Dal Ministero dell’Ambiente il primo Rapporto sullo stato del Capitale Naturale in Italia
Lo stock di beni naturali (organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche) che contribuiscono a fornire beni e servizi all’uomo e che al contempo sono necessari per la sopravvivenza dell’ambiente stesso da cui sono generati.
Si definisce così il Capitale Naturale, su cui il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato uno Studio che indaga il legame che intercorre tra lo stato degli ecosistemi, il benessere sociale e le prospettive economiche.
L’analisi - spiega il comunicato - è stata inquadrata in cinque ecoregioni terrestri (alpina, padana, appenninica, mediterranea tirrenica e mediterranea adriatica) e nelle ecoregioni marine del Mediterraneo che interessano l’Italia (il mare Adriatico, il mar Ionio e il Mediterraneo occidentale).
I risultati evidenziano che l’Italia è tra i Paesi più ricchi di biodiversità terrestre e marina, con 6.700 specie di flora vascolare e oltre 58.000 faunistiche.
Il Rapporto sullo stato del Capitale Naturale in Italia è finalizzato a fornire un primo quadro sulle metodologie di stima ed attribuzione di un valore monetario al Capitale Naturale.
Inoltre, il riferimento a diversi casi studio favorisce la possibilità di avere una visione, seppur limitata, sull’importanza che il Capitale Naturale può avere in termini economici e di benessere per l’uomo.
L’obiettivo - spiega il Ministero - non è quello di trasformare la natura in ‘merce’ ma di riconoscerle un valore, per affiancare al Capitale Investito, al Capitale Umano e al Capitale Sociale, anche il quarto capitale, quello Naturale.
Il Comitato che ha redatto il Rapporto - composto da nove ministeri, cinque istituzioni pubbliche di ricerca, Regioni, Comuni e nove esperti scientifici - ha indicato una serie di raccomandazioni e obiettivi da raggiungere nel breve e medio periodo: adottare un piano d’azione per il Capitale Naturale, renderlo centrale per la predisposizione delle misure del DEF (Documento di Economia e Finanza) e del PNR (Piano Nazionale di Riforma), in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e della Strategia di Sviluppo Sostenibile, integrarlo nella contabilità pubblica e nella contabilità privata, rafforzare il sistema delle aree protette di terra e mare, attuare le disposizioni riguardanti i cosiddetti “appalti verdi”, includendo nelle valutazioni i costi per la collettività derivanti dal consumo di risorse naturali e dall’inquinamento.
“Questo Rapporto - ha spiegato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti - non è solo il risultato di un grande impegno scientifico per ‘misurare’ il nostro Capitale più prezioso, ma è anche un grande salto di qualità culturale che viene chiesto al Paese: associare all’ambiente italiano non solo la parola ‘conservazione’ ma anche l’idea che un vero sviluppo si può determinare solo con una corretta gestione delle nostre risorse naturali. L’introduzione degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) nell’ultimo Documento di Economia e Finanza rafforzano ancora di più la visione di un Paese che sa di poter crescere puntando sul suo patrimonio unico di biodiversità, risorse naturali ed ecosistemi”.
Si definisce così il Capitale Naturale, su cui il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato uno Studio che indaga il legame che intercorre tra lo stato degli ecosistemi, il benessere sociale e le prospettive economiche.
L’analisi - spiega il comunicato - è stata inquadrata in cinque ecoregioni terrestri (alpina, padana, appenninica, mediterranea tirrenica e mediterranea adriatica) e nelle ecoregioni marine del Mediterraneo che interessano l’Italia (il mare Adriatico, il mar Ionio e il Mediterraneo occidentale).
I risultati evidenziano che l’Italia è tra i Paesi più ricchi di biodiversità terrestre e marina, con 6.700 specie di flora vascolare e oltre 58.000 faunistiche.
Al contempo però la biodiversità è minacciata da molti fattori di origine antropica, come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, i rifiuti, il consumo di suolo e l’abusivismo edilizio, lo spreco d’acqua, ecc.. In termini numerici, 19 sono gli ecosistemi considerati ad alto stato di conservazione, 18 a medio e 36 a basso stato: tra questi ultimi, che riguardano il 14% della superficie nazionale, gli ecosistemi a struttura forestale della Pianura Padana, quelli delle fasce costiere e sub costiere, gli ecosistemi legati agli ambienti d’acqua dolce e quelli forestali in territorio di pianura e collinare.
Il Rapporto sullo stato del Capitale Naturale in Italia è finalizzato a fornire un primo quadro sulle metodologie di stima ed attribuzione di un valore monetario al Capitale Naturale.
Inoltre, il riferimento a diversi casi studio favorisce la possibilità di avere una visione, seppur limitata, sull’importanza che il Capitale Naturale può avere in termini economici e di benessere per l’uomo.
L’obiettivo - spiega il Ministero - non è quello di trasformare la natura in ‘merce’ ma di riconoscerle un valore, per affiancare al Capitale Investito, al Capitale Umano e al Capitale Sociale, anche il quarto capitale, quello Naturale.
Il Comitato che ha redatto il Rapporto - composto da nove ministeri, cinque istituzioni pubbliche di ricerca, Regioni, Comuni e nove esperti scientifici - ha indicato una serie di raccomandazioni e obiettivi da raggiungere nel breve e medio periodo: adottare un piano d’azione per il Capitale Naturale, renderlo centrale per la predisposizione delle misure del DEF (Documento di Economia e Finanza) e del PNR (Piano Nazionale di Riforma), in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e della Strategia di Sviluppo Sostenibile, integrarlo nella contabilità pubblica e nella contabilità privata, rafforzare il sistema delle aree protette di terra e mare, attuare le disposizioni riguardanti i cosiddetti “appalti verdi”, includendo nelle valutazioni i costi per la collettività derivanti dal consumo di risorse naturali e dall’inquinamento.
“Questo Rapporto - ha spiegato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti - non è solo il risultato di un grande impegno scientifico per ‘misurare’ il nostro Capitale più prezioso, ma è anche un grande salto di qualità culturale che viene chiesto al Paese: associare all’ambiente italiano non solo la parola ‘conservazione’ ma anche l’idea che un vero sviluppo si può determinare solo con una corretta gestione delle nostre risorse naturali. L’introduzione degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) nell’ultimo Documento di Economia e Finanza rafforzano ancora di più la visione di un Paese che sa di poter crescere puntando sul suo patrimonio unico di biodiversità, risorse naturali ed ecosistemi”.
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