Nell'ottica di informatizzazione della pubblica amministrazione, il Settore Viabilità ha predisposto la presentazione delle istanze di concessione, autorizzazione e nulla osta di cui al titolo II del D.Lgs 285/1992 e s.m.i. (nuovo Codice della Strada), mediante procedura telematica, così come previsto dal Codice dell'Amministrazione Digitale.
Pertanto a partire dal 1 luglio 2016, è attiva sul sito della Provincia di Latina, la nuova piattaforma telematica per la presentazione delle nuove istanze di concessione, autorizzazione e nulla osta suddette, mediante la registrazione e successivo accesso da parte degli utenti ad una propria area riservata, compilando i dati necessari per l'accreditamento.
Si ricorda infine, che per il periodo transitorio di tre mesi, verranno accettate ancora le istanze cartacee, dopodiché da tale data non sarà più possibile presentare istanze cartacee allo sportello o inviarle a mezzo raccomandata o posta elettronica certificata (PEC), ma le stesse dovranno essere presentate esclusivamente online, utilizzando il portale web di questo Ente.
È possibile accedere al Servizio Concessioni on-line dalla Home page del sito istituzionale nei SERVIZI ON-LINE oppure direttamente cliccando qui http://www.provincia.latina.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13071
mercoledì 29 giugno 2016
Certificazione energetica edifici, novità per gli APE
di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/06/risparmio-energetico/certificazione-energetica-edifici-novit%C3%A0-per-gli-ape_52712_27.html
In vigore da oggi le nuove UNI/TS 11300 sulle prestazioni energetiche e UNI 10349 sui dati climatici per il riscaldamento e il raffrescamento
29/06/2016 - Entrano in vigore oggi 29 giugno le nuove norme UNI/TS 11300 relative alle prestazioni energetiche degli edifici e UNI 10349 sui dati climatici relativi al riscaldamento e raffrescamento degli edifici.
Le norme sono state pubblicate tre mesi fa ed entrano in vigore oggi (90 giorni dopo la pubblicazione) per garantire il necessario aggiornamento dei sistemi di calcolo della prestazione energetica degli edifici.
La revisione della UNI/TS 11300-4 (fonti rinnovabili e altri metodi di generazione). La UNI/TS 11300-4 calcola il fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda sanitaria nel caso vi siano sottosistemi di generazione (impianti solari termici, generatori a combustione alimentati a biomasse, pompe di calore, impianti fotovoltaici, cogeneratori, sottostazioni di teleriscaldamento) che forniscono energia termica utile da energie rinnovabili o con metodi di generazione diversi dalla combustione a fiamma di combustibili fossili trattata nella UNI/TS 11300-2.
La UNI/TS 11300-5 fornisce metodi di calcolo per determinare in modo univoco e riproducibile il fabbisogno di energia primaria degli edifici sulla base dell’energia consegnata ed esportata e la quota di energia da fonti rinnovabili, applicando la normativa tecnica citata nei riferimenti normativi. La UNI/TS 11300-5 sostituisce la “Raccomandazione CTI 14:2013”.
La UNI/TS 11300-6 fornisce dati e metodi per la determinazione del fabbisogno di energia elettrica per il funzionamento di impianti destinati al sollevamento e al trasporto di persone o persone accompagnate da cose in un edificio (ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili), sulla base delle caratteristiche dell’edificio e dell’impianto. I suddetti metodi di calcolo tengono in considerazione solo il fabbisogno di energia elettrica nei periodi di movimento e di sosta della fase operativa del ciclo di vita.
- la UNI 10349-1 riguarda le medie mensili per la valutazione della prestazione termo-energetica dell’edificio e metodi per ripartire l’irradianza solare nella frazione diretta e diffusa e per calcolare l’irradianza solare su di una superficie inclinata;
- il rapporto tecnico UNI/TR 10349-2 riguarda i dati di progetto. Il rapporto tecnico fornisce, per il territorio italiano, i dati climatici convenzionali necessari per la progettazione delle prestazioni energetiche e termoigrometriche degli edifici, inclusi gli impianti tecnici per la climatizzazione estiva ed invernale ad essi asserviti. I dati di progetto contenuti nel rapporto tecnico sono rappresentativi delle condizioni climatiche limite, da utilizzare per il dimensionamento degli impianti tecnici per la climatizzazione estiva e invernale e per valutare il rischio di surriscaldamento estivo;
- la UNI 10349-3 riguarda le differenze di temperatura cumulate (gradi giorno) ed altri indici sintetici. La norma fornisce metodi di calcolo e prospetti di sintesi relativi a indici sintetici da utilizzarsi per la descrizione climatica del territorio. La UNI 10349-3 completa la UNI EN ISO 15927-6 fornendo la metodologia di calcolo per la determinazione, sia nella stagione di raffrescamento, sia nella stagione di riscaldamento degli edifici, dei gradi giorno, delle differenze cumulate di umidità massica, della radiazione solare cumulata su piano orizzontale e dell’indice sintetico di severità climatico del territorio. Gli indici possono anche essere utilizzati per una prima verifica di massima degli impianti.
- Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (DM 26 giugno 2015);
- Metodologie di calcolo delle prestazioni e requisiti minimi (DM 26 giugno 2015)
- Schemi per la relazione tecnica di progetto (DM 26 giugno 2015).
Le norme sono state pubblicate tre mesi fa ed entrano in vigore oggi (90 giorni dopo la pubblicazione) per garantire il necessario aggiornamento dei sistemi di calcolo della prestazione energetica degli edifici.
Le nuove UNI/TS 11300
Le revisione delle parti 4, 5 e 6 della UNI/TS 11300 seguono quelle dell’ottobre 2014.La revisione della UNI/TS 11300-4 (fonti rinnovabili e altri metodi di generazione). La UNI/TS 11300-4 calcola il fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda sanitaria nel caso vi siano sottosistemi di generazione (impianti solari termici, generatori a combustione alimentati a biomasse, pompe di calore, impianti fotovoltaici, cogeneratori, sottostazioni di teleriscaldamento) che forniscono energia termica utile da energie rinnovabili o con metodi di generazione diversi dalla combustione a fiamma di combustibili fossili trattata nella UNI/TS 11300-2.
La UNI/TS 11300-5 fornisce metodi di calcolo per determinare in modo univoco e riproducibile il fabbisogno di energia primaria degli edifici sulla base dell’energia consegnata ed esportata e la quota di energia da fonti rinnovabili, applicando la normativa tecnica citata nei riferimenti normativi. La UNI/TS 11300-5 sostituisce la “Raccomandazione CTI 14:2013”.
