mercoledì 30 ottobre 2013
Legge Imu, operativa la prima tranche del Pacchetto Casa
Sostegno all'acquisto di prime case in classe energetica A, B e C e stanziamenti per il supporto agli affitti e alla morosità incolpevole
di Paola Mammarella 31/10/2013 - È in vigore da ieri la Legge IMU, con cui diventa operativa la prima parte del pacchetto casa pensata per dare sostegno ai mutui per l'acquisto dell'abitazione principale e agevolare l'accesso al mercato degli affitti. Il testo, pubblicato martedì in Gazzetta Ufficiale, cancella la prima rata dell’imposta per le abitazioni principali e gli immobili ad essa assimilati e la seconda rata a carico degli immobili invenduti appartenenti alle imprese di costruzione.
Pacchetto Casa
La Cassa Depositi e Prestiti, con uno stanziamento di 2 miliardi di euro, garantirà i mutui per l’acquisto dell’abitazione principale, appartenente preferibilmente alle classi energetiche A, B e C, per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica degli edifici. La priorità nell’accesso alle agevolazioni sarà data a giovani coppie, famiglie numerose e nuclei familiari di cui fa parte almeno un soggetto disabile.
Tra le altre misure per la casa, la legge destina 20 milioni, cioè 10 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015, a Fondo istituito dal DL 112/2008 per consentire l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa a giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali e under 35 con contratti di lavoro atipico.
Altri 100 milioni, da ripartire tra il 2014 e il 2015, andranno al Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione. Viene inoltre istituito il Fondo a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli, che potrà contare su 20 milioni per il 2014 e altrettanti per il 2015. Il Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa, previsto dalla Legge 244/2007, è infine incrementato con una dotazione di 20 milioni di euro per il 2014 e 20 milioni per il 2015.
E' inoltre in fase di definizione un nuovo piano di edilizia pubblica basato sulla riqualificazione leggera degli alloggi esistenti, sulla realizzazione di nuovi alloggi senza consumo di suolo, su nuovi progetti di social housing e sui voucher affitto.
Imu
Viene cancellata la prima rata dell’Imu per le abitazioni principali e le loro pertinenze, per gli immobili appartenenti alle cooperative edilizie, i terreni agricoli e i fabbricati rurali. Fanno eccezione gli immobili di lusso, accatastati nelle categorie A1, A8 e A9 anche se utilizzati come prima casa.
I Comuni possono decidere se equiparare alla prima casa anche le abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito ai figli, che le utilizzano come abitazioni principali. Questi immobili non pagheranno la seconda rata dell’Imu, mentre la prima, già versata, non sarà rimborsata. Nel caso in cui optino per l’equiparazione, i Comuni dovranno anche decidere al di sotto di quale fascia di reddito far valere l’agevolazione.
La legge elimina la seconda rata dell’Imu per gli immobili invenduti appartenenti alle imprese di costruzione. L’esenzione si applica a partire dal primo luglio 2013. Dal 2014 l’esenzione sarà totale e verrà applicata fino a che gli immobili restino destinati alla vendita e non siano affittati.
(riproduzione riservata)http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/legge-imu-operativa-la-prima-tranche-del-pacchetto-casa_36241_15.html
Assicurazione professionale, il Cni risponde ai dubbi L’obbligo di stipula scatta quando il professionista assume l’incarico in prima persona
di Paola Mammarella 31/10/2013 - Collaboratori di società di ingegneria, liberi professionisti e dipendenti pubblici devono stipulare un’assicurazione professionale? Il Cni, Consiglio nazionale degli ingegneri, torna sull’argomento con nuove faq, cercando di chiarire i dubbi dei professionisti alle prese con le novità introdotte dalla riforma delle professioni.Collaboratori di società di ingegneria, società tra professionisti e studi associati
Il Cni ha chiarito che le polizze possono coprire non solo le responsabilità del professionista che firma il progetto, ma anche quelle dell’associato verso lo studio di cui fa parte, anche se questi non assume l’incarico in prima persona.
Queste condizioni, così come quelle di retroattività delle polizze, non rispondono ad una prescrizione della nuova normativa in materia di assicurazione professionale e possono quindi essere differenziate in base alle offerte delle compagnie assicurative.
Il Cni ribadisce inoltre che l’obbligo di stipulare un’assicurazione scatta ogni qualvolta il professionista assume un incarico che implica l’assunzione della responsabilità verso il cliente. In questo caso non è importante se il professionista è dipendente di uno studio, per cui lavora abitualmente senza firmare i progetti, e se non ha Partita Iva.
L’obbligo di avere un’assicurazione e di comunicarne gli estremi al cliente resta anche quando l’incarico è svolto a titolo gratuito, ad esempio per un parente, purchè ci sia l’assunzione diretta della responsabilità.
Dipendenti, collaboratori e consulenti di imprese private
La copertura assicurativa, ha ribadito il Cni, è sempre obbligatoria, indipendentemente dalla frequenza con cui vengono effettuate le prestazioni libero-professionali. Anche i professionisti dipendenti o collaboratori di imprese private, che assumono incarichi solo occasionalmente, devono quindi dotarsi di un’assicurazione.
Il Cni ha inoltre chiarito che le imprese devono dotarsi di una assicurazione, ma possono chiedere ai propri dipendenti di stipulare una polizza personale nel caso in cui eventuali azioni di rivalsa dei clienti possano essere imputate alla negligenza o all’imperizia del professionista.
Dipendenti pubblici
I dipendenti pubblici non devono stipulare un’assicurazione professionale a meno che non svolgano in parallelo la libera professione, anche solo saltuariamente e per importi di modesta entità.
Soci di società di ingegneria, STP e studi associati
Nel caso in cui il legale rappresentante e i soci non siano iscritti a nessun ordine professionale mentre i direttori tecnici siano professionisti, l’obbligo di stipulare l’assicurazione è a carico dei direttori tecnici perché solo loro detengono il potere di firma sugli elaborati progettuali.
Nell’ambito dei rapporti interni, possono poi essere previste analoghe modalità di garanzia qualora un eventuale danno alla clientela sia riconducibile all’attività svolta da un socio diverso dal direttore tecnico.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/10/professione/assicurazione-professionale-il-cni-risponde-ai-dubbi_36259_33.html
martedì 29 ottobre 2013
trise, Ance: 'le tasse sulla prima casa potrebbero aumentare fino al 72%'
Il Ministro delle Infrastrutture Lupi apre alle richieste di modifica del ddl Stabilità 2014 e annuncia la presentazione di emendamenti
di Paola Mammarella 30/10/2013 - Aumento delle tasse sulla prima casa fino al 72% e poche risorse per le infrastrutture. Sono le osservazioni mosse da Ance, Associazione nazionale costruttori edili, alla ddl di Stabilità per il 2014 in discussione al Senato. Dati cui il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi ha risposto mostrando disponibilità a valutare le richieste di modifica avanzate dagli edili. Imposte sulla casa
Secondo l’Ance, intervenuta con un’audizione in Senato, la nuova Trise provocherà un aumento dei tributi pagati da abitazioni e immobili di impresa. In base alle proiezioni realizzate dall’associazione degli edili, le prime case potrebbero arrivare a pagare il 72% in più, le case sfitte subirebbero un aggravio fino al 19% e sugli immobili invenduti appartenenti alle imprese di costruzione si abbatterebbe un’aliquota maggiorata rispetto a quella pagata con l’Imu.
Come osservato dall’Ance, la Tasi, componente della Trise sui servizi comunali, pagata sulle seconde case si sommerà all’Imu e alla tassa sui rifiuti. Se la seconda casa non è locata e si trova nello stesso comune in cui è ubicata l’abitazione principale, i tributi da pagare saranno quattro: Imu, Tari, Tasi e Irpef sulle case sfitte, reintrodotta dall’articolo 23 del ddl di stabilità.
