domenica 23 marzo 2014
Variante groviera Dentro i tunnel che crollano LE MONTAGNE FRANANO SULL’OPERA DA 3 MILIARDI: IL VIADOTTO DELL’A1 SI SPOSTA, I PAESI SPROFONDANO
VIENE GIÙ TUTTO
Il pilone dell’Autosole
si è mosso di 15 cm
dal 2011. Sparvo e
Ripoli scivolano di 4
millimetri al mese:
già decine di evacuati
di Giampiero Calapà
e David Marceddu
Ripoli Santa Maria M. (Bologna)
Nuove gallerie che collassano,
pareti di montagna
che franano, il terreno
sotto ai piedi di
due paesini che si sposta inesorabilmente
e il pilone di un viadotto alto 40 metri che scivola oltre i limiti
di sicurezza. Sembra uno scherzo,
ma è la cronaca dei lavori di una
grande opera nell’Italia 2014.
La Variante di Valico, monumentale
progetto da dieci anni in costruzione,
è una groviera e, almeno
per adesso, invece di togliere traffico
dalla vecchia Autosole mette a rischio
la sicurezza della stessa, all’a ltezza
dello svincolo di Pian del Voglio:
le nuove gallerie si sbriciolano
lentamente sotto il movimento franoso
che si sta trascinando dietro 50
milioni di metri cubi di versante. Lo
abbiamo verificato ieri entrando nel
cantiere indisturbati nella pausa dei
lavori del fine settimana. Si spostano due paesi, Ripoli e Sparvo, e a essere
gravemente a rischio è il viadotto,
alto 40 metri, dell’attuale A1, l’A utosole,
con un intero pilone che si è
già mosso di 15 centimetri dal novembre
del 2011. Già oltre i limiti
indicati da Gennarino Tozzi, ex direttore
generale per le nuove opere
di Autostrade per
l’Italia, che nel
maggio 2012 disse
davanti ai consiglieri
regionali
emiliani: “Anche
se il movimento
che oggi è di 2
centimetri e qualche cosa dovesse...
fino a 13 centimetri
abbiamo
almeno trenta
viadotti in Italia
che hanno movimenti
superiori e
che gestiamo regolarmente; quindi
fino ai 13-14 centimetri non c’è nessun
problema”.
MA ALLA DATA 22 marzo 2014 il
pilone alto quaranta metri del viadotto
Rio Piazza, quello che sta sopra
Ripoli – sopra la galleria Val di Sambro
del nuovo tracciato – risulta dai
rilevamenti ufficiali aver già superato
i 14 centimetri di spostamento
dalla posizione originaria del 1959,
data di costruzione.
Tozzi, continuò l’audizione in Regione,
cercando di rassicurare: “Do -
po i 13-14 centimetri vanno fatte
delle azioni che riposizionino,
adesso non
voglio scendere nel ettaglio, ma che sono
già in corso, che
iniziano in questi
giorni proprio per poter
superare anche i
13 centimetri, ma solo
a fini precauzionali
per tenere tranquilla
la situazione sennò è
sempre il discorso di
prima: tutto quello
che facciamo può essere visto con la
bottiglia mezza piena o mezza vuota.
Non siamo allarmati – concluse –
cerchiamo di dare tranquillità”.
Che cosa ha fatto Autostrade per l’Italia
nel frattempo? Nell’estate 2012
ha letteralmente sollevato la strada,
con dei particolari cric, per infilare
tra i pilastri e le travi degli spessori in
neoprene, chiamati baggioli, più larghi,
così da far fronte allo spostamento
delle travi rispetto ai piloni.
“Amplieremo i baggioli del viadotto – spiegò ancora Tozzi – su cui appoggia
l’impalcato, ovvero le travi e
la piattaforma. Se il movimento del
viadotto peggiorerà gli interventi
preventivi che stiamo mettendo in
campo oggi ci permetteranno di sollevare
l’impalcato e di riposizionarlo
più centrato”. Da quel momento,
dopo sedici mesi, lo spostamento è
stato di ulteriori dieci centimentri.
IL GEOMETRA Dino Ricci, portavoce
del Comitato spontaneo che contesta
questi lavori, ha messo su famiglia
a Ripoli proprio perché ha lavorato
per cinquant’anni alla costruzione
di queste strade, compresa
l’Autosole: “Quel viadotto non è sicuro.
Hanno solo ampliato i piani di
appoggio, ma là c’è una curva, quindi
a un certo punto lo spazio finisce,
andare oltre i 14 centimetri, che avevano
indicato loro stessi, può essere
pericolosissimo. Ma avete idea di
quante auto passano al minuto su
quel viadotto? Io mi sono fatto l’idea
che quando apriranno la Variante al
traffico, chiuderanno il viadotto, ,
cioè il vecchio tracciato, per manifesta
deficienza strutturale”. La casa
del geometra Ricci se ne va giù con il
paese ai piedi del pilone e sopra le
due gallerie, come quelle dei suoi
trecento concittadini di Ripoli,
stessa cosa che sta succedendo
adesso agli abitanti di
Sparvo. “Casa mia – dice ormai
quasi rassegnato – è a 150
metri dall’asse della galleria.
Si è spostata di sette centimetri,
abbassandosi di tre centimetri.
Con una velocità, ormai,
di 4 millimetri al mese. È piena
di crepe. Qui ci sono due chilometri
quadrati di frana che si portano dietro
50 milioni di metri cubi di versante,
non c’è opera ingegneristica
che possa fermarla: prima o poi qui
sarà il deserto”.
Le persone evacuate sono già decine,
spesso con altre motivazioni ufficiali,
per esempio la neve. Via Santa
Maria Maddalena, a Ripoli, è ormai
una strada fantasma. La chiesetta del
Duecento è già da tempo a rischio
inagibilità, una signora recentemente
è morta lontano dalla casa dove
era sempre vissuta e dalla quale era
stata portata via per forza, “deloca -
lizzata” secondo la terminologia ufficiale,
alla comparsa di crepe di due
centimetri nella sua abitazione. Sulla
frana di Ripoli la procura di Bologna
ha già aperto un’inchiesta, sempre
rimasta contro ignoti, per disastro
colposo: una perizia di centinaia di
pagine ha certificato che l’enorme
frana è stata riattivata dalla galleria
Val di Sambro. I pm hanno scelto di
chiedere l’archiviazione, ma la decisione
del gip deve ancora arrivare.
il fatto quotidiano 23 marzo 2014
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