lunedì 28 agosto 2017
comune di Latina possibile rivoluzione urbanistica con la legge di rigenerazione urbana
Latina editoriale oggi 28 agosto 2017
sabato 26 agosto 2017
Prevenzione dei danni da terremoto è sufficiente costruire in cemento armato, in regola con il fascicolo del fabbricato?
(chiedo ovviamente scusa per la necessità di sintesi per cercare di dare alcune risposte ai quesiti in voga in questi giorni)
1.
Danni da sisma,
tutta colpa degli abusi?
2.
Sono sicuri solo
i fabbricati in cemento armato?
3.
È sufficiente
avere il fascicolo del fabbricato?
Tornano, purtroppo,
periodicamente di attualità le varie questioni.
1.
Per rispondere alla
prima domanda, chi ha una conoscenza
del problema sa che:
-
Fino al 1983
erano pochi i comuni definiti “sismici”, quindi per il calcolo di una struttura
non c’era obbligo della relazione del geologo e il Genio Civile conservava i
documenti di progetto sui quali il controllo era minimo. Quanti fabbricati sono
stati collaudati? Quali controlli sono stati effettuati per i collaudi? Quali documenti
di progetto sono disponibili per le eventuali verifiche strutturali?
-
Dal 1983 fino al
terremoto de L’Aquila del 2009, la normativa “antisismica” aveva subito alcune
modifiche, l’obbligo e la tipologia dei rilievi geologici si è notevolmente
evoluta e migliorata.
-
Con la sismicità
arriva l’obbligo del calcolo delle strutture con il modello del “telaio”,
mentre prima veniva verificato il singolo elemento (plinto, pilastro, trave,
solaio).
-
Gli interventi
sui fabbricati esistenti ammessi con buona facilità fino al 2009, in zona
sismica, diventano a volte difficili e particolarmente costosi dovendo adeguare
la struttura alle nuove prescrizioni.
-
Succede che
alcuni edifici, anche industriali e pubblici, hanno subito ampliamenti e
sopraelevazioni magari costruiti con fondazioni anteriore all’inserimento della
zona sismica. A volte questi ampliamenti sono stati effettuati con 3 o 4
normative diverse in materia di scienza delle costruzioni.
-
Fino all’entrata
in vigore del testo unico in materia di edilizia ed urbanistica (DPR 380/2001)
la maggioranza dei fabbricati o non avevano l’agibilità (magari perché non
richiesta o per non aver presentato la richiesta o perché parzialmente abusivi
o perché l’ufficio urbanistico non verificava la pratica dando la precedenza
alle nuove pratiche), oppure l’agibilità era autocertificata o per silenzio
assenso.
-
Con l’ultima
riforma del DPR 380/2001 anche l’agibilità si autocertifica.
In conclusione
è ovvio che la regolarità di un fabbricato, anche sanato, di per sé, dal punto
di vista della sicurezza strutturale non significa nulla.
La sicurezza
è data dalla capacità del progettista delle strutture, dall’attuazione delle
sue disposizioni e progetto, dalla qualità del materiale impiegato e dalla
corretta gestione del fabbricato.
Non sempre
sono una garanzia. Il progettista può essere stato bravissimo, l’Impresa
corretta, il direttore dei lavori ha fatto un ottimo lavoro, magari mancava,
non essendo obbligatoria, l’indagine geologica oppure questa non è stata
effettuata secondo le attuali disposizioni. La sicurezza dipende spesso dalla
tecnica utilizzata che però deve essere verificata secondo le moderne
conoscenze e nozioni.
2.
la seconda
domanda presuppone una risposta negativa. L’Aquila (e non solo) ha evidenziato
che fabbricati moderni, costruiti in cemento armato, hanno avuto lesioni gravi
e crolli, molto più importanti di quelli costruiti in pietra o mattoni (o in
legno). Semplicemente perché non poggiati su idoneo terreno (lo hanno dimostrato
le varie analisi geologiche) oppure non rispettando progetto o qualità del
materiale. In tutti i terremoti poi hanno avuto crolli e cedimenti anche gli
edifici pubblici recenti. Anche la
conclusione della prima domanda è analoga alla prima.
3.
Avere il fascicolo del fabbricato dovrebbe significare,
per avere un senso
- documenti di progetto architettonico; - documenti di
progetto delle strutture; - provini delle strutture; collaudo; eventuali
aggiornamenti e/o modifiche realizzate, verifica strutturale allo stato di
fatto.
Per
vari problemi ben noti a chi frequenta gli uffici pubblici queste ricerche non
sempre danno un esito sufficiente e spesso i proprietari non ne sono in
possesso se non parzialmente, specie quando si tratta di condomini.
Un
professionista, quindi, se incaricato dal proprietario, qualora dovesse
certificare la regolarità della struttura, la verifica sismica oltre che dall’esame
della documentazione (se disponibile), dopo aver effettuato sopralluoghi e
verifiche sul posto, anche non distruttive delle strutture, potrebbe avere
bisogno di collaborazioni da laboratori autorizzati per i provini delle
strutture e da geologi per le opportune verifiche. Non è detto questo sia
sufficiente e tali verifiche possono costare da qualche migliaia di euro a
decine di migliaia di euro. Considerato che tali spese saranno a carico del
proprietario, dopo aver pagato tanto l’immobile, ritenuto anche sicuro e in
regola, tra mutui, tasse esorbitanti, spese di manutenzione e di gestione, in
quanti potrebbero avere il fascicolo del fabbricato.
