I costruttori chiedono obbligo di verifiche e bonus 65% rinforzato con contributi a fondo perduto e rimborso in meno di 10 anni
02/09/2016 - Prevedere l’obbligo di effettuare diagnosi antisismiche sugli edifici a rischio, con la possibilità di detrazione fiscale totale del costo sostenuto, e rinforzare l’ecobonus 65% attraverso tempi più brevi per il recupero della detrazione.
Queste alcune proposte che l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) sottoporrà all’attenzione del Governo per prevenire in maniera adeguata gli effetti delle calamità natuali sempre più frequenti.
Per allegare queste informazioni è quindi essenziale introdurre l’obbligatorietà della diagnosi dell’edificio dal punto di vista del rischio statico, antisismico e, più in generale, della sicurezza dell’edificio, in funzione della tipologia costruttiva e dello stato di conservazione dell’edificio stesso. Ciò permetterà ai proprietari di avere una reale cognizione sulla vulnerabilità degli immobili e sugli interventi prioritari per la riduzione del rischio.
Ance tuttavia suggerisce di accompagnare tale obbligo con la detrazione totale del costo necessario per la diagnosi degli edifici realizzati ante 1974 nelle zone sismiche 1 e 2.
Per le nuove abitazioni secondo Ance è opportuno introdurre l’obbligo di fornire all’acquirente, all’atto del rogito, la documentazione relativa alle caratteristiche tecniche e statiche dell’immobile, unitamente alla descrizione delle azioni necessarie per una corretta manutenzione dell’edificio.
Per venire incontro alle difficoltà economico-finanziarie della parte di popolazione meno abbiente bisogna prevedere, contemporaneamente, il coinvolgimento di istituzioni finanziarie (banche, fondi, Cassa Depositi e Prestiti) per l’anticipazione delle risorse necessarie per gli interventi di adeguamento, dietro la cessione del credito fiscale risultante.
Inoltre bisogna prevedere contributi aggiuntivi a fondo perduto, erogati dalle regioni, per ridurre l’impatto economico degli interventi sulle famiglie e stimolarle a realizzare i lavori.
Infine l’Ance punta a fissare un congruo periodo di tempo per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza, pari a 10 anni dal varo del piano per la messa in sicurezza degli edifici in zona 1, e a 20 anni per quelli in zona 2.
Ance ritiene utile anche l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria su tutto il territorio nazionale con una regolazione ben definita in termini di massimali, franchigie e premi, in modo da evitare eccessive distorsioni nell’applicazione delle polizze nelle varie zone con differenziali di rischio.
Tale obbligo potrebbe partire dopo alcuni anni dal varo del piano di prevenzione antisismico in modo da consentire ai proprietari di adeguare i propri immobili alle prescrizioni di intervento e così ridurre il rischio dell’evento calamitoso abbattendo, allo stesso tempo, il premio assicurativo.
Inoltre occorre rimuovere gli attuali limiti che per tali interventi restringono i benefici alle sole prime case e agli edifici a destinazione produttiva. Ad esempio per gli edifici destinati ad attività commerciali il piano dovrebbe prevedere la messa in sicurezza di questi ambienti di lavoro entro un periodo di 10 anni, pena la perdita dell’agibilità dell’edificio e, quindi, l’impossibilità di proseguire l’attività.
Infine è necessario, in tutti i campi d’azione, introdurre una qualificazione delle imprese che operano sul mercato; una qualificazione che tenga conto del know how aziendale, della capacità di organizzare e controllare il processo produttivo in modo da garantire la corretta e adeguata realizzazione degli interventi, attraverso l’utilizzo delle migliori e più adeguate tecnologie costruttive.
Queste alcune proposte che l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) sottoporrà all’attenzione del Governo per prevenire in maniera adeguata gli effetti delle calamità natuali sempre più frequenti.
