martedì 31 gennaio 2017

Edilizia e paesaggio, come cambia il sistema delle autorizzazioni

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/02/normativa/edilizia-e-paesaggio-come-cambia-il-sistema-delle-autorizzazioni_56164_15.html

Le recenti norme sulla Scia indicano il titolo abilitativo richiesto per ogni lavoro; il nuovo decreto dirà se è necessaria l’autorizzazione paesaggistica

Diventerà operativa a breve, dopo l’approvazione in via definitiva del Consiglio dei Ministri, la nuova Autorizzazione paesaggistica semplificata.
 
Il processo di semplificazione dell’autorizzazione paesaggistica è iniziato con il Dpr 139/2010, che ha indicato in quali casi si poteva chiedere, con un iter più snello, il via libera alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.
 
La bozza del decreto approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri prosegue su questa via e mette ora nero su bianco anche tutta una serie di lavori che, mantenendosi entro determinati limiti, come il rispetto delle caratteristiche architettoniche dell’edificio, non hanno bisogno dell’autorizzazione paesaggistica.
 
Il nuovo decreto sull’autorizzazione paesaggistica semplificata si inserisce infatti nel processo di razionalizzazione delle procedure inerenti alle attività edilizie e individua con precisione 31 interventi liberi, contenuti nell'Allegato A, e 42 interventi di modesta entità che possono seguire l'ter semplificato, contenuti nell'Allegato B.
 
Dire che un intervento è “libero”, significa, in questo caso, che non bisogna chiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza, mentre devono essere rispettate le regole sui titoli abilitativi. Per capire quale iter seguire, viene in aiuto il Decreto “Scia 2” (D.lgs. 222/2016) con la tabella che, in corrispondenza del lavoro da eseguire, riporta la procedura richiesta e il titolo edilizio necessario.
 
Dopo aver consultato la tabella del Decreto “Scia 2”, si potrà scorrere l’elenco degli interventi (liberi o semplificati) contenuti nel testo sull’autorizzazione paesaggistica.
 
Facciamo qualche esempio. L’installazione di pannelli solari sugli edifici, al di fuori dai centri storici, è un intervento di edilizia libera, che non richiede autorizzazioni né comunicazioni preventive. Stando al nuovo decreto, a questo si può aggiungere che se i pannelli sono integrati nelle coperture, installati in aderenza ai tetti, con la stessa inclinazione e orientamento della falda, e non sono visibili dall’esterno, non è necessaria neanche l’autorizzazione paesaggistica.
 
Passiamo agli interventi per l’adeguamento alla normativa antisismica e il contenimento dei consumi energetici. Confrontando le diverse norme, utilizzando la tabella messa a punto dal Servizio studi della Camera, emerge che, in base al Dpr 139/2010, questi lavori erano soggetti ad autorizzazione paesaggistica semplificata. Ora ci sarà invece una distinzione. Se i lavori comportano modifiche nelle caratteristiche dell’edificio dovranno passare dalla procedura semplificata. In caso contrario non avranno bisogno dell’autorizzazione paesaggistica.
 
Stesso discorso per la rimozione delle barriere architettoniche. L’installazione di sistemi non visibili sarà libera, ma ci vorrà l’autorizzazione semplificata nel caso in cui sia necessario installare un ascensore esterno o realizzare delle rampe per superare dislivelli maggiori di 60 centimetri.

Di seguito l'elenco dei 31 interventi che non necessitano dell'autorizzazione paesaggistica e dei 42 interventi che seguono la procedura semplificata.

Autorizzazione paesaggistica, i 31 interventi liberi

1.Opere interne che non alterano l’aspetto esteriore degli edifici, anche se comportano il mutamento della destinazione d’uso;
 
2.interventi sui prospetti e sulle coperture eseguiti nel rispetto degli eventuali piani del colore comunali e delle caratteristiche architettoniche e dei materiali, come rifacimento di intonaci, manutenzione dei balconi, delle scale esterne, infissi, parapetti, lucernari, lattonerie o comignoli, integrazione e sostituzione di vertine o dispositivi di protezione nei negozi. La modifica o la realizzazione di aperture esterne e finestre a tetto che non interessano beni vincolati;
 
3. interventi di consolidamento statico degli edifici, l’adeguamento o il miglioramento a fini antisismici, a condizione che non si modifichino il volume, l’altezza, i materiali di finitura o di rivestimento;
 
4. interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche, compresa l’installazione di servoscala e ascensori negli spazi non visibili dall’esterno;
 
5. installazione di impianti tecnologici non soggette a titoli abilitativi, come condizionatori e caldaie sui prospetti secondari;
 
6. installazione di pannelli solari su coperture piane e non visibili dall’esterno, integrati nelle coperture o in aderenza ai tetti con stessa inclinazione e orientamento della falda;
 
7. installazione di micro generatori eolici alti fino a 1,50 metri su bani non vincolati;
 