La UNI/TS 11300-6 fornisce dati e metodi per la determinazione del fabbisogno di energia elettrica per il funzionamento di impianti destinati al sollevamento e al trasporto di persone o persone accompagnate da cose in un edificio (ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili), sulla base delle caratteristiche dell’edificio e dell’impianto. I suddetti metodi di calcolo tengono in considerazione solo il fabbisogno di energia elettrica nei periodi di movimento e di sosta della fase operativa del ciclo di vita.
Le norme UNI 10349
La nuova versione della norma UNI 10349 è la revisione delle parti 1, 2 e 3 dell’edizione precedente, che risale al 1994. Le nuove norme sono dunque:- la UNI 10349-1 riguarda le medie mensili per la valutazione della prestazione termo-energetica dell’edificio e metodi per ripartire l’irradianza solare nella frazione diretta e diffusa e per calcolare l’irradianza solare su di una superficie inclinata;
- il rapporto tecnico UNI/TR 10349-2 riguarda i dati di progetto. Il rapporto tecnico fornisce, per il territorio italiano, i dati climatici convenzionali necessari per la progettazione delle prestazioni energetiche e termoigrometriche degli edifici, inclusi gli impianti tecnici per la climatizzazione estiva ed invernale ad essi asserviti. I dati di progetto contenuti nel rapporto tecnico sono rappresentativi delle condizioni climatiche limite, da utilizzare per il dimensionamento degli impianti tecnici per la climatizzazione estiva e invernale e per valutare il rischio di surriscaldamento estivo;
- la UNI 10349-3 riguarda le differenze di temperatura cumulate (gradi giorno) ed altri indici sintetici. La norma fornisce metodi di calcolo e prospetti di sintesi relativi a indici sintetici da utilizzarsi per la descrizione climatica del territorio. La UNI 10349-3 completa la UNI EN ISO 15927-6 fornendo la metodologia di calcolo per la determinazione, sia nella stagione di raffrescamento, sia nella stagione di riscaldamento degli edifici, dei gradi giorno, delle differenze cumulate di umidità massica, della radiazione solare cumulata su piano orizzontale e dell’indice sintetico di severità climatico del territorio. Gli indici possono anche essere utilizzati per una prima verifica di massima degli impianti.
Cosa cambia per gli APE
Quali impatti avranno le nuove norme nella redazione dell’APE? I certificatori energetici dovranno utilizzare le nuove norme UNI nel processo di redazione degli Attestati di Prestazione Energetica degli edifici. Ad esempio diventa obbligatorio stimare anche i consumi derivanti da ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili (per le categorie di edifici dove la stima è prevista), da calcolare secondo la UNI/TS 11300-6.Il pacchetto normativo sulla prestazione energetica nell’edilizia
È dunque completo il pacchetto normativo a supporto della Legge 90/2013 (di conversione del DL 63/2013 che ha recepito in Italia la Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia) e dei relativi decreti attuativi:- Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (DM 26 giugno 2015);
- Metodologie di calcolo delle prestazioni e requisiti minimi (DM 26 giugno 2015)
- Schemi per la relazione tecnica di progetto (DM 26 giugno 2015).
Consumo di suolo, per monitorarlo nasce ‘Soil Monitor’
di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2016/06/ambiente/consumo-di-suolo-per-monitorarlo-nasce-soil-monitor_52724_52.html
La piattaforma permetterà a progettisti ed enti locali una pianificazione e una gestione sostenibile del paesaggio
29/06/2016 – Analizzare e quantificare le variazioni di consumo di suolo e di uso agricolo del suolo a scala di dettaglio su tutto il territorio nazionale.
Queste le funzionalità attive sulla piattaforma web Soil Monitor (disponibile solo nella versione beta), nata dal lavoro triennale del centro di ricerca Crisp (di cui fanno parte l’Università di Napoli Federico II e il Centro Nazionale Ricerche - CNR) con la collaborazione di Ispra, di Geosolutions e dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e presentato ieri al Senato.
La piattaforma web è gratuita e di conseguenza ogni utente può consultarla e può selezionare l’area di suo interesse (Comune, provincia, Regione).
Soil Monitor permette all'utente di selezionare una qualsiasi porzione di territorio, più o meno estesa, ed è in grado di fornire come "output" non solo la quantità di suolo consumata negli anni ma anche gli effetti sul suolo di un nuovo insediamentourbanistico o di un corridoio ecologico.
Della porzione di territorio selezionata si può valutare l'uso e l'impatto dell'uomosulle superfici, capendo ad esempio se un certo tipo di utilizzo ha compromesso alcune funzioni quali l'integrità del territorio rurale o l'approvvigionamento alimentare o se alcuni aspetti, come le colture di pregio, per la loro eventuale permanenza negli anni possono essere considerati fattori identitari, e quindi da preservare.
Le potenzialità dello strumento sono state comprese dai responsabili legislativi delleleggi sul suolo, che hanno preso parte all'evento di presentazione. Per quanto riguarda il disegno di legge quadro sulla gestione sostenibile del suolo Soil Monitor può risultare decisivo perché permette di applicarne una parte, che prevede e prescrive la valutazione e la quantificazione delle funzioni e dei servizi ecosistemici e i rischi di degrado dei suoli.
Nell'ambito della futura applicazione del disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo la piattaforma può aiutare a orientare le decisioni sull'uso dei suoli e il monitoraggio, su scala nazionale e locale. Altre risposte e supporto Soil Monitor può fornirli nell'ambito del contrasto all'abusivismo edilizio e nell'applicazione della legge sugli ecoreati.
Per Fabio Terribile, professore di pedologia del Dipartimento di Agraria dell'Università Federico II e promotore di Soil Monitor, si tratta infatti di "una straordinaria opportunità per il sistema paese per giungere all'approvazione di un quadro legislativo incisivo per proteggere e valorizzare il suolo italiano dotando il paese di strumenti operativi, scientificamente idonei, alla complessità delle sfide ambientali sul suolo".
Chiara Braga, responsabile ambiente del PD partecipando alla conferenza stampa di ieri di presentazione di Soil Monitor ha dichiarato: “Bisogna tenere conto degli aspetti quantitativi ma anche di quelli qualitativi, che impattano sulla compromissione dei servizi ecosistemi del suolo e che rischiano di aggravare l'esposizione al rischio idrogeologico del territorio italiano. Siamo certi che l'iter della legge sul consumo di suolo procederà speditamente al Senato, per avere una rapida approvazione, e ci auguriamo che parallelamente si possano portare avanti iniziative, non solo di carattere legislativo, che rafforzino gli aspetti di conoscenza e di monitoraggio, come Soil Monitor, facilmente accessibili all'utenza per accrescere il grado di consapevolezza sulla centralità di questi temi e supportare le scelte conseguenti da parte delle istituzioni".
