Allo stato attuale, ai cittadini dei Comuni dove l'aliquota base è stata aumentata nel 2012 e nel 2013 spetta la copertura del 40% dell'extragettito previsto. Mancano ancora le delibere degli Enti locali, ma si tratterebbe di una cifra compresa tra 200 e 400 milioni. Il passaggio alla Camera della Legge di Stabilità potrebbe essere l'occasione per reperire quelle risorse e mettere fine al caso. Oppure si studia un rimborso MILANO - "Era più semplice far pagare una quota al 10% dei più abbienti. Ne avremmo ricavato 1,2-1,4 miliardi. E invece guarda cosa succede ora. I troppi compromessi ci costringono a dover racimolare altri 150-200 milioni". Così il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, parla in un'intervista a Repubblica del caos sull'Imu, la cui seconda rata è stata abolita ma creando l'incertezza relativa al supplemento che riguarda i Comuni che hanno aumentato l'aliquota rispetto al livello base del 4 per mille.
Allo stato attuale, secondo il decreto del Consiglio dei Ministri datato 30 novembre e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, le casse dello Stato si dovranno far carico di una quota pari al 60% dell'extragettito derivante dall'innalzamento dell'aliquota. Ma è partita la corsa per racimolare anche il restante 40%, che attualmente pesa sulle spalle dei cittadini. Ci sono però ancora molti punti scivolosi.
I dubbi sul gettito. Innanzitutto, non è chiaro quanti soldi sia necessario reperire. Gli Enti locali hanno tempo fino al 9 dicembre per pubblicare le delibere relative agli aumenti delle aliquote. Solo quando saranno completate queste procedure si avrà il quadro definitivo della situazione e si saprà a quanto ammontano le risorse da trovare per coprire il 40% della differenza tra l'Imposta base dello 0,4% e quella imposta dai sindaci. Non bisogna poi sottovalutare il fatto che, a differenza di quanto emerso nella prima versione circolata
Le soluzioni al vaglio. Per tamponare quella che è già diventata nel linguaggio comune la "mini-Imu", che per altro si aggiungerebbe alle scadenze fiscali previste per il 16 gennaio (con tanto di allarme dei Caf sui possibili ricorsi, visto che il quadro si chiarirebbe solo pochi giorni prima), il governo pare comunque intenzionato a correre ai ripari. Due le vie sul tavolo. Una piuttosto elaborata prevederebbe l'obbligo per i cittadini di versare il balzello, salvo poi vederselo rimborsare in un secondo momento. L'altra soluzione, più lineare, consiste nell'intervenire nell'ambito del dibattito alla Camera sulla Legge di Stabilità per garantire fin da subito le coperture. Il problema è che in questo caso si allungherebbe sempre più la lista dei "desiderata" affidata all'Aula di Montecitorio, che dovrebbe rimandare anche le pressioni per una maggiore incisività sul taglio del cuneo fiscale all'anticipazione di imposte o all'accelerazione della spending review. Ancora una volta, quindi, si metterebbe nelle mani del Commissario ai tagli, Carlo Cottarelli, il destino di questa vicenda.
Le reazioni. Non mancano nel frattempo le reazioni da parte della politica. Mentre il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha fatto il mea culpa ai microfoni di SkyTg24 e ha promesso i correttivi con la Stabilità, a difesa dell'azione di Governo si è schierato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, che al Messaggero ha definito "eccessive e ingenerose" le reazioni al caos sulla tassazione della casa. L'opinione pubblica, in sostanza, dimenticherebbe "che il governo, seppur tra mille difficoltà, è riuscito a trovare la copertura per gran parte dell'imposta". http://www.repubblica.it/economia/2013/12/02/news/decreto_abolizione_imu_prima_casa_caos-72479636/?ref=HREC1-14
(02 dicembre 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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