8. adeguamento funzionale delle cabine per impianti tecnologici a rete e interventi per lo sviluppo della fibra ottica che implicano aumenti di altezza fino a 50 centimetri;
 
9. installazione di dispositivi di sicurezza anticaduta sulle coperture;
 
10. manutenzione e adeguamento degli spazi esterni, di elementi di arredo urbano eseguite nel rispetto delle caratteristiche morfo-tipologiche, dei materiali e delle finiture;
 
11. opere di urbanizzazione primaria previste in piani attuativi già valutati ai fini paesaggistici;
 
12. interventi nelle aree di pertinenza degli edifici come: adeguamento degli spazi pavimentati, realizzazione di camminamenti che non incidano sulla morfologia del terreno, demolizione senza ricostruzione di volumi tecnici e altri manufatti senza nessuna valenza architettonica, installazione di serre fino a 20 mq;
 
13. interventi di manutenzione, sostituzione o adeguamento di cancelli e recinzioni, inserimento di sistemi antintrusione su edifici non vincolati;
 
14. sostituzione di alberi e arbusti con esemplari della stessa specie o con altre tipiche dei luoghi (esclusi gli alberi monumentali);
 
15. realizzazione di volumi completamente interrati, condotte irrigue, pozzi, cisterne e fognature senza la costruzione di nuovi manufatti e nel rispetto della tutela dei beni archeologici;
 
16. occupazione temporanea del suolo privato e pubblico (fino a 120 giorni), con manufatti senza opere murarie e fondazioni, per manifestazioni, spettacoli, esposizione e vendita di merci;
 
17. installazione di elementi amovibili, come tende, pedane, elementi ombreggianti, poste a corredo di attività economiche o turistico-ricettive;
 
18. installazione di strutture di supporto al monitoraggio ambientale o a prospezioni geognostiche, tranne quelle destinate alla ricerca di idrocarburi;
 
19. interventi su impianti idraulici privi di valenza storica, installazione di serre mobili stagionali senza muratura, palificazioni, pergolati, manufatti per il ricovero di attrezzi agricoli fino a 5 mq, manutenzione della viabilità vicinale, installazione di pannelli amovibili a fini turistici, interventi di ripristino delle attività agricole nelle aree invase da vegetazione arbustiva;
 
20. interventi di contenimento della vegetazione spontanea per consentire la manutenzione delle infrastrutture, realizzazione di viabilità forestale con fondo non asfaltato;
 
21. realizzazione di monumenti, lapidi ed edicole funerarie nei cimiteri;
 
22. installazione di tende parasole su terrazze o spazi pertinenziali privati;
 
23. installazione di insegne commerciali all’interno delle vetrine, sostituzione di insegne esistenti;
 
24. installazione o modifica di impianti delle reti di comunicazione elettronica o impianti radioelettrici;
 
25. interventi di manutenzione degli alvei, delle sponde e degli argini dei corsi d’acqua, ripristino dei sistemi di scolo e smaltimento delle acque;
 
26. interventi di ingegneria naturalistica per la conservazione del suolo;
 
27. interventi di manutenzione e sostituzione, senza ampliamenti, delle strutture amovibili esistenti in strutture ricettive all’aria aperta e già dotate di autorizzazione paesaggistica;
 
28. smontaggio e rimontaggio periodico di strutture stagionali già dotate di autorizzazione paesaggistica;
 
29. fedele ricostruzione di edifici, manufatti e impianti tecnologici distrutti dopo le calamità naturali, a condizione che sia possibile accertarne la consistenza preesistente;
 
30. demolizioni e ripristino dei luoghi conseguenti ad abusi edilizi;
 
31. varianti a progetti autorizzati fino a 2% delle misure inerenti ad altezze, distacchi, cubatura, superficie coperta o traslazione dell’area di sedime.
 

Gli interventi con Autorizzazione paesaggistica semplificata

1. incrementi di volume fino al 10% e fino a 100mc eseguiti nel rispetto delle caratteristiche architettoniche, morfo-tipologiche, dei materiali e delle finiture. Ogni ulteriore incremento eseguito sullo stesso immobile nei cinque anni successivi alla fine dei lavori sarà sottoposto a procedimento ordinario;
 
2. realizzazione o modifica di aperture esterne o finestre da tetto su beni vincolati;
 
3. interventi sui prospetti che comportano l’alterazione dell’aspetto esteriore degli edifici, come riconfigurazione delle aperture esterne, realizzazione di vetrine, ringhiere, parapetti e balconi, modifica degli intonaci, modifica o chiusura di balconi e terrazze, realizzazione di scale esterne;
 
4. interventi sulle coperture che comportano l’alterazione dell’aspetto esteriore degli edifici, come rifacimento del manto del tetto con materiali diversi, modifica delle coperture per l’installazione di impianti tecnologici, modifica dell’inclinazione delle falde, realizzazione di lastrici solari, terrazze a tasca, finestre a tetto, lucernari, abbaini, inserimento di canne fumarie e comignoli;
 
