Presentata la ricerca di Symbola e FederlegnoArredo: tra i 10 green driver del legno-arredo durabilità, disassemblabilità ed efficienza energetica
05/04/2016 – L’industria italiana del Legno Arredo è sempre più attenta alla sostenibilità, vantando performance ambientali da primato in Europa, per quanto concerne eco-design, durabilità, biomateriali e materiali riciclati, riduzione delle sostanze inquinanti, efficienza energetica, riuso e upcycling e certificazioni ambientali.
A sottolinearlo il dossier ‘Il made in Italy abita il futuro - Il Legno Arredo verso l’economia circolare’, presentato ieri a Roma da Fondazione Symbola e FederlegnoArredo, in cui si analizzano i vecchi modelli produttivi legati al cosiddetto ‘business as usual’ e all’economia lineare (‘produci, consuma, butta’) e quelli legati ad un’economia più sostenibile, efficiente e circolare (‘produci, consuma, recupera’).
Anche per quanto concerne la riduzione delle emissioni climalteranti le aziende italiane dell’arredo sono in testa: vengono consumate infatti 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto, mentre le tedesche si aggirano sulle 50 tonnellate, le francesi sulle 52n tonnellate, le britanniche 93 e spagnole 124.
Nella riduzione dei rifiuti il mobile made in Italy fa segnare performance importanti, anche se migliorabili: sono 15,5 le tonnellate di rifiuti generate per milione di euro prodotto, meglio delle imprese tedesche (15,8), meno bene di quelle spagnole (7), francesi (10), britanniche (13).
Altro dato analizzato nel report è quello delle competenze; nella presenza di professioni green, il sistema del Legno Arredo registra una interessante dinamica, passando dal 12,7% della forza lavoro complessivamente impiegata nel 2011 al 18,9% relativo all’anno 2014 (+6,2 punti percentuali in 3 anni). Un risultato che, sia in termini di quote che in termini tendenziali, appare superiore sia rispetto all’industria manifatturiera, dove nel 2014 l’incidenza di professioni green sugli occupati si attesta al 16,9%, sia all’intero sistema economico, 13,2%. Segno che il settore ha colto la necessità di accrescere il capitale di conoscenze in questo ambito.
Quanto agli investimenti green, sono il 31% le imprese del settore che tra il 2008 e il 2015 hanno investito in prodotti e tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico e minor impatto ambientale: poco meno della media dell’industria manifatturiera (32%), ma, ad esempio, più di quelle di un altro pilastro del made in Italy, il tessile-abbigliamento (29%).
Le statistiche europee testimoniano inoltre che le imprese italiane dell’industria del mobile sono leader in Europa negli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S), che spesso sono anche investimenti green pur non essendo classificati come tali: precedono, infatti, con 56,4 milioni di Euro, quelle inglesi (44,6), tedesche (39,9) e francesi (17,5).
Nel report infine si analizzano gli impatti in termini di competitività degli investimenti in sostenibilità ambientale. Tra le imprese del Legno Arredo che hanno fatto investimenti green (anni 2012- 2014), il 23,4% ha registrato un aumento nei livelli di fatturato, mentre tra le imprese che gli investimenti non li hanno fatti scendiamo al 17,6%: uno spread di +5,8 punti percentuali. Gli investimenti green spingono anche l’innovazione: hanno sviluppato nuovi prodotti o servizi il 30,4% delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti.
Ad esempio tra i principali green driver della competitività delle imprese italiane del Legno Arredo c’è la durabilità dei prodotti, che dipende anche da un’adeguata progettazione. Tra i quattro casi aziendali analizzati nel dossier c’è Molteni & C, impegnata a produrre arredi di qualità e durabilità nel tempo, garantendo oltre 10 anni la reperibilità delle parti di ricambio e dei principali tipi di rivestimento per i propri arredi. Tale approccio è adottato anche dall’azienda produttrice di cucine Dada che garantisce la disponibilità dei componenti 10 anni, aspetto molto importante in caso di trasloco della cucina da un’abitazione a un’altra. Altro caso analizzato quello diZanotta che realizza prodotti che conservino inalterate il più a lungo possibile le caratteristiche iniziali. Anche Poliform pone grande attenzione nel selezionare i migliore materiali concentrandosi, parallelamente, sulle loro caratteristiche di affidabilità e durata nel tempo come nel caso dei vetri temperati di sicurezza fino a 5 volte più resistenti di un vetro normale.
