La proposta in un disegno di legge del M5S. I Comuni dovrebbero censire gli immobili abbandonati che sarebbero ristrutturati da gruppi di cittadini
Un Fondo da 400 milioni di euro per finanziare l’autorecupero, da parte dei cittadini, di immobili abbandonati. È la proposta contenuta in un disegno di legge presentato a ottobre in Senato.
Non è una proposta isolata. Un altro disegno di legge per l’esproprio e la riqualificazione degli immobili abbandonati sta iniziando il suo iter in Commissione Ambiente della Camera.
Le due norme puntano sulla creazione di nuovi alloggi senza consumare suolo, migliorando la sicurezza statica e le prestazioni energetiche di edifici oggi per lo più in condizioni di degrado.
Il meccanismo per l’autorecupero dovrebbe funzionare così: i Comuni dovrebbero censire gli immobili e le aree ed emanare un avviso pubblico indicando le opere da eseguire e i requisiti per ottenere l’incarico.
Sulla base di queste indicazioni, i cittadini formeranno dei gruppi di autorecupero che formuleranno le proposte operative per la realizzazione degli interventi e stimeranno i tempi necessari per il completamento dei lavori.
Il Fondo finanzierà l’acquisto dei materiali, mentre i cittadini del gruppo di autorecupero otterranno un comodato d’uso di 18 anni sulle unità abitative ristrutturate.
I vantaggi potrebbero essere molteplici. Da una parte verrebbero creati alloggi senza consumare suolo, dall’altra gli immobili verrebbero riqualificati dal punto di vista statico ed energetico. I proprietari ristrutturerebbero gratis gli immobili abbandonati e, alla scadenza dei 18 anni previsti, rientrerebbero in possesso di edifici sicuri ed utilizzabili.
Tra questi ci sono immobili che possono avere un interesse culturale. Per il loro recupero, il ddl propone delle modifiche al Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004) dando alle Soprintendenze un termine di novanta giorni per pronunciarsi sulle richieste di dichiarazione di interesse culturale avanzate dai Comuni e dalle Regioni.
Il ddl dà ai proprietari sei mesi di tempo per “farsi vivi”, far valere i propri diritti e riqualificare gli edifici. Nel caso in cui siano irreperibili o rinuncino, il Comune potrebbe espropriare l’immobile per riqualificarlo e utilizzarlo per finalità di interesse pubblico oppure venderlo rispettando i limiti imposti dalla Soprintendenza.
Procedura simile per gli immobili abbandonati e degradati che non hanno un interesse culturale. In questo caso i proprietari dovrebbero osservare le prescrizioni di decoro, recupero e messa in sicurezza stabilite dalle ordinanze comunali. Nelle zone sismiche 1 e 2 le attività di recupero degli immobili devono necessariamente comportare l’adeguamento antisismico.
La norma prevede infime che nelle zone sismiche i comuni, entro il termine di sei mesi, debbano procedere all’individuazione degli immobili abbandonati, sia nel caso che possano essere beni culturali, sia in tutti gli altri casi.
Non è una proposta isolata. Un altro disegno di legge per l’esproprio e la riqualificazione degli immobili abbandonati sta iniziando il suo iter in Commissione Ambiente della Camera.
Le due norme puntano sulla creazione di nuovi alloggi senza consumare suolo, migliorando la sicurezza statica e le prestazioni energetiche di edifici oggi per lo più in condizioni di degrado.
Autorecupero degli immobili abbandonati
Il disegno di legge, presentato dal Movimento 5Stelle, prevede la creazione di un Fondo, cui inizialmente saranno destinati 400 milioni di euro, per l’autorecupero degli immobili abbandonati, non utilizzati o in stato di degrado. Le risorse, si legge nella relazione, dovrebbetro essere recuperate con la riduzione della percentuale di deducibilità degli interessi passivi delle banche e di altri enti e società finanziari nonché dalla rideterminazione del valore della produzione netta delle banche e di altri enti e società finanziarie.Il meccanismo per l’autorecupero dovrebbe funzionare così: i Comuni dovrebbero censire gli immobili e le aree ed emanare un avviso pubblico indicando le opere da eseguire e i requisiti per ottenere l’incarico.
Sulla base di queste indicazioni, i cittadini formeranno dei gruppi di autorecupero che formuleranno le proposte operative per la realizzazione degli interventi e stimeranno i tempi necessari per il completamento dei lavori.
Il Fondo finanzierà l’acquisto dei materiali, mentre i cittadini del gruppo di autorecupero otterranno un comodato d’uso di 18 anni sulle unità abitative ristrutturate.
I vantaggi potrebbero essere molteplici. Da una parte verrebbero creati alloggi senza consumare suolo, dall’altra gli immobili verrebbero riqualificati dal punto di vista statico ed energetico. I proprietari ristrutturerebbero gratis gli immobili abbandonati e, alla scadenza dei 18 anni previsti, rientrerebbero in possesso di edifici sicuri ed utilizzabili.
Riqualificazione ed espropriazione degli immobili abbandonati
Il disegno di legge fa una premessa: in Italia ci sono 2 milioni di case abbandonate e disabitate ubicate prevalentemente nei piccoli comuni, nelle campagne e in montagna.Tra questi ci sono immobili che possono avere un interesse culturale. Per il loro recupero, il ddl propone delle modifiche al Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004) dando alle Soprintendenze un termine di novanta giorni per pronunciarsi sulle richieste di dichiarazione di interesse culturale avanzate dai Comuni e dalle Regioni.
Il ddl dà ai proprietari sei mesi di tempo per “farsi vivi”, far valere i propri diritti e riqualificare gli edifici. Nel caso in cui siano irreperibili o rinuncino, il Comune potrebbe espropriare l’immobile per riqualificarlo e utilizzarlo per finalità di interesse pubblico oppure venderlo rispettando i limiti imposti dalla Soprintendenza.
Procedura simile per gli immobili abbandonati e degradati che non hanno un interesse culturale. In questo caso i proprietari dovrebbero osservare le prescrizioni di decoro, recupero e messa in sicurezza stabilite dalle ordinanze comunali. Nelle zone sismiche 1 e 2 le attività di recupero degli immobili devono necessariamente comportare l’adeguamento antisismico.
La norma prevede infime che nelle zone sismiche i comuni, entro il termine di sei mesi, debbano procedere all’individuazione degli immobili abbandonati, sia nel caso che possano essere beni culturali, sia in tutti gli altri casi.
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