5. interventi di adeguamento alla normativa antisismica o per il risparmio energetico che comportano innovazioni delle caratteristiche morfotipologiche, dei materiali di finitura e dei rivestimenti;
 
6. interventi per il superamento delle barriere architettoniche con realizzazione di rampe per il superamento di dislivelli maggiori di 60 centimetri, ascensori esterni e manufatti visibili dall’esterno che alterano la sagoma dell’edificio;
 
7. installazione di impianti tecnologici (ad esempio condizionatori, caldaie, parabole) visibili dall’esterno, non integrati nella configurazione dell’edificio o riguardanti immobili vincolati;
 
8. installazione di pannelli solari, in aderenza e con stessa inclinazione e orientamento della falda, su edifici situati in parchi, complessi di valore estetico e centri storici; installazione di pannelli solari su coperture piane visibili dall’esterno;
 
9. installazione di micro generatori eolici alti fino a 1,50 m su beni vincolati;
 
10. installazione di impianti tecnologici a rete e colonnine modulari o sostituzione con altre diverse per tipologia e dimensioni;
 
11. adeguamento della viabilità, ad esempio sistemazione di rotatorie, riconfigurazione degli incroci stradali, realizzazione di banchine, pensiline, marciapiedi, percorsi ciclabili, parcheggi a raso;
 
12. installazioni di arredi urbani e pubblica illuminazione;
 
13. opere di urbanizzazione primaria previste in piani attuativi e valutate ai fini paesaggistici, che non siano oggetto di accordo di collaborazione tra Ministero, Regioni ed Enti locali;
 
14. interventi nelle aree di pertinenza degli edifici vincolati, ad esempio adeguamento degli spazi pavimentati, realizzazione di camminamenti che non incidano sulla morfologia del terreno, demolizione senza ricostruzione di volumi tecnici e altri manufatti senza nessuna valenza architettonica, installazione di serre fino a 20 mq;
 
15. demolizione senza ricostruzione di edifici privi di interesse storico;
 
16. realizzazione di autorimesse fuori terra o parzialmente interrate con volume fuori terra fino a 50 mc, compresi i percorsi di accesso e le rampe;
 
17. realizzazione di tettoieporticatichioschi da giardino di natura permanente aperti su più lati e con superficie fino a 30 mq; realizzazione di manufatti accessori o volumi tecnici con volume fuori terra fino a 30 mc;
 
18. interventi di configurazione delle aree di pertinenza come nuove pavimentazioni, accessi pedonali e carrabili, modellazioni del suolo che incidono sulla morfologia del terreno, realizzazione di rampe, opere fisse di arredo, modifiche degli assetti vegetazionali;
 
19. installazione di tettoie aperte a servizio di capannoni, o di collegamento fra più capannoni, fino al 10% della superficie coperta preesistente;
 
20. installazione di impianti tecnici esterni al servizio di edifici produttivi;
 
21. realizzazione e manutenzione di cancelli, recinzioni muri di cinta o di contenimento del terreno, sistemi antintrusione su edifici vincolati;
 
22. taglio, senza sostituzione, di alberi e sostituzione di alberi e arbusti nelle aree vincolate;
 
23. realizzazione di opere accessorie per l’allacciamento a fognature e altre infrastrutture a rete;
 
24. posa in opera di manufatti interrati, come cisterne e serbatoi, che comportano la modifica della morfologia del terreno, e posa in opera soprasuolo di manufatti fino a 15 mc;
 
25. occupazione temporanea del suolo pubblico o privato con l’installazione di manufatti precari per manifestazioni, eventi, esposizione e vendita merci per un periodo compreso tra 120 e 180 giorni nell’anno solare;
 
26. verande funzionali alle attività commerciali, installazione di manufatti amovibili non stagionali, prima collocazione di manufatti amovibili stagionali;
 
27. manufatti in soprasuolo correlati alla realizzazione di pozzi;
 
28. realizzazione di ponticelli per l’attraversamento di corsi d’acqua, tombinamento di corsi d’acqua per consentire l’accesso ad edifici esistenti, riapertura i tratti tombinati;
 
29. realizzazione di manufatti per il ricovero degli attrezzi con opere murarie e di fondazione, fino a 10 mq;
 
30. realizzazione di nuove strutture per l’attività ittica fino a 30 mq;
 
31. adeguamento della viabilità vicinale e poderale;
 
32. ripristino delle attività agricole e pastorali nelle aree invase da vegetazione arbustiva e arborea eseguiti in assenza di un piano paesaggistico regionale;
 
33. interventi di diradamento boschivo con inserimento di colture agricole di radura;
 
34. riduzioni di superfici boscate nelle aree di pertinenza degli edifici esistenti, per superfici fino a 2000 mq, purchè autorizzati dalle amministrazioni competenti;
 
35. realizzazione e adeguamento della viabilità forestale in aseenza di piani o strumenti di gestione forestale approvati dalla Regione in accordo con la soprintendenza;
 
