CdS: è possibile impugnare le scelte del Comune solo se si dimostra che provocano danni patrimoniali e alle condizioni di vita
16/07/2015 - In caso di pianificazione urbanistica si può presentare ricorso contro le scelte del Comune solo se si dimostrano una serie di condizioni. Lo ha spiegato il Consiglio di Stato con lasentenza 3433/2015.Nel caso preso in esame dai giudici, dopo che un Comune aveva approvato il piano degli interventi, con delle osservazioni era stato chiesto di ridurre l’altezza degli edifici previsti, incrementare i verde circostante e limitare gli interventi ammissibili solo al recupero del patrimonio edilizio esistente.
Il Comune aveva accettato alcuni suggerimenti, ma il proprietario di un edificio situato nella zona vicina a quella interessata dal piano degli interventi aveva impugnato le scelte del Comune che, a suo avviso, lo danneggiavano.
Sia il Tribunale amministrativo che il Consiglio di Stato hanno bocciato le richieste dell’interessato spiegando che in materia di pianificazione urbanistica il ricorso è ammesso solo se si dimostra che da essa possono derivare danni patrimoniali o il peggioramento delle condizioni di vita.
Per poter prendere in considerazione i ricorsi, si deve inoltre dimostrare che la nuova destinazione urbanistica incide sul godimento o sul valore di mercato dell’area vicina o, ancora, su interessi specifici.
Al contrario, hanno chiarito i giudici, non è sufficiente affermare che la vicinanza può provocare danni generici.
Il CdS ha infine affermato che le scelte dell’Amministrazione sono discrezionali e generiche, cioè non possono riferirsi a dei casi specifici.
In altre parole, il Comune aveva preso in considerazione le richieste avanzate da alcuni cittadini, ma solo perché consentivano, in generale, la tutela delle zone di pregio e la limitazione dello sfruttamento del territorio a fini edificatori.
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