Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali
28/04/2016 – In Italia per l’attuazione dell’Accordo di Parigi è necessaria una nuova Strategia Energetica Nazionale capace di rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali ad alta efficacia, a cominciare del parco edilizio pubblico.
Questo uno degli aspetti evidenziati dal Climate Report, elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato da Edo Ronchi nel corso del convegno ‘La green economy italiana dopo l’Accordo di Parigi’ del 27 aprile scorso, in cui sono stati esplicitati i dati e le analisi sulle implicazioni a livello internazionale, europeo e italiano dell’Accordo per il clima raggiunto alla COP 21 di Parigi.
La necessità di una nuova strategia è chiaramente evidenziata dal fatto che in Italia nel 2015, dopo anni di calo (-20% al 2014 rispetto al 1990), le emissioni di gas serra sono aumentate di circa il 2,5%. L’incremento è dovuto a molteplici cause tra cui il calo del prezzo del petrolio e del gas, l’aumento dei consumi energetici e il rallentamento delle politiche di efficienza energetica.
Il report fa notare come tra il 2005 e il 2012 l’Italia, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, abbia realizzato ottimi risultati (sia pure con incentivi significativi), aumentando dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, facendo meglio della media europea e collocandosi fra i leader mondiali.
Ma nell’ultimo triennio, il quadro è notevolmente peggiorato: le rinnovabili sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2% all’anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con questo passo l’Italia, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi.
Inoltre dovrebbe avviare una riforma della fiscalità in chiave ecologica introducendo una carbon tax e un processo di riallocazione degli incentivi ambientalmente dannosi senza aumentare il carico fiscale complessivo e riducendo la tassazione sulle imprese e sul lavoro.
Introdurre un sistema di carbon pricing, riconoscendo i costi effettivi dei combustibili fossili e consentendo, così, di incentivare le fonti rinnovabili senza pesare sulle bollette.
Infine dovrebbe mettere in atto politiche efficaci e concrete per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, dando priorità di intervento alle aree urbane e sostenere l’innovazione e la ricerca orientata alla green economy.
“Il nuovo ciclo edilizio in Italia, dovrà essere “gestito” per innovare la filiera della progettazione, della costruzione e della gestione immobiliare, sostituendo un mercato obsoleto verso la riqualificazione energetica e urbanistica. Gli elementi principali di questo nuovo ciclo edilizio si possono sintetizzare in 3 punti: 1) riqualificazione energetica e rigenerazione urbana, data l’impossibilità di consumare ulteriore territorio; 2) ampliamento della competizione internazionale delle imprese edilizia ma anche del management progettuale e gestionale che dovrà essere messo a confronto con standard progettuali e realizzativi europei ed extraeuropei; 3) innovazione tecnologica e la spinta verso il “green building” che deve enfatizzare il ruolo della conoscenza”.
“Per affrontare questa sfida dovrà esistere in futuro un nuovo architetto che abbia la coscienza di appartenere a questa nuova filiera decisionale, che sappia governare i processi della professione e del ciclo economico basata su sostenibilità ambientale, efficienza energetica, innovazione tecnologica e domotica, consumo zero delle risorse non rinnovabili, riuso e riciclo, innovative forme di partenariato pubblico-privato, questi sono gli elementi per costruire il grande cantiere del futuro” ha concluso l’architetto Colletta.
Questo uno degli aspetti evidenziati dal Climate Report, elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato da Edo Ronchi nel corso del convegno ‘La green economy italiana dopo l’Accordo di Parigi’ del 27 aprile scorso, in cui sono stati esplicitati i dati e le analisi sulle implicazioni a livello internazionale, europeo e italiano dell’Accordo per il clima raggiunto alla COP 21 di Parigi.
Efficienza energetica: i dati dell’Italia
Secondo quanto messo in evidenza dal rapporto per attuare l’Accordo di Parigi l’Italia deve definire una nuova Strategia Energetica Nazionale con obiettivi al 2030.La necessità di una nuova strategia è chiaramente evidenziata dal fatto che in Italia nel 2015, dopo anni di calo (-20% al 2014 rispetto al 1990), le emissioni di gas serra sono aumentate di circa il 2,5%. L’incremento è dovuto a molteplici cause tra cui il calo del prezzo del petrolio e del gas, l’aumento dei consumi energetici e il rallentamento delle politiche di efficienza energetica.
Il report fa notare come tra il 2005 e il 2012 l’Italia, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, abbia realizzato ottimi risultati (sia pure con incentivi significativi), aumentando dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, facendo meglio della media europea e collocandosi fra i leader mondiali.
Ma nell’ultimo triennio, il quadro è notevolmente peggiorato: le rinnovabili sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2% all’anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con questo passo l’Italia, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi.
Efficienza energetica: obiettivi e nuove strategie
Il Rapporto indica anche le politiche e le misure necessarie per attuare l’Accordo di Parigi. Per prima cosa l’Italia dovrebbe rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica per favorire interventi strutturali ad alta efficacia, a cominciare dallariqualificazione totale dell'edificio, varando un piano nazionale di riqualificazione del parco edilizio pubblico.Inoltre dovrebbe avviare una riforma della fiscalità in chiave ecologica introducendo una carbon tax e un processo di riallocazione degli incentivi ambientalmente dannosi senza aumentare il carico fiscale complessivo e riducendo la tassazione sulle imprese e sul lavoro.
Introdurre un sistema di carbon pricing, riconoscendo i costi effettivi dei combustibili fossili e consentendo, così, di incentivare le fonti rinnovabili senza pesare sulle bollette.
Infine dovrebbe mettere in atto politiche efficaci e concrete per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, dando priorità di intervento alle aree urbane e sostenere l’innovazione e la ricerca orientata alla green economy.
Efficienza energetica: i commenti
L’architetto Patrizia Colletta, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia e presidente del Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica” OAR ha commentato positivamente gli obiettivi messi in luce nel Climate Report; ha infatti dichiarato: “La città e il patrimonio edilizio rappresentano un grande peso e una grande scommessa per i cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni: sono sistemi energivori complessi e su essi si concentrano tutti gli sforzi e i processi di condivisione delle strategie basate sull’innovazione delle politiche territoriali, sui temi dellariconversione, della riqualificazione energetica e della rigenerazione ecologica”.“Il nuovo ciclo edilizio in Italia, dovrà essere “gestito” per innovare la filiera della progettazione, della costruzione e della gestione immobiliare, sostituendo un mercato obsoleto verso la riqualificazione energetica e urbanistica. Gli elementi principali di questo nuovo ciclo edilizio si possono sintetizzare in 3 punti: 1) riqualificazione energetica e rigenerazione urbana, data l’impossibilità di consumare ulteriore territorio; 2) ampliamento della competizione internazionale delle imprese edilizia ma anche del management progettuale e gestionale che dovrà essere messo a confronto con standard progettuali e realizzativi europei ed extraeuropei; 3) innovazione tecnologica e la spinta verso il “green building” che deve enfatizzare il ruolo della conoscenza”.
“Per affrontare questa sfida dovrà esistere in futuro un nuovo architetto che abbia la coscienza di appartenere a questa nuova filiera decisionale, che sappia governare i processi della professione e del ciclo economico basata su sostenibilità ambientale, efficienza energetica, innovazione tecnologica e domotica, consumo zero delle risorse non rinnovabili, riuso e riciclo, innovative forme di partenariato pubblico-privato, questi sono gli elementi per costruire il grande cantiere del futuro” ha concluso l’architetto Colletta.
Nessun commento:
Posta un commento