Tra le aziende analizzate nel campo del disassemblaggio c’è Valcucine che ha puntato negli ultimi anni alla de-materializzazione e alla realizzazione di una cucina progettata utilizzando soli ripiani e cestoni senza l’utilizzo di colle. L’azienda assicura inoltre una garanzia a vita che prevede anche il ritiro gratuito del prodotto a fine vita.
Infine per il miglioramento dell’efficienza degli impianti industriali il dossier ha analizzato quei sistemi di produzione che con semplici accorgimenti riescono a consumare una minor quantità di energia; tra questi il sistema adottato da Porro che a seguito di un audit energetico effettuato in collaborazione con la Esco Heat&Power e FederlegnoArredo in meno di due anni ha terminato di pagare il progetto ed è entrata in possesso di un impianto più efficiente. Gli impianti di produzione della Rimadesiosono alimentati da energia solare, ciò permette all'azienda dal 2011 di produrre una quantità di energia superiore al suo fabbisogno, potendola così immettere nella rete pubblica. Motori ad alto rendimento, monitoraggio costante dei consumi dei singoli macchinari, pannelli fotovoltaici sulle coperture dell’azienda sono invece gli interventi che consentono alla Snaidero di abbattere l’emissione di CO2. Sistem Costruzioniproduce edifici in legno realizzati con pannelli multistrato in legno massello le cui dimensioni contenute facilitano le operazioni di movimentazione e montaggio. Luce naturale e ventilazione contribuiscono a ridurre i consumi energetici, a migliorare la qualità dell’ambiente interno e a limitare l’impatto degli edifici. Velux, infine, ha puntato su prodotti pensati per assicurare, attraverso un sistema di sensori e di meccanismi automatizzati di regolazione dei vari dispositivi, la possibilità di ottimizzare autonomamente l’illuminazione, la ventilazione naturale, la protezione dal calore e i consumi energetici.
“La ricerca evidenzia un valore intrinseco che ci sprona a essere ancora più decisi nel perseguire quella ricerca della qualità che a oggi ha contribuito a imporci sui mercati di tutto il mondo anche in momento difficili. Qualità che passa attraverso la grande cura del dettaglio e, soprattutto, l’attenzione a processi produttivi sostenibili e virtuosi. Per le nostre imprese l’economia circolare è già una realtà, ma dobbiamo fare di più puntando a diventare il settore di riferimento per l’Italia e il resto del mondo” ha concluso Snaidero.
“Grazie alla sua tradizione e alla capacità di innovare senza perdere la propria anima - ha dichiarato il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - l’industria italiana del Legno Arredo ha iniziato a cogliere, e mi auguro sia in grado di farlo sempre più, le opportunità della green economy e dell’economia circolare. Già oggi l’Italia è prima in Europa nel recupero dei materiali e risparmiamo circa 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, evitando 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2”.
“È questo il campo della nuova sfida che attende il made in Italy, la chiave che potrebbe garantire un rinnovamento all’altezza dei tempi. Bisogna portare in questo cammino, che è nei nostri cromosomi antichi di Paese povero di materie prime, cultura e legame con il territorio, capacità di sintesi tra valori d’uso, bellezza e sostenibilità. L’Italia deve fare l’Italia anche quando percorre la via dell’economia circolare” ha concluso Realacci.
A sottolinearlo il dossier ‘Il made in Italy abita il futuro - Il Legno Arredo verso l’economia circolare’, presentato ieri a Roma da Fondazione Symbola e FederlegnoArredo, in cui si analizzano i vecchi modelli produttivi legati al cosiddetto ‘business as usual’ e all’economia lineare (‘produci, consuma, butta’) e quelli legati ad un’economia più sostenibile, efficiente e circolare (‘produci, consuma, recupera’).
