martedì 10 settembre 2013
POS negli studi professionali, gli ingegneri sono contrari all’obbligo
Il Presidente del CNI Armando Zambrano: ‘60 milioni di euro si trasformeranno da reddito dei professionisti a rendita per le banche’
di Rossella Calabrese 11/09/2013 - Nettamente contrari all’obbligo, a carico dei professionisti, di accettare pagamenti con carta di credito. È questa la posizione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri sulla norma, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2014, che impone di installare i POS negli studi professionali.La novità - ricorda il CNI - è stato “fortemente voluto dal Governo Monti e in modo particolare dal Ministro Passera (ex amministratore delegato di Banca Intesa)”. “Sebbene l’attuazione dell’obbligo sia subordinata all’emanazione di alcuni decreti attuativi - continua la nota -, questi ultimi potranno prevedere l’estensione ad ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche con tecnologie mobili”.
“Siamo nettamente contrari - afferma con decisione Armando Zambrano, Presidente del CNI -. Questa norma impone un ulteriore balzello a carico dei professionisti. Inoltre, non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici”.
Elementi che si aggiungono al ragionamento degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, secondo i quali ‘le attività professionali prevedono pagamenti normalmente superiori ai massimali delle carte di debito’ (leggi tutto).
Gli Ingegneri hanno fatto i calcoli: al professionista - spiegano - è richiesto di farsi carico dei costi di installazione del POS (mediamente intorno ai 100 euro), del pagamento di un canone mensile (mediamente intorno ai 30 euro) e del pagamento di una commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%. Supponendo una commissione media dell’1% su ogni transazione, per le sole prestazioni erogate dai professionisti tecnici nel settore delle costruzioni, il CNI stima una spesa di 60 milioni di euro l’anno.
“60 milioni di euro - fa notare Zambrano - che da reddito per i professionisti si trasformano in rendita per il sistema bancario. Una cosa inaccettabile. Un ulteriore aggravio per i professionisti senza alcun vantaggio né per il fisco né per i clienti”.
“Noi non siamo contrari alla tracciabilità e alla lotta all’evasione - prosegue Zambrano - ma tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico, a differenza di molti altri settori produttivi quali lo stesso settore bancario”.
Il Presidente del CNI sottolinea come gli onorari dei professionisti siano stati ormai ridotti al lumicino dall’abrogazione delle tariffe e da una crisi di mercato che porta gli stessi professionisti, per ottenere gli incarichi, a praticare ribassi medi di oltre il 40% (con punte superiori all’80%) nel settore dei bandi di progettazione.
Gli ingegneri sostengono che il divieto di effettuare pagamenti superiori a 1.000 euro è già sufficiente a sradicare la quasi totalità dei pagamenti in nero per i professionisti, in particolare per quelli tecnici. Quindi chiedono l’immediata cancellazione della contestata disposizione e che eventuali misure sostitutive di lotta all’emersione siano introdotta a “costo zero” per i professionisti, già costretti ad affrontare da soli la più grave crisi economica del dopoguerra.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/09/professione/pos-negli-studi-professionali-gli-ingegneri-sono-contrari-all-obbligo_35232_33.html
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