martedì 16 luglio 2013

Latina e Lazio zone a rischio frane e alluvioni

http://www.latina24ore.it/latina/66826/latina-e-lazio-zone-a-rischio-frane-e-alluvioni 16/07/2013, di Redazione. Il 98,4% dei Comuni laziali, ossia 372, hanno almeno un’area in cui è elevata la probabilità che si verifichi un’alluvione o una frana. Le aree in dissesto idraulico o geomorfologico interessano una superficie di oltre 1.309 kmq pari al 7,6% della superficie regionale, così ripartite: 452,5 kmq sono aree considerate alluvionali, mentre quelle franabili occupano 856,6 kmq. Nelle aree a elevato rischio frana o alluvione risiedono e operano più di 350.000 persone. «Il nostro territorio è costantemente aggredito dal fenomeno dell’abusivismo, dal consumo del suolo ed il continuo asfaltare, dai cambiamenti climatici – spiega Massimo Gargano, presidente Anbi Lazio – Se vaste aree del Lazio non franano, il merito è dei consorzi. Quello che è accaduto al viterbese la dice lunga, era un territorio non affidato ai consorzi di bonfica». Le cifre che riguardano il rischio idrogeologico nella nostra Regione, sono allarmanti: a Roma, il 5,18% della superficie è considerata area ad alta criticità idrogeologica, a Viterbo e a Rieti il 5,40% della superficie, mentre a Latina la percentuale sale (8,49%) fino ad arrivare a Frosinone, dove l’area ad alto rischio corrisponde al 15,32% della superficie. «Credo che l’Italia tornerà a crescere e a svilupparsi se inizia a competere con i valori della distintività e dell’identità dei nostri territori e con i valori dell’agroalimentare, del nostro cibo – spiega Massimo Gargano, presidente Anbi Lazio – Tutto questo è possibile, però, se i territori sono sicuri e non hanno il problema della siccità d’estate e delle alluvioni d’inverno. Devono essere territori che hanno l’acqua quando serve e che non fanno contare i morti. In tutto ciò, ora che stanno per essere eliminate le Province, così come sono state abolite le comunità montane nel Lazio, questa esigenza di manutenzione del territorio è ancora più forte, soprattutto per un sistema, come i consorzi di Bonifica, che si è riformato nel settembre 2008 ed è un sistema che non pesa sulle finanze pubbliche perché è un sistema di autogoverno e di fortissima e altissima sussidiarietà». I consorzi di bonifica, sostiene Gargano – rappresentano, quindi, un sistema estremamente vicino alle esigenze di sicurezza ambientale e alimentare che noi, come Anbi, siamo in grado di garantire con 48 impianti di sollevamento delle acque nel Lazio, 55 impianti irrigui e 13 mila km di canali manutenuti«. L’Associazione inoltre opera »su oltre 1mln 600mila ettari di territorio regionali« e fornisce »l’acqua irrigua al Made in Lazio, ovvero all’agricoltura di casa nostra, per oltre 100mila ettari«. I Consorzi di bonifica del Lazio, per gli eventi provocati dalle alluvioni del novembre 2012, soltanto nelle loro strutture, hanno subito circa 10 milioni di euro di danni, a cui si devono aggiungere quelli subiti dalle imprese agricole a causa delle esondazioni dei corsi d’acqua.

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