Consiglio di Stato: le valutazioni sulla dignità reintrodurrebbero i minimi tariffari abrogati e non tutelerebbero i clienti
30/01/2015 - Nel calcolo dei compensi professionali non ci può essere nessun riferimento al decoro. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato che, con la sentenza 238/2015, ha convalidato la tesi della Corte di Giustizia Europea.La pronuncia del Consiglio di Stato è arrivata dopo una serie di passaggi. Il Consiglio Nazionale dei Geologi aveva chiesto chiarimenti alla UE sul proprio Codice deontologico che, a detta dell’Antitrust, conteneva elementi restrittivi rispetto a quanto previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.
La Corte di Giustizia Europea aveva dato ragioneall’Autorità della Concorrenza e del
La Corte Europea aveva in seguito rimesso la questione al giudice di merito nazionale per stabilire definitivamentese il riferimento al decoro fosse stato concepito come uno strumento a tutela dei consumatori. Il Consiglio di Stato nei giorni scorsi ha dato ragione alla Corte europea bocciando la tesi del Consiglio nazionale dei geologi, che sottolineava invece la differenza tra concorrenza commerciale e concorrenza professionale.
A detta dei giudici di Palazzo Spada, l’orientamento dell’Unione europea include nel concetto di impresa anche leattività professionali e equipara gli ordini professionali alle associazioni tra imprese.
Aggiungendo a questo che il riferimento al decoro non avrebbe tutelato maggiormente i clienti dei professionisti, il CdS ha chiuso la contesa osservando che in questo modo sarebbero stati reintrodotti in modo indiretto i minimi tariffari, aboliti dal Decreto Bersani e dalDecreto Liberalizzazioni.
La determinazione dei compensi deve quindi basarsi solo sulla libera contrattazione tra le parti.
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