo
rischiano, invece,
di
essere eterne.
il fatto quotidiano 20 maggio 2014
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