Il risultato potrebbe essere il disincentivo agli investimenti immobiliari mentre il mercato avrebbe bisogno di incentivi in tal senso, come la deducibilità dal reddito imponibile Irpef dei costi di acquisto e la detassazione delle permute tra vecchi fabbricati e nuove costruzioni ad alta efficienza energetica.
A detta dell’Ance, inoltre, la Tasi sembra colpire anche gli immobili invenduti appartenenti al “magazzino” delle imprese di costruzione, vanificando di fatto gli effetti del DL Imu che ha abolito la seconda rata a loro carico. La Tasi, sottolinea l’associazione degli edili, potrebbe peggiorare la situazione visto che è stata ipotizzata una aliquota massima della Tasi all’11,6 per mille, mentre l’Imu non avrebbe potuto superare il 10,6 per mille.
Secondo l’Ance, quindi, la Legge di Stabilità dovrebbe escludere gli immobili invenduti delle imprese di costruzione dall’applicazione della Tasi e dedurre dal reddito di impresa il 50% dell’Imu pagata su tutti gli immobili strumentali.
Sull’argomento potrebbe essere lo stesso Governo ad introdurre delle modifiche al testo del ddl. Il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, ha infatti annunciato la presentazione di emendamenti per “migliorare la questione della casa”.
Di casa ed emergenza abitativa si parlerà nei prossimi giorni in Conferenza delle Regioni e al Consiglio dei Ministri, dove verrà presentato un decreto legge per il rilancio del social housing attraverso il recupero di alloggi esistenti e le nuove politiche sull’affitto.
Infrastrutture
L’Ance ha fatto inoltre il punto della situazione sulle risorse stanziate dal ddl di stabilità per le infrastrutture. Si tratta di 6,4 miliardi di euro per il triennio 2014 – 2016, che secondo gli edili sono esigui sia rispetto alle esigenze espresse dal Ministero delle Infrastrutture, sia rispetto alle proposte di un piano pluriennale da 30 miliardi avanzato proprio dall’Ance.
Con la legge di stabilità, sostiene l’Ance, si dovrebbero trovare 70 miliardi da spendere in cinque anni per grandi e piccole opere, messa in sicurezza del territorio, riqualificazione del patrimonio scolastico e rigenerazione urbana.
Numeri cui il Ministro Lupi ha risposto ricordando, oltre ai 6,4 miliardi per le infrastrutture, lo stanziamento di un miliardo di euro per la proroga dei bonus fiscali per le ristrutturazioni, l’acquisto di mobili, il miglioramento energetico delle abitazioni e l’adeguamento alle norme antisismiche, un miliardo di euro per l’allentamento del vincolo di stabilità dei comuni per investimenti locali e 3 miliardi di euro stanziati per cassa, i cui effetti di spesa dovrebbero essere sentiti nel 2014.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/ance-le-tasse-sulla-prima-casa-potrebbero-aumentare-fino-al-72_36232_15.html
‘Ecosistema Urbano’: città congestionate, inquinate e fragili Legambiente: ‘la crisi urbana chiede di immaginare con urgenza un altro futuro’
di Rossella Calabrese 30/10/2013 - Le migliori 11 città del Paese raggiungono a malapena la sufficienza (con 60/100 di punteggio), quando soltanto rispettando tutti i limiti di legge (e quindi senza nessuna performance straordinaria) il punteggio complessivo di un centro urbano sarebbe molto vicino a 100. È desolante il quadro che emerge dalla XX edizione del Rapporto ‘Ecosistema Urbano’ di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore, presentato lunedì a Bologna nel corso della Conferenza Nazionale per le Città. Quello che si delinea è un Paese pigro, apatico, che ha smesso di credere e investire nel cambiamento.
Da Milano, ancora e sempre preda dell’emergenza smog, a Roma dove crescono il parco auto privato e il tasso di motorizzazione, a Palermo, dove si continua a depurare meno dei 2/5 dei reflui fognari, ‘Ecosistema Urbano’ evidenzia l’esasperante incapacità con cui molte città affrontano sul proprio territorio alcune questioni chiave dal punto di vista ambientale.
Eppure esperienze positive in alcune città non mancano e dimostrano la praticabilità di alcune soluzioni capaci di offrire un servizio migliore al cittadino e alla collettività. È il caso della raccolta differenziata di Novara o di Salerno, delle politiche sull’energia e sulla mobilità di Bolzano, della solarizzazione dei tetti delle scuole di Bergamo oppure dell’esperimento della moderazione della velocità in un intero quartiere di Torino.
“Se nell’insieme le nostre città sono congestionate e inquinate, fragili rispetto al rischio sismico e idrogeologico, in ritardo rispetto all’erogazione dei servizi - ha dichiarato il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -, esse rappresentano pure i luoghi ideali per le migliori soluzioni. Soluzioni che non possono più essere limitate a singoli e parcellizzati interventi ma devono rientrare in un disegno lungimirante e complessivo, che veda le città come fulcro della rinascita del Paese”.
“Interventi mirati a migliorare qui la raccolta differenziata e là il trasporto pubblico, l’inquinamento acustico o la depurazione delle acque, non possono infatti dare risultati significativi se realizzati al di fuori di un progetto politico nazionale che riconosca alle città un ruolo centrale e imprescindibile. Si parla tanto di smart city ma non dobbiamo dimenticare che le città possono essere smart solo se ci sono smart citizens, e quindi relazioni, creatività e cultura per creare consapevolezza sulle sfide e nuovi stili di vita” - ha concluso Cogliati Dezza.
Lo studio segnala, infatti, che la crisi urbana chiede di immaginare con urgenza un altro futuro - spiega Legambiente. Bisogna avere il coraggio di abbattere per ricostruire, rigenerare interi quartieri, recuperare edifici e dare casa, in affitto e a prezzi accessibili, a chi ne ha bisogno fermando il consumo di suolo e restituendo al verde suolo oggi impermeabilizzato. Bisogna pensare un modo nuovo di usare le risorse e l’energia, di organizzare la mobilità, con spazi pubblici più sicuri, più salutari e meno alienanti, immaginando la città come luogo dove si realizzano le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del vicinato, del quartiere, della comunità.
Nello specifico, la ventesima edizione di Ecosistema Urbano, con gli oltre 100mila dati raccolti attraverso un apposito questionario rivolto e redatto dalle amministrazioni dei comuni capoluogo, vede sul podio delle migliori città Venezia per le grandi, Trento per le medie e Belluno per le piccole.
Venezia (prima tra le grandi città, con più di 200.000 abitanti), svetta in virtù di alcune buone performance, ma anche grazie alle sua peculiare conformazione. Nella stessa categoria, al secondo posto troviamo Bologna seguita da Padova. Tra le città medie (tra 80.000 e 200.000 abitanti), Trento conferma il primo posto dello scorso anno. Seconda è, anche quest’anno, Bolzano, terza si piazza Parma, a seguire Perugia e La Spezia.
Le prime cinque posizioni delle città piccole, al di sotto degli 80.000 abitanti, sono occupate da Belluno (1ª), Verbania (2ª), Nuoro (3ª), Pordenone (4ª) e Mantova (5ª). Tra le peggiori invece troviamo un trittico tutto siciliano: Catania, per le grandi città, Siracusa per le città medie e Caltanissetta per le città piccole.
Nel complesso, ‘Ecosistema Urbano 2013’ evidenzia con chiarezza la situazione di impasse in cui versa l’Italia delle città. L’inquinamento atmosferico, ad esempio, resta ancora a livelli di emergenza. Le città continuano a disperdere in media più di un terzo dell’acqua potabile immessa in rete (il 32%) e l’efficienza della depurazione migliora di uno “zero virgola” alla volta.
