IL CASO
Una conferenza di servizi tutta dedicata al caso di via Quarto con un epilogo che lascia poco spazio alle interpretazioni: gli uffici del Comune hanno chiesto alla polizia locale di procedere al sequestro del cantiere della Costruzioni Generali, la società che fa capo a Massimo Riccardo che sta realizzando un palazzo per appartamenti in un triangolo di terra che è tornato ad essere verde pubblico dopo l'annullamento del Piano particolareggiato R3. La conferenza si è svolta giovedì e al termine il segretario generale Pasquale Incarnato ha chiesto a Urbanistica e Avvocatura due relazioni alla luce delle quali il destino del cantiere da oltre un anno sotto i riflettori appare segnato.
LA STORIA
Come si ricorderà la società ha ripreso i lavori sulla base di una sentenza del Tar che ha riconosciuto la formazione del silenzio assenso in relazione al rilascio del titolo abilitativo chiesto nell'ottobre del 2015. Il Comune infatti ha risposto con tre giorni di ritardo all'istanza. E così nelle scorse settimane il cantiere ha riaperto e i lavori sono ripresi. Ma dall'esame delle carte e da segnalazioni pervenute in Comune l'ente si è convinto che il cantiere sia abusivo e che sia necessario procedere al sequestro anche perché i lavori risultano all'ente ripresi fuori tempo massimo.
IL BRACCIO DI FERRO
La materia è complessa anche perché la società sta cercando di costruire su quel lotto di terreno dal 2007 e più volte si è vista negare il rilascio della concessione, perché quell'area era verde pubblico, e più volte ha chiesto al Tar di pronunciarsi. Poi nel 2013 è arrivata la revisione del Ppe R3 che l'ha trasformata in area edificabile e la società ha chiesto (all'epoca era la Effebi srl) e ottenuto nel luglio 2014 (come Costruzioni generali) l'agognata concessione. Ma l'ente grazie all'associazione Il Gigante Buono e alle inchieste giornalistiche ha scoperto che per ottenere un premio di volumetria la società aveva ceduto al Comune un'area (un pezzo di marciapiede in realtà) che era già pubblica, espropriata decenni fa. Ne derivò l'annullamento della concessione e l'avvio di una nuova procedura per il rilascio di un nuovo permesso. Ma nelle more il Comune ha anche ordinato alla società la demolizione delle opere e il ripristino dei luoghi, procedimento contro cui la spa ha fatto ricorso al Tar, mentre procedeva l'esame del nuovo progetto in cui la società era pronta a cedere le volumetrie non dovute al Comune.
IL COMPARTO
E' uno dei punti che oggi vengono contestati al privato. La società infatti - spiegano dal Comune - da una parte si avvale della norma del comparto edificatorio, mentre dall'altra non né chiede l'attuazione né rispetta la volontà del Consilgio comunale di ridurre l'impatto visivo a seguito della rinuncia per mancanza di interesse pubblico da parte del Comune del comparto, realizzando invece lo stesso fabbricato, con gli stessi piani e la stessa altezza.
LA CONVENZIONE
Ma dalle carte è emersa anche un'altra incongruenza. La società aveva stipulato una convenzione con il Comune dopo il rilascio della prima concessione poi annullata in autotutela dall'ente, mentre il Tar ha riconosciuto il silenzio assenso sulla istanza di permesso a costruire del settembre 2015 rispetto alla quale «non ha mai fatto seguito alcuna stipula di convenzione». Anche perché una nuova convenzione dovrebbe essere adeguata agli intendimenti contenuti nella delibera del commissario straordinario lì dove dice che il Comune non ha interesse a realizzare in via Quarto volumetrie pubbliche.
I PARERI
Anche un altro problema appare insormontabile: agli atti mancano i pareri obbligatori per legge, quello geologico vegetazionale, la valutazione ambientale strategica o il via libera alla non assoggettabilità alla Vas, oltre al parere della Asl.
Per tutti questi motivi gli uffici del Comune hanno chiesto alla polizia locale «di effettuare il sequestro della struttura in corso d'opera in via Quarto in quanto risultante ausiva».
