Più difficile arrivare al Giubileo, quasi impossibile trovar posto e restare. A pochi mesi dall’apertura dell’Anno Santo la Regione Lazio ha riscritto le regole per il turismo “extra-alberghiero” introducendo stringenti limitazioni all’attività. Tra le altre, un “fermo amministrativo” di 100 giorni a chi affitta in modo “non professionale”, cioè non fa impresa alberghiera. La stretta rischia di cancellare un milione di posti letto tra bed&breakfast, ostelli, affittacamere, case per vacanze. E diventa così la seconda vera grana per il sindaco Ignazio Marino e per la macchina dell’accoglienza, dopo quella sui pullman dei fedeli in centro. Un paradosso, se si pensa che la stessa formula del b&b sarebbe nata proprio qui, a Roma, e per giunta in occasione dei giubilei: risalendo nel tempo se ne ha testimonianza nelle cronache di Paolo del Mastro, in occasione di quello indetto da Papa Nicolò V nel 1450.
Ebbene, quasi seicento anni dopo la giunta Zingaretti cambia ancora tutto. A metà agosto approva un nuovo regolamento che manda in fibrillazione il settore. Il testo (scarica) non è stato ancora pubblicato sul Burl e solo l’indomani entrerà in vigore. E tuttavia il suo banco di prova – non ci sono dubbi – sarà proprio il grande evento voluto da Papa Francesco. Le nuove norme, in tutto 20 articoli, sono state presentate come “antidoto” all’abusivismo e al rischio sicurezza, a partire dall’obbligatorietà di denuncia anche da parte dei privati che offrono la loro stanza in rete per ospitare i turisti. Il fatto che entrino in vigore alle porte del Giubileo pone però una serie di problemi, rischi e polemiche. Primo tra tutti, quello di limitare fortemente l’offerta di ospitalità a buon mercato per i quasi 100mila pellegrini al giorno attesi nella Capitale, a tutto vantaggio degli albergatori tradizionali.
Non a caso c’è chi sostiene che, dietro le quinte, si sia mossa la lobby degli hotel di Confindustria e Confcommercio, le stesse che hanno poi generosamente messo a disposizione dell’Agenzia Regionale del Turismo un pacchetto software che consentirà di setacciare il web e verificare in tempo reale se le stanze private proposte sui portali tipo Airbnb siano autorizzate o meno. In caso contrario, scatta il deferimento alle autorità competenti con multe salate e sigilli. Scelte che, a detta di alcuni, penalizzerebbero i b&b a carattere familiare (massimo tre stanze) e le case vacanza, cioè proprio le forme di ricettività più economiche e diffuse nel tessuto sociale.
Teme effetti nefasti, ad esempio, l’associazione di categoria dei b&b e degli Affittacamere, già socio fondatore di Confturismo che annuncia battaglia in occasione degli Stati generali del turismo sostenibile, in programma dall’1 al 3 ottobre a Pietrasanta (Ma). “La nuova legge ha un chiaro intento punitivo, sarà un flagello”, sostiene il presidente dell’Anbba, Marco Piscopo, che ha scritto parole infuocate alla commissione Giubileo della Misericordia e alla Regione, lamentando anche il mancato coinvolgimento al “tavolo” da cui è nato il nuovo regolamento. “I regolamenti vengono adottati senza alcun obbligo di procedere a consultazione né a concertazione con le associazioni di categoria”, è la risposta piccata dell’Agenzia Regionale per il Turismo.
Comunque sia, c’è allarme sull’emergenza alloggi per il Giubileo e sul futuro del settore. “E’ evidente – sostiene Piscopo – che limitare la possibilità di ospitare i pellegrini solo per 240 per i B&B e di 260 per la case vacanze significa aprire un buco ricettivo nell’evento”. I primi a pagare il prezzo della nuova politica capitolina sull’accoglienza sarebbero dunque i pellegrini. “Non tutti, sia chiaro, quelli che possono andare nell’albergo quattro stelle continueranno a farlo ma la stragrande maggioranza di quelli che raggiungeranno Roma per il Giubileo certamente non sono clienti dei grandi alberghi stellati che si vorrebbero preferire. Sono utenti di fascia medio bassa, soprattutto giovani, in cerca di ospitalità a buon prezzo in una città dove le tariffe sono sempre sopra la media”.