Cala la produzione di rifiuti solidi urbani, soprattutto a causa della contrazione dei consumi, e restano praticamente stabili le quote della raccolta differenziata, che passa dal 38% al 39,3%. In questo settore solo nove le città raggiungono il target del 65% imposto dalla normativa per il 2012 e quasi tutte le grandi città non hanno raggiunto nemmeno quell’obiettivo del 35% che i Comuni avrebbero dovuto rispettare già nel 2006.
Cresce lentamente ma costantemente il parco di autovetture circolanti che supera le 64 auto ogni 100 abitanti (64,2) e contestualmente prosegue il declino del trasporto pubblico urbano che continua a perdere passeggeri: i viaggi effettuati in media annualmente con i mezzi pubblici dagli abitanti dei capoluoghi di provincia scendono a 81 (erano 83 l’anno passato). Praticamente congelati gli indici dedicati a isole pedonali, zone a traffico limitato, reti ciclabili urbane.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/10/ambiente/ecosistema-urbano-citt%C3%A0-congestionate-inquinate-e-fragili_36218_52.html
lunedì 28 ottobre 2013
APE obbligatorio per nuovi edifici, ristrutturazioni importanti e immobili pubblici
Consiglio Nazionale del Notariato: l’obbligo di dotarsi dell’attestato scatta anche se gli edifici non sono venduti o affittati
di Paola Mammarella 29/10/2013 - I nuovi edifici, quelli ristrutturati e gli immobili pubblici devono essere dotati di Ape, Attestato di prestazione energetica, a prescindere dal fatto che vengano venduti o affittati. Lo sostiene il Consiglio Nazionale del Notariato, che con lo studio 657-2013/C ha tracciato una panoramica delle novità introdotte col DL Ecobonus 63/2013. Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, l’obbligo di dotarsi dell’Ape è composto da un presupposto contrattuale e da uno oggettivo. Il primo è legato al momento in cui l’immobile viene ceduto o affittato, il secondo si fonda sulle caratteristiche specifiche dell’edificio.
A prescindere dal fatto che un immobile venga venduto o affittato, quindi, l’obbligo di dotarsi dell’Ape vale per:
Nuovi edifici
Sono gli edifici costruiti sulla base di un permesso di costruire o di una denuncia di inizio attività richiesto o presentata dopo l'8 ottobre 2005. Nel caso del permesso di costruire, ad essere determinante è la data della richiesta e non quella del rilascio.
Gli edifici di nuova costruzione devono essere dotati dell’attestato di prestazione energetica prima del rilascio del certificato di agibilità. L’Ape è prodotto a cura del costruttore.
Edifici ristrutturati
Perché scatti l’obbligo di dotare l’immobile dell’Ape, spiega il Consiglio Nazionale del Notariato, sull’edificio deve essere effettuata una ristrutturazione importante. Si tratta di interventi edilizi come la manutenzione ordinaria o straordinaria, la ristrutturazione e il risanamento conservativo che coinvolgono oltre il 25 per cento della superficie dell'involucro dell'intero edificio e che, a titolo esemplificativo, possono consistere nel rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o nell'impermeabilizzazione delle coperture.
Gli edifici devono essere dotati dell’attestato di prestazione energetica prima del rilascio del certificato di agibilità. Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, in analogia con la disciplina vigente per i nuovi edifici, l’attestato deve essere prodotto a cura del costruttore.
Analogamente, anche se non espressamente previsto nella normativa vigente, in analogia con quanto previsto per gli edifici di nuova costruzione, il Consiglio Nazionale del Notariato ritiene che l’obbligo della dotazione dell’attestato di prestazione energetica scatti solo per le ristrutturazioni importanti realizzate sulla base di un di permesso di costruire, di una Dia o di una Scia successivi all'8 ottobre 2005.
Il Consiglio Nazionale del Notariato ha spiegato che sulla materia ha inciso molto il DL Ecobonus 63/2013 in base al quale l’edificio deve essere dotato dell’Ape in presenza di una ristrutturazione importante che può consistere in qualsiasi intervento di recupero edilizio riguardante una porzione superiore al 25 per cento della superficie del suo involucro. L’obbligo scatta quindi anche con la manutenzione o il risanamento, che sono interventi diversi dalla ristrutturazione edilizia.
Secondo la disciplina previgente, invece, l’obbligo sorgeva solo per gli edifici di superficie superiore ai mille metri quadri oggetto di ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l'involucro o demolizione e ricostruzione.
Il Dl Ecobonus , sottolinea il Consiglio Nazionale del Notariato, ha quindi ampliato la platea degli interventi rilevanti ai fini energetici.
Edifici pubblici
Negli edifici utilizzati dalle pubbliche amministrazioni e aperti al pubblico, con superficie
utile totale superiore a 500 metri quadri e non ancora dotati di Ape, il proprietario
o il soggetto responsabile della gestione ha l’obbligo di produrre l'attestato di prestazione energetica entro il 4 dicembre 2013, cioè entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge che ha convertito il DL Ecobonus.
Dal 9 luglio 2015, la soglia di 500 metri quadri viene abbassata a 250.
L’attestato deve essere affisso con evidenza all'ingresso dell'edificio o in altro luogo chiaramente visibile al pubblico.
(riproduzione riservata)http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/ape-obbligatorio-per-nuovi-edifici-ristrutturazioni-importanti-e-immobili-pubblici_36203_15.html
Un bando regionale per la riqualificazione degli edifici scolastici
La Regione Lazio ha emanato un bando per la riqualificazione degli edifici scolatici. Le domande devono pervenire entro e non oltre 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’Invito sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Nel piano approvato sono compresi interventi di edilizia scolastica su edifici pubblici di proprietà dei Comuni e delle Province per il recupero, la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici scolastici di ogni ordine e grado. Le domande ammissibili per la definizione del Programma devono pervenire entro e non oltre 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’Invito sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio.
http://onirikaedizioni.it/2013/10/28/un-bando-regionale-per-la-riqualificazione-degli-edifici-scolastici/
Per il bando clicca qui http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_news/bando.pdf
http://onirikaedizioni.it/2013/10/28/un-bando-regionale-per-la-riqualificazione-degli-edifici-scolastici/
Per il bando clicca qui http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_news/bando.pdf
domenica 27 ottobre 2013
Incentivi agli appalti verdi nel collegato alla Legge di Stabilità Nel ddl prevista una commissione unica per la valutazione dei procedimenti di Via, Vas e Aia
mantenendo la specificità delle singole procedure
di Paola Mammarella
28/10/2013 - Promozione della green economy e semplificazione delle procedure di autorizzazione. Sono gli obiettivi del disegno di legge collegato alla Legge di Stabilità per il 2014 presentato nei giorni scorsi. Queste, in sintesi, alcune delle proposte contenute nel ddl.
Agevolazioni per il ricorso agli appalti verdi
Agli operatori economici che partecipano ad appalti pubblici e sono muniti di registrazione EMAS, che certifica la qualità ambientale dell'organizzazione aziendale, o di marchio Ecolabel, che certifica la qualità ecologica di prodotti, beni e servizi, il ddl riconosce come incentivo la riduzione del 20% della cauzione a corredo dell'offerta e della garanzia di esecuzione prestata dall'aggiudicatario.
Tra i criteri di valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa è inoltre inserito il criterio del costo del ciclo di vita dell'opera, prodotto, o servizio.
Via, Vas e Aia
Il ddl propone l’unificazione dei procedimenti e delle commissioni di valutazione in ambito di Via, Vas e Aia. Secondo il testo, quando nella realizzazione di un’opera è richiesta sia la Via, Valutazione di impatto ambientale, sia l’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, si procede con un unico procedimento autorizzativo, che analizza sia i profili localizzativi e di impatto ambientale del nuovo progetto, sia quelli attinenti alla gestione dell'impianto da realizzare, ma soprattutto con un’unica commissione.
La specificità delle singole procedure è comunque garantita dalla presenza di sottocommissioni, che operano secondo una visione integrata.