Una conferenza di servizi tutta dedicata al caso di via Quarto con un epilogo che lascia poco spazio alle interpretazioni: gli uffici del Comune hanno chiesto alla polizia locale di procedere al sequestro del cantiere della Costruzioni Generali, la società che fa capo a Massimo Riccardo che sta realizzando un palazzo per appartamenti in un triangolo di terra che è tornato ad essere verde pubblico dopo l'annullamento del Piano particolareggiato R3. La conferenza si è svolta giovedì e al termine il segretario generale Pasquale Incarnato ha chiesto a Urbanistica e Avvocatura due relazioni alla luce delle quali il destino del cantiere da oltre un anno sotto i riflettori appare segnato.
LA STORIA
Come si ricorderà la società ha ripreso i lavori sulla base di una sentenza del Tar che ha riconosciuto la formazione del silenzio assenso in relazione al rilascio del titolo abilitativo chiesto nell'ottobre del 2015. Il Comune infatti ha risposto con tre giorni di ritardo all'istanza. E così nelle scorse settimane il cantiere ha riaperto e i lavori sono ripresi. Ma dall'esame delle carte e da segnalazioni pervenute in Comune l'ente si è convinto che il cantiere sia abusivo e che sia necessario procedere al sequestro anche perché i lavori risultano all'ente ripresi fuori tempo massimo.
IL BRACCIO DI FERRO
La materia è complessa anche perché la società sta cercando di costruire su quel lotto di terreno dal 2007 e più volte si è vista negare il rilascio della concessione, perché quell'area era verde pubblico, e più volte ha chiesto al Tar di pronunciarsi. Poi nel 2013 è arrivata la revisione del Ppe R3 che l'ha trasformata in area edificabile e la società ha chiesto (all'epoca era la Effebi srl) e ottenuto nel luglio 2014 (come Costruzioni generali) l'agognata concessione. Ma l'ente grazie all'associazione Il Gigante Buono e alle inchieste giornalistiche ha scoperto che per ottenere un premio di volumetria la società aveva ceduto al Comune un'area (un pezzo di marciapiede in realtà) che era già pubblica, espropriata decenni fa. Ne derivò l'annullamento della concessione e l'avvio di una nuova procedura per il rilascio di un nuovo permesso. Ma nelle more il Comune ha anche ordinato alla società la demolizione delle opere e il ripristino dei luoghi, procedimento contro cui la spa ha fatto ricorso al Tar, mentre procedeva l'esame del nuovo progetto in cui la società era pronta a cedere le volumetrie non dovute al Comune.
IL COMPARTO
E' uno dei punti che oggi vengono contestati al privato. La società infatti - spiegano dal Comune - da una parte si avvale della norma del comparto edificatorio, mentre dall'altra non né chiede l'attuazione né rispetta la volontà del Consilgio comunale di ridurre l'impatto visivo a seguito della rinuncia per mancanza di interesse pubblico da parte del Comune del comparto, realizzando invece lo stesso fabbricato, con gli stessi piani e la stessa altezza.
LA CONVENZIONE
Ma dalle carte è emersa anche un'altra incongruenza. La società aveva stipulato una convenzione con il Comune dopo il rilascio della prima concessione poi annullata in autotutela dall'ente, mentre il Tar ha riconosciuto il silenzio assenso sulla istanza di permesso a costruire del settembre 2015 rispetto alla quale «non ha mai fatto seguito alcuna stipula di convenzione». Anche perché una nuova convenzione dovrebbe essere adeguata agli intendimenti contenuti nella delibera del commissario straordinario lì dove dice che il Comune non ha interesse a realizzare in via Quarto volumetrie pubbliche.
I PARERI
Anche un altro problema appare insormontabile: agli atti mancano i pareri obbligatori per legge, quello geologico vegetazionale, la valutazione ambientale strategica o il via libera alla non assoggettabilità alla Vas, oltre al parere della Asl.
Per tutti questi motivi gli uffici del Comune hanno chiesto alla polizia locale «di effettuare il sequestro della struttura in corso d'opera in via Quarto in quanto risultante ausiva».
Domenica 3 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 17:19
© RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.ilmessaggero.it/latina/via_quarto_il_comune_ai_vigili_sequestrate-1834142.html
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