Le Regioni continueranno ad occuparsi di pianificazione del territorio, mobilità e infrastrutture locali, formazione professionale
19/04/2016 – È entrata in vigore la Legge di riforma della Costituzione. La norma abolisce il bicameralismo perfetto, cancella le Province e interviene sulle competenze legislative di Stato e Regioni. Dati i numeri con cui è stata approvata,si potrà richiedere un referendum confermativo.
Dal momento che questo meccanismo ha creato sovrapposizioni, incertezze sulle regole da applicare, contenziosi e una situazione estremamente disomogenea, la legge costituzionale ne ha riportate alcune nella competenza esclusiva dello Stato, lasciandone però altre a quella delle Regioni.
Lo Stato si occuperà in maniera esclusiva di governo del territorio, sistema nazionale e coordinamento della protezione civile, ordinamento delle professioni e della comunicazione, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale, tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, ambiente ed ecosistema, attività culturali e turismo, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, porti e aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale.
Le Regioni potranno invece varare norme in materia di pianificazione del territorio regionale e mobilità al suo interno, dotazione infrastrutturale, organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e della formazione professionale, attività culturali di interesse regionale, promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici, valorizzazione e organizzazione regionale del turismo.
Per intervenire sulla Costituzione è infatti necessario che la legge di modifica sia approvata due volte (a distanza di almeno tre mesi) e che la seconda volta i voti favorevoli siano pari ad una maggioranza qualificata dei due terzi. Nel caso in cui non si raggiunga questa soglia si può chiedere il parere popolare.
Al momento è praticamente certo che il referendum verrà richiesto e per indirlo è stato già indicato il mese di ottobre.
Competenze legislative nella riforma della Costituzione
Una serie di materie esce dalla competenza concorrente ed entra in quella esclusiva dello Stato. Fino ad oggi, in molti ambiti, come governo del territorio, professioni, protezione civile e reti di trasporto lo Stato dettava i princìpi generali, mentre poi erano le Regioni a scrivere la normativa.Dal momento che questo meccanismo ha creato sovrapposizioni, incertezze sulle regole da applicare, contenziosi e una situazione estremamente disomogenea, la legge costituzionale ne ha riportate alcune nella competenza esclusiva dello Stato, lasciandone però altre a quella delle Regioni.
Lo Stato si occuperà in maniera esclusiva di governo del territorio, sistema nazionale e coordinamento della protezione civile, ordinamento delle professioni e della comunicazione, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale, tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, ambiente ed ecosistema, attività culturali e turismo, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, porti e aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale.
Le Regioni potranno invece varare norme in materia di pianificazione del territorio regionale e mobilità al suo interno, dotazione infrastrutturale, organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e della formazione professionale, attività culturali di interesse regionale, promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici, valorizzazione e organizzazione regionale del turismo.
Riforma costituzionale e referendum confermativo
La legge di riforma della Costituzione è stata pubblicata in gazzetta Ufficiale il 15 aprile 2016 ed è entrata in vigore il giorno successivo. Dal momento che in fase di approvazione non ha avuto un ampio consenso, entro tre mesi dalla pubblicazione, quindi entro il 15 luglio 2016, un quinto dei membri di una camera, 500mila elettori o cinque Consigli regionali potranno chiedere un referendum popolare confermativo.Per intervenire sulla Costituzione è infatti necessario che la legge di modifica sia approvata due volte (a distanza di almeno tre mesi) e che la seconda volta i voti favorevoli siano pari ad una maggioranza qualificata dei due terzi. Nel caso in cui non si raggiunga questa soglia si può chiedere il parere popolare.
Al momento è praticamente certo che il referendum verrà richiesto e per indirlo è stato già indicato il mese di ottobre.
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