Emissioni in atmosfera
Il ddl esenta dalle autorizzazione per le immissioni in atmosfera una serie di impianti ad inquinamento scarsamente significativo, come i silos per materiali da costruzione.
Ricerca di idrocarburi in mare
La bozza semplifica e accelera l'iter di alcuni procedimenti autorizzatori per lo scarico in mare delle acque derivanti da attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare e di movimentazione dei fondali marini per la posa di cavi e condotte.
L’obiettivo è evitare che per una stessa attività da autorizzare, per la quale sia prevista l'acquisizione della valutazione d'impatto ambientale, il richiedente debba instaurare due diversi procedimenti. Viene quindi eliminata l’autorizzazione ministeriale per la posa di cavi e condotte facenti parte di reti energetiche di interesse nazionale perché la valutazione degli impatti più rilevanti è assorbita nella VIA nazionale.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/incentivi-agli-appalti-verdi-nel-collegato-alla-legge-di-stabilit%C3%A0_36190_15.html
Ici, Imu, Tarsu, Tares, Tasi: chi ci guadagna e chi ci perde
di Lavoce.info | 27 ottobre 2013 Non è semplice orientarsi nel settore senza pace delle imposte sulla casa. Anche il disegno diLegge di stabilità contiene novità importanti sul tema, sia per le tasche dei contribuenti sia per i bilanci dei comuni. Ecco chi ci guadagna e chi ci perde tra famiglie, imprese, prime e seconde case.
di Simone Pellegrino* e Alberto Zanardi** (lavoce.info)
Tutte le imposte sugli immobili
Probabilmente non sarà l’ultima puntata della vera telenovela nazionale, quella dell’imposizione sulla casa. Ma certamente il disegno di Legge di stabilità 2014 contiene novità importanti sul tema, sia per le tasche dei contribuenti sia per i bilanci dei comuni che da quelle tasche si alimentano.
È difficile orientarsi tra i cambiamenti continui di questo settore “senza pace” del nostro sistema tributario. Proviamoci con l’aiuto della tabella 1.
È difficile orientarsi tra i cambiamenti continui di questo settore “senza pace” del nostro sistema tributario. Proviamoci con l’aiuto della tabella 1.
Tabella 1. La struttura dei tributi sulle abitazioni
Nel 2012 il decreto salva-Italia introduce l’Imu che, rispetto alla precedente Ici, sottopone a imposizione (in modo assai più pesante) tutte le abitazioni, anche le prime case. Sempre su tutte le abitazioni si paga la “tassa” sui rifiuti allora denominata Tarsu. Per le abitazioni cedute in locazione, i canoni percepiti vengono sottoposti a Irpef (a o cedolare secca), mentre le seconde case a disposizione non pagano alcuna imposta sui redditi.
Nel 2013, sull’onda della campagna elettorale (ri-)prende la polemica sulla esenzione della prima casa. La prima rata dell’Imu (e anche la seconda negli intendimenti del Governo) viene cancellata sulle abitazioni principali, mentre l’imposta continua ad applicarsi pienamente sulle altre e sugli immobili commerciali. Intanto nella tassazione dei rifiuti la Tarsu lascia il posto alla Tares-rifiuti, a cui però si aggiunge una maggiorazione, la Tares-servizi indivisibili, che nel 2013 si è deciso di destinare allo Stato. (1)
Per l’imposizione dei redditi effettivi (i canoni di locazione percepiti) e figurativi (quelli sulle seconde case a disposizione) nulla cambia rispetto al 2012.
Infine, il disegno di Legge di stabilità 2014. Viene confermata, ora in termini strutturali, la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, mentre resta su tutti gli altri immobili. Nella tassazione dei rifiuti arriva la “tassa per la copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti” (Tari) al posto della Tares-rifiuti. La maggiorazione della Tares – la componente servizi indivisibili – viene subito soppressa, mentre vede la luce la “tassa per la copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni” (Tasi), questa volta attribuita alle casse municipali.
La Tasi è la vera novità della riforma: pur avendo la stessa base imponibile dell’Imu (i valori catastali), è pagata sia dai proprietari sia dagli inquilini nel caso di immobili locati o concessi a titolo gratuito, ma solo nella misura del 10 per cento del prelievo complessivo (aumentabile al 30 per cento dai comuni); non prevede detrazioni specifiche, diversamente dall’Imu prima casa; ha un’aliquota base dell’1 per mille che i comuni possono incrementare, al di sopra di tale livello, al massimo dell’1,5 per mille per le abitazioni principali e del 10,6 per mille per gli altri immobili, ma considerata congiuntamente con l’Imu.
A parte questa sostituzione Imu-Tares-Tasi, nulla cambia nel disegno del prelievo per le case date in locazione, mentre per quelle a disposizione si torna indietro, prevedendo ora l’imposizione in sede Irpef del 50 per cento dei redditi figurativi ma limitatamente alle case ubicate nel comune di residenza
Per l’imposizione dei redditi effettivi (i canoni di locazione percepiti) e figurativi (quelli sulle seconde case a disposizione) nulla cambia rispetto al 2012.
Infine, il disegno di Legge di stabilità 2014. Viene confermata, ora in termini strutturali, la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, mentre resta su tutti gli altri immobili. Nella tassazione dei rifiuti arriva la “tassa per la copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti” (Tari) al posto della Tares-rifiuti. La maggiorazione della Tares – la componente servizi indivisibili – viene subito soppressa, mentre vede la luce la “tassa per la copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni” (Tasi), questa volta attribuita alle casse municipali.
La Tasi è la vera novità della riforma: pur avendo la stessa base imponibile dell’Imu (i valori catastali), è pagata sia dai proprietari sia dagli inquilini nel caso di immobili locati o concessi a titolo gratuito, ma solo nella misura del 10 per cento del prelievo complessivo (aumentabile al 30 per cento dai comuni); non prevede detrazioni specifiche, diversamente dall’Imu prima casa; ha un’aliquota base dell’1 per mille che i comuni possono incrementare, al di sopra di tale livello, al massimo dell’1,5 per mille per le abitazioni principali e del 10,6 per mille per gli altri immobili, ma considerata congiuntamente con l’Imu.
A parte questa sostituzione Imu-Tares-Tasi, nulla cambia nel disegno del prelievo per le case date in locazione, mentre per quelle a disposizione si torna indietro, prevedendo ora l’imposizione in sede Irpef del 50 per cento dei redditi figurativi ma limitatamente alle case ubicate nel comune di residenza
Dalla parte dei comuni
In uno scenario così continuamente in divenire è ovviamente difficile riuscire a valutare chi tra i soggetti in vario modo coinvolti (Stato, comuni, proprietari di varie tipologie di immobili, inquilini) abbia guadagnato o sia stato penalizzato dai diversi interventi di riforma, perché ogni volta è necessario ben specificare rispetto a quale quadro di riferimento i cambiamenti vengono confrontati e i loro effetti valutati.
Consideriamo in particolare le innovazioni introdotte dal disegno di Legge di stabilità 2014. Possiamo distinguere due diverse prospettive con cui guardare a questi interventi: da un lato, quella della finanza dei comuni e, dall’altro, quella del prelievo sui contribuenti.