Conclusione anche per la sicurezza e la
garanza del fascicolo del fabbricato, pur essendo in grado di pagare il dovuto,
occorre sperare nelle capacità e serietà professionali. Qualora diventasse un
obbligo di legge saremo garantiti da ciò che offre il mercato?
martedì 22 agosto 2017
Sisma Ischia, 600 case da abbattere e 27mila pratiche di condono. E dal 2009 gli isolani si battono contro le demolizioni
Nel maggio 2009 smantellato il primo abuso disposto dalla Procura di Napoli: da allora il "Comitato per il diritto alla casa" si batte con cortei e manifestazioni di piazza perché il terzo condono sia applicato anche all'isola. Che figura al 4° posto nella classifica degli ecomostri stilata nel dossier "Mare Monstrum 2017" di Legambiente Seicento case colpite da ordine di demolizione dal 2009, oltre 27mila “le pratiche di condono presentate dagli abitanti in occasione delle tre leggi nazionali”. E’ Legambiente a tracciare, nel dossier Mare Monstrum 2016, i contorni della piaga che da decenni divora Ischia: l’abusivismo edilizio. In una nota congiunta, i sei sindaci dei comuni dell’isola stravolta dal terremoto minimizzano e “deplorano le notizie false relative alle inesistenti connessionitra l’evento sismico e i fenomeni legati all’abusivismo”, ma in attesa di capire le connessioni causali tra il sisma e i crolli, le cifre raccontano una realtà desolante. Nella classifica degli ecomostri stilata nel 2017 dall’associazione ambientalista, “quelli che in virtù della loro storia, del loro impatto sul territorio e della loro forza simbolica rappresentano meglio di altri la devastazione illegale e impunita”, le “case abusive dell’Isola di Ischia figurano al 4° postodopo “gli scheletri di Pizzo Sella a Palermo, il villaggio di Torre Mileto a Lesina in provincia di Foggia, le 35 ville nell’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone”.
Fu una battaglia, ma alla fine la prima delle 600 demolizioni disposte dalla Procura di Napoli arrivò: era il 16 maggio 2009. A finire sbriciolato fu un soppalcone in cemento e mattoni di 80 metri quadrati nella frazione Terone, comune di Barano. L’immobile era stato costruito nel 1998 e non aveva beneficiato del condono edilizio perché inattuabile sull’isola, area sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico. Il lunedì successivo gli allora sindaci dell’isola, più quello di Procida, si erano riuniti nella sede del comune di Casamicciola minacciando le dimissioni: “Vogliamo – spiegavano – richiamare l’attenzione del governo affinché il terzo condono edilizio (quello del 2003 varato dal governo Berlusconi, ndr) abbia efficacia sulle isole del Golfo di Napoli”. Dove secchio, cazzuola e betoniera sono gli strumenti di una redditizia liturgia praticata soprattutto nottetempo, che ha quasi del religioso e che ha eretto in 35 anni qualcosa come 135mila vani in calcestruzzo.
La lotta era appena cominciata. Il ricordo delle frana che il 30 aprile 2006 interessò un’area in cui sorgevano circa 200 “abusi di necessità” e costò la vita a 4 persone era già lontano. Il 26 gennaio 2010 erano arrivati i cortei in strada. Qualche migliaio di ischitani, con in testa il il sindaco di Lacco Ameno Restituta Irace, sfilavano a Casamicciola sventolando al sole striscioni eloquenti: “Basta con gli abbattimenti delle prime case. Rivendichiamo il diritto alla casa e la sua condonabilità anche col terzo condono edilizio nelle aree vincolate”, gridavano inveendo contro il governo Berlusconi, reo di non aver ancora varato un decreto legge ad hoc. Un’altra manifestazione organizzata alla pineta del Castiglione metteva, per converso, nel mirino il provveditorato alle opere pubbliche della Campania che, abbattendo 80 pini, aveva dato il via alla costruzione di una caserma (approvata dal piano territoriale paesaggistico del 1999) destinata al corpo forestale.
Il 25 luglio 2010 la protesta faceva un salto di qualità: in piena stagione turistica, il Comitato per il diritto alla casa riusciva a portare in strada un migliaio di persone in un corteo che, partito alle 19,30 da Lacco Ameno, si concludeva alle 23,30 a Piazza Antica Reggia nel Comune di Ischia, paralizzando per 4 ore il traffico e gli spostamenti di migliaia di turisti. Gli isolani erano furiosi perché il 23 marzo, a 6 giorni dalle Regionali, il governo Berlusconi li aveva sedotti approvando un decreto legge che bloccava le demolizioni in Campania e poi, vinte le elezioni con Stefano Caldoro, e li aveva abbandlasciando che il testo si fermasse alla Camera grazie anche alle assenze tra i banchi della maggioranza. Le proteste, i cortei e le fiaccolate continuavano ma la mano salvifica del terzo condono sull’ufficio del catasto di Ischia non si posava. E continua tutt’oggi a non posarsi.
Così prime, seconde case, poi gli alberghi, poi i ristoranti venuti su come funghi in un paio di notti senza licenza continuano a essere abusivi. Una cementificazione che gli abitanti difendono coltello tra i denti e carta bollata alla mano: “Solo per il Comune di Ischia sono state presentate 7.235 domande di condono in 30 anni – Sandro Simoncini, ingegnere e docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale alla Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA – 4.408 delle quali risultavano ancora da evadere ad aprile dello scorso anno: molte di queste si riferiscono ad abusi che non possono essere sanati e che quindi, qualora le istanze fossero esaminate, sfocerebbero in ordinanze di demolizione. Senza dimenticare – prosegue Simoncini – che ciò significa anche che migliaia di edifici sono sprovvisti dell’agibilità e delle altre certificazioni”. di Marco Pasciuti | 22 agosto 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08/22/sisma-ischia-600-case-da-abbattere-e-27mila-pratiche-di-condono-e-dal-2009-gli-isolani-si-battono-contro-le-demolizioni/3809884/
Dissesto idrogeologico, Delrio: “Nel 2014 abbiamo scoperto 2,5 miliardi di euro stanziati da anni e mai spesi”
“Dobbiamo dirci la verità sul fatto di non riuscire a fare atterrare sulla vita di tutti i giorni i soldi già stanziati. Ad esempio, per il dissesto idrogeologico nel 2014 abbiamo trovato 2 miliardi e mezzo di soldi stanziati da anni e mai spesi. Idem per l’edilizia scolastica. C’è una responsabilità di tutta la filiera delle amministrazioni che vale anche per la ricostruzione del terremoto”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, intervenendo al Meeting Cl di Rimini, nel corso di un incontro dedicato alla ricostruzione a quasi un anno dal terremoto in centro Italia. http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08/21/dissesto-idrogeologico-delrio-abbiamo-scoperto-25-miliardi-di-euro-stanziati-da-anni-e-mai-spesi/3807689/di F. Q. | 21 agosto 2017
Dissesto idrogeologico, Delrio: “Nel 2014 abbiamo scoperto 2,5 miliardi di euro stanziati da anni e mai spesi”
Dissesto idrogeologico, Delrio: “Nel 2014 abbiamo scoperto 2,5 miliardi di euro stanziati da anni e mai spesi”
“Dobbiamo dirci la verità sul fatto di non riuscire a fare atterrare sulla vita di tutti i giorni i soldi già stanziati. Ad esempio, per il dissesto idrogeologico nel 2014 abbiamo…
ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Condono edilizio, in Italia 5 milioni di domande pendenti
Solo lo 0,9% dei Comuni del nostro Paese non è stato interessato dalle richieste di sanatoria in materia di abusivismo. TUTTI I DATI
A oltre trent'anni dalla prima legge sul condono edilizio, la 47/85 varata dal Governo presieduto da Bettino Craxi, in Italia rimangono ancora 5.392.716 domande di condono da evadere: si tratta di poco più di un terzo rispetto al totale di quelle presentate, che ammonta a 15.431.707. E solo lo 0,9% dei Comuni del nostro Paese non è stato interessato dalle richieste di sanatoria in materia di abusi.