L’ufficio tecnico dell’Anbba ha anche provato a “pesare” effetti e danni del posto letto sacrificato sull’altare del regolamento. Se i 1.801 B&B romani dichiarati e regolari (capacità ricettiva massima 3 camere per sei posti letto) nel 2016 dovranno chiudere per 120 giorni dovranno rinunciare a offrire una sistemazione a circa 570mila presenze. Per le case vacanze i giorni di chiusura indicati sono 100 e per le 3.411 strutture registrate non si avrebbe più un’offerta di 10.233 posti giornalieri ma di 600mila in meno. In totale, tra le due categorie, si perderebbero per strada 1,2 milioni di posti, con un danno stimato di oltre 36 milioni. Con effetti non secondari per chi ha intrapreso questa attività ben oltre il 2016.
“Il nostro settore in questi anni ha svolto la funzione di un ammortizzatore sociale, ha consentito a tanti cittadini espulsi dal ciclo produttivo dalla crisi di mettere a reddito la propria abitazione. Cancellare questa speranza di riscatto è in giusto e antieconomico. L’albergo produce servizi aggiuntivi per se stesso, il B&B o la stanza in affitto fanno sì che l’ospite spenda fuori, intorno, per comprare cibo, andare al bar, al ristorante o in lavanderia. Insomma, l’indotto è diffuso e non concentrato sul solo albergatore. Questa potenzialità deve essere incentivata, non uccisa in culla”.
E tuttavia il nuovo regolamento vorrebbe incentivare l’ospitalità “leggera”, favorendone la trasformazione in attività imprenditoriale vera e propria. “Vero – risponde Piscopo – la legge dice che se le famiglie aprono la partita Iva e trasformano l’attività in professionale potranno lavorare tutto l’anno e ampliare la capacità ricettiva di una camera e di due posti letto in più. Ma la media oggi è di 4 posti letto e ampliamento e il passaggio ad attività professionale sono tanto onerosi da essere praticabili solo per pochi. Non certo per chi ha aperto le porte di casa per un micro-reddito o un lavoro che non c’è”.
Il Giubileo inizia l’8 dicembre, sarà difficile adeguarsi per tempo alle nuove norme. “Molti chiuderanno di fronte alla prospettiva di doversi districare tra burocrazie e chiusure forzate, altri finiranno nel sommerso pur di non farlo. Si vanificherebbero così anche i nostri sforzi per contrastare la concorrenza delle attività non dichiarate. Alla fine la legge – conclude Piscopo – sarà un fallimento per tutti tranne che per la categoria degli albergatori che muove e ispira le scelte della Regione”. Eccetto una, forse: nel testo non compaiono limitazioni specifiche ai tanti enti religiosi che fungono da paravento per attività alberghiere (in nero) destinate non solo ai pellegrini ma ai turisti comuni che nella città dei Papi, Giubileo o no, son sempre benedetti.
Twitter: @thomasmackinson
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Regione Lazio precisa:
“Nessuna cancellazione di posti letto in case vacanze o B&B ma la volontà di combattere l’abusivismo dilagante attraverso regole chiare e puntuali che valgano per tutti. Il regolamento ha come primo obiettivo infatti di disciplinare le attività distinguendo in primo luogo tra chi questa attività la svolge in forma saltuaria e chi in forma continuativa. L’obbligo di chiusura di 120 giorni infatti varrà esclusivamente per i b&b che svolgono tale attività saltuariamente, ossia non in forma imprenditoriale. I b&b imprenditoriali, potranno rimanere aperti 365 giorni l’anno e godere anche di un sistema premiante che consentirà loro di poter mettere a disposizione dei propri ospiti 4 e non più 3 camere e 8 posti letto invece di 6. Un’ulteriore garanzia soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e’ data dall’obbligo di chi affitta o mette a disposizione privatamente camere o appartamenti, attraverso portali di vendita on line, di dichiarare di svolgere questa attività compilando un form on line messo a disposizione dall’Agenzia Regionale del Turismo o dal singolo Comune di appartenenza. In questo modo si avrà la possibilita’ di conoscere e rilevare la presenza effettiva dei turisti nella nostra Regione con grande vantaggio per la sicurezza di tutti i cittadini”.
La nostra replica:
Se il cuore del provvedimento è la lotta all’abusivismo non si capisce perché non sia stata colta l’occasione per mettere in campo una robusta e definitiva campagna di controlli, in accordo con la Finanza. Portare da 60 a 12o giorni la chiusura forzata delle attività extra-alberghiere rischia al contrario di penalizzare tutti, anche chi le esercita secondo legge e con tutti gli adempimenti previsti. Tale limitazione, al contrario, rischia di favorire non l’emersione ma la convenienza a svolgere attività non dichiarate. Non si capisce in nome di quale interesse pubblico e perché alle porte del Giubileo.
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