La prima prospettiva è relativamente più agevole. Così come nei precedenti interventi sulle imposte immobiliari attribuite ai comuni, anche quelli introdotti dal Ddl stabilità 2014 sono calati in un complesso meccanismo di compensazione tra Stato e comuni e tra comuni, tale da lasciare, almeno sulla carta, del tutto invariate le risorse comunali complessive. Secondo la relazione tecnica al Ddl stabilità, l’abolizione dell’Imu prima casa che i comuni avrebbero potuto raccogliere nel 2014 all’aliquota base genera un buco nelle casse comunali di 3.764 milioni di euro. (2) La nuova Tasi anch’essa all’aliquota base (1 per mille) dovrebbe dare un gettito, a meno di errori di previsione da compensare ex post, proprio di 3.764 milioni. Poi ci sarebbe la Tares-servizi indivisibili che, se fosse sopravvissuta a questo giro di interventi, nel 2014 sarebbe stata attribuita ai comuni. È un’imposta che secondo le stime ufficiali vale 1 miliardo (probabilmente un valore un po’ sottostimato) e questo miliardo viene puntualmente restituito ai comuni sotto forma di maggiori trasferimenti statali (o, più correttamente, di cancellazione dei tagli già programmati). Insomma, nel complesso non un euro di meno, non un euro di più. (3) Anzi nel Ddl stabilità, ma fuori dal pacchetto sull’imposizione della casa, è previsto anche un allentamento del Patto di stabilità internoper finanziare spese in conto capitale dei comuni per un ammontare complessivo di un miliardo.
Ma allora, quando criticano la nuova Tasi, di che cosa si lamentano i sindaci? Il Ddl stabilità riconosce ai comuni la possibilità di ridurre l’aliquota dal livello base dell’1 per mille fino ad azzerarla (forse diversificando questo sforzo di detassazione tra diverse tipologie di immobili e quindi concentrandolo sulla prima casa). Ma l’azzeramento sarebbe tutto a carico del comune che nulla riceverebbe come compensazione per il mancato gettito. Insomma, l’azzeramento “possibile ma costoso” della Tasi per il comune non sarebbe che un modo elegante per scaricare dalla responsabilità politica dello Stato a quella locale l’aspettativa di molti che la riforma dovrebbe portare a una definitiva cancellazione del prelievo patrimoniale sulla prima casa.
Consideriamo in particolare le innovazioni introdotte dal disegno di Legge di stabilità 2014. Possiamo distinguere due diverse prospettive con cui guardare a questi interventi: da un lato, quella della finanza dei comuni e, dall’altro, quella del prelievo sui contribuenti.
La prima prospettiva è relativamente più agevole. Così come nei precedenti interventi sulle imposte immobiliari attribuite ai comuni, anche quelli introdotti dal Ddl stabilità 2014 sono calati in un complesso meccanismo di compensazione tra Stato e comuni e tra comuni, tale da lasciare, almeno sulla carta, del tutto invariate le risorse comunali complessive. Secondo la relazione tecnica al Ddl stabilità, l’abolizione dell’Imu prima casa che i comuni avrebbero potuto raccogliere nel 2014 all’aliquota base genera un buco nelle casse comunali di 3.764 milioni di euro. (2) La nuova Tasi anch’essa all’aliquota base (1 per mille) dovrebbe dare un gettito, a meno di errori di previsione da compensare ex post, proprio di 3.764 milioni. Poi ci sarebbe la Tares-servizi indivisibili che, se fosse sopravvissuta a questo giro di interventi, nel 2014 sarebbe stata attribuita ai comuni. È un’imposta che secondo le stime ufficiali vale 1 miliardo (probabilmente un valore un po’ sottostimato) e questo miliardo viene puntualmente restituito ai comuni sotto forma di maggiori trasferimenti statali (o, più correttamente, di cancellazione dei tagli già programmati). Insomma, nel complesso non un euro di meno, non un euro di più. (3) Anzi nel Ddl stabilità, ma fuori dal pacchetto sull’imposizione della casa, è previsto anche un allentamento del Patto di stabilità internoper finanziare spese in conto capitale dei comuni per un ammontare complessivo di un miliardo.
Ma allora, quando criticano la nuova Tasi, di che cosa si lamentano i sindaci? Il Ddl stabilità riconosce ai comuni la possibilità di ridurre l’aliquota dal livello base dell’1 per mille fino ad azzerarla (forse diversificando questo sforzo di detassazione tra diverse tipologie di immobili e quindi concentrandolo sulla prima casa). Ma l’azzeramento sarebbe tutto a carico del comune che nulla riceverebbe come compensazione per il mancato gettito. Insomma, l’azzeramento “possibile ma costoso” della Tasi per il comune non sarebbe che un modo elegante per scaricare dalla responsabilità politica dello Stato a quella locale l’aspettativa di molti che la riforma dovrebbe portare a una definitiva cancellazione del prelievo patrimoniale sulla prima casa.
Chi guadagna e chi perde
La valutazione delle misure adottate dal disegno di Legge di stabilità diventa più complessa se passiamo a considerare la questione dal punto di vista dei contribuenti. Facciamo riferimento solamente al comparto delle famiglie e focalizziamo l’attenzione sulle sole abitazioni, tralasciando pertanto le pertinenze e gli immobili di impresa. Come cambierà dunque il prelievo per le famiglie con il passaggio da Imu e Tares-servizi indivisibili a Tasi?(4) Il confronto è rispetto allo scenario 2012 (quello in cui c’era l’Imu su prime e seconde case) e a quello 2013 (quello in cui invece c’era l’Imu sulle sole seconde abitazioni e la Tares-servizi indivisibili).
Chi ci guadagna e chi ci perde? (5) Focalizziamo inizialmente l’attenzione solo sulla prima casa, considerando le aliquote effettivamente deliberate nel 2012 per l’Imu e l’aliquota Tasi pari all’1 per mille. Il gettito Imu prima casa (escluse le pertinenze) è pari a 3,47 miliardi di euro, mentre il gettito della Tasi è di 1,65 miliardi di euro. La riduzione di gettito è pari a 1,82 miliardi. La tabella 2 evidenzia che tra il 2012 e il 2014 il 40 per cento delle famiglie ottiene un beneficio, mentre il 60 per cento subisce una perdita. Il beneficio medio è di 218 euro (in aggregato 2,09 miliardi), mentre la perdita media è pari a 19 euro (in aggregato 0,27 miliardi).
Rispetto al 2012 perdono tutte le famiglie in affitto o che risiedono nell’immobile a titolo gratuito (perché nel 2014 pagano un decimo della Tasi, mentre nel 2012 non erano gravati da alcun tributo) e quelle che, grazie alle detrazioni previste dall’Imu, avevano nel 2012 un debito d’imposta Imu pari a zero, mentre nel 2014 pagano la Tasi, che non prevede detrazioni e quindi è strettamente proporzionale.
Guadagnano invece tutte le famiglie che nel 2012 pagavano l’Imu sulla prima casa, nel 2014 sostituita da una imposta proporzionale con aliquota decisamente più contenuta. Proprio per questo, il beneficio medio è, in valore assoluto, crescente all’aumentare del reddito.
Confrontando la situazione del 2014 con quella del 2013, il 29,4 per cento delle famiglie beneficia di una riduzione di prelievo di 10 euro in media (in aggregato pari a 0,07 miliardi), mentre il 70,6 per cento paga imposte in più per 69 euro in media (in aggregato pari a 1,16 miliardi). L’incremento di gettito complessivo è di 1,09 miliardi di euro (il gettito Tares-servizi indivisibili sulle prime case è infatti pari a 0,56 miliardi). È un risultato evidentemente dovuto al fatto che nel 2013 le famiglie non hanno pagato l’Imu sulla prima casa, mentre nel 2014 sono assoggettate alla nuova Tasi. Inoltre, la Tares-servizi indivisibili garantiva nel 2013 alcune agevolazioni, escluse dalla nuova Tasi.
Chi ci guadagna e chi ci perde? (5) Focalizziamo inizialmente l’attenzione solo sulla prima casa, considerando le aliquote effettivamente deliberate nel 2012 per l’Imu e l’aliquota Tasi pari all’1 per mille. Il gettito Imu prima casa (escluse le pertinenze) è pari a 3,47 miliardi di euro, mentre il gettito della Tasi è di 1,65 miliardi di euro. La riduzione di gettito è pari a 1,82 miliardi. La tabella 2 evidenzia che tra il 2012 e il 2014 il 40 per cento delle famiglie ottiene un beneficio, mentre il 60 per cento subisce una perdita. Il beneficio medio è di 218 euro (in aggregato 2,09 miliardi), mentre la perdita media è pari a 19 euro (in aggregato 0,27 miliardi).