Made in Italy e Green economy: i numeri italiani
Secondo il dossier l’industria italiana del mobile utilizza, sul fronte dei consumi di energia elettrica, 30 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) ogni milione di euro prodotto, contro le 68 della media dei Paesi Ue, le 39 del Regno Unito, le 56 della Francia, le 63 della Germania, le 101 della Spagna.Anche per quanto concerne la riduzione delle emissioni climalteranti le aziende italiane dell’arredo sono in testa: vengono consumate infatti 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto, mentre le tedesche si aggirano sulle 50 tonnellate, le francesi sulle 52n tonnellate, le britanniche 93 e spagnole 124.
Nella riduzione dei rifiuti il mobile made in Italy fa segnare performance importanti, anche se migliorabili: sono 15,5 le tonnellate di rifiuti generate per milione di euro prodotto, meglio delle imprese tedesche (15,8), meno bene di quelle spagnole (7), francesi (10), britanniche (13).
Altro dato analizzato nel report è quello delle competenze; nella presenza di professioni green, il sistema del Legno Arredo registra una interessante dinamica, passando dal 12,7% della forza lavoro complessivamente impiegata nel 2011 al 18,9% relativo all’anno 2014 (+6,2 punti percentuali in 3 anni). Un risultato che, sia in termini di quote che in termini tendenziali, appare superiore sia rispetto all’industria manifatturiera, dove nel 2014 l’incidenza di professioni green sugli occupati si attesta al 16,9%, sia all’intero sistema economico, 13,2%. Segno che il settore ha colto la necessità di accrescere il capitale di conoscenze in questo ambito.
Quanto agli investimenti green, sono il 31% le imprese del settore che tra il 2008 e il 2015 hanno investito in prodotti e tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico e minor impatto ambientale: poco meno della media dell’industria manifatturiera (32%), ma, ad esempio, più di quelle di un altro pilastro del made in Italy, il tessile-abbigliamento (29%).
Le statistiche europee testimoniano inoltre che le imprese italiane dell’industria del mobile sono leader in Europa negli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S), che spesso sono anche investimenti green pur non essendo classificati come tali: precedono, infatti, con 56,4 milioni di Euro, quelle inglesi (44,6), tedesche (39,9) e francesi (17,5).
Nel report infine si analizzano gli impatti in termini di competitività degli investimenti in sostenibilità ambientale. Tra le imprese del Legno Arredo che hanno fatto investimenti green (anni 2012- 2014), il 23,4% ha registrato un aumento nei livelli di fatturato, mentre tra le imprese che gli investimenti non li hanno fatti scendiamo al 17,6%: uno spread di +5,8 punti percentuali. Gli investimenti green spingono anche l’innovazione: hanno sviluppato nuovi prodotti o servizi il 30,4% delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti.
I green driver dell’economia circolare
Accanto all’analisi dei numeri, la ricerca di FederlegnoArredo e Fondazione Symbola ha analizzato oltre 30 esperienze di impresa relative a 10 green driver legati alla economia circolare: Eco-design, Durabilità, Disassemblabilità, Biomateriali e materiali innovativi, Materiali rinnovabili e certificati, Materiali riciclati, Riduzione sostanze inquinanti, Efficienza energetica, Riuso e upcycling, Certificazioni ambientali.Ad esempio tra i principali green driver della competitività delle imprese italiane del Legno Arredo c’è la durabilità dei prodotti, che dipende anche da un’adeguata progettazione. Tra i quattro casi aziendali analizzati nel dossier c’è Molteni & C, impegnata a produrre arredi di qualità e durabilità nel tempo, garantendo oltre 10 anni la reperibilità delle parti di ricambio e dei principali tipi di rivestimento per i propri arredi. Tale approccio è adottato anche dall’azienda produttrice di cucine Dada che garantisce la disponibilità dei componenti 10 anni, aspetto molto importante in caso di trasloco della cucina da un’abitazione a un’altra. Altro caso analizzato quello diZanotta che realizza prodotti che conservino inalterate il più a lungo possibile le caratteristiche iniziali. Anche Poliform pone grande attenzione nel selezionare i migliore materiali concentrandosi, parallelamente, sulle loro caratteristiche di affidabilità e durata nel tempo come nel caso dei vetri temperati di sicurezza fino a 5 volte più resistenti di un vetro normale.
