domenica 6 aprile 2014

Pedemontana, eterna incompiuta L’AUTOSTRADA DA 5 MILIARDI, CHE SERVE PER L’EXPO, RISCHIA IL BLOCCO PERCHÉ LE BANCHE NON DANNO PIÙ SOLDI

Pedemontana, eterna incompiuta
L’AUTOSTRADA DA 5 MILIARDI, CHE SERVE PER L’EXPO, RISCHIA IL BLOCCO PERCHÉ LE BANCHE NON DANNO PIÙ SOLDI
TRATTA CONTESTATA
La commessa è stata
aggiudicata nel 2011
da un consorzio
di aziende italiane:
già stanziati 1,2 mld
di euro pubblici
di Marco Maroni
Acorto di soldi, contestata dagli
ambientalisti, forse inutile,
quasi certamente in perdita e di sicuro
a carico dei contribuenti. È la
Pedemontana, l’autostrada pensata
trent’anni fa per facilitare i collegamenti
nel Nord della Lombardia, tra
le provincie di Bergamo e Varese,
bypassando Milano. Si tratta – nel
progetto di Autostrada Pedemontana
Lombarda spa, controllata da Milano
Serravalle (Provincia di Milano
68%, Banca Intesa 26%) – di 157 chilometri
di asfalto tra autostrada vera
e propria, tangenziali di Como e Varese
e altre opere stradali connesse.
Lunedì scorso, il consiglio d’a m m inistrazione
di Pedemontana ha minacciato
lo stop ai lavori. Mancano i
soldi. Le banche non hanno intenzione
di prorogare un finanziamento
ponte di 200 milioni per mandare
avanti i lavori. E i soci, da parte loro,
di denaro da mettere non ne hanno.
LA FACCENDA è spinosa in quanto a
essere bloccati saranno prima di tutto
i cantieri per la cosiddetta variante
Expo, le tratte a Nord di Milano (la A,
tra Cassano Magnago e Lomazzo, e la
B1 tra Lomazzo e Lentate sul Seveso),
con consegna promessa entro un anno,
per agevolare il traffico dell’Expo.
La commessa, aggiudicata nel 2011 e
vinta in parte da un consorzio di
aziende italiane (Impregilo, Astaldi,
Aci Scpa-Consorzio Stabile, Pizzarotti),
in parte dall’austriaca Strabag,
ha un valore di 5 miliardi, di cui 4,1
per i lavori e 900 per oneri finanziari,
compensazioni e altre spese accessorie.
Il contributo pubblico si sarebbe
limitato a 1,2 miliardi, il resto
avrebbe dovuto essere procurato
parte sotto forma
capitale (il cosiddetto
equity , 636
milioni, di cui fino
a 536 in capo a Serravalle),
parte in
project financing, vale
a dire prestato
dalle banche, in
cambio della partecipazione
ai ricavi
da pedaggi, per una
concessione di 30
anni. L’opera sarebbe
dovuta partire solo quando si
fosse schiuso l’accordo finanziario,
ma vista la difficoltà a reperire i capitali
si è deciso di procedere comunque,
trovandoli un po’ alla volta. Il
risultato è che per ora sono arrivati
solo i soldi pubblici per la prima tratta,
con cui si sono quasi completate le
tangenziali di Como e Varese, più
268 milioni di equity , messi soprattutto
dal socio Serravalle, e 200 milioni
di prestito ponte da parte di Intesa,
Ubi banca, Unicredit,
Mps e Popolare
di Milano, che in
cambio si sono prese,
in pegno, le azioni di
Pedemontana. Ora le
big del credito, che ultimamente
di affari
andati a male ne hanno
i bilanci pieni, non
se la sentono più di tirare
fuori altri soldi
senza prospettive di
rientro. Anche perché
mentre i costi dell’opera sono più che
raddoppiati dalla stima iniziale, il
traffico è in calo: dal 2007 al 2013
sulle autostrade è diminuito del 9%,
nelle autostrade della Serravalle solo
nel periodo settembre 2012-settembre
2013 è calato del 3 per cento. Ci
sono dunque seri dubbi sulle prospettive
di ritorno dell’investimento.
A convincere le banche non è bastata
neppure la trovata del ministro Maurizio
Lupi di un ulteriore aiuto pubblico,
un bonus fiscale
di 480 milioni
per chi fa i lavori,
più il rinvio
del pagamento del
canone di concessione.
Bonus che
peraltro dovrebbe
essere autorizzato
dalla Ue, che lo
potrebbe considerare
aiuto di Stato.
Quel che chiedono
le banche, per
andare avanti a finanziare
i lavori
stradali, sono almeno
500 milioni
di aumento di capitale
in Pedemontana,
ma l’azionista
Serravalle,
super indebitata, non è in grado di
metterceli.
LA SITUAZIONE era già chiara un
anno fa”, dice Dario Balotta, responsabile
trasporti di Legambiente Lombardia,
quando le banche hanno cominciato
a fare marcia indietro e non
hanno sottoscritto l’aumento di capitale
di Pedemontana. La soluzione
potrebbe essere quella di mettere sul
mercato Pedemontana, tramite gara.
Peccato che il direttore generale del
soggetto concedente, cioè la Cal
(50% Regione Lombardia, 50%
Anas), Antonio Rognoni, non sia attualmente
disponibile, perché in carcere”.
Vista la gravità della situazione, il ministero
delle Infrastrutture ha deciso
di erogare un contributo extra di 128
milioni di euro: lo ha annunciato
l’assessore regionale alle Infrastrutture
Maurizio Del Tenno. Una boccata
d’aria per tirare a campare ancora

qualche mese.
il fatto quotidiano 6 aprile 2014

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