Rispetto al 2012 perdono tutte le famiglie in affitto o che risiedono nell’immobile a titolo gratuito (perché nel 2014 pagano un decimo della Tasi, mentre nel 2012 non erano gravati da alcun tributo) e quelle che, grazie alle detrazioni previste dall’Imu, avevano nel 2012 un debito d’imposta Imu pari a zero, mentre nel 2014 pagano la Tasi, che non prevede detrazioni e quindi è strettamente proporzionale.
Guadagnano invece tutte le famiglie che nel 2012 pagavano l’Imu sulla prima casa, nel 2014 sostituita da una imposta proporzionale con aliquota decisamente più contenuta. Proprio per questo, il beneficio medio è, in valore assoluto, crescente all’aumentare del reddito.
Confrontando la situazione del 2014 con quella del 2013, il 29,4 per cento delle famiglie beneficia di una riduzione di prelievo di 10 euro in media (in aggregato pari a 0,07 miliardi), mentre il 70,6 per cento paga imposte in più per 69 euro in media (in aggregato pari a 1,16 miliardi). L’incremento di gettito complessivo è di 1,09 miliardi di euro (il gettito Tares-servizi indivisibili sulle prime case è infatti pari a 0,56 miliardi). È un risultato evidentemente dovuto al fatto che nel 2013 le famiglie non hanno pagato l’Imu sulla prima casa, mentre nel 2014 sono assoggettate alla nuova Tasi. Inoltre, la Tares-servizi indivisibili garantiva nel 2013 alcune agevolazioni, escluse dalla nuova Tasi.
Tabella 2. Chi vince e chi perde – Solo prima casa – Tasi all’1 per mille
Considerando ora tutte le abitazioni a uso residenziale delle famiglie, la tabella 3 evidenzia invece che tra il 2012 e il 2014 il 34,9 per cento delle famiglie guadagna in media 213 euro (in aggregato 1,78 miliardi), mentre il 65,1 per cento perde in media 42 euro (in aggregato 0,65 miliardi). La riduzione di gettito è pari a 1,13 miliardi: il gettito totale dell’Imu è di 9,73 miliardi, mentre l’Imu sulle seconde abitazioni vale 6,25 miliardi e la Tasi 2,34 miliardi. La perdita riguarda anche tutte le famiglie proprietarie di seconde abitazioni, gravate dalla nuova Tasi per intero se a disposizione e al 90 per cento se l’immobile è ceduto in locazione o concesso a titolo gratuito.
Confrontando infine quanto succede tra il 2013 e il 2014, si osserva che il 27,8 per cento delle famiglie ottiene un beneficio medio pari a 10 euro (in aggregato pari a 0,07 miliardi), mentre il 72,2 per cento subisce una perdita pari a 95 euro in media (in aggregato pari a 1,63 miliardi). L’aumento complessivo di gettito è 1,57 miliardi.
Tabella 3. Chi vince e chi perde – Tutte le case – Tasi all’1 per mille
Come ovvio, la situazione peggiora considerevolmente se si considera lo scenario “massimo” in cui tutti i comuni decidono di applicare l’aliquota massima della Tasi sia per le prime, sia per le seconde case (tabella 4). In questa situazione, nove famiglie su dieci subiscono una perdita tra il 2012 e il 2014, in media pari a 137 euro, mentre tra il 2013 e il 2014 la perdita media aumenta a quota 267 euro.
In sintesi, la riforma dell’imposizione sugli immobili prevista dal disegno di Legge di stabilità 2014 produce sulle famiglie due effetti principali. Da un lato, se si confronta la situazione del 2014 con quella del 2012, le famiglie ottengono uno sgravio aggregato superiore a un miliardo di euro, che però avvantaggia (di molto) i decimi alti della distribuzione del reddito e penalizza (anche se di poco) prevalentemente le famiglie in affitto. La riforma pertanto haeffetti regressivi, perché sostituisce un’imposta progressiva rispetto alla sua base imponibile (l’Imu prima casa) con una imposta proporzionale (la Tasi).
In secondo luogo, la riforma determina una ricomposizione del prelievo tra prime e seconde case, a danno delle seconde, e tra famiglie e imprese, a danno sempre delle seconde. Abbiamo infatti osservato che la riforma determina parità di gettito e prevede la sostituzione dell’Imu sulle abitazioni di residenza con la nuova Tasi che interessa tutti gli immobili, tra cui quelli delle imprese.
In secondo luogo, la riforma determina una ricomposizione del prelievo tra prime e seconde case, a danno delle seconde, e tra famiglie e imprese, a danno sempre delle seconde. Abbiamo infatti osservato che la riforma determina parità di gettito e prevede la sostituzione dell’Imu sulle abitazioni di residenza con la nuova Tasi che interessa tutti gli immobili, tra cui quelli delle imprese.
Tabella 4. Chi vince e chi perde – Tutte le case – Tasi all’aliquota massima
(1) Anche per la componente servizi indivisibili si applicheranno le riduzioni previste per la Tares componente rifiuti.
(2) Anche considerando il fatto che nel 2014 secondo la legislazione vigente sarebbe venuta meno la detrazione sui figli riconosciuta sull’Imu prima casa, con conseguente gonfiamento del gettito previsto di 400 milioni di euro.
(3) A livello di singolo comune questo principio di invarianza delle risorse rispetto a prima della riforma è temperato nella ripartizione del cosiddetto Fondo di solidarietà comunale dalla considerazione di altri criteri di attribuzione delle risorse, quale ad esempio, il riferimento ai fabbisogni standard.
(4) Non consideriamo il passaggio da Tarsu a Tares-rifiuti e poi a Tari poiché non sono ancora disponibili informazioni dettagliate per una corretta simulazione.
(5) Utilizziamo a tale scopo un modello di microsimulazione statico la cui base dati è l’Indagine sui redditi delle famiglie italiane della Banca d’Italia 2012.
(3) A livello di singolo comune questo principio di invarianza delle risorse rispetto a prima della riforma è temperato nella ripartizione del cosiddetto Fondo di solidarietà comunale dalla considerazione di altri criteri di attribuzione delle risorse, quale ad esempio, il riferimento ai fabbisogni standard.
(4) Non consideriamo il passaggio da Tarsu a Tares-rifiuti e poi a Tari poiché non sono ancora disponibili informazioni dettagliate per una corretta simulazione.
(5) Utilizziamo a tale scopo un modello di microsimulazione statico la cui base dati è l’Indagine sui redditi delle famiglie italiane della Banca d’Italia 2012.
*Dottorato di ricerca in Finanza Pubblica a Pavia e Master in Public Economics a York. Attualmente ricercatore di Scienza delle Finanze presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Torino.