La presidente dell'Inu Silvia Viviani ha sottolineato quanto Soil Monitor può essere utile e funzionale allo sviluppo e all'applicazione di un'urbanistica nuova (al centro del Progetto Paese lanciato in occasione del Congresso Inu di Cagliari, lo scorso aprile) che invece di basarsi sul vecchio modello incentrato su espansione edilizia e quantità punti sui paradigmi della rigenerazione e della qualità.
Queste le funzionalità attive sulla piattaforma web Soil Monitor (disponibile solo nella versione beta), nata dal lavoro triennale del centro di ricerca Crisp (di cui fanno parte l’Università di Napoli Federico II e il Centro Nazionale Ricerche - CNR) con la collaborazione di Ispra, di Geosolutions e dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e presentato ieri al Senato.
Consumo di suolo: le funzionalità di Soil Monitor
Questo nuovo strumento innovativo, che interagisce con le banche dati Ispra e le piattaforme informative Gis, permette di valutare, monitorare e quantificare il consumo di suolo dei Comuni, delle città metropolitane e delle Regioni Italiane.La piattaforma web è gratuita e di conseguenza ogni utente può consultarla e può selezionare l’area di suo interesse (Comune, provincia, Regione).
Soil Monitor permette all'utente di selezionare una qualsiasi porzione di territorio, più o meno estesa, ed è in grado di fornire come "output" non solo la quantità di suolo consumata negli anni ma anche gli effetti sul suolo di un nuovo insediamentourbanistico o di un corridoio ecologico.
Della porzione di territorio selezionata si può valutare l'uso e l'impatto dell'uomosulle superfici, capendo ad esempio se un certo tipo di utilizzo ha compromesso alcune funzioni quali l'integrità del territorio rurale o l'approvvigionamento alimentare o se alcuni aspetti, come le colture di pregio, per la loro eventuale permanenza negli anni possono essere considerati fattori identitari, e quindi da preservare.
Monitorare il consumo di suolo: gli obiettivi di Soil Monitor
L'obiettivo del nuovo strumento informativo è aiutare gli enti locali, i progettisti, gli urbanisti, gli ambientalisti e tutti coloro che operano sul territorio, ad pianificare e gestire il suolo nel miglior modo possibile.Le potenzialità dello strumento sono state comprese dai responsabili legislativi delleleggi sul suolo, che hanno preso parte all'evento di presentazione. Per quanto riguarda il disegno di legge quadro sulla gestione sostenibile del suolo Soil Monitor può risultare decisivo perché permette di applicarne una parte, che prevede e prescrive la valutazione e la quantificazione delle funzioni e dei servizi ecosistemici e i rischi di degrado dei suoli.
Nell'ambito della futura applicazione del disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo la piattaforma può aiutare a orientare le decisioni sull'uso dei suoli e il monitoraggio, su scala nazionale e locale. Altre risposte e supporto Soil Monitor può fornirli nell'ambito del contrasto all'abusivismo edilizio e nell'applicazione della legge sugli ecoreati.
Per Fabio Terribile, professore di pedologia del Dipartimento di Agraria dell'Università Federico II e promotore di Soil Monitor, si tratta infatti di "una straordinaria opportunità per il sistema paese per giungere all'approvazione di un quadro legislativo incisivo per proteggere e valorizzare il suolo italiano dotando il paese di strumenti operativi, scientificamente idonei, alla complessità delle sfide ambientali sul suolo".
Chiara Braga, responsabile ambiente del PD partecipando alla conferenza stampa di ieri di presentazione di Soil Monitor ha dichiarato: “Bisogna tenere conto degli aspetti quantitativi ma anche di quelli qualitativi, che impattano sulla compromissione dei servizi ecosistemi del suolo e che rischiano di aggravare l'esposizione al rischio idrogeologico del territorio italiano. Siamo certi che l'iter della legge sul consumo di suolo procederà speditamente al Senato, per avere una rapida approvazione, e ci auguriamo che parallelamente si possano portare avanti iniziative, non solo di carattere legislativo, che rafforzino gli aspetti di conoscenza e di monitoraggio, come Soil Monitor, facilmente accessibili all'utenza per accrescere il grado di consapevolezza sulla centralità di questi temi e supportare le scelte conseguenti da parte delle istituzioni".
La presidente dell'Inu Silvia Viviani ha sottolineato quanto Soil Monitor può essere utile e funzionale allo sviluppo e all'applicazione di un'urbanistica nuova (al centro del Progetto Paese lanciato in occasione del Congresso Inu di Cagliari, lo scorso aprile) che invece di basarsi sul vecchio modello incentrato su espansione edilizia e quantità punti sui paradigmi della rigenerazione e della qualità.
Antincendio: i nuovi requisiti per rimanere nell’elenco dei professionisti
di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2016/06/antincendio/antincendio-i-nuovi-requisiti-per-rimanere-nell-elenco-dei-professionisti_52691_2.html
E dai Vigili del Fuoco le indicazioni sulla formazione a distanza in streaming
28/06/2016 – E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 giugno 2016 il DM 7 giugno 2016 che modifica i requisiti per rimanere nell’elenco dei professionisti antincendio contenuti nel DM 5 agosto 2011.
Il DM specifica che il termine dei cinque anni decorre:
- dalla data di iscrizione negli elenchi dei professionisti antincendio;
- dalla data di riattivazione dell'iscrizione, in caso di sospensione per l'inadempienza;
- dalla data di entrata in vigore del nuovo decreto, per i professionisti già iscritti alla medesima data negli elenchi.
Poiché i corsi e i seminari di aggiornamento sulla prevenzione incendi possono essere somministrati anche a distanza, i Vigili del Fuoco hanno emanato la circolare 7888/2016 che fornisce indicazioni sulla formazione a distanza.
La circolare mette in evidenza che è possibile effettuare corsi di aggiornamento in modalità di streaming sincrono, ovvero una videoconferenza in cui docenti e professionisti interagiscono tramite un dispositivo multimediale.
Si chiarisce anche che i professionisti dovranno frequentare tali corsi presso le sedi individuate dal soggetto organizzatore che dovrà provvedere alla certificazione della presenza per tutta la durata dell’evento e alla somministrazione di un test finale.