E' quanto emerge da un recente dossier sul condono edilizio in Italia, presentato al Senato ed elaborato dal centro studi di Sogeea, diretto da Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università La Sapienza.
Roma in testa
Roma - si legge nel rapporto – è in testa alla graduatoria sia delle istanze presentate sia delle pratiche ancora da concludere. Per ciò che riguarda il totale delle domande, la Capitale ne conta 599.793 e precede Milano (138.550), Firenze (92.465), Venezia (89.000), Napoli (85.495), Torino (84.926), Bologna (62.393), Palermo (60.485), Genova (48.677) e Livorno (45.344). Sul fronte del numero delle istanze ancora da evadere, invece, Roma ne ha 213.185, vale a dire quasi quattro volte Palermo (55.459). Sul gradino più basso del podio troviamo Napoli (45.763), che si attesta davanti a Bologna (42.184). Più staccate Milano (25.384), Livorno (23.368), Arezzo (22.781), Pescara (20.984), Catania (20.249) e Fiumicino (20.055), unico Comune non capoluogo di provincia ad entrare nelle prime dieci posizioni.
Mancati introiti per lo Stato
Considerando l'ammontare delle domande di condono edilizio ancora da evadere, il report stima che i mancati introiti per le casse del nostro Paese sono pari a 21,7 miliardi di euro, pari a 1,4 punti di pil: il dato si ottiene sommando il denaro non incassato per oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria e segreteria, sanzioni da danno ambientale. Senza contare gli incassi per Stato e Comuni legati agli adeguamenti della rendita catastale dei relativi immobili e il conseguente aumento degli introiti derivanti per esempio dalla tassazione Imu e Tasi. http://tg24.sky.it/cronaca/2017/08/22/terremoto-ischia-abusivismo-condono.html?social=twitter_skytg24
domenica 20 agosto 2017
“No all’abusivi smo, ma non possiamo cacciare i poveracci” Giancarlo Cancelleri Il candidato M5S in Sicilia propone “il modello De Luca”
“No all’abusivi smo, ma non possiamo cacciare i poveracci” Giancarlo Cancelleri Il candidato M5S in Sicilia propone “il modello De Luca”
Un indigente non va
mandato via. Piuttosto,
il Comune potrebbe
prendersi l’immobile
e poi affittarglielo
E serve un Piano case
Chi è
Giancarlo
Cancelleri,
nato a
Caltanissetta
nel 1975, è il
candidato
governato re
dei Cinque
Stelle in
Sicilia, scelto
dagli iscritti
sul web il 9
luglio scorso.
Capogruppo
uscente del
Movimento
in Regione,
membro del
coordinamento
nazionale per
gli enti locali,
è il fratello di
Azzurra ,
deputata del
M5S.
Attualmente
sta girando
l’isola per un
tour assieme
a Luigi Di
Maio (a cui è
politicamente
vicino) e
Alessandro
Di Battista,
che si
concluderà il
28 agosto a
Termini
Imerese
( Palermo)
mandato via. Piuttosto,
il Comune potrebbe
prendersi l’immobile
e poi affittarglielo
E serve un Piano case
Chi è
Giancarlo
Cancelleri,
nato a
Caltanissetta
nel 1975, è il
candidato
governato re
dei Cinque
Stelle in
Sicilia, scelto
dagli iscritti
sul web il 9
luglio scorso.
Capogruppo
uscente del
Movimento
in Regione,
membro del
coordinamento
nazionale per
gli enti locali,
è il fratello di
Azzurra ,
deputata del
M5S.
Attualmente
sta girando
l’isola per un
tour assieme
a Luigi Di
Maio (a cui è
politicamente
vicino) e
Alessandro
Di Battista,
che si
concluderà il
28 agosto a
Termini
Imerese
( Palermo)
Piano del Parco, a Sabaudia si accende il dibattito: osservazioni, opportunità da non sprecare
Il tavolo di lavoro istituito dall’amministrazione comunale di Sabaudia per valutare l’opportunità di presentare osservazioni al Piano del Parco prima della definitiva approvazione ha sollevato qualche perplessità sul modus operandi. Si teme che la possibilità di presentare osservazioni migliorative venga sprecata con inutili quanto intempestive prese di posizioni che allo stato dei lavori non potrebbero essere neanche valutate laddove si vuole avere la pretesa di rifare il piano già adottato.