36. posa in opera di cartelli pubblicitari permanenti fino a 18 mq, installazione di insegne fuori vetrina;
 
37. installazione di linee elettriche e telefoniche su palo, a servizio di singole utenze, di altezza fino a 10 metri e 6,30 metri;
 
38. installazione di impianti delle reti di comunicazione elettronica o di impianti radioelettrici che comportano la realizzazione di antenne fino a 6 metri, di pali e tralicci fino a 6 metri e di volumi tecnici alti fino a 3 metri se collocati su edifici esistenti e fino a 4 metri se posati a terra;
 
39. adeguamento funzionale e modifica degli argini;
 
40. interventi sistematici di ingegneria naturalistica per la regimazione delle acque, la conservazione del suolo e la difesa da frane e slavine;
 
41. demolizione e ricostruzione di edifici e impianti tecnologici con stessa volumetria, sagoma e area di sedime. Sono esclusi gli edifici di non comune bellezza e memoria storica indicati nell’articolo 136, coma 1, lettere a) e b) del D.lgs. 42/2004;
 
42. interventi di ripascimento circoscritti di tratti di arenile in erosione, manutenzione di dune artificiali, ripristino di opere di difesa sulla costa.
 
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Ecobonus nei condomìni, la cessione del credito va comunicata entro il 31 marzo

di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2017/02/risparmio-energetico/ecobonus-nei-condom%C3%ACni-la-cessione-del-credito-va-comunicata-entro-il-31-marzo_56175_27.html

Dalle Entrate il software per trasmettere i dati relativi alle spese per la riqualificazione energetica sostenute nel 2016

È disponibile da ieri sul sito dell’Agenzia delle Entrate il software con il quale i condomìni devono comunicare la cessione del credito dei condòmini ai fornitori, per le spese sostenute nel 2016 per interventi di riqualificazione energetica delle parti comuni degli edifici, secondo le modalità previste dal Provvedimento 22 marzo 2016 dell’Agenzia delle Entrate.
 
Vai al software
 

Comunicazione entro il 31 marzo 2017

La trasmissione della comunicazione deve avvenire entro il 31 marzo 2017, mediante il canale Entratel o Fisconline. La comunicazione può essere inviata direttamente dal condominio, oppure tramite gli intermediari.
 

Quali documenti trasmettere

Il condominio deve trasmettere: l’elenco dei bonifici effettuati per il pagamento delle spese sostenute nel 2016 per lavori di riqualificazione energetica su parti comuni, il codice fiscale dei condòmini che hanno ceduto il credito e l’importo del credito ceduto da ciascuno, il codice fiscale dei fornitori cessionari del credito e l’importo totale del credito ceduto a ciascuno di essi. Il mancato invio della comunicazione rende inefficace la cessione del credito.
 

Nuove regole per il 2017 - 2021

Per le spese sostenute dal 2017 al 2021, la Legge di Bilancio 2017 ha, invece, previsto nuovi criteri per la cessione del credito in relazione agli interventi condominiali di riqualificazione energetica e antisismici. Le modalità attuative e i tempi di trasmissione dei relativi dati saranno indicati in un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate in corso di predisposizione.
 
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Rinnovabili non fotovoltaiche, incentivi a quota 5,437 miliardi di euro

di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2017/02/risparmio-energetico/rinnovabili-non-fotovoltaiche-incentivi-a-quota-5437-miliardi-di-euro_56159_27.html

Dal GSE l’aggiornamento al 31 dicembre 2016. Vicino il tetto dei 5,8 miliardi

Al 31 dicembre 2016 il contatore delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche ha raggiunto il costo indicativo medio di 5,437 miliardi di euro, ammontare che va confrontato con il tetto di 5,8 miliardi di euro. Lo comunica il Gestore dei Servizi Energetici (GSE).
 
L’elaborazione - spiega il GSE - tiene conto degli impianti aggiudicatari delle procedure d’asta ai sensi del DM 23 giugno 2016(FER non fotovoltaiche). Tali impianti, che entreranno gradualmente in esercizio entro il 2021, determinano un impatto complessivo di circa 45 milioni di euro sul contatore, dei quali solo una parte contribuisce al costo medio attuale.

Nel contatore rientrano gli oneri d’incentivazione riguardanti gli impianti CIP 6 (quota rinnovabile), l’incentivo sostitutivo dei Certificati Verdi e le Tariffe Onnicomprensive (DM 18 dicembre 2008), gli impianti incentivati mediante il Conto Energia per il solare termodinamico e quelli in esercizio ai sensi del DM 6 luglio 2012 e del suddetto DM 23 giugno 2016.
 