Professionisti antincendio: i nuovi requisiti
Per risultare negli elenchi del Ministero dell'Interno ogni 5 anni i professionisti devono conseguire 40 ore di aggiornamento obbligatorio, attraverso corsi o seminari in materia di prevenzione incendi.Il DM specifica che il termine dei cinque anni decorre:
- dalla data di iscrizione negli elenchi dei professionisti antincendio;
- dalla data di riattivazione dell'iscrizione, in caso di sospensione per l'inadempienza;
- dalla data di entrata in vigore del nuovo decreto, per i professionisti già iscritti alla medesima data negli elenchi.
Antincendio: le modalità la formazione a distanza
Poiché i corsi e i seminari di aggiornamento sulla prevenzione incendi possono essere somministrati anche a distanza, i Vigili del Fuoco hanno emanato la circolare 7888/2016 che fornisce indicazioni sulla formazione a distanza.La circolare mette in evidenza che è possibile effettuare corsi di aggiornamento in modalità di streaming sincrono, ovvero una videoconferenza in cui docenti e professionisti interagiscono tramite un dispositivo multimediale.
Si chiarisce anche che i professionisti dovranno frequentare tali corsi presso le sedi individuate dal soggetto organizzatore che dovrà provvedere alla certificazione della presenza per tutta la durata dell’evento e alla somministrazione di un test finale.
GSE: in crescita i consumi da rinnovabili in Italia
di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2016/06/risparmio-energetico/gse-in-crescita-i-consumi-da-rinnovabili-in-italia_52766_27.html
Pubblicati i dati per Regioni: idroelettrico più forte al Nord, eolico e solare al Sud
30/06/2016 – Quanta energia rinnovabile si consuma in ogni Regione? La risposta arriva dal Gestore dei servizi energetici (GSE) che ha pubblicato la nota “Energia da fonti rinnovabili nelle Regioni e nelle Province autonome italiane”.
Il documento riporta i dati statistici dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili nei settori elettrico e termico. In generale, tra il 2012 e il 2013 i consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili sono aumentati del 6,8% e sono diminuiti leggermente (-1,6%) nel 2014.
Per il 2012 e il 2013, i dati sui consumi delle energie rinnovabili sono confrontati con i consumi finali lordi di fonti fossili. È stato quindi possibile presentare anche il grado di raggiungimento degli obiettivi regionali di consumo di energia da FER fissati dal Decreto “Burden Sharing” (DM 15/3/2012).
Dal confronto è emerso che tutte le Regioni italiane hanno superato le previsioni di consumo di energia da fonti rinnovabili del decreto. Molte di esse risultano aver già superato anche gli obiettivi assegnati per il 2020.
L’utilizzo delle fonti rinnovabili rispecchia le caratteristiche climatiche e le specificità delle diverse Regioni. Come si legge nell’introduzione, infatti, gli impianti idroelettrici sono diffusi principalmente nelle regioni settentrionali, gli impianti eolici si concentrano nel Mezzogiorno (in particolare in Puglia). La risorsa geotermica è utilizzata soprattutto in Toscana.
Emerge inoltre la notevole concentrazione degli impianti a biogas in Lombardia, Veneto e Piemonte, e degli impianti a bioliquidi in Emilia Romagna, Campania e soprattutto Puglia. È distribuito in modo relativamente più omogeneo sul territorio nazionale, invece, il ricorso alla biomassa solida e all’energia aerotermica e idrotermica catturata dalle pompe di calore.
Il documento riporta i dati statistici dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili nei settori elettrico e termico. In generale, tra il 2012 e il 2013 i consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili sono aumentati del 6,8% e sono diminuiti leggermente (-1,6%) nel 2014.
Per il 2012 e il 2013, i dati sui consumi delle energie rinnovabili sono confrontati con i consumi finali lordi di fonti fossili. È stato quindi possibile presentare anche il grado di raggiungimento degli obiettivi regionali di consumo di energia da FER fissati dal Decreto “Burden Sharing” (DM 15/3/2012).
Dal confronto è emerso che tutte le Regioni italiane hanno superato le previsioni di consumo di energia da fonti rinnovabili del decreto. Molte di esse risultano aver già superato anche gli obiettivi assegnati per il 2020.
L’utilizzo delle fonti rinnovabili rispecchia le caratteristiche climatiche e le specificità delle diverse Regioni. Come si legge nell’introduzione, infatti, gli impianti idroelettrici sono diffusi principalmente nelle regioni settentrionali, gli impianti eolici si concentrano nel Mezzogiorno (in particolare in Puglia). La risorsa geotermica è utilizzata soprattutto in Toscana.
Emerge inoltre la notevole concentrazione degli impianti a biogas in Lombardia, Veneto e Piemonte, e degli impianti a bioliquidi in Emilia Romagna, Campania e soprattutto Puglia. È distribuito in modo relativamente più omogeneo sul territorio nazionale, invece, il ricorso alla biomassa solida e all’energia aerotermica e idrotermica catturata dalle pompe di calore.
Antincendio, Anci: ‘in vigore le norme per le scuole, ora evitare sovrapposizioni’
di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/06/antincendio/antincendio-anci-in-vigore-le-norme-per-le-scuole-ora-evitare-sovrapposizioni_52754_2.html
I Comuni auspicavano concertazione, anche in vista delle nuove norme antincendio in arrivo
30/06/2016 - Dopo anni di proroghe, i Ministeri dell’Interno e dell’Istruzione hanno fissato tempi e modi di attuazione delle norme antincendio nelle scuole, senza aver preventivamente informato i Comuni.
Questo, in sintesi, il contenuto di una lettera che il Segretario generale Anci, Veronica Nicotra, ha inviato al Sottosegretario al Miur, Davide Faraone, e al Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci.
Il 12 maggio 2016 - ricorda l’Anci - è stato emanato il Decreto del Ministero dell’Interno di concerto con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca relativo alle “Prescrizioni per l’attuazione, con scadenze differenziate, delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l’edilizia scolastica” (DM 12 maggio 2016), in attuazione di quanto previsto dalla Legge 21/2016 di conversione del DL 210/2015.
“Il decreto, che stabilisce tempi e modi di attuazione del DM 26 agosto 1992, è stato adottato - evidenzia Nicotra - dopo numerose proroghe che si sono succedute negli anni, senza che vi sia stata alcuna preventiva informazione da parte dei ministeri interessati nei confronti degli enti territoriali, e in particolare dell’Anci”. Per i Comuni un “momento di concertazione interistituzionale sarebbe stato indispensabile” e sarebbe stata anche opportuna “una riflessione congiunta prima della emanazione del decreto”.
