mercoledì 6 luglio 2016

Latina urbanistica Quello strano sequestro di via Quarto (I dubbi procedurali e il bizzarro balletto della stampa locale)

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Quali sono i veri motivi del sequestro di via Quarto? E’ vero che il terreno è ritornato ad essere “verde pubblico” come dicono tutti i giornali? Si può sequestrare un bene senza che chi riceve la sanzione sappia il perché? Questi ed altri precedenti pericolosi potrebbero essere la grande sconfitta della “guerra di via Quarto”.

Immagine del comitato "Il Gigante Buono"
Ormai quello di via Quarto non è un cantiere ma un vero e proprio campo di battaglia. La prima vittima è stata, indiscutibilmente, l’albero di eucalipto tagliato nel 2014 che ha causato un’ondata di indignazione senza precedenti e generato anche qualche fortunato comitato cittadino (vedasi il Gigante Buono, che oggi è pienamente e legittimamente rappresentato al governo della città). Quell'albero (a volte promosso ad “albero di fondazione”, altre volte invece declassato a semplice “arbusto”, a seconda dei punti di vista) però, rischia di non essere la sola vittima di questa guerra.
Una guerra che vede contrapposti il Comune e il costruttore Massimo Riccardo
Il taglio dell'albero nel 2014
Perché nella lunga battaglia che da una parte vede schierato sotto la bandiera del Comune il servizio di edilizia pubblica e privata, i vigili urbani e la politica cittadina e dall'altra l’ormai celebre costruttore Massimo Riccardo, si rischia di perdere qualcosa di più di un albero. Il rischio è che si ingenerino dei pericolosi precedenti procedurali le cui conseguenze sono davvero difficili da calcolare. In mezzo a tutto questo, la città guarda e soprattutto legge i titoloni in carattere di scatola della stampa locale. Da diversi giorni un quotidiano (“Il Messaggero”) preannunciava il mandato del Comune a “sequestrare quel cantiere”. E da giorni, quasi a reti unificate, televisioni, giornali e radio si sono resi protagonisti della comunicazione di quello che appariva un fatto incontestabile: il cantiere di via Quarto è stato sequestrato perché era abusivo. “L’area è tornata ad essere verde pubblico”.
La stampa locale annuncia all'unisono: “Il terreno è tornato verde pubblico”. Ma aspettiamo a mettere scivoli e altalene, perché qualcosa non va
La palazzina in progetto a via Quarto
Quindi preparate gli scivoli e le altalene perché avremo un parco, vien da pensare. Così afferma una relazione dei dirigenti del servizio urbanistica e così si indirizza la polizia municipale ad agire per procura. Questa nota racconterebbe di come l’area sarebbe tornata verde pubblico per effetto retroattivo degli interventi di revoca delle licenze e, soprattutto, per la decisione del Prefetto di ferro Barbato che, in qualità di commissario straordinario ha sospeso molti dei piani, compreso quello che inquadra urbanisticamente anche il nostro campo di battaglia. Insomma, il motivo per il quale il cantiere sarebbe stato sequestrato vanno ricercati proprio nell'inquadramento urbanistico del sito. “Si intende ulteriormente evidenziare – citava ieri un altro giornale locale, “Latina Editoriale Oggi” – come il comportamento della società sia stato improntato nell'inosservanza della Convenzione stipulata in data 18 settembre 2014, in cui è stata più volte ribadita la proprietà della particella 133, poi risultata essere di proprietà comunale dalla quale è scaturita la maggiore volumetria edificatoria”. Così si raccontava, citando la relazione del Comune che è giunta a seguito di una conferenza di servizi che si direbbe, essere alla base del sequestro. Ma il giornale, qualche giorno fa, aggiungeva diversi motivi per i quali il cantiere andava assolutamente sequestrato. Peccato che nulla, di questi elementi si possa leggere nel verbale del sequestro nel quale invece si legge quanto segue: “le opere in corso risultano prive delle dovute indagini geognostiche e geotecniche in assoluta inosservanza della regolamentazione prevista dalla delibera di approvazione del piano”. Solo alla fine del verbale si legge “come da nota del dirigente del servizio edilizia pubblica e privata”. In quest’ultima frase si dovrebbe riconoscere il vero motivo del sequestro di qualche giorno fa. Ma il cantiere, da verbale, è stato sequestrato per “l’assenza della relazione geognostica”.
Nel verbale del sequestro non ci sarebbero contestazioni di tipo urbanistico ma solo edilizio
