mercoledì 31 luglio 2013
Rivolta contro la burocrazia prevista dal certificato Durt introdotto alla Camera: soffocherà le piccole aziende con 21 nuovi adempimenti
Il grillino più odiato dalle imprese
ARTIGIANI E COSTRUTTORI E CONTRO MIMMO PISANO PER IL SUO EMENDAMENTO AL DECRETO FARE
RINNEGATO ANCHE DAI CINQUE STELLE
Rivolta contro la burocrazia prevista dal certificato
Durt introdotto alla Camera: soffocherà le piccole
aziende con 21 nuovi adempimenti
di Stefano Feltri
In queste ore il deputato a Cinque Stelle Girolamo
–Mimmo – Pisano è uno degli uomini
più odiati d’Italia. Lo detesta la potente lobby dei
costruttori edili, pronti amarciare in piazza contro
di lui e contro il Parlamento che ha avallato le
sue idee. Sono furibondi gli artigiani della Cna,
che lo accusano di aver messo le basi per il fallimento
di centinaia di piccole imprese nei prossimi
anni. Non lo amano certo i senatori di maggioranza
che ora al Senato devono modificare il
decreto Fare per correggere la norma introdotta
da Pisano alla Camera. E perfino il Movimento
Cinque Stelle, il suo partito, con un post sul blog di
Beppe Grillo “si dissocia” dall’emendamento presentato
in commissione Finanze da Pisano, “pre -
sentato a livello personale, in quanto contrario
allo spirito di aiuto alle piccole e medie imprese
che ha sempre animato il M5S”. Ma questo non è
vero, l’emendamento è firmato anche da altri tre
deputati grillini, Sebastiano Barbanti, Mattia
Alessio Villarosa e Daniele Pesco.
La ragione di tanto astio si chiama Durt, documento
unico di regolarità contributiva. Il tema è
da sempre caro a Pisano, ingegnere campano che
lavora in una azienda di ascensori: “Ci chiedono
di sopperire alle inefficienze delle forze di polizia
amministrativa e finanziaria dello Stato, minacciandoci
con una foresta di possibili sanzioni economiche
ma anche penali”, denunciava dal suo
blog. E allora ecco il Durt: le imprese che ottengono
appalti devono provare di essere in regola,
tra l’altro, con il pagamento delle ritenute fiscali
sugli stipendi dei dipendenti. Finora usavano
un’autocertificazione, l’intervento di un professionista
con una “asseverazione” di regolarità.
IL DURT INVECE è un documento rilasciato dall’Agenzia
delle entrate. O per via cartacea (e quindi
con tempi lunghi), o da una piattaforma web che
però, ha calcolato la Cna, comporta 21 nuovi
adempimenti burocratici, tra cui la liquidazione
mensile dell’Iva che per le imprese significa avere
meno soldi in cassa e potenziali problemi di liquidità.
Le imprese devono scegliere se allungare i
tempi, e quindi rimandare i pagamenti, ottenendo
i documenti per via cartacea oppure sobbarcarsi i
nuovi costi e adempimenti sulla piattaforma virtuale
dell’Agenzia delle entrate.
“Non cambia nulla, non l'ho inventata io la responsabilità
solidale. Ho inventato solo uno strumento
informatico gestito dall'Agenzia delle Entrate che si
impegna a certificare
la regolarità
tributaria delle imprese.
Per tutto il
resto non cambia
niente”, minimizza
Pisano, che ha
poca voglia di parlare
visti gli attacchi
di queste ore.
Lo scopo di tutto questo dovrebbe essere di scoraggiare
l’evasione sulle ritenute d’acconto. Ma le
associazioni di settore obiettano che chi vuole evadere
di solito paga tutto il salario in nero, invece
che barare sulla ritenuta.
Il Durt ha un solo difensore, in Italia: lo stesso Pisano.
Eppure è stato approvato in commissione
Finanze, per uno di quei pasticci (o furberie) che
sono la norma nelle lunghe sessioni di bilancio
notturne. Al Senato
il Durt, che affianca
il già odiatissimo
ma più efficace
Durc (sulla
regolarità contributiva),
dovrebbe
sparire perché, come
si legge nel post
anonimo sul sito di
Grillo, “l'Italia non
si può permettere
di aggiungere uno
strumento burocratico,
informatico,
atto a verificare lo stato dei versamenti fiscali”.
Da notare la sottolineatura di “informatico”: i piccoli
artigiani non possono gestire da soli un sistema
così complesso e quindi finirebbero per pagare
un professionista esterno. E la permanenza di
Pisano nel M5S potrebbe essere più effimera del
Durt: da tempo è considerato tra i più vicini all’addio,
destinazione Pd.
Twitter @stefanofeltri Il fatto quotidiano 26 luglio 2013
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