“In queste settimane - prosegue la lettera -, nell’ambito dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica, si sta operando con il MIUR, i VVFF, l’Unità di Missione presso la PCM e gli altri Enti locali per la condivisione di un altro decreto ministeriale che conterrà lenuove norme tecniche di prevenzione incendi per le attività scolastiche”, norme che, oltre ad avere un approccio innovativo, “si affiancheranno alle precedenti del 1992, prevedendo la libera opzione tra i due apparati normativi, per poi sostituirle definitivamente”.
Il Segretario generale Anci evidenzia che “sono centinaia gli edifici scolastici interessati in questi mesi da importanti interventi di riqualificazione, ristrutturazione e messa a norma, grazie ai significativi finanziamenti che sono stati erogati in questa legislatura”.
Secondo l’Anci, l’emanazione del decreto che stabilirà le nuove norme tecniche di prevenzione incendi per le attività scolastiche “potrà rappresentare motivo di incertezza e provocare problematiche nella progettazione della sicurezza nelle scuole. Questa criticità - si evidenzia nella missiva - è stata rilevata e condivisa anche in sede di Osservatorio per l’Edilizia scolastica, dove è emersa la necessità di regolamentare al meglio il periodo transitorio di contemporanea vigenza di due diverse norme attinenti lo stesso tema”.
La richiesta avanzata dal Segretario generale, oltre a quella di “valutare con attenzione il decreto in itinere” è anche di ponderare “l’eventuale necessità di ulteriori provvedimenti normativi per evitare che la sovrapposizione di norme, con relative prescrizioni e scadenze, possa causare indeterminatezza in una materia delicata come quella della sicurezza degli edifici scolastici”.
Questo, in sintesi, il contenuto di una lettera che il Segretario generale Anci, Veronica Nicotra, ha inviato al Sottosegretario al Miur, Davide Faraone, e al Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci.
Il 12 maggio 2016 - ricorda l’Anci - è stato emanato il Decreto del Ministero dell’Interno di concerto con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca relativo alle “Prescrizioni per l’attuazione, con scadenze differenziate, delle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi per l’edilizia scolastica” (DM 12 maggio 2016), in attuazione di quanto previsto dalla Legge 21/2016 di conversione del DL 210/2015.
“Il decreto, che stabilisce tempi e modi di attuazione del DM 26 agosto 1992, è stato adottato - evidenzia Nicotra - dopo numerose proroghe che si sono succedute negli anni, senza che vi sia stata alcuna preventiva informazione da parte dei ministeri interessati nei confronti degli enti territoriali, e in particolare dell’Anci”. Per i Comuni un “momento di concertazione interistituzionale sarebbe stato indispensabile” e sarebbe stata anche opportuna “una riflessione congiunta prima della emanazione del decreto”.
“In queste settimane - prosegue la lettera -, nell’ambito dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica, si sta operando con il MIUR, i VVFF, l’Unità di Missione presso la PCM e gli altri Enti locali per la condivisione di un altro decreto ministeriale che conterrà lenuove norme tecniche di prevenzione incendi per le attività scolastiche”, norme che, oltre ad avere un approccio innovativo, “si affiancheranno alle precedenti del 1992, prevedendo la libera opzione tra i due apparati normativi, per poi sostituirle definitivamente”.
Il Segretario generale Anci evidenzia che “sono centinaia gli edifici scolastici interessati in questi mesi da importanti interventi di riqualificazione, ristrutturazione e messa a norma, grazie ai significativi finanziamenti che sono stati erogati in questa legislatura”.
Secondo l’Anci, l’emanazione del decreto che stabilirà le nuove norme tecniche di prevenzione incendi per le attività scolastiche “potrà rappresentare motivo di incertezza e provocare problematiche nella progettazione della sicurezza nelle scuole. Questa criticità - si evidenzia nella missiva - è stata rilevata e condivisa anche in sede di Osservatorio per l’Edilizia scolastica, dove è emersa la necessità di regolamentare al meglio il periodo transitorio di contemporanea vigenza di due diverse norme attinenti lo stesso tema”.
La richiesta avanzata dal Segretario generale, oltre a quella di “valutare con attenzione il decreto in itinere” è anche di ponderare “l’eventuale necessità di ulteriori provvedimenti normativi per evitare che la sovrapposizione di norme, con relative prescrizioni e scadenze, possa causare indeterminatezza in una materia delicata come quella della sicurezza degli edifici scolastici”.
energie Rinnovabili non fotovoltaiche, pubblicato il decreto con i nuovi incentivi
di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/06/risparmio-energetico/rinnovabili-non-fotovoltaiche-pubblicato-il-decreto-con-i-nuovi-incentivi_52762_27.html
Entro il 20 agosto i bandi GSE per l’iscrizione al registro e per le procedure d’asta
30/06/2016 - È stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto che disciplina gli incentivi per le fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico.
Si tratta del DM 23 giugno 2016 che il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha firmato la scorsa settimana, in occasione della presentazione a Palazzo Chigi del pacchetto #energienove da 9 miliardi di euro in 20 anni per le rinnovabili.
I nuovi incentivi verranno erogati entro il tetto di 5,8 miliardi di euro annui previsto per le energie rinnovabili diverse dal fotovoltaico, e comunque cesseranno entro il 31 dicembre 2016.
Il Decreto garantisce incentivi specifici per ciascuna fonte. In particolare, alle tecnologie “mature” più efficienti (come l’eolico) viene assegnata circa la metà delle risorse disponibili. La restante parte è equamente distribuita tra le tecnologie ad alto potenziale, con forti prospettive di sviluppo e penetrazione sui mercati esteri (come il solare termodinamico), e alle fonti biologiche il cui utilizzo è connesso alle potenzialità dell’economia circolare.
Complessivamente, il settore con uno stanziamento di incentivi maggiori sarà quello delle biomasse, con 105 milioni di euro per la valorizzazione energetica di scarti e dei residui dell’agricoltura. Il solare termodinamico potrà contare su 98 milioni di europer lo sviluppo di tecnologie innovative, l’eolico conterà su 85 milioni per l'on-shore e su 10 milioni per l'off-shore. All'idroelettrico andranno 61 milioni di euro, al geotermico 37 milioni.
29 milioni di euro, invece, saranno messi a disposizione dei “rifacimenti”, ovvero saranno utilizzati per incentivare le bonifiche e le riqualificazioni di vecchie centrali con l’obiettivo del mantenimento in efficienza della potenza (eolica e idrica, soprattutto) esistente, a costi contenuti e con un miglioramento dell’efficienza impiantistica, senza nuovi impatti ambientali.