**Alberto Zanardi è attualmente professore ordinario di scienza delle finanze presso l’Università di Bologna. E’ componente del centro di ricerca Econpubblica presso l’Università Bocconi di Milano. E’ stato membro della Commissione tecnica per la finanza pubblica presso il Ministero dell’economia e delle finanze nel 2007-08 e attualmente è consulente della Commissione bicamerale Camera-Senato per l’attuazione del federalismo fiscale. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/27/ici-imu-tarsu-tares-tasi-chi-ci-guadagna-e-chi-ci-perde/758145/
sabato 26 ottobre 2013
Cotral assunzione autisti bacino Latina Priverno Terracina
ROMA- 25 ottobre 2013-Cotral Spa comunica che martedì 29 ottobre 2013 – con la pubblicazione dell’avviso sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio n. 89 e sui quotidiani nazionali “Il Corriere della Sera”, “Il Messaggero” e “Il Tempo” – darà il via al bando di selezione per la formazione di nove graduatorie, valide per tre anni dalla loro pubblicazione, per l’assunzione a tempo indeterminato di personale con qualifica di operatore di esercizio. La domanda di partecipazione alla selezione dovrà essere inviata esclusivamente tramite procedura web mediante la compilazione dell’apposito format disponibile sul sito aziendalehttp://www.cotralspa.it oppure, per l’accesso diretto, all’indirizzo https://selezione.cotralspa.it/selezione. Tale procedura sarà attiva dalle ore 12 di mercoledì 30 ottobre 2013 alle ore 12 di lunedì 18 novembre 2013. Cotral Spa precisa che possono partecipare alla selezione candidati di ambo sesso in possesso, alla data di pubblicazione del bando, dei seguenti requisiti: licenza di scuola media inferiore; patente di guida tipo D o DE e Carta di Qualificazione del Conducente (CQC); possesso dei requisiti psicofisici ed attitudinali per lo svolgimento delle mansioni di conducente di linea; non aver maturato i 40 anni alla data di pubblicazione del bando; non aver superato i 45 anni alla data di pubblicazione del bando, limite riservato esclusivamente ai lavoratori che risultano, alla stessa data, iscritti alle liste di mobilità. I candidati potranno presentare domanda, pena l’esclusione, per uno solo dei bacini individuati (1. Cerveteri, Civitavecchia, Tolfa, Manziana, Montalto; 2. Ronciglione, Civita Castellana, Viterbo, Acquapendente, Valentano, Blera, Bagnoregio, Soriano; 3. Ostia, Roma-Laurentina, Roma-Anagnina, Roma-Saxa Rubra, Ponte Mammolo, Morlupo, San Giuseppe (Grottaferrata); 4. Tivoli, Subiaco, Palombara, Monterotondo, Collegiove; 5. Rieti, Terzone, Amatrice, Borgorose, Poggio Moiano, Poggio Mirteto; 6. Genazzano, Colleferro, Fiuggi, Filettino; 7. Velletri, Latina, Nettuno, Priverno, Terracina; 8. Villa S. Lucia (Cassino), Minturno, Gaeta, Pontecorvo; 9. Frosinone, Veroli, Madonna del Piano, Sora) e, per i primi cinque anni di servizio, non potranno chiedere trasferimento ad impianti esterni al bacino per cui hanno fatto domanda. La prova di esame avverrà, previa presentazione dei requisiti richiesti (patente di guida tipo D o DE e CQC) e contestuale sottoscrizione per autocertificazione della ricevuta rilasciata da sistema dopo la compilazione del format di invio candidatura on line, con prova pratica di guida con autobus aziendale.“Siamo riusciti a dare il via alla selezione nei tempi stabiliti – dichiara il presidente di Cotral Spa, Domenico De Vincenzi – e con il pieno appoggio della Regione Lazio e delle sigle sindacali. Gli incontri che si sono svolti nell’ultimo periodo, infatti, oltre ad aver instaurato un clima di sereno confronto e di collaborazione, ha permesso di limare i parametri del bando sulla base delle esigenze sia dell’Azienda sia dei sindacati stessi. Voglio, poi, sottolineare che la procedura interamente informatica é stata scelta perché é l’unica in grado di garantire l’inviolabilità e l’integrità dei dati e l’estrazione automatica delle graduatorie sulla base dei punteggi ottenuti. Questo bando, inoltre, oltre a rappresentare una opportunità di lavoro in un momento di profonda crisi economica e occupazionale, è aperto anche a chi ha superato l’età canonica di partecipazione ai concorsi pubblici, visto che i partecipanti non devono avere maturato i 40 anni alla data di pubblicazione dell’avviso. Ma abbiamo fatto molto di più con quella che io chiamo la “clausola sociale” perché potranno partecipare alla selezione gli iscritti alle liste di mobilità che non hanno superato i 45 anni alla pubblicazione del bando. Sono certo che stiamo dando una grande opportunità a una larga fascia di disoccupati. Ma anche una grandissima opportunità all’Azienda di voltare realmente pagina. Il processo attualmente in atto si é sviluppato grazie all’impegno del presidente Zingaretti e dell’assessore Civita con la recente ricapitalizzazione dell’Azienda. L’accordo con il mondo bancario che ha accordato nuova fiducia a Cotral, l’ormai imminente esternalizzazione del 10 percento del servizio, l’acquisto dei nuovi mezzi che saranno disponibili il prossimo anno e l’assunzione di autisti sono, poi, i passi che segneranno la stabilità e il futuro di questa grande Azienda”.
Condono fiscale, buco da 3,5 miliardi tenuto nascosto per undici anni
Il provvedimento ideato da Tremonti e Berlusconi del 2002 doveva portare 5,2 miliardi. La Corte dei Conti scopre che ne sono arrivati solo 1,8. Ora il governo, per coprire la voragine nei bilanci pubblici, vuole tornare dagli evasori che non hanno mai versato il dovuto per battere cassa
Più informazioni su: Condono Fiscale, Corte dei Conti, Equitalia, Francesco Boccia, Giulio Tremonti, Imu, Scudo Fiscale, Silvio Berlusconi.
Vi ricordate il condono fiscale tombale del 2002 di Berlusconi e Tremonti? Ebbene, è ancora vivo e lotta insieme a noi: è tanto vero che – a undici anni dall’approvazione – si scopre che i “condonati” hanno pensato bene di non pagare tutto il dovuto (anche se, ora, potrebbero avere una brutta sorpresa). Secondo un documento della Corte dei Conti – richiesto dal presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, mentre si lavorava sull’ultimo Documento di economia e finanza – al 10 settembre di quest’anno mancano all’appello la bellezza di tre miliardi e mezzo di euro circa.
Secondo la magistratura contabile, il gettito complessivo per sanare definitivamente ogni irregolarità su Irpef, Irpeg, addizionali regionali, Ilor e quant’altro al dicembre 2002 doveva essere complessivamente di 26 miliardi: non si tratta di una previsione, ma del calcolo di quanto dovuto da chi ha aderito al condono ricevendo in cambio benefici come un sostanzioso sconto sulle tasse non pagate e la cancellazione di eventuali reati fiscali. Peccato che poi parecchi abbiano deciso di non pagare tutto, cioè di evadere sull’evaso. D’altronde la legge pareva scritta apposta per farlo: il condono, infatti, si considerava completato dopo aver pagato la prima rata. Di più: a chi sceglieva di rateizzare non si chiedeva alcuna fideiussione sul rimanente debito con l’erario.
Risultato: se uno dopo la prima rata non pagava più, partiva la solita catena per la riscossione coatta tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia; il tizio però nel frattempo non poteva essere accusato per i reati eventualmente commessi né gli si potevano applicare le multe cancellate dal condono.
La cosa venne fuori nel novembre 2008: su 26 miliardi ne abbiamo riscossi meno di 21, mise a verbale la Corte dei Conti. Per la precisione mancano all’appello 5,2 miliardi, il 16,2 per cento del totale al netto di sanzioni e interessi. Il governo, che poi era lo stesso che aveva fatto il condono, reagì sgomento: impossibile, inaudito, adesso ci pensiamo noi, gli espropriamo tutto. Siamo alla manovra del 2010, quando la commissione Ue comincia a spingere per l’austerità. Lì Tremonti si gioca il tutto per tutto: entro ottobre del 2011 l’Agenzia delle Entrate deve “effettuare una ricognizione” dei contribuenti che non abbiano ancora provveduto ai pagamenti e avviare nei trenta giorni successivi le procedure di riscossione coatta.