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Latina urbanistica e megastore: Globo, un sequestro da rivedere

La Procura Generale chiede alla Corte di Cassazione di accogliere il ricorso delle società Cosmo e Mimosa Park e inviare nuovamente il caso al Tribunale del Riesame Si apre uno spiraglio per la Cosmo Spa che ha realizzato, sulle ceneri dell’ex opificio Seranflex, il megastore Globo poi sequestrato a luglio, alla vigilia dell’apertura, con l’accusa di lottizzazione abusiva. Dopo essersi viste negare il dissequestro a settembre, la società amministrata dall’imprenditore abruzzese Nicola Di Nicola e la Mimosa Park di Giancarlo Piattella che aveva ceduto l’area, hanno presentato ricorso alla Corte Suprema di Cassazione e il sostituto procuratore generale Gabriele Mazzotta ha chiesto agli “ermellini” che il caso venga portato nuovamente all’attenzione del Tribunale del Riesame annullando la prima ordinanza. La Procura Generale quindi chiede che venga accolto il ricorso presentato dai legali delle due società, dopo avere rilevato che il collegio di giudici del Riesame non ha valutato in maniera adeguata gli elementi forniti dalla difesa che puntava principalmente a smontare l’ipotesi della lottizzazione abusiva, il reato che era stato configurato dagli inquirenti considerando rurale la zona d’interesse, quindi priva di adeguata urbanizzazione.
L'articolo completo in edicola con Latina Oggi (1 febbraio 2017) http://www.latinaoggi.eu/news/news/36008/globo-un-sequestro-da-rivedere.html

9 febbraio Pontinia seminario "ASSOCIAZIONI: PILLOLE PER IL SUCCESSO", organizzato in collaborazione con il Museo dell’Agro Pontino


Visualizzazione di locandina secondo SEIP-TALK.jpg

Sportello Europa e Informagiovani Pontinia (SEIP)
Via Cavour n. 20, Pontinia Tel. 0773/841223
Comune di Pontinia & Associazione GAP Generation Activities Project


Lo Sportello Europa e Informagiovani di Pontinia è lieto di invitarvi al seminario "ASSOCIAZIONI: PILLOLE PER IL SUCCESSO", organizzato in  collaborazione con il Museo dell’Agro Pontino MAP di Pontinia, che si pone l’obiettivo di rafforzare le competenze progettuali e di fundraising delle associazioni. 

L’appuntamento è per giovedì 9 febbraio 2017, dalle 16:30 alle 19:30 presso il MAP in piazza J.F. Kennedy (Pontinia). Gli interventi tecnici dei giovani professionisti della GAP, l’associazione che coordina lo Sportello, saranno accompagnati da testimonianze di buone pratiche dal territorio. 

L’associazione GAP vanta alle spalle diversi progetti realizzati nel territorio pontino e, tra le varie attività, sta per avviare presso l’IC G.Verga di Pontinia il progetto educativo “Il Patto dei Sindaci a scuola” finanziato dal bando regionale “Fuori Classe” che coinvolgerà circa 100 studenti.

Il programma con tutti gli interventi sarà disponibile a breve e verrà condiviso sui nostri canali. 

Si allegano alla presente, ad integrazione della precedente comunicazione, la locandina e il comunicato dell’evento.

Vi aspettiamo.

Cordiali saluti

Lo staff del SEIP

lunedì 30 gennaio 2017

Edilizia, operativi dal 13 febbraio 2017 i nuovi criteri ambientali minimi

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/01/normativa/edilizia-operativi-dal-13-febbraio-2017-i-nuovi-criteri-ambientali-minimi_56136_15.html

I riferimenti per i lavori di nuova costruzione e ristrutturazione e gli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione

Per la realizzazione di lavori di ristrutturazione e nuova costruzione, le Pubbliche Amministrazione dovranno seguire nuovi criteri ambientali minimi. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 11 gennaio 2017 che, sulla base dei cambiamenti tecnologici riscontrati negli ultimi anni, fissa i nuovi riferimenti non solo per l’edilizia, ma anche per l’acquisto di arredi e prodotti tessili.
 
Il nuovo decreto sostituisce infatti i vecchi criteri che, a partire dal 2008, hanno orientato le gare pubbliche. Il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 gennaio 2017. Dato che non sono indicati termini diversi, le nuove regole entreranno in vigore il 13 febbraio 2017, rispettando la normale vacatio legis di quindici giorni.
 

Edilizia e criteri ambientali minimi

I criteri contenuti nel DM 24 dicembre 2015 sono stati adattati al nuovo Codice Appalti (D.lgs. 50/2016) e al nuovo Conto Termico (DM 16 febbraio 2016).
 
Deve essere innanzitutto valutata la capacità tecnica dei progettisti. Sarà infatti attribuito un punteggio premiante alla proposta redatta da un professionista accreditato dagli organismi di certificazione energetico - ambientale degli edifici accreditati secondo la norma internazionale ISO/IEC 17024.
 
Le imprese devono possedere la registrazione EMAS oppure una certificazione secondo la norma ISO14001 o secondo norme di gestione ambientale basate sulle pertinenti norme europee o internazionali, certificate da organismi di valutazione della conformità. Devono inoltre assicurare il rispetto dei diritti umani e condizioni di lavoro idonee.
 