La riflessione appartiene a diverse componenti del tavolo “tecnico” che sono rimaste stupite dall’esternazione dell’assessore all’urbanistica del Comune di Sabaudia, l’ingegnere Innocenzo Angelo D’Erme, volta ad alimentare aspettative inimmaginabili per le strutture turistiche ricettive del lungomare. Un’entrata a gamba tesa in un processo politico-amministrativo faticosamente costruito sul delicato contesto normativo che regola l’ambiente del Parco del Circeo al centro di convenzioni internazionali di tutela ambientale. Al pari non è stata ben compresa la dichiarazione del sindaco Giada Gervasi, affidata ad una nota stampa del Comune alcuni giorni fa, con la quale affermava di essere “pronta a dare battaglia a tutela della comunità che rappresenta sulle questioni che possono creare pregiudizio alla città”. Un concetto che di per sé è anche meritevole per un sindaco che si schiera apertamente in favore della sua città ma che in questo caso lascia sul fronte opposto l’Ente Parco a dispetto della collaborazione istituzionale. Tra gli scontenti c’è chi tace per paura di appesantire il clima, chi ha abbandonato il tavolo sbuffando ma anche chi ancora ci crede e vuole andare avanti cercando di offrire il proprio contributo per il bene della bella Sabaudia.
L’invito è quello di riprendere il percorso “giusto” per supportare i cittadini a presentare osservazioni migliorative al Piano del Parco senza alimentare false speranze atteso che il “Piano del Parco è certamente un’occasione unica per il futuro del territorio di Sabaudia ed è una sfida alla capacità di progettare il divenire in sintonia perfetta con i valori intrinseci, universalmente riconosciuti, di queste terre”, afferma il geometra Vincenzo Borrelli che il piano – 1.200 pagine – se l’è studiato da cima a fondo comprendendone le diverse sfaccettature in quanto conoscitore del territorio e dei risvolti della pianificazione territoriale avendo ricoperto il ruolo di assessore all’urbanistica quale membro tecnico della giunta dell’ultima stagione di Maurizio Lucci. “Lo studio del Piano – afferma Franco Brugnola, anche lui componente del tavolo di lavoro e già consigliere comunale di opposizione – è fondamentale per promuovere osservazioni. Invece in un incontro ho sentito lamentele inerenti, ad esempio, all’assenza di piste ciclabili. Ecco, questa è la dimostrazione che si arriva al tavolo senza conoscere il Piano: nel caso specifico posso affermare senza paura di essere smentito che di piste ciclabili, se proprio vogliamo, ce ne sono anche troppe”.
Per Borrelli “governare la complessità di un territorio dai valori assoluti è estremamente impegnativo” e per questo occorre che “gli strumenti di pianificazione oltre ad essere ragionati siano in grado di interpretare le esigenze del territorio”. “Occorrerà quindi verificare – afferma l’ex assessore all’urbanistica – che questo strumento sia in grado di guidare in sintonia le linee di tensione implicite nel corpo sociale e nel contesto produttivo con le vocazioni altissime del Territorio trovando nuove congruenze, rotte più adesive e raffinate, capaci di implementare brand di prodotto, di appeal del territorio con la magnificenza di questo contesto geografico. Il Piano del parco, quindi, non deve essere inteso solo come uno strumento urbanistico di valenza ambientale di cui approfondire le possibilità di realizzare nuovi edifici o volumetrie ulteriori, ma è l’occasione di programmazione di uno sviluppo sostenibile, all’altezza dei tempi, che sappia interpretare le esigenze attuali e future facendole confluire in un unicum in grado di contemperare la tutela ambientale con l’ordinato sviluppo urbanistico e delle attività economiche, senza far pesare oltre ogni limite il regime vincolistico”.
Brugnola, dal canto suo, ricorda al Comune di Sabaudia che molto si può ancora aggiungere in segno positivo al Piano del Parco nel Regolamento che deve essere “scritto” e che potrà contenere eventuali deroghe. Della serie, mai fasciarsi la testa prima di essersela rotta.
“Potrebbe essere sbagliato infatti privilegiare il pensiero di una interpretazione meramente conservativa, di imbalsamazione, con una sorta di congelamento – afferma Borrelli -. Il territorio cammina in sintonia con la storia dell’uomo; bloccare questo processo significa innescare tensioni nel sistema i cui esiti potrebbero essere devastanti nel lungo periodo, in quanto il territorio segna passo dopo passo la memoria della storia dell’uomo, e questi due elementi, territorio e uomo, camminano in simbiosi passo dopo passo. L’occasione delle osservazioni, quale strumento di partecipazione democratica alla formazione degli strumenti di pianificazione – aggiunge Borrelli entrando nel merito della questione -, va quindi orientata alla proposizione di correttivi che siano in grado, per quanto possibile, di superare le criticità che potrebbero pregiudicare lo sviluppo sostenibile della città, ricercando le giuste intese per realizzare sinergie utili all’interesse comune. Questo obiettivo dipende sì dalla buona volontà degli attori coinvolti nel procedimento ma soprattutto dalla prospettiva che si ha per il futuro del territorio”.
Brugnola dal suo blog offre al dibattito acceso in questa calda stagione la chiave di volta del Piano del Parco, ovvero l’analisi Swot, che è lo strumento di pianificazione strategica elaborato da Albert Humphrey usato per valutare i punti di forza (strengths), debolezza (weaknesses), opportunità (opportunities) e le minacce (threats). Per quanto riguarda il Parco nazionale del Circeo l’analisi è stata elaborata dal professor Matteo Giuliano Caroli della Luiss e potrebbe benissimo essere estesa a tutti i Comuni che compongono l’ente.
“Il tema del Piano del Parco è molto importante per il futuro di queste città – conclude Brugnola -, l’opportunità di presentare formalmente le osservazioni spero non vada sprecata dietro interessi che nulla hanno a che vedere con la collettività”.