Bene così, problema risolto. O quasi: nell’estate 2011 Tremonti prorogò il termine al 31 dicembre 2012 e poi, tanto perstare tranquilli, Monti decise di fissarlo alla fine del 2013. D’altronde mica è una cosa così facile capire chi ha pagato e chi no: il condono del 2002 in qualche caso – almeno 34 mila contribuenti – fu addirittura anonimo, modello “scudo fiscale”. Alla fine, insomma, in sei anni si è riusciti a recuperare 1,8 miliardi (comprensivi, peraltro, di sanzioni e interessi per i ritardi sulle rate). E i benefici del condono? Sono ancora là.
E qui veniamo all’oggi. Quei tre miliardi e mezzo che mancano all’appello sono tornati d’attualità mentre gli uffici del Tesoro e le commissioni parlamentari consumavano gli occhi per far tornare i conti del Def: conti, sia detto per inciso, che per il 2013 tornano solo perché finora agli atti risulta che dovremo pagare la rata dell’Imu di dicembre per complessivi 2,4 miliardi di euro. In quei giorni, come detto, Francesco Boccia chiese alla Corte dei Conti notizie sull’annosa vicenda del condono tombale del 2002 scoprendo quei 3,4 miliardi dimenticati: “Adesso le proroghe sono finite – spiega al Fatto Quotidiano il deputato del Pd – e dobbiamo fare di tutto, già nella legge di stabilità, perrecuperare i soldi: la prima cosa è prevedere che chi non è in regola coi pagamenti perde subito i benefici del condono, poi studieremo se applicare penalizzazioni accessorie”.
In sostanza, chi non ha pagato le rate dopo la prima potrebbe non solo trovarsi a dover sborsare tutte le tasse dovute senza alcuno sconto (anche cinque volte più di quanto pattuito a suo tempo), ma pure finire sotto la lente della magistratura per eventuali reati fiscali. Si vedrà, ma va detto che i precedenti non lasciano ben sperare: come ha rivelato l’Agenzia delle Entrate nel 2005, in sessant’anni di condoni solo quelli del 1989 e del 1992 hanno rispettato le previsioni di gettito.
da Il Fatto Quotidiano del 26 ottobre 2013 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/26/condono-fiscale-buco-da-35-miliardi-tenuto-nascosto-per-undici-anni/757736/
giovedì 24 ottobre 2013
Il DL Imu è legge, cancellata la prima rata sulla prima casa Il magazzino di impresa non paga la seconda rata;
agevolazioni all’acquisto e all'affitto di immobili energeticamente efficienti
di Paola Mammarella
25/10/2013 - Diventa legge il ddl Imu, approvato ieri mattina dal Senato in via definitiva. Il testo conferma la cancellazione della prima rata per le prime case e della seconda rata per il magazzino delle imprese di costruzione. Imu
Confermata la cancellazione della prima rata dell’Imu per le abitazioni principali e le loro pertinenze, gli immobili appartenenti alle cooperative edilizie, i terreni agricoli e i fabbricati rurali. Fanno eccezione gli immobili di lusso, accatastati nelle categorie A1, A2 e A9. In questi casi bisognerà pagare la prima rata dell’Imu anche se l’immobile è utilizzato come prima casa.
I Comuni possono inoltre decidere se equiparare alla prima casa anche le abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito ai figli, che le utilizzano come abitazioni principali, determinando la soglia di reddito al di sotto della quale è possibile usufruire dell’agevolazione.
Imu per gli immobili invenduti appartenenti alle imprese di costruzione
La legge elimina la seconda rata dell’Imu per gli immobili invenduti appartenenti alle imprese di costruzione. L’esenzione si applica a partire dal primo luglio 2013, mentre non verrà rimborsata la prima rata.
Chi intende usufruire dell’esenzione deve presentare la dichiarazione per variazioni rilevanti. Si tratta di una domanda che va inoltrata entro 90 giorni dal momento in cui si è verificata una variazione tale da implicare una modifica nell’importo dell’imposta.
Sostegno all’acquisto e all’affitto di immobili efficienti
La Cassa Depositi e Prestiti con uno stanziamento di 2 miliardi di euro sosterrà l’affitto e garantirà i mutui per l’acquisto di abitazioni in classe energetica A, B e C. Le misure di sostegno sono rivolte esclusivamente all'acquisto o alla locazione di immobili esistenti. Gli immobili di nuova costruzione potranno invece accedere alle agevolazioni solo se appartenenti alle classi energetiche A e A+.
Politiche abitative
La legge contiene nuove misure per la casa. Al Fondo istituito dal DL 112/2008 per consentire l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa a giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali e under 35 con contratti di lavoro atipico, saranno destinati 20 milioni, cioè 10 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015.
Altri 100 milioni, da ripartire tra il 2014 e il 2015, andranno al Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione.
Il Fondo a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli potrà contare su 20 milioni per il 2014 e altrettanti per il 2015.
Debiti Pubblica Amministrazione
La legge ha sbloccato altri 7,2 miliardi per consentire i pagamenti dovuti dalla Pubblica Amministrazione a professionisti e imprese.
Cosa resta fuori dalla legge
Nonostante le sollecitazioni durante la discussione, la norma non affronta il problema dell’Imu dovuta su capannoni e altri immobili strumentali delle imprese. Confindustria aveva chiesto che non fossero considerati come patrimonio da tassare, ma come fattori utilizzati nel processo produttivo e che quindi l’Imu fosse completamente deducibile dal reddito di impresa (Leggi Tutto http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/il-decreto-imu-premia-l-efficienza-energetica-degli-edifici_35963_15.html).
Il Senatore Pd Federico Fornaro ha inoltre manifestato preoccupazione per la nuova Tasi (uno dei due bracci che compongono la Trise introdotta dal ddl di Stabilità per il 2014) per la quale non è previsto un sistema di detrazione analogo a quello pensato per l’Imu.
Possibili soluzioni potrebbero quindi essere proposte come emendamenti al ddl Stabilità.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/il-dl-imu-%C3%A8-legge-cancellata-la-prima-rata-sulla-prima-casa_36162_15.html
Condominio, non si pagano in anticipo le opere straordinarie
Il fondo previsto dalla riforma serve a garantire la trasparenza ma non è obbligatorio
di Paola Mammarella 25/10/2013 - Il fondo previsto dalla riforma del condominio per la realizzazione di opere straordinarie e innovazioni non è obbligatorio, ma serve solo a garantire la trasparenza attraverso la contabilità separata. Lo ha spiegato l’avvocato Carlo del Torre, delegato di Confedilizia per gli incarichi speciali. Secondo Del Torre, la riforma del condominio non prevede obbligatoriamente che l’amministratore possa chiedere prima della realizzazione delle opere il versamento di somme che poi rimarrebbero giacenti per mesi sul conto del condominio.
Si tratta, sostiene Del Torre, di un’interpretazione distorta, mentre la riforma mira a garantire esigenze di trasparenza, chiarezza e precisione nella gestione finanziaria e nella redazione del bilancio condominiale, che deve consentire l’immediata verifica di ogni aspetto contabile.
Il fondo, che eventualmente può essere costituito, ha il compito di tutelare i condomini rendendo trasparenti il rendiconto e la gestione finanziaria del condominio.
In altre parole, spiega Del Torre, si prevede una contabilità separata e specifica per i lavori straordinari e le innovazioni, che di solito implicano spese considerevoli, ma non esiste l’obbligo di versare anticipatamente la liquidità prima che i lavori deliberati abbiano inizio.
Non è quindi accettabile, conclude Del Torre, un’interpretazione diversa perché l’assemblea condominiale continua ad essere l’unico organo col potere di deliberare le opere da effettuare e di decidere se istituite il fondo o meno. Il fondo andrebbe infatti costituito con i soldi dei condomini e non si può imporre loro di fare dei versamenti.
(riproduzione riservata) http://www.edilportale.com/news/2013/10/normativa/condominio-non-si-pagano-in-anticipo-le-opere-straordinarie_36121_15.html
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