Ciononostante, a settembre 2015 il decreto ha incassato il primo via libera del Ministero dello Sviluppo economico. A novembre 2015 la Conferenza Unificata ha promosso il testo, con un nuovo metodo di calcolo, che mantenendo fermo il tetto di 5,8 miliardi di euro all’anno, fa retrocedere il contatore, consentendo l’accesso ad altri investitori che hanno realizzato impianti alimentati da energie rinnovabili, mettendo in pratica a disposizione 800 milioni di euro in più.
A questo punto la strada per la Gazzetta Ufficiale sembrava spianata, ma il Governo italiano non aveva fatto i conti con la Commissione Europea che, dopo aver attentamente verificato la compatibilità del decreto con le linee guida sugli aiuti di Stato in materia di energia e ambiente, ha dato il via libera solo nell’aprile 2016. Il decreto, firmato dal Ministro Calenda il 24 giugno e pubblicato in Gazzetta ieri, è dunque pronto per diventare operativo.
Si tratta del DM 23 giugno 2016 che il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha firmato la scorsa settimana, in occasione della presentazione a Palazzo Chigi del pacchetto #energienove da 9 miliardi di euro in 20 anni per le rinnovabili.
Gli incentivi per le rinnovabili non fotovoltaiche
Il decreto per le rinnovabili diverse dal fotovoltaico metterà a disposizione, a regime,435 milioni di euro all’anno a favore dei nuovi impianti che verranno selezionati nel 2016. Il periodo di incentivazione avrà durata di 20 anni (25 per il solare termodinamico).I nuovi incentivi verranno erogati entro il tetto di 5,8 miliardi di euro annui previsto per le energie rinnovabili diverse dal fotovoltaico, e comunque cesseranno entro il 31 dicembre 2016.
Il Decreto garantisce incentivi specifici per ciascuna fonte. In particolare, alle tecnologie “mature” più efficienti (come l’eolico) viene assegnata circa la metà delle risorse disponibili. La restante parte è equamente distribuita tra le tecnologie ad alto potenziale, con forti prospettive di sviluppo e penetrazione sui mercati esteri (come il solare termodinamico), e alle fonti biologiche il cui utilizzo è connesso alle potenzialità dell’economia circolare.
Complessivamente, il settore con uno stanziamento di incentivi maggiori sarà quello delle biomasse, con 105 milioni di euro per la valorizzazione energetica di scarti e dei residui dell’agricoltura. Il solare termodinamico potrà contare su 98 milioni di europer lo sviluppo di tecnologie innovative, l’eolico conterà su 85 milioni per l'on-shore e su 10 milioni per l'off-shore. All'idroelettrico andranno 61 milioni di euro, al geotermico 37 milioni.
29 milioni di euro, invece, saranno messi a disposizione dei “rifacimenti”, ovvero saranno utilizzati per incentivare le bonifiche e le riqualificazioni di vecchie centrali con l’obiettivo del mantenimento in efficienza della potenza (eolica e idrica, soprattutto) esistente, a costi contenuti e con un miglioramento dell’efficienza impiantistica, senza nuovi impatti ambientali.
Entro il 20 agosto i bandi del GSE
Gli incentivi verranno assegnati attraverso procedure di aste al ribasso differenziate per tecnologia per gli impianti di grandi dimensioni (>5 MW), mentre gli impianti inferiori a tale soglia dovranno chiedere l’iscrizione ad appositi registri. Entro il 20 agosto 2016 il GSE pubblicherà i bandi per l’iscrizione al registro e per le procedure d’asta. Per l’iscrizione al registro si potranno presentare le domande entro fine ottobre 2016; per la partecipazione alle aste al ribasso entro fine novembre 2016.L’iter del decreto per le rinnovabili non fotovoltaiche
Il Decreto ha avuto una storia lunga oltre un anno: annunciato nel maggio 2015dall’allora Ministro Federica Guidi, era subito stato criticato dai produttori di energia rinnovabile e dalle associazioni ambientaliste perché avrebbe “ridotto gli incentivi, fatto regali generosi agli inceneritori’ e ‘bloccato il settore delle rinnovabili’.Ciononostante, a settembre 2015 il decreto ha incassato il primo via libera del Ministero dello Sviluppo economico. A novembre 2015 la Conferenza Unificata ha promosso il testo, con un nuovo metodo di calcolo, che mantenendo fermo il tetto di 5,8 miliardi di euro all’anno, fa retrocedere il contatore, consentendo l’accesso ad altri investitori che hanno realizzato impianti alimentati da energie rinnovabili, mettendo in pratica a disposizione 800 milioni di euro in più.
A questo punto la strada per la Gazzetta Ufficiale sembrava spianata, ma il Governo italiano non aveva fatto i conti con la Commissione Europea che, dopo aver attentamente verificato la compatibilità del decreto con le linee guida sugli aiuti di Stato in materia di energia e ambiente, ha dato il via libera solo nell’aprile 2016. Il decreto, firmato dal Ministro Calenda il 24 giugno e pubblicato in Gazzetta ieri, è dunque pronto per diventare operativo.
domenica 26 giugno 2016
Rischio idrogeologico: via libera ai 10 milioni di euro per le demolizioni
di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2016/06/ambiente/rischio-idrogeologico-via-libera-ai-10-milioni-di-euro-per-le-demolizioni_52615_52.html
Ministro Galletti: ‘a fianco dei Comuni contro l’abusivismo. Se il Fondo si esaurisce, lo raddoppio’
23/06/2016 - La conferenza Stato-Città-Autonomie locali ha dato il via libera all’unanimità allo schema di decreto del ministro dell’Ambiente che determina, attraverso modelli e linee guida, le modalità di accesso dei Comuni al finanziamento degli interventi di rimozione o demolizione di opere ed immobili in aree a rischio idrogeologico.
Così il Ministero dell’Ambiente rende nota l’imminente attivazione del Fondo da 10 milioni di euro previsto dal Collegato Ambientale e destinato a supportare i Comuni nell’abbattimento degli edifici abusivi costruiti in aree a rischio idrogeologico.
Lo schema di provvedimento fissa i criteri per l’individuazione delle priorità degli interventi di demolizione e rimozione, che riguardano nello specifico opere ed immobili realizzate in aree soggette a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, o dei quali sia stata comprovata l’esposizione al rischio, in assenza o totale difformità dal permesso di costruire.