 
Nel caso in cui la realizzazione dei lavori venga affidata separatamente dalla progettazione, per evitare modifiche non coerenti è necessario indicare esplicitamente nel bando di gara o nei documenti di affidamento che sono ammesse solo varianti migliorative rispetto al progetto oggetto dell’affidamento.
 
Nella fase dello studio di fattibilità, un professionista abilitato e iscritto agli albi o registri professionali deve verificare se, invece di realizzare una nuova costruzione occupando altro suolo, è possibile recuperare edifici esistenti, riutilizzare aree dismesse o localizzare l’opera pubblica in aree già urbanizzate/degradate/ impermeabilizzate, anche procedendo a varianti degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.
 
Per essere scelto, il progetto deve garantire risparmio idrico, illuminazione naturale e approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, ma anche assicurare l’inserimento naturalistico paesaggistico, la sistemazione delle aree verde e il mantenimento della permeabilità dei suoli.
Nelle nuove costruzioni, l’indice di prestazione energetica globaledovrà corrispondere almeno alla classe A3.
 
L’Amministrazione deve inoltre verificare che il progetto preveda l’uso di materiali composti da materie prime rinnovabili, una distanza minima per l’approvvigionamento dei prodotti da costruzione e il miglioramento delle prestazioni ambientali dell’edificio. Non sono consentite sostanze dannose per l’ozono, ad alto potenziale di riscaldamento globale. L’uso di materia recuperata o riciclata deve essere almeno il 15% in peso valutato sul totale di tutti i materiali utilizzati.
 
I componenti edilizi devono inoltre garantire la disassemblabilità, cioè la possibilità che, a fine vita, possano essere sottoposti a demolizione selettiva ed essere riciclabili o riutilizzabili.
 
In cantiere, almeno il 70% in peso dei rifiuti non pericolosi generati durante la demolizione e rimozione degli edifici, escludendo gli scavi, deve essere avviato a operazioni di preparazione per il riutilizzo, recupero o riciclo.
 
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domenica 29 gennaio 2017

Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, Colleferro. Città di fondazione, dalla Regione Lazio 2,4 milioni di euro per valorizzarle


Ex palazzo delle Poste di Sabaudia, foto: Francesco De Benedetto - Flickr

di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2017/01/urbanistica/citt%C3%A0-di-fondazione-dalla-regione-lazio-24-milioni-di-euro-per-valorizzarle_56119_23.html nella foto ex palazzo delle Poste di Sabaudia foto Francesco de Benedetto Flickr


Presentati i progetti per la riqualificazione di edifici e centri urbani dell’architettura razionalista

La Regione Lazio ha messo a disposizione 2,4 milioni di euro per la valorizzazione del patrimonio culturale di sei città di fondazione: Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, Colleferro.
 
I fondi saranno investiti per la riqualificazione di edifici dell’architettura razionalista e per interventi di adeguamento di spazi e servizi legati ad attività ed eventi culturali e ricreativi dei sei centri urbani fondati durante il periodo fascista e che presentano caratteristiche peculiari legate alle teorie urbanistiche dell'epoca.
 

Valorizzazione città di fondazione: i sei progetti

Le sei proposte progettuali presentate dai Comuni e che hanno ottenuto i finanziamenti regionali sono:
- Aprilia: Ristrutturazione e allestimento dell’area esterna del mercato coperto di fondazione e realizzazione della Piazza delle Erbe;
- Latina: Adeguamento degli spazi culturali, espositivi e ricreativi della Biblioteca comunale Aldo Manuzio (ex Albergo Italia);
- Pomezia: Adeguamento immobile utilizzato da servizi comunali ad archivio storico comunale e centro documentazione e promozione del territorio;
- Pontinia: Adeguamento funzionale del Padiglione ex Torre idrica e realizzazione di uno spazio culturale e di accoglienza;
- Sabaudia: Illuminazione degli edifici del centro cittadino con le luci di Vittorio e Francesca Storaro. Ulteriore adeguamento dell’edificio ex Poste a centro documentazione Angiolo Mazzoni;
- Colleferro: Potenziamento e valorizzazione del mercato coperto comunale.
 
La conoscenza, il recupero e la valorizzazione delle città di fondazione fa parte di una più estesa azione intrapresa dalla Regione Lazio sul tema del patrimonio architettonico moderno. Oltre alle attività di carattere strutturale e alla canonica attività di valorizzazione territoriale, la Regione ha coinvolto i sei Comuni per progettare nuove strategie e attività da promuovere all’interno delle strutture funzionalmente adeguate, e per sviluppare un sistema coordinato di offerta culturale, anche attraverso la creazione di una rete stabile e integrata di laboratori, sedi espositive, atelier, officine che animino la vita culturale locale con iniziative di spessore internazionale (legate anche a summer school).
 