di Rita Cammarone https://www.latinacorriere.it/2017/08/20/piano-del-parco-sabaudia-si-accende-dibattito-osservazioni-opportunita-non-sprecare/
Le fragilità del territorio, ecco tutti i rischi per frane e alluvioni a Latina
http://www.ilmessaggero.it/latina/le_fragilita_del_territorio_ecco_tutti_i_rischi_per_frane_e_alluvioni_a_latina-2625921.html
Le fragilità del territorio, ecco tutti i rischi per frane e alluvioni a Latina
di Andrea Apruzzese
In Provincia di Latina 22.256 abitanti risiedono in aree a rischio di frana e altri 21.844 in zone a rischio da alluvione, in pratica quasi il 10% su una popolazione di 574.226 persone. Sono i numeri principali della Mappa dei rischi dei Comuni italiani pubblicata dall'Istat i cui dati relativi alla popolazione potenzialmente esposta a rischio alluvione e frane in provincia si presentano a macchia di leopardo. Partiamo dal capoluogo: a Latina se sono solo 29 le persone abitanti in zona a elevato rischio da frana, sono ben 1.256 quelle che vivono in area a rischio elevato di alluvione, 2.051 quelle a rischio medio e 2.206 quelle a rischio basso, per un totale di 5.513 persone, su una popolazione globale di 125.985. Tra quelli più a rischio da frana c'è poi Campodimele: su 622 abitanti, 337 vivono in aree che presentano quel pericolo, di cui 235 sono fascia di pericolosità molto elevata; non è presente invece rischio da alluvione. Situazione simile a Castelforte: dei 4.386 residenti, 2.287 vivono in aree a rischio frana (652 in area a rischio molto elevata) e 95 in area a rischio di alluvione. Anche a Monte San Biagio (6.286 residenti), 1.653 sono in zona a rischio frana e 116 per quello di alluvione, così come a Spigno Saturnia (2.961 abitanti) 690 sono in zona a rischio frana mentre non è presente rischio alluvione. Tra i Comuni con rischi minori c'è Bassiano: dei suoi 1.583 abitanti, 78 sono zone a rischio da frana e 18 da alluvione; Aprilia (73.446 abitanti), dove 101 vivono in zona a rischio da frana, e 162 sono a rischio alluvione; quasi inesistente il rischio da frana a Cisterna di Latina dove solo 16 persone su 36.868 vivono in quelle aree mentre più presente è invece il rischio da alluvione, che coinvolge, nei vari livelli, 1.761 persone. Bassissimi i livelli di Lenola che dei suoi 4.189 abitanti ne vede 114 a rischio frana e nessuno a rischio alluvionale, cifre simili a quelle di Maenza (3.074 abitanti, 181 in zona a rischio frana, 12 a rischio alluvione), Norma (3.946 abitanti, 76 in zona a rischio frana e solo 3 a rischio alluvione), Pontinia (14.920 abitanti, di cui uno solo in zona a rischio frana, ma 2.071 in quelle a rischio alluvione) e Roccagorga (4.591 abitanti, solo 18 in zona a rischio frana e 27 in zona a rischio alluvione). Esaminando alcuni centri maggiori, Terracina (46.039 residenti) vede 1.172 abitanti in zona a rischio frana e 2.662 in quelle a rischio alluvione; Fondi, 39.809 residenti, ne vede 657 in zone a rischio frana, ma 1.951 in quelle a rischio alluvione. Di popolazione quasi pari (38.127) è Formia, dove risulta però più elevato il rischio frane, con 3.730 residenti coinvolti, e minore quello di alluvione, che vede un totale di 933 cittadini residenti. Particolare, restando nel Golfo, il caso di Gaeta (20.834 residenti), dove su 527 residenti in zone a rischio frana, ben 519 sono in quella a rischio massimo (126 invece i residenti in zona a rischio alluvione). Minturno (19.783 abitanti), ha 3.783 residenti in zona di attenzione (il livello minimo) di rischio frana e 1.093 nei vari livelli di zona a rischio alluvione. A Sezze (24.894 residenti) 1.444 sono nelle varie zone a rischio frana e 1.163 in quelle a rischio alluvione. Basso, per i 10.032 abitanti di San Felice Circeo, il rischio frana (riguarda 182 persone) mentre più elevato è quello alluvione (553 residenti), mentre a Sabaudia (20.432 abitanti) il dato si inverte: 661 persone in zona a rischio alluvione, 111 quelle a rischio frana. Chiudiamo con le isole: a Ponza (3.337 abitanti), 677 abitanti sono in zona a rischio frana (di cui 622 in quella di livello più elevato) ma non è presente rischio da alluvione, situazione speculare a quella di Ventotene (739 abitanti, di cui 156 in zona a rischio frana).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 20 Agosto 2017 - Ultimo aggiornamento: 15:56
In Provincia di Latina 22.256 abitanti risiedono in aree a rischio di frana e altri 21.844 in zone a rischio da alluvione, in pratica quasi il 10% su una popolazione di 574.226…
ILMESSAGGERO.IT
sabato 19 agosto 2017
venerdì 18 agosto 2017
Terza inchiesta sulla variante Malvaso, gli indagati sono 14: lottizzazione abusiva Latina - Il Pm Giuseppe Miliano vuole vederci chiaro e contesta un nuovo reato alle persone coinvolte
Per la variante di via Piave e la realizzazione del palazzo ancora sotto sequestro riconducibile all'ex consigliere comunale di Forza Italia Vincenzo Malvaso, c'è una nuova inchiesta, la terza in tutto da quasi tre anni a questa parte, dove la Procura di Latina e il pm Giuseppe Miliano contestano il reato di lottizzazione abusiva.
Sono 14 gli indagati, gli stessi a quanto pare della prima tranche dell'indagine che era stata condotta dal pm Gregorio Capasso. Questa volta gli inquirenti puntano su un reato diverso che è quello di lottizzazione abusiva ed è il terzo fascicolo iscritto negli uffici di via Ezio per la realizzazione dell'edificio. La prima inchiesta è stata quello che poi è arrivata a processo e con una sentenza emessa lo scorso luglio che aveva portato i forestali del Nipaf all'epoca dei fatti al sequestro dell'immobile che si trova all'ingresso della città. http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/55457/terza-inchiesta-sulla-variante-malvaso_-gli-indagati-sono-14a-lottizzazione-abusiva
Sono 14 gli indagati, gli stessi a quanto pare della prima tranche dell'indagine che era stata condotta dal pm Gregorio Capasso. Questa volta gli inquirenti puntano su un reato diverso che è quello di lottizzazione abusiva ed è il terzo fascicolo iscritto negli uffici di via Ezio per la realizzazione dell'edificio. La prima inchiesta è stata quello che poi è arrivata a processo e con una sentenza emessa lo scorso luglio che aveva portato i forestali del Nipaf all'epoca dei fatti al sequestro dell'immobile che si trova all'ingresso della città. http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/55457/terza-inchiesta-sulla-variante-malvaso_-gli-indagati-sono-14a-lottizzazione-abusiva
La Redazione
Variante Malvaso, la Procura va avanti: tre indagini per lo stesso palazzo
di Marco Cusumano
C'è una nuova indagine sul palazzo costruito a Borgo Piave da una ditta riconducibile all'ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso. Questa volta la Procura di Latina ipotizza il reato di lottizzazione abusiva e, in questo nuovo fascicolo, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano ha iscritto sul registro degli indagati 14 persone. L'inchiesta, in realtà, è stata aperta alcuni mesi fa e, nel mese di maggio, Miliano ha chiesto una proroga al giudice per le indagini preliminari Mara Mattioli, richiesta sulla quale si attende la decisione del gip.