Prevenzione sismica edifici privati: obbligo delle diagnosi
Con riferimento al patrimonio edilizio privato, Ance propone regole che consentano di aumentare il livello di conoscenza e consapevolezza del rischio da parte della popolazione. Tale obiettivo potrebbe essere raggiunto prevedendo che a tutti i contratti di trasferimento della proprietà o di locazione di un bene sia allegata la documentazione, redatta sulla base delle informazioni rese disponibili dalle istituzioni nazionali e locali, che attesti sinteticamente il rischio e fornisca informazioni sull’edificio.Per allegare queste informazioni è quindi essenziale introdurre l’obbligatorietà della diagnosi dell’edificio dal punto di vista del rischio statico, antisismico e, più in generale, della sicurezza dell’edificio, in funzione della tipologia costruttiva e dello stato di conservazione dell’edificio stesso. Ciò permetterà ai proprietari di avere una reale cognizione sulla vulnerabilità degli immobili e sugli interventi prioritari per la riduzione del rischio.
Ance tuttavia suggerisce di accompagnare tale obbligo con la detrazione totale del costo necessario per la diagnosi degli edifici realizzati ante 1974 nelle zone sismiche 1 e 2.
Per le nuove abitazioni secondo Ance è opportuno introdurre l’obbligo di fornire all’acquirente, all’atto del rogito, la documentazione relativa alle caratteristiche tecniche e statiche dell’immobile, unitamente alla descrizione delle azioni necessarie per una corretta manutenzione dell’edificio.
Prevenzione del rischio edifici privati: detrazioni e tempi
Per incentivare gli interventi di adeguamento sismico bisogna continuare ad utilizzare la leva delle detrazioni d’imposta, prevedendo anche tempi inferiori ai 10 anni per recuperare la quota del 65% dei costi sostenuti.Per venire incontro alle difficoltà economico-finanziarie della parte di popolazione meno abbiente bisogna prevedere, contemporaneamente, il coinvolgimento di istituzioni finanziarie (banche, fondi, Cassa Depositi e Prestiti) per l’anticipazione delle risorse necessarie per gli interventi di adeguamento, dietro la cessione del credito fiscale risultante.
Inoltre bisogna prevedere contributi aggiuntivi a fondo perduto, erogati dalle regioni, per ridurre l’impatto economico degli interventi sulle famiglie e stimolarle a realizzare i lavori.
Infine l’Ance punta a fissare un congruo periodo di tempo per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza, pari a 10 anni dal varo del piano per la messa in sicurezza degli edifici in zona 1, e a 20 anni per quelli in zona 2.
Antisimica in edifici privati: obblighi e sanzioni
Se non si rispettano gli obblighi previsti Ance propone alcune sanzioni come la non cedibilità dell’immobile o l’esclusione della possibilità di accesso a contributi pubblici per la ricostruzione in caso di eventi calamitosi.Ance ritiene utile anche l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria su tutto il territorio nazionale con una regolazione ben definita in termini di massimali, franchigie e premi, in modo da evitare eccessive distorsioni nell’applicazione delle polizze nelle varie zone con differenziali di rischio.
Tale obbligo potrebbe partire dopo alcuni anni dal varo del piano di prevenzione antisismico in modo da consentire ai proprietari di adeguare i propri immobili alle prescrizioni di intervento e così ridurre il rischio dell’evento calamitoso abbattendo, allo stesso tempo, il premio assicurativo.
Prevenzione rischio sismico: edifici pubblici e commerciali
Per quanto riguarda gli immobili pubblici, secondo Ance è necessario il rapido avvio di un piano di prevenzione del rischio sismico che, sul modello di quanto già previsto per la messa in sicurezza delle scuole e la riduzione del rischio idrogeologico, consenta di intervenire su tutte le strutture pubbliche, con una visione unitaria e con la necessaria concentrazione dei fondi.Inoltre occorre rimuovere gli attuali limiti che per tali interventi restringono i benefici alle sole prime case e agli edifici a destinazione produttiva. Ad esempio per gli edifici destinati ad attività commerciali il piano dovrebbe prevedere la messa in sicurezza di questi ambienti di lavoro entro un periodo di 10 anni, pena la perdita dell’agibilità dell’edificio e, quindi, l’impossibilità di proseguire l’attività.
Infine è necessario, in tutti i campi d’azione, introdurre una qualificazione delle imprese che operano sul mercato; una qualificazione che tenga conto del know how aziendale, della capacità di organizzare e controllare il processo produttivo in modo da garantire la corretta e adeguata realizzazione degli interventi, attraverso l’utilizzo delle migliori e più adeguate tecnologie costruttive.
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