Città di fondazione: i commenti della Regione

Il presidente, Nicola Zingaretti, ha dichiarato: “L'architettura razionalista, che è così presente nella nostra regione è un’immensa ricchezza storica, architettonica ed è assolutamente giusto valorizzarla”.
 
“Quello a cui abbiamo guardato è la necessità di dare ai cittadini deiluoghi urbani belli, fruibili e soprattutto di promuovere questi luoghi per indicare una via dello sviluppo, quella del turismo e quella della fruizione urbana ai fini di una maggiore promozione territoriale.  Abbiamo recuperato anche da questo punto di vista dei luoghi meravigliosi, spesso o abbandonati o non valorizzati. È un modo concreto per essere vicini ai comuni del Lazio e farlo adesso, in tempi di crisi, è una piccola grande rivoluzione che rimette al centro la bellezza e la voglia di scoprire quante opportunità ci sono in questo territorio”, ha continuato Zingaretti.
 
“Sono sei progetti legati alle città di fondazione di cui tutti parlano, ma che nessuno è andato realmente a vedere” ha commentato Lidia Ravera, assessore alla Cultura, “sono progetti che nascono da un'idea che mette la popolazione e i cittadini al centro dell'estetica”.
 
“Sono dei luoghi non solo da recuperare, perché sono dei capolavori del razionalismo, ma anche luoghi di incontro, spazi multimediali, dove organizzare seminari, summer school, dove la gente può scambiarsi idee, luoghi che si trasformano anche in biblioteche, dove fare anche spettacolo dal vivo, perché questa è sempre stata la scelta politica di fondo che abbiamo fatto in questi quattro anni per illuminare i capolavori nascosti della nostra regione”, ha concluso Ravera.
 
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Emergenza abitativa, in Italia nel 2015 oltre 57mila sfratti per morosità. Roma in testa: fuori casa 1 famiglia ogni 272