Si tratta della terza inchiesta che riguarda il palazzo di borgo Piave: la prima fu aperta dal pm Gregorio Capasso e portò al sequestro del cantiere e alle recenti condanne a carico dell'ex consigliere comunale e imprenditore Vincenzo Malvaso a un anno e otto mesi e dell'ex assessore all'Urbanistica Giuseppe Di Rubbo a un anno di reclusione. Entrambi furono processati con rito abbreviato, senza la costituzione come parte civile del Comune di Latina. Gli altri indagati che andranno a processo con rito ordinario sono Monti, Paccosi, De Marchi e Petti, per loro la prima udienza è fissata al 28 febbraio 2018 davanti al collegio penale presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis.
La seconda indagine che ha coinvolto il palazzo di Malvaso è la celebre inchiesta Olimpia che, esattamente al capo di imputazione D dell'ordinanza di custodia cautelare, indica diverse irregolarità relative alla variante al PPE di Borgo Piave che secondo l'accusa consentì l'aumento di cubatura a favore di Malvaso. L'indagine Olimpia non ha certo avuto un percorso semplice: dopo il parziale annullamento dell'ordinanza che portò in carcere anche Di Giorgi e Di Rubbo, il caso finì per tre volte in Cassazione con il tentativo della Procura di salvare le parti annullate. Delle tre associazioni per delinquere contestate, ha retto solo quella relativa ai favori del Comune al Latina Calcio. Ma formalmente l'indagine è ancora aperta, tanto che l'avvocato Renato Archidiacono, difensore di Malvaso, ha recentemente chiesto alla Procura Generale di Roma di avocare l'inchiesta, rimasta da molto tempo nel limbo, senza richiesta di rinvio a giudizio né di archiviazione. Uno stallo che, secondo l'avvocato Archidiacono, non è più accettabile anche perché i termini previsti dalla legge sono ampiamente scaduti, senza nessuna richiesta di proroga. «Stiamo parlando di un'indagine - spiega il legale - che ha prodotto misure cautelari in carcere con un'ordinanza poi annullata per mancanza di gravi indizi». La Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma potrebbe decidere nelle prossime settimane se accogliere la richiesta, togliendo di fatto l'indagine alla Procura di Latina, oppure lasciare le cose come stanno.
Ora c'è anche la terza indagine, sempre affidata a Miliano, sulla lottizzazione abusiva, reato mai contestato nelle due precedenti inchieste. Proprio questo potrebbe essere il motivo in grado di giustificare un nuovo fascicolo su fatti ormai noti, sottoposti tra l'altro a diverse perizie e consulenze tecniche.
In base alla sentenza di condanna emessa in primo grado dal giudice Bortone ai danni di Malvaso e Di Rubbo (per la prima inchiesta di Capasso) il palazzo abusivo dovrà essere demolito, ovviamente nel momento in cui la sentenza sarà definitiva. I legali dei due imputati hanno già preannunciato ricorso in appello, dunque si dovrà attendere ancora. In questo processo il Comune di Latina non si è costituito parte civile, nonostante i precedenti annunci, e ormai non potrà più entrare nel processo. Potrà invece farlo nell'udienza del prossimo anno, al tribunale di Latina, a carico degli altri quattro imputati.
Si tratta della terza inchiesta che riguarda il palazzo di borgo Piave: la prima fu aperta dal pm Gregorio Capasso e portò al sequestro del cantiere e alle recenti condanne a carico dell'ex consigliere comunale e imprenditore Vincenzo Malvaso a un anno e otto mesi e dell'ex assessore all'Urbanistica Giuseppe Di Rubbo a un anno di reclusione. Entrambi furono processati con rito abbreviato, senza la costituzione come parte civile del Comune di Latina. Gli altri indagati che andranno a processo con rito ordinario sono Monti, Paccosi, De Marchi e Petti, per loro la prima udienza è fissata al 28 febbraio 2018 davanti al collegio penale presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis.
La seconda indagine che ha coinvolto il palazzo di Malvaso è la celebre inchiesta Olimpia che, esattamente al capo di imputazione D dell'ordinanza di custodia cautelare, indica diverse irregolarità relative alla variante al PPE di Borgo Piave che secondo l'accusa consentì l'aumento di cubatura a favore di Malvaso. L'indagine Olimpia non ha certo avuto un percorso semplice: dopo il parziale annullamento dell'ordinanza che portò in carcere anche Di Giorgi e Di Rubbo, il caso finì per tre volte in Cassazione con il tentativo della Procura di salvare le parti annullate. Delle tre associazioni per delinquere contestate, ha retto solo quella relativa ai favori del Comune al Latina Calcio. Ma formalmente l'indagine è ancora aperta, tanto che l'avvocato Renato Archidiacono, difensore di Malvaso, ha recentemente chiesto alla Procura Generale di Roma di avocare l'inchiesta, rimasta da molto tempo nel limbo, senza richiesta di rinvio a giudizio né di archiviazione. Uno stallo che, secondo l'avvocato Archidiacono, non è più accettabile anche perché i termini previsti dalla legge sono ampiamente scaduti, senza nessuna richiesta di proroga. «Stiamo parlando di un'indagine - spiega il legale - che ha prodotto misure cautelari in carcere con un'ordinanza poi annullata per mancanza di gravi indizi». La Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma potrebbe decidere nelle prossime settimane se accogliere la richiesta, togliendo di fatto l'indagine alla Procura di Latina, oppure lasciare le cose come stanno.
