Pedemontana,
eterna incompiuta
L’AUTOSTRADA
DA 5 MILIARDI, CHE SERVE PER L’EXPO, RISCHIA IL BLOCCO PERCHÉ LE
BANCHE NON DANNO PIÙ SOLDI
TRATTA
CONTESTATA
La
commessa è stata
aggiudicata
nel 2011
da
un consorzio
di
aziende italiane:
già
stanziati 1,2 mld
di
euro pubblici
di
Marco
Maroni
Acorto
di soldi, contestata dagli
ambientalisti,
forse inutile,
quasi
certamente in perdita e di sicuro
a
carico dei contribuenti. È la
Pedemontana,
l’autostrada pensata
trent’anni
fa per facilitare i collegamenti
nel
Nord della Lombardia, tra
le
provincie di Bergamo e Varese,
bypassando
Milano. Si tratta – nel
progetto
di Autostrada Pedemontana
Lombarda
spa, controllata da Milano
Serravalle
(Provincia di Milano
68%,
Banca Intesa 26%) – di 157 chilometri
di
asfalto tra autostrada vera
e
propria, tangenziali di Como e Varese
e
altre opere stradali connesse.
Lunedì
scorso, il consiglio d’a m m inistrazione
di
Pedemontana ha minacciato
lo
stop ai lavori. Mancano i
soldi.
Le banche non hanno intenzione
di
prorogare un finanziamento
ponte
di 200 milioni per mandare
avanti
i lavori. E i soci, da parte loro,
di
denaro da mettere non ne hanno.
LA
FACCENDA è spinosa in
quanto a
essere
bloccati saranno prima di tutto
i
cantieri per la cosiddetta variante
Expo,
le tratte a Nord di Milano (la A,
tra
Cassano Magnago e Lomazzo, e la
B1 tra
Lomazzo e Lentate sul Seveso),
con
consegna promessa entro un anno,
per
agevolare il traffico dell’Expo.
La
commessa, aggiudicata nel 2011 e
vinta
in parte da un consorzio di
aziende
italiane (Impregilo, Astaldi,
Aci
Scpa-Consorzio Stabile, Pizzarotti),
in
parte dall’austriaca Strabag,
ha un
valore di 5 miliardi, di cui 4,1
per i
lavori e 900 per oneri finanziari,
compensazioni
e altre spese accessorie.
Il
contributo pubblico si sarebbe
limitato
a 1,2 miliardi, il resto
avrebbe
dovuto essere procurato
parte
sotto forma
capitale
(il cosiddetto
equity
, 636
milioni,
di cui fino
a 536
in capo a Serravalle),
parte
in
project
financing, vale
a dire
prestato
dalle
banche, in
cambio
della partecipazione
ai
ricavi
da
pedaggi, per una
concessione
di 30
anni.
L’opera sarebbe
dovuta
partire solo quando si
fosse
schiuso l’accordo finanziario,
ma
vista la difficoltà a reperire i capitali
si è
deciso di procedere comunque,
trovandoli
un po’ alla volta. Il
risultato
è che per ora sono arrivati
solo i
soldi pubblici per la prima tratta,
con
cui si sono quasi completate le
tangenziali
di Como e Varese, più
268
milioni di equity
, messi
soprattutto
dal
socio Serravalle, e 200 milioni
di
prestito ponte da parte di Intesa,
Ubi
banca, Unicredit,
Mps e
Popolare
di
Milano, che in
cambio
si sono prese,
in
pegno, le azioni di
Pedemontana.
Ora le
big
del credito, che ultimamente
di
affari
andati
a male ne hanno
i
bilanci pieni, non
se la
sentono più di tirare
fuori
altri soldi
senza
prospettive di
rientro.
Anche perché
mentre
i costi dell’opera sono più che
raddoppiati
dalla stima iniziale, il
traffico
è in calo: dal 2007 al 2013
sulle
autostrade è diminuito del 9%,
nelle
autostrade della Serravalle solo
nel
periodo settembre 2012-settembre
2013 è
calato del 3 per cento. Ci
sono
dunque seri dubbi sulle prospettive
di
ritorno dell’investimento.
A
convincere le banche non è bastata
neppure
la trovata del ministro Maurizio
Lupi
di un ulteriore aiuto pubblico,
un
bonus fiscale
di 480
milioni
per
chi fa i lavori,
più
il rinvio
del
pagamento del
canone
di concessione.
Bonus
che
peraltro
dovrebbe
essere
autorizzato
dalla
Ue, che lo
potrebbe
considerare
aiuto
di Stato.
Quel
che chiedono
le
banche, per
andare
avanti a finanziare
i
lavori
stradali,
sono almeno
500
milioni
di
aumento di capitale
in
Pedemontana,
ma
l’azionista
Serravalle,
super
indebitata, non è in grado di
metterceli.
LA
SITUAZIONE era già
chiara un
anno
fa”, dice Dario Balotta, responsabile
trasporti
di Legambiente Lombardia,
“quando
le banche hanno cominciato
a fare
marcia indietro e non
hanno
sottoscritto l’aumento di capitale
di
Pedemontana. La soluzione
potrebbe
essere quella di mettere sul
mercato
Pedemontana, tramite gara.
Peccato
che il direttore generale del
soggetto
concedente, cioè la Cal
(50%
Regione Lombardia, 50%
Anas),
Antonio Rognoni, non sia attualmente
disponibile,
perché in carcere”.
Vista
la gravità della situazione, il ministero
delle
Infrastrutture ha deciso
di
erogare un contributo extra di 128
milioni
di euro: lo ha annunciato
l’assessore
regionale alle Infrastrutture
Maurizio
Del Tenno. Una boccata
d’aria
per tirare a campare ancora
qualche
mese.
il fatto quotidiano 6 aprile 2014
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