Tra le aziende analizzate nel campo del disassemblaggio c’è Valcucine che ha puntato negli ultimi anni alla de-materializzazione e alla realizzazione di una cucina progettata utilizzando soli ripiani e cestoni senza l’utilizzo di colle. L’azienda assicura inoltre una garanzia a vita che prevede anche il ritiro gratuito del prodotto a fine vita.
Infine per il miglioramento dell’efficienza degli impianti industriali il dossier ha analizzato quei sistemi di produzione che con semplici accorgimenti riescono a consumare una minor quantità di energia; tra questi il sistema adottato da Porro che a seguito di un audit energetico effettuato in collaborazione con la Esco Heat&Power e FederlegnoArredo in meno di due anni ha terminato di pagare il progetto ed è entrata in possesso di un impianto più efficiente. Gli impianti di produzione della Rimadesiosono alimentati da energia solare, ciò permette all'azienda dal 2011 di produrre una quantità di energia superiore al suo fabbisogno, potendola così immettere nella rete pubblica. Motori ad alto rendimento, monitoraggio costante dei consumi dei singoli macchinari, pannelli fotovoltaici sulle coperture dell’azienda sono invece gli interventi che consentono alla Snaidero di abbattere l’emissione di CO2. Sistem Costruzioniproduce edifici in legno realizzati con pannelli multistrato in legno massello le cui dimensioni contenute facilitano le operazioni di movimentazione e montaggio. Luce naturale e ventilazione contribuiscono a ridurre i consumi energetici, a migliorare la qualità dell’ambiente interno e a limitare l’impatto degli edifici. Velux, infine, ha puntato su prodotti pensati per assicurare, attraverso un sistema di sensori e di meccanismi automatizzati di regolazione dei vari dispositivi, la possibilità di ottimizzare autonomamente l’illuminazione, la ventilazione naturale, la protezione dal calore e i consumi energetici.
Made in Italy e green economy: i commenti
“Il valore delle imprese italiane del Legno Arredo è riconosciuto globalmente grazie a un insieme di fattori assolutamente inimitabili - ha commentato Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo. Un mix vincente di tradizione, ricerca e innovazione che da decenni rendono unici i nostri prodotti, come dimostra il crescente successo sui mercati di tutto il mondo e gli oltre 13 miliardi di euro di export”.“La ricerca evidenzia un valore intrinseco che ci sprona a essere ancora più decisi nel perseguire quella ricerca della qualità che a oggi ha contribuito a imporci sui mercati di tutto il mondo anche in momento difficili. Qualità che passa attraverso la grande cura del dettaglio e, soprattutto, l’attenzione a processi produttivi sostenibili e virtuosi. Per le nostre imprese l’economia circolare è già una realtà, ma dobbiamo fare di più puntando a diventare il settore di riferimento per l’Italia e il resto del mondo” ha concluso Snaidero.
“Grazie alla sua tradizione e alla capacità di innovare senza perdere la propria anima - ha dichiarato il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - l’industria italiana del Legno Arredo ha iniziato a cogliere, e mi auguro sia in grado di farlo sempre più, le opportunità della green economy e dell’economia circolare. Già oggi l’Italia è prima in Europa nel recupero dei materiali e risparmiamo circa 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, evitando 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2”.
“È questo il campo della nuova sfida che attende il made in Italy, la chiave che potrebbe garantire un rinnovamento all’altezza dei tempi. Bisogna portare in questo cammino, che è nei nostri cromosomi antichi di Paese povero di materie prime, cultura e legame con il territorio, capacità di sintesi tra valori d’uso, bellezza e sostenibilità. L’Italia deve fare l’Italia anche quando percorre la via dell’economia circolare” ha concluso Realacci.
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