Il finanziamento riguarda i costi degli interventi, comprensivi delle spese tecniche ed amministrative, per i quali sia presente un provvedimento definitivo di rimozione o di demolizione non eseguito nei tempi stabiliti: proprio per l’incidenza economica che possono avere alcune tipologie di spese, sono ricomprese in quelle tecniche anche le voci riguardanti il conferimento in discarica dei rifiuti misti, non inquinanti, la raccolta, l’imballo, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, ma anche il ripristino naturalistico dell’area interessata.
Gli elenchi verranno formati su base regionale, per consentire una distribuzione il più possibile omogenea delle risorse sul territorio nazionale, e determinati attraverso l’attribuzione delle priorità con i relativi punteggi: il peso maggiore va al criterio del livello di rischio dell’area interessata, mentre altri criteri sono la riduzione del numero di persone a rischio diretto, il costo dell’intervento, la presenza delle struttura in area demaniale, entro zone di divieto assoluto o di rispetto fluviale, il completamento di un intervento già in parte finanziato.
Ogni domanda dovrà essere corredata da progetto, elenco dei costi e delle opere sul territorio per cui sono stati definiti provvedimenti di rimozione o demolizione non eseguiti nei termini stabiliti. Il riparto delle somme disponibili, che verranno attribuite con successivo decreto ministeriale, si effettuerà in base a popolazione residente, superficie, indicatori del rischio idrogeologico.
“Abbiamo ora la possibilità di individuare delle reali priorità circa le urgenze che provengono dal territorio, dialogando direttamente con gli enti che ne fanno richiesta e permettendo ai Comuni di espletare le procedure con la dovuta copertura finanziaria certa per gli interventi, che spesso non vengono operati proprio per gare che vanno deserte a causa delle lungaggini procedurali degli abbattimenti delle opere abusive”. Così il delegato ANCI al Territorio Bruno Valentini.
“Rispetto al fenomeno così diffuso in talune aree del Paese - aggiunge però l’esponente dell’ANCI - siamo convinti che le risorse rimangano assolutamente insufficienti, tenendo conto delle scarse possibilità di restituzione al Ministero dell’Ambiente a causa delle pochissime procedure positive di rivalsa nei confronti di chi ha realizzato l’abuso come previsto dalla norma”.
“Ci auguriamo che anche il Parlamento possa dare una mano agli amministratori locali,esaminando velocemente le proposte di legge utili ad evitare i contenziosi amministrativi legati alla sovrapposizione dei procedimenti giudiziari, prefettizi ed amministrativi stessi, che insistono sui dispositivi di abbattimento degli immobili abusivi”.
“Infine - ricorda Valentini - è urgente un intervento normativo dedicato agliabbattimenti degli abusivismi seriali e di notevole entità, per le aree soggette a rischi idrogeologici ed idraulici e non, e per il ripristino del governo del territorio con interventi di sostegno economico e urbanistico più complessivi”.
Così il Ministero dell’Ambiente rende nota l’imminente attivazione del Fondo da 10 milioni di euro previsto dal Collegato Ambientale e destinato a supportare i Comuni nell’abbattimento degli edifici abusivi costruiti in aree a rischio idrogeologico.
Lo schema di provvedimento fissa i criteri per l’individuazione delle priorità degli interventi di demolizione e rimozione, che riguardano nello specifico opere ed immobili realizzate in aree soggette a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, o dei quali sia stata comprovata l’esposizione al rischio, in assenza o totale difformità dal permesso di costruire.
Il finanziamento riguarda i costi degli interventi, comprensivi delle spese tecniche ed amministrative, per i quali sia presente un provvedimento definitivo di rimozione o di demolizione non eseguito nei tempi stabiliti: proprio per l’incidenza economica che possono avere alcune tipologie di spese, sono ricomprese in quelle tecniche anche le voci riguardanti il conferimento in discarica dei rifiuti misti, non inquinanti, la raccolta, l’imballo, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, ma anche il ripristino naturalistico dell’area interessata.
Gli elenchi verranno formati su base regionale, per consentire una distribuzione il più possibile omogenea delle risorse sul territorio nazionale, e determinati attraverso l’attribuzione delle priorità con i relativi punteggi: il peso maggiore va al criterio del livello di rischio dell’area interessata, mentre altri criteri sono la riduzione del numero di persone a rischio diretto, il costo dell’intervento, la presenza delle struttura in area demaniale, entro zone di divieto assoluto o di rispetto fluviale, il completamento di un intervento già in parte finanziato.
Ogni domanda dovrà essere corredata da progetto, elenco dei costi e delle opere sul territorio per cui sono stati definiti provvedimenti di rimozione o demolizione non eseguiti nei termini stabiliti. Il riparto delle somme disponibili, che verranno attribuite con successivo decreto ministeriale, si effettuerà in base a popolazione residente, superficie, indicatori del rischio idrogeologico.
I commenti del Ministero dell’Ambiente e dell’ANCI
“Agli amministratori che affrontano la piaga dell’abusivismo, spesso purtroppo senza il giusto appoggio delle realtà locali - afferma il ministro Gian Luca Galletti - noi vogliamo fornire un sostegno reale che rappresenta anche un segnale culturale: va chiusa una volta per tutte la stagione dei condoni e delle costruzioni in spregio alle regole e al buonsenso, che mettono a rischio la vita delle persone e la tenuta del territorio. Mi auguro che questo fondo, che vale 10 milioni di euro, possa essere rapidamente esaurito e in quel caso sarò pronto a raddoppiarne l’importo”.“Abbiamo ora la possibilità di individuare delle reali priorità circa le urgenze che provengono dal territorio, dialogando direttamente con gli enti che ne fanno richiesta e permettendo ai Comuni di espletare le procedure con la dovuta copertura finanziaria certa per gli interventi, che spesso non vengono operati proprio per gare che vanno deserte a causa delle lungaggini procedurali degli abbattimenti delle opere abusive”. Così il delegato ANCI al Territorio Bruno Valentini.
“Rispetto al fenomeno così diffuso in talune aree del Paese - aggiunge però l’esponente dell’ANCI - siamo convinti che le risorse rimangano assolutamente insufficienti, tenendo conto delle scarse possibilità di restituzione al Ministero dell’Ambiente a causa delle pochissime procedure positive di rivalsa nei confronti di chi ha realizzato l’abuso come previsto dalla norma”.
“Ci auguriamo che anche il Parlamento possa dare una mano agli amministratori locali,esaminando velocemente le proposte di legge utili ad evitare i contenziosi amministrativi legati alla sovrapposizione dei procedimenti giudiziari, prefettizi ed amministrativi stessi, che insistono sui dispositivi di abbattimento degli immobili abusivi”.
