venerdì 18 agosto 2017

Variante Malvaso, la Procura va avanti: tre indagini per lo stesso palazzo

di Marco Cusumano
C'è una nuova indagine sul palazzo costruito a Borgo Piave da una ditta riconducibile all'ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso. Questa volta la Procura di Latina ipotizza il reato di lottizzazione abusiva e, in questo nuovo fascicolo, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano ha iscritto sul registro degli indagati 14 persone. L'inchiesta, in realtà, è stata aperta alcuni mesi fa e, nel mese di maggio, Miliano ha chiesto una proroga al giudice per le indagini preliminari Mara Mattioli, richiesta sulla quale si attende la decisione del gip.

Si tratta della terza inchiesta che riguarda il palazzo di borgo Piave: la prima fu aperta dal pm Gregorio Capasso e portò al sequestro del cantiere e alle recenti condanne a carico dell'ex consigliere comunale e imprenditore Vincenzo Malvaso a un anno e otto mesi e dell'ex assessore all'Urbanistica Giuseppe Di Rubbo a un anno di reclusione. Entrambi furono processati con rito abbreviato, senza la costituzione come parte civile del Comune di Latina. Gli altri indagati che andranno a processo con rito ordinario sono Monti, Paccosi, De Marchi e Petti, per loro la prima udienza è fissata al 28 febbraio 2018 davanti al collegio penale presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis.

La seconda indagine che ha coinvolto il palazzo di Malvaso è la celebre inchiesta Olimpia che, esattamente al capo di imputazione D dell'ordinanza di custodia cautelare, indica diverse irregolarità relative alla variante al PPE di Borgo Piave che secondo l'accusa consentì l'aumento di cubatura a favore di Malvaso. L'indagine Olimpia non ha certo avuto un percorso semplice: dopo il parziale annullamento dell'ordinanza che portò in carcere anche Di Giorgi e Di Rubbo, il caso finì per tre volte in Cassazione con il tentativo della Procura di salvare le parti annullate. Delle tre associazioni per delinquere contestate, ha retto solo quella relativa ai favori del Comune al Latina Calcio. Ma formalmente l'indagine è ancora aperta, tanto che l'avvocato Renato Archidiacono, difensore di Malvaso, ha recentemente chiesto alla Procura Generale di Roma di avocare l'inchiesta, rimasta da molto tempo nel limbo, senza richiesta di rinvio a giudizio né di archiviazione. Uno stallo che, secondo l'avvocato Archidiacono, non è più accettabile anche perché i termini previsti dalla legge sono ampiamente scaduti, senza nessuna richiesta di proroga. «Stiamo parlando di un'indagine - spiega il legale - che ha prodotto misure cautelari in carcere con un'ordinanza poi annullata per mancanza di gravi indizi». La Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma potrebbe decidere nelle prossime settimane se accogliere la richiesta, togliendo di fatto l'indagine alla Procura di Latina, oppure lasciare le cose come stanno.

Ora c'è anche la terza indagine, sempre affidata a Miliano, sulla lottizzazione abusiva, reato mai contestato nelle due precedenti inchieste. Proprio questo potrebbe essere il motivo in grado di giustificare un nuovo fascicolo su fatti ormai noti, sottoposti tra l'altro a diverse perizie e consulenze tecniche.

In base alla sentenza di condanna emessa in primo grado dal giudice Bortone ai danni di Malvaso e Di Rubbo (per la prima inchiesta di Capasso) il palazzo abusivo dovrà essere demolito, ovviamente nel momento in cui la sentenza sarà definitiva. I legali dei due imputati hanno già preannunciato ricorso in appello, dunque si dovrà attendere ancora. In questo processo il Comune di Latina non si è costituito parte civile, nonostante i precedenti annunci, e ormai non potrà più entrare nel processo. Potrà invece farlo nell'udienza del prossimo anno, al tribunale di Latina, a carico degli altri quattro imputati.
Venerdì 18 Agosto 2017 - Ultimo aggiornamento: 13:12

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