Secondo lo studio degli Ingegneri servono 93 miliardi di euro per la messa in sicurezza
29/08/2016 – In Italia sono circa 12 milioni gli immobili, il 40% del totale, che necessitano di interventi antisismici per un costo complessivo di circa 93 miliardi di euro.
Questa la stima dei costi per la sicurezza antisimica fatta dal Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI), all’indomani del terremoto che ha colpito il Centro Italia.
Per quanto riguarda il rischio sismico, la classificazione territoriale per grado di pericolo evidenzia come oltre 21,5 milioni di persone abitino in aree del paese esposte a rischio simico molto o abbastanza elevato (zone 1 e 2), e altri 19 milioni risiedono, invece, nei comuni classificati in zona 3.
Sulla base di questa assunzione, prendendo a riferimento tutto il patrimonio abitativo del paese e utilizzando come parametro di intensità sismica l’impatto del terremoto de L'Aquila (che rappresenta, nella scala di intensità storicamente registrata in Italia, un evento distruttivo medio) il Centro Studi del CNI ha ipotizzato una possibiledistribuzione degli interventi di recupero in funzione della distribuzione per età degli edifici e delle loro condizioni strutturali.
La quota di immobili da recuperare, sulla base dell’esame dei danni registrati alle abitazioni de L’Aquila e delle condizioni del patrimonio abitativo raccolte dalle indagini censuarie, è pari a circa il 40% delle abitazioni del Paese, indipendentemente dal livello di rischio sismico.
Si tratta in questa prospettiva di intervenire su circa 12 milioni di immobili che dovrebbero essere destinatari di opere di risanamento e messa in sicurezza statica; con un coinvolgimento di una popolazione pari a circa 23 milioni di cittadini.
Applicando i parametri medi dei capitolati tecnici per interventi antisismici, emerge un costo complessivo, per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo degli italiani da eventi sismici medi, pari a circa 93 miliardi di euro.
All’opposto circa il 5% del totale delle abitazioni sia stata costruita dopo il 2001 e che, per questo necessitano, almeno sulla carta, di minori interventi di messa in sicurezza, anche se secondo gli Ingegneri “osservando gli edifici costruiti sino al 2001, quasi un quarto di questi (circa 6 milioni) versa in mediocre o pessimo stato di conservazione”.
Solo quelli costruiti dopo il 2008 non dovrebbero avere la necessità di alcun intervento.
Questa la stima dei costi per la sicurezza antisimica fatta dal Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI), all’indomani del terremoto che ha colpito il Centro Italia.
Antisismica: i numeri della messa in sicurezza
Il CNI, pubblicando alcune tabelle sul rischio sismico, ha messo in evidenza che i costi per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo dai terremoti dipendono dal livello di copertura del rischio che si ritiene accettabile.Per quanto riguarda il rischio sismico, la classificazione territoriale per grado di pericolo evidenzia come oltre 21,5 milioni di persone abitino in aree del paese esposte a rischio simico molto o abbastanza elevato (zone 1 e 2), e altri 19 milioni risiedono, invece, nei comuni classificati in zona 3.
Sulla base di questa assunzione, prendendo a riferimento tutto il patrimonio abitativo del paese e utilizzando come parametro di intensità sismica l’impatto del terremoto de L'Aquila (che rappresenta, nella scala di intensità storicamente registrata in Italia, un evento distruttivo medio) il Centro Studi del CNI ha ipotizzato una possibiledistribuzione degli interventi di recupero in funzione della distribuzione per età degli edifici e delle loro condizioni strutturali.
La quota di immobili da recuperare, sulla base dell’esame dei danni registrati alle abitazioni de L’Aquila e delle condizioni del patrimonio abitativo raccolte dalle indagini censuarie, è pari a circa il 40% delle abitazioni del Paese, indipendentemente dal livello di rischio sismico.
Si tratta in questa prospettiva di intervenire su circa 12 milioni di immobili che dovrebbero essere destinatari di opere di risanamento e messa in sicurezza statica; con un coinvolgimento di una popolazione pari a circa 23 milioni di cittadini.
Applicando i parametri medi dei capitolati tecnici per interventi antisismici, emerge un costo complessivo, per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo degli italiani da eventi sismici medi, pari a circa 93 miliardi di euro.
Rischio sismico: lo stato degli edifici in Italia
Il CNI mette in luce che le abitazioni caratterizzate da una maggiore anzianità costruttiva sono, potenzialmente, le più esposte al rischio sismico. Ad esempio circa 15 milioni di abitazioni (ossia più del 50% del totale) sono state costruite prima del 1974, in completa assenza di una qualsivoglia normativa antisismica; inoltre, circa 4 milioni di immobili, sono stati edificati prima del 1920 e altri 2,7 milioni prima del 1945.All’opposto circa il 5% del totale delle abitazioni sia stata costruita dopo il 2001 e che, per questo necessitano, almeno sulla carta, di minori interventi di messa in sicurezza, anche se secondo gli Ingegneri “osservando gli edifici costruiti sino al 2001, quasi un quarto di questi (circa 6 milioni) versa in mediocre o pessimo stato di conservazione”.
Solo quelli costruiti dopo il 2008 non dovrebbero avere la necessità di alcun intervento.
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