“Infine - ricorda Valentini - è urgente un intervento normativo dedicato agliabbattimenti degli abusivismi seriali e di notevole entità, per le aree soggette a rischi idrogeologici ed idraulici e non, e per il ripristino del governo del territorio con interventi di sostegno economico e urbanistico più complessivi”.
Tra il 2007 e il 2015 spesi 28 miliardi di euro in efficienza energetica
di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2016/06/risparmio-energetico/tra-il-2007-e-il-2015-spesi-28-miliardi-di-euro-in-efficienza-energetica_52645_27.html
Dall’Enea il V Rapporto Efficienza Energetica ‘Italia in classe A’. Ancora qualche barriera nella riqualificazione dei condomìni
24/06/2016 – L’Italia è un Paese in classe A, ma ha ancora molto da fare sul fronte della sostenibilità. È quanto emerge dal V Rapporto sull’Efficienza energeticapresentato dall’Enea al Ministero dello Sviluppo Economico.
Il Rapporto evidenzia che nel 2014 la domanda di energia è calata del 3,4% rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 151 Mtep. Il 37,1% dei consumi finali è stato assorbito dal settore civile, seguito da trasporti (33,3%) e industria (21,3%).
Nel 2014 il settore residenziale ha visto scendere i consumi del 15% rispetto al 2013 con 25,5 Mtep. Nel settore non residenziale i consumi hanno registrato un calo del 6,7% attestandosi a 19,2 Mtep. Anche nei trasporti l’utilizzo di combustibili fossili è sceso al 95,7% rispetto al 99% del 2007.
Sempre nel 2014 i consumi finali dell’industria sono stati pari a 25,7 Mtep, in calo del 2,4% rispetto all’anno precedente. La riduzione è dovuta in gran parte alla crisi economica, ma anche al D.lgs. 102/2014 di recepimento della Direttiva 2012/27/UE che ha introdotto la diagnosi energetica per le imprese. Il risultato è stata la presentazione, nel 2015, di 10.823 diagnosi all’ENEA.
In ambito regionale, sono stati spesi per progetti di efficienza energetica 2,4 miliardi di euro di fondi POR-FESR relativi al periodo 2014-2020. Nel biennio 2014-2015 gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione hanno riguardato una superficie di 855.235 metri quadri.
Per far conoscere meglio a cittadini e imprese le potenzialità degli interventi di efficientamento energetico è stato avviata la Campagna nazionale “Italia in classe A”.
Nel primo anno della campagna, particolare attenzione sarà dedicata alla PA dato che gli oltre 13mila edifici pubblici consumano circa 4,3 TWh di energia/anno, con una spesa complessiva di 644 milioni di euro. Con gli interventi di efficientamento questi consumi potrebbero essere ridotti fino al 40%.
Una maggiore informazione sull’accesso agli incentivi sarebbe - a detta del direttore dell’Unità tecnica efficienza energetica, Roberto Moneta - un fattore chiave per far decollare gli investimenti anche in questo ambito.
Investimenti in efficienza energetica
Tra il 2007 e il 2015 le famiglie italiane hanno speso circa 28 miliardi di euro per la realizzazione di 2,5 milioni di interventi di efficientamento energetico delle proprie abitazioni. Gli investimenti hanno creato un indotto da 50mila posti di lavoro. Grazie alla riduzione dei consumi nell’importazione delle fonti fossili sono stati risparmiati 3 miliardi di euro e non sono stati emesse in atmosfera 26 milioni di tonnellate di anidride carbonica.Il Rapporto evidenzia che nel 2014 la domanda di energia è calata del 3,4% rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 151 Mtep. Il 37,1% dei consumi finali è stato assorbito dal settore civile, seguito da trasporti (33,3%) e industria (21,3%).
Nel 2014 il settore residenziale ha visto scendere i consumi del 15% rispetto al 2013 con 25,5 Mtep. Nel settore non residenziale i consumi hanno registrato un calo del 6,7% attestandosi a 19,2 Mtep. Anche nei trasporti l’utilizzo di combustibili fossili è sceso al 95,7% rispetto al 99% del 2007.
Sempre nel 2014 i consumi finali dell’industria sono stati pari a 25,7 Mtep, in calo del 2,4% rispetto all’anno precedente. La riduzione è dovuta in gran parte alla crisi economica, ma anche al D.lgs. 102/2014 di recepimento della Direttiva 2012/27/UE che ha introdotto la diagnosi energetica per le imprese. Il risultato è stata la presentazione, nel 2015, di 10.823 diagnosi all’ENEA.
In ambito regionale, sono stati spesi per progetti di efficienza energetica 2,4 miliardi di euro di fondi POR-FESR relativi al periodo 2014-2020. Nel biennio 2014-2015 gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione hanno riguardato una superficie di 855.235 metri quadri.
Efficienza energetica, il ruolo degli incentivi
Secondo il Rapporto dell’Enea, l’Italia ha raggiunto il 32% dell’obiettivo di risparmio al 2020 fissato dal Piano Nazionale di Efficienza Energetica 2014. Sul risultato hanno pesato positivamente i certificati bianchi e gli Ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici, che sono stati utilizzati prevalentemente per interventi di isolamento termico, sostituzione degli infissi e installazione di impianti di riscaldamento più efficienti.Per far conoscere meglio a cittadini e imprese le potenzialità degli interventi di efficientamento energetico è stato avviata la Campagna nazionale “Italia in classe A”.
Nel primo anno della campagna, particolare attenzione sarà dedicata alla PA dato che gli oltre 13mila edifici pubblici consumano circa 4,3 TWh di energia/anno, con una spesa complessiva di 644 milioni di euro. Con gli interventi di efficientamento questi consumi potrebbero essere ridotti fino al 40%.
Efficienza energetica, le barriere da superare
Secondo il presidente dell’Enea, Federico Testa, finora si è fatto poco per i condomìnidegli anni Sessanta e Settanta, ma “bisognerebbe consentire di diventare ‘green’ anche a quanti vivono in questi complessi e non hanno risorse da investire”. Per questo l’Enea ha proposto l’attivazione di un Fondo pubblico e il coinvolgimento delle Esco. Si tratta di società che effettuano interventi di efficientamento energetico sostenendo il rischio dell’investimento, ma che poi usufruiscono del risparmio che l’intervento genera. Cedendo il bonus a queste società, i condòmini potrebbero riqualificare le proprie abitazioni senza sostenere le spese iniziali.Una maggiore informazione sull’accesso agli incentivi sarebbe - a detta del direttore dell’Unità tecnica efficienza energetica, Roberto Moneta - un fattore chiave per far decollare gli investimenti anche in questo ambito.
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