Il costruttore Riccardo, a poche ore dal sequestro, inviava il frontespizio della relazione che al Comune risulta mancante “regolarmente inviata al Genio Civile – diceva ieri Riccardo a “Il Giornale di Latina”, l’unico giornale che si sia disturbato a sentire la controparte - come prevede la norma. Il documento che chiedono a me non è un atto necessario per la licenza a costruire, non ce l’ha nessuno se non depositato come ho fatto io presso quell’ente, non in Comune. È solo un escamotage per sequestrare” accusava Riccardo. Per intenderci, se il cantiere fosse irregolare perché il piano non è più valido ecco che dovrebbero scattare i sequestri automaticamente anche negli altri cantieri del comparto. Ma questo fatto, salvo blitz notturni, non è ancora avvenuto.
Il costruttore Riccardo resta al centro di una miriade di controversie edilizie con il Comune. Ma come mai i giornali sono più informati dell’indagato sui fatti?
Non dobbiamo dimenticare che il costruttore Massimo Riccardo è salito ai vertici della cronaca edilizia per episodi non sempre commendevoli. Intorno al suo nome sono gravitati diversi sequestri, soprattutto per i locali tecnici presuntamente trasformati in appartamenti in maniera del tutto abusiva. “Non è che noi ci divertiamo a fare i sequestri sempre alla stessa persona” commentava infatti il capitano del nucleo anti abusivismo dei vigili urbani di Latina Rigliaco. “Nessuna persecuzione personale, facciamo solo il nostro lavoro là dove una relazione ci informa di gravi irregolarità. Per noi il cantiere è completamente abusivo”. E questo può essere certamente vero, sarà la giustizia a dimostrarlo, ma l’irregolarità non dovrebbe essere contestata nel verbale del sequestro? Il Comune, avrebbe già trasmesso l’atto insieme alla relazione del dirigente alla Procura. Ma il costruttore non ha avuto modo di visionare il vero motivo per il quale il cantiere gli viene sequestrato, almeno così dice lui. Da quello che risulta dalla relazione del sequestro il motivo del sequestro non è affatto urbanistico, come hanno titolato quasi tutti i giornali, ma bensì edilizio, le famose indagini geognostiche mancanti. E a meno che non ci siano altri atti, sembra proprio che le cose siano andate così. Ed ecco i precedenti pericolosi che potrebbero ingenerarsi da questa guerra di nervi:
  • si può sequestrare un bene senza che l’indagato sappia il motivo reale del sequestro? Certo, potranno pure intervenire delle integrazioni, ma non dovrebbero essere almeno preannunciate nel verbale?
  • E non avrebbe dovuto, il costruttore, ricevere un diniego preventivo almeno dieci giorni prima con richieste di integrazione della documentazione?
  • E come mai questi sequestri avvengono sempre davanti ad un plotone di fotografi? Ma soprattutto, come è possibile che tutti i giornali siano al corrente del motivo del sequestro mentre l’indagato non ne sa nulla? Hanno forse ingaggiato dei veggenti?
  • E perché nel verbale del sequestro l’unica motivazione addotta è quella della mancata indagine geognostica mentre le redazioni di molti giornali hanno una vera e propria arringa di accusa pronta e confezionata da sparare all’unisono?
Tutto gira intorno ad un verbale di cui tutti sembrano essere a conoscenza ma di cui non si trova traccia nel dispositivo del sequestro
Qualcosa di strano avviene all’ombra di Piazza del Popolo, che non ha più a che vedere con un cantiere sequestrato. Il costruttore Massimo Riccardo non ha la faccia di un santo e probabilmente nemmeno la condotta. E, alla fine, magari si verrà a comprendere che aveva torto marcio e che la prima vittima di questa guerra, l’albero (storico o insignificante, fate voi) non sarebbe mai dovuta cadere. Ma se il Comune avesse voluto tutelare i propri interessi avrebbe dovuto tutelarli recentemente al Tar, dove l’ente non si è praticamente difeso, e qui la colpa non è certo del sindaco appena insediato né del servizio urbanistica, da qualche sembra. E la guerra di via Quarto, come tutte le lunghe guerre, sta travalicando i motivi stessi per i quali è scoppiata. Il rischio è quello di lasciare una voragine di cemento e terra per anni e anni, finché alla fine, quasi più nessuno ricorderà perché questa guerra è cominciata e di creare precedenti quanto mai inquietanti. E non ci saranno più né alberi né case nel campo di battaglia di via Quarto, ma solo altra confusione, sentenza dopo sentenza.
Se il Comune avesse voluto tutelare i propri interessi avrebbe dovuto tutelarli recentemente al Tar, dove l’ente non si è praticamente difeso
Se il cantiere fosse irregolare perché i piani sono stati annullati, non dovrebbero essere sequestrati anche altri cantieri nel comparto?
Bambini osservano il taglio dell'albero di via Quarto (foto web, 2014)

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