Ora c'è anche la terza indagine, sempre affidata a Miliano, sulla lottizzazione abusiva, reato mai contestato nelle due precedenti inchieste. Proprio questo potrebbe essere il motivo in grado di giustificare un nuovo fascicolo su fatti ormai noti, sottoposti tra l'altro a diverse perizie e consulenze tecniche.
In base alla sentenza di condanna emessa in primo grado dal giudice Bortone ai danni di Malvaso e Di Rubbo (per la prima inchiesta di Capasso) il palazzo abusivo dovrà essere demolito, ovviamente nel momento in cui la sentenza sarà definitiva. I legali dei due imputati hanno già preannunciato ricorso in appello, dunque si dovrà attendere ancora. In questo processo il Comune di Latina non si è costituito parte civile, nonostante i precedenti annunci, e ormai non potrà più entrare nel processo. Potrà invece farlo nell'udienza del prossimo anno, al tribunale di Latina, a carico degli altri quattro imputati.
Venerdì 18 Agosto 2017 - Ultimo aggiornamento: 13:12
© RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.ilmessaggero.it/latina/variante_malvaso_la_procura_va_avanti_tre_indagini_per_lo_stesso_palazzo-2621902.html
© RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.ilmessaggero.it/latina/variante_malvaso_la_procura_va_avanti_tre_indagini_per_lo_stesso_palazzo-2621902.html
martedì 15 agosto 2017
Fisco, arriva la proroga dei versamenti al 21 agosto
Pubblicato il: 11/08/2017 17:24
Il presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle Finanze, ha disposto il differimento dei termini per il versamento delle imposte dichiarate nell’anno 2017 da imprese e lavoratori autonomi. Il decreto del Presidente del Consiglio, del 3 agosto, è stato registrato dalla Corte dei Conti e sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. E' quanto annuncia il ministero dell'Economia.
Il Dpcm consente alle imprese e anche ai lavoratori autonomi la possibilità di poter effettuare i versamenti delle imposte con una lieve maggiorazione, a titolo di interesse, pari allo 0,40% entro il 21 agosto prossimo. http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/08/11/fisco-arriva-proroga-dei-versamenti_Yo2Yn5L2YtcxgG2uJGJVoI.html
Fino a quattro mesi per ottenere un mutuo, l'indagine di mercato per la provincia di Latina Latina - I dettagli sui numeri del Lazio relativi le richieste e i tempi per ottenere quanto necessario per acquistare una casa
Il tempo medio per ottenere un mutuo a Latina? 139 giorni. Lo dice l'indagine effettuata da Facile.it e Mutui.it nelle province del Lazio. Uno studio che si p concentrato su circa 650 pratiche concluse tra il 1 gennaio 2016 e il 30 giugno 2017. La provincia più veloce per ottenere un mutuo è quella di Frosinone, mentre la più lenta è Viterbo.
Nel Lazio il tempo medio per ottenere un finanziamento per la casa è di 145 giorni, il 6% in più rispetto alla media nazionale. Lo studio commissionato da Facile e Mutui ha evidenziato come, tra la prima richiesta di informazioni fino all'effettiva erogazione del finanziamento, in regione passino quasi 5 mesi.
Le province più veloci e quelle più lente
La provincia più veloce nell'erogazione è quella di Viterbo dove in media trascorrono 147 giorni, solo uno in meno per Roma (146) mentre a Latina passano 139 giorni. Leggendo la classifica dal basso, invece, i mutuatari laziali più veloci a svolgere tutto l'iter legato all'acquisto della casa sono quelli che risiedono in provincia di Frosinone, ai quali bastano solo 117 giorni. Seguono i reatini che in media impiegano 123 giorni.
Importi e garanzie richieste
L'analisi ha indagato anche in merito alle cifre erogate dalle banche laziali per acquistare o ristrutturare casa con un mutuo.
In media il mutuo concesso in regione è pari a poco più di 134.800 euro, l'11% in più rispetto alla media nazionale, con una forbice provinciale che varia notevolmente, soprattutto in virtù dei prezzi delle case. In cima alla classifica si trova Roma, dove l'importo medio erogato supera i 138.000 euro; seguono Latina (112.000 euro) e Rieti (105.000 euro). I finanziamenti più bassi sono invece quelli di Frosinone, dove i mutuatari ottengono in media 94.000 euro, dato che fornisce un ulteriore elemento per comprendere la velocità dell'iter visto in precedenza.
Analizzando quanta parte del valore degli immobili i laziali vogliono (o possono) finanziare con il mutuo, la media è pari al 57%, mentre i valori provinciali oscillano fra il 56% di Latina e il 66% di Rieti.
Limitando l'osservazione ai mutui concessi per l'acquisto della prima casa, in media nel Lazio sono concessi poco più di 145.500 euro, pari al 65% del valore dell'immobile. Scendono a 142, invece, i giorni che passano dall'individuazione dell'immobile all'erogazione del mutuo.
Gli agenti immobiliari confermano
«Il trend nella nostra provincia è in termini percentuali assolutamente sovrapponibile al dato nazionale – spiega Santino Nardi della Fiaip - Entrando nello specifico, nella nostra zona i mutui erogati a tasso variabile rappresentano attorno al 35% delle nuove stipule, mentre nei primi nove mesi dell'anno si è registrato un notevole incremento dei mutui a tasso fisso, che hanno raggiunto i due terzi delle nuove erogazioni». http://www.latinaoggi.eu/news/attualita/55370/fino-a-quattro-mesi-per-ottenere-un-mutuo_-lindagine-di-mercato-per-la-provincia-di-latina
Nel Lazio il tempo medio per ottenere un finanziamento per la casa è di 145 giorni, il 6% in più rispetto alla media nazionale. Lo studio commissionato da Facile e Mutui ha evidenziato come, tra la prima richiesta di informazioni fino all'effettiva erogazione del finanziamento, in regione passino quasi 5 mesi.