A Milano e in altri comuni le amministrazioni pubblicano bandi con l’obiettivo di reperire alloggi privati che possano tamponare l’emergenza abitativa, mentre nella Capitale è in atto una vera e propria guerra tra poveri A Milano e in altri comuni le amministrazioni pubblicano bandi con l’obiettivo di reperire alloggi privati che possano tamponare l’emergenza abitativa, mentre nella Capitale è in atto una vera e propria guerra tra poveri. Nei giorni scorsi, per esempio, una famiglia egiziana non è entrata nell’alloggio popolare che gli era stato regolarmente assegnato (ma occupato da una coppia di italiani), per paura di ritorsioni da parte di militanti di estrema destra. Secondo l’associazione Federcasa sono circa 650mila in Italia le domande inevase di alloggi popolari inoltrate da famiglie a cui il comune non può assegnare la casa anche se ne hanno diritto e rientrano nelle graduatorie municipali. Nel 2015, tra le grandi città, è Roma quella dove sono stati eseguiti più sfratti. Nella Capitale oggi si contano oltre 10mila famiglie in graduatoria. E se due anni fa, rispetto al 2014, ci sono state meno sentenze di sfratto ed è stato emesso un provvedimento ogni 399 famiglie (era uno ogni 333 l’anno precedente) è pur vero che sempre più inquilini si trovano nell’impossibilità di pagare l’affitto. Le cause di sfratto per morosità incolpevole sono all’incirca al 90 per cento.
IL CASO DI ROMA  – Nella Capitale sono 10mila le famiglie in graduatoria. Una situazione venutasi a creare dopo anni di mancanza di regole, che hanno permesso che anche Mafia Capitale facesse affari con l’emergenza abitativa. Nel frattempo continuano ad aumentare le tensioni sociali. L’ultimo episodio qualche giorno fa, in periferia. Al quartiere Trullo una famiglia egiziana, madre, padre e quattro figli regolarmente residenti in Italia ha preferito non entrare nell’alloggio popolare che gli era stato regolarmente assegnato dal Comune di Roma per paura di ritorsioni. Perché per vivere in quella casa, in uno stabile di via Montecucco, la mattina era stata sgomberata una coppia di occupanti abusivi, due giovani italiani, di cui lei minorenne e incinta al settimo mese. A intimorire la famiglia egiziana è stata la protesta di alcuni militanti di estrema destra al grido di “Prima gli Italiani“. Morale: gli assegnatari sono andati via e la casa è stata rioccupata dalla coppia di italiani. Era già accaduto il 6 dicembre a San Basilio: gli abitanti della case popolari avevano impedito a una famiglia marocchina di prendere possesso di un appartamento assegnatole dall’Ater. Un episodio simbolo del vuoto che ad oggi resta, se la delega alle Politiche abitative dopo sette mesi non è stata ancora assegnata, come sottolineato più volte dall’Unione Inquilini di Roma. Il tutto mentre l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che mesi fa sembrava il papabile candidato per la delega, continua a sottolineare la necessità di  migliaia di case popolari, prospettando anche la possibilità di riqualificare vecchi edifici pubblici in dismissione e, tra questi, anche ex caserme.
IL DISAGIO ABITATIVO E LA SPESA PER GLI ALLOGGI – Un dato importante per capire la gravità del disagio abitativo nelle diverse regioni d’Italia è quello relativo agli sfratti, pubblicato annualmente dal ministero dell’Interno. Su 64.676 sfratti eseguiti nel 2015, oltre 57mila (quindi più dell’88%) sono dovuti a morosità. E, come sottolineato dall’osservatorio civico Open Polis “il rapporto tra numero di provvedimenti di sfratto emessi e famiglie residenti nel territorio restituisce un’informazione sintetica su quante famiglie ogni anno si trovino, spesso per morosità, in condizione di immediata necessità di una sistemazione”. Proprio prendendo in considerazione questo rapporto, secondo i dati 2015, mentre la media nazionale si attesta a uno sfratto ogni 399 famiglie, le regioni con le situazioni peggiori sono sono Liguria (uno sfratto ogni 261 famiglie), Lazio (1/301), Toscana (1/306), Emilia Romagna (1/324), Abruzzo (1/346), Lombardia (1/358), Puglia (1/368) e Campania (1/376). La provincia che denuncia la situazione più grave è Roma con uno sfratto ogni 272 famiglie, seguita da Genova (1/317), Firenze (1/323), Palermo (1/324), Napoli (1/335), Verona (1/353), Milano (1/357) e Bologna con uno sfratto ogni 369 famiglie. Ma quali città spendono di più in edilizia residenziale? Milano è il Comune con la maggior spesa (oltre 75 euro pro capite), seguita da Venezia (42 euro per ogni abitante) e Firenze (35,84 euro) e poi Bari, Napoli, Padova e Bologna. Roma è ottava nella classifica delle città che spendono di più in edilizia residenziale. Nelle ultime posizioni Palermo, Genova (seconda per sfratti) e Trieste, tutte con meno di 5 euro per ciascun residente.
MILANO TRA OBIETTIVI AMBIZIOSI E PROVVEDIMENTI TAMPONE – A Milano su 70mila appartamenti di edilizia popolare, 10mila sono vuoti, ma le famiglie in lista di attesa sono 24mila. Il sindaco Giuseppe Sala ha annunciato che vuole azzerare i vuoti in due anni. Oggi, però, bisogna far fronte all’urgenza. Così nei giorni scorsi il Comune di Milano ha  annunciato la pubblicazione di un bando con l’obiettivo di trovare alloggi privati per ospitare temporaneamente chi si trova in emergenza abitativa perché sfrattato o in attesa di un alloggio popolare. Si cerca la disponibilità anche di singole stanze in affitto per un periodo minimo di 18 mesi fino ad un massimo di 5 anni. Con un finanziamento della Regione di circa 670mila euro, il Comune darà ai proprietari un contributo a parziale copertura del canone dovuto dagli inquilini, tra i 200 e i 600 euro al mese, variabili a seconda dell’ampiezza dello spazio occupato. D’altro canto, sempre a Milano, a dicembre il Comune ha richiesto formalmente ai liquidatori della società Expo di poter utilizzare l’ex campo base di Rho, a circa due chilometri dall’area espositiva, proprio per accogliere persone in grave emergenza abitativa, come senza fissa dimora, famiglie o persone sole sfrattate per morosità.
GLI ALTRI COMUNI A CACCIA DI ALLOGGI – Ma quello di Milano non è l’unico comune alle prese con la ricerca di alloggi privati per tamponare l’emergenza abitativa. Intanto, nella stessa capitale il Comune a maggio scorso aveva a pubblicato un avviso pubblico per reperire più di 3mila appartamenti. Sempre nei giorni scorsi, invece, ha suscitato diverse polemiche la decisione del Comune di Cosenza di ricercare immobili privati e pubblici da destinare all’emergenza abitativa. Le manifestazioni d’interesse dovranno giungere entro il 27 febbraio. Per il comitato Prendo casa un “regalo ai proprietari di appartamenti, mentre si vende il patrimonio pubblico e si sottoutilizza quello esistente”. A Perugia, invece, dove gli alloggi pubblici a canone sociale o agevolato sono tutti assegnati, il Comune è pronto ad acquistare 12 alloggi dai privati. L’amministrazione di Andrea Romizi intende investire quasi 1 milione e 300mila euro, poco più di 100mila euro ad appartamento. A Bergamo, invece, per l’emergenza abitativa ci sono due bandi già aperti e un terzo imminente, per i quali sono stanziati 711mila euro. In questo caso, però si tratta di progetti a sostegno della morosità incolpevole di nuclei familiari in condizioni di emergenza. di  | 29 gennaio 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/29/emergenza-abitativa-in-italia-nel-2015-oltre-57mila-sfratti-per-morosita-roma-in-testa-fuori-casa-1-famiglia-ogni-272/3348138/