Le province più veloci e quelle più lente
La provincia più veloce nell'erogazione è quella di Viterbo dove in media trascorrono 147 giorni, solo uno in meno per Roma (146) mentre a Latina passano 139 giorni. Leggendo la classifica dal basso, invece, i mutuatari laziali più veloci a svolgere tutto l'iter legato all'acquisto della casa sono quelli che risiedono in provincia di Frosinone, ai quali bastano solo 117 giorni. Seguono i reatini che in media impiegano 123 giorni.
Importi e garanzie richieste
L'analisi ha indagato anche in merito alle cifre erogate dalle banche laziali per acquistare o ristrutturare casa con un mutuo.
In media il mutuo concesso in regione è pari a poco più di 134.800 euro, l'11% in più rispetto alla media nazionale, con una forbice provinciale che varia notevolmente, soprattutto in virtù dei prezzi delle case. In cima alla classifica si trova Roma, dove l'importo medio erogato supera i 138.000 euro; seguono Latina (112.000 euro) e Rieti (105.000 euro). I finanziamenti più bassi sono invece quelli di Frosinone, dove i mutuatari ottengono in media 94.000 euro, dato che fornisce un ulteriore elemento per comprendere la velocità dell'iter visto in precedenza.
Analizzando quanta parte del valore degli immobili i laziali vogliono (o possono) finanziare con il mutuo, la media è pari al 57%, mentre i valori provinciali oscillano fra il 56% di Latina e il 66% di Rieti.
Limitando l'osservazione ai mutui concessi per l'acquisto della prima casa, in media nel Lazio sono concessi poco più di 145.500 euro, pari al 65% del valore dell'immobile. Scendono a 142, invece, i giorni che passano dall'individuazione dell'immobile all'erogazione del mutuo.
Gli agenti immobiliari confermano
«Il trend nella nostra provincia è in termini percentuali assolutamente sovrapponibile al dato nazionale – spiega Santino Nardi della Fiaip - Entrando nello specifico, nella nostra zona i mutui erogati a tasso variabile rappresentano attorno al 35% delle nuove stipule, mentre nei primi nove mesi dell'anno si è registrato un notevole incremento dei mutui a tasso fisso, che hanno raggiunto i due terzi delle nuove erogazioni». http://www.latinaoggi.eu/news/attualita/55370/fino-a-quattro-mesi-per-ottenere-un-mutuo_-lindagine-di-mercato-per-la-provincia-di-latina
Tonj Ortol
domenica 13 agosto 2017
in vendita la casa cantoniera di Borgo Grappa
‘Cammini e Percorsi’, pubblicato il bando per i primi 43 immobili
Impianti sportivi nelle periferie, a settembre altri 100 milioni di euro
di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2017/07/lavori-pubblici/impianti-sportivi-nelle-periferie-a-settembre-altri-100-milioni-di-euro_59379_11.html
Il bando sarà aperto anche alle società sportive dilettantistiche. Ieri firmate le prime convenzioni del piano ‘Sport e Periferie’
26/07/2017 – A settembre partirà un nuovo bando da 100 milioni di euro per la realizzazione e il completamento di impianti sportivi nelle periferie, aperto anche alle società sportive dilettantistiche.
Il Fondo è stato istituito dal Decreto Expo-Giubileo (DL 183/2015 convertito nella Legge 9/2016) con l’obiettivo di potenziare l’attività sportiva agonistica nazionale e lo sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e zone periferiche urbane per rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana.
L’unico vincolo che rimarrà valido sarà quello della localizzazione: gli impianti dovranno essere situati in aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane.
Decaro ha, inoltre, riepilogato le iniziative condotte dall'Anci in questo specifico settore come i protocolli con il credito sportivo, che ha erogato mutui a tasso agevolato e il progetto '1000 cantieri per lo sport'. “Iniziative”, ha concluso il rappresentante dei sindaci, “che vanno di pari passo con altre che obbediscono allo stesso principio di ricucitura, come il bando periferie per il quale il governo ha erogato 2,1 miliardi di euro”.
‘Sport e Periferie’: la firma delle convenzioni
A riferirlo il presidente dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) Antonio Decaro ieri a Roma, a margine della giornata in cui, alla presenza del Ministro per lo sport Luca Lotti e del Presidente del CONI Giovanni Malagò, sono state firmate le convenzioni per 32 Comuni beneficiari del fondo ‘Sport e Periferie’ che complessivamente finanzierà 183 interventi.Il Fondo è stato istituito dal Decreto Expo-Giubileo (DL 183/2015 convertito nella Legge 9/2016) con l’obiettivo di potenziare l’attività sportiva agonistica nazionale e lo sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e zone periferiche urbane per rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana.
Sport nelle periferie: nuovo bando da 100 milioni
Il nuovo bando, sulla scia dello scorso “Sport e Periferie”, ha una dotazione di 100 milioni di euro e finanzierà non solo la realizzazione, la rigenerazione e l’adeguamento/completamento di impianti sportivi destinati all’attività agonistica nazionale (come previsto dallo scorso bando) ma anche impianti di società sportive dilettantistiche.L’unico vincolo che rimarrà valido sarà quello della localizzazione: gli impianti dovranno essere situati in aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane.
Impianti sportivi nelle periferie: i commenti
“Parlando a nome di più di 8 mila amministratori, dico che noi sindaci conosciamo bene la funzione sociale dello sport - ha dichiarato Decaro. Gli impianti sono luoghi fondamentali per favorire la socializzazione, per abbattere le barriere, per praticare una vera inclusione. E, infatti, negli ultimi anni i Comuni italiani si sono impegnati a fondo per realizzare o ristrutturare impianti sportivi, soprattutto nelle nostre periferie”.Decaro ha, inoltre, riepilogato le iniziative condotte dall'Anci in questo specifico settore come i protocolli con il credito sportivo, che ha erogato mutui a tasso agevolato e il progetto '1000 cantieri per lo sport'. “Iniziative”, ha concluso il rappresentante dei sindaci, “che vanno di pari passo con altre che obbediscono allo stesso principio di ricucitura, come il bando periferie per il quale il governo ha erogato 2,1 miliardi di euro”.
Iscriviti a:
Post (Atom)