giovedì 29 giugno 2017
Controlli Nei Consorzi Al Lido, La Polizia Locale Riscontra Diversi Abusi Edilizi Latina - Sanzioni E Sequestri, Gli Agenti Hanno Scoperto Una Serie Di Manufatti Realizzati Senza Autorizzazioni
http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/53328/controlli-nei-consorzi-al-lido_-la-polizia-locale-riscontra-diversi-abusi-edilizi
martedì 27 giugno 2017
Morti sul lavoro, nel primo trimestre sono stati 190: +12,4%. Salgono anche gli infortuni non mortali
Le morti bianche denunciate sono state 190 contro le 169 del primo trimestre 2016. È quanto emerge dalla nota congiunta trimestrale che attribuisce l'incremento, in particolare, ai due gravi incidenti di gennaio 2017 per la valanga sull'albergo di Rigopiano e la caduta dell’elisoccorso a Campo Felice
Nel primo trimestre le denunce di morti bianche sul lavoro sono aumentate del 12,4% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Gli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati sono stati 190 contro le 169 del primo trimestre 2016. È quanto emerge dalla nota congiunta trimestrale che attribuisce l’incremento, in particolare, ai due gravi incidenti di gennaio 2017 per la valanga sull’albergo di Rigopiano e la caduta dell’elisoccorso a Campo Felice.
Complessivamente gli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nel primo trimestre sono stati 134mila di cui 112mila in occasione di lavoro e 22mila in itinere, in aumento del 5,9% (+7.430 denunce) rispetto al primo trimestre del 2016. Poco meno di un quarto dei decessi è avvenuto in itinere, ma l’incremento ha riguardato esclusivamente gli infortuni in occasione di lavoro (+18,5%). Del resto, a fronte di un calo in agricoltura (-10 decessi), l’aumento si concentra nell’industria e nei servizi (+31 decessi), a partire da commercio, sanità e trasporto-magazzinaggio. di F. Q. | 27 giugno 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/27/morti-sul-lavoro-nel-primo-trimestre-sono-stati-190-124-salgono-anche-gli-infortuni-non-mortali/3691295/
lunedì 26 giugno 2017
NUOVO REGOLAMENTO REGIONALE DELLE STRUTTURE RICETTIVE EXTRALBERGHIERE DI MODIFICA DEL REGOLAMENTO N. 8/2015
E’ stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 49 del 20/06/2017, il nuovo Regolamento Regionale n. 14 del 16/06/2017 avente per oggetto: “Modifiche al Regolamento regionale 7 agosto 2015, n. 8 (Nuova disciplina delle strutture ricettive extralberghiere)”, in attuazione della Legge Regionale n. 13/2007 e successive modificazioni.
La nuova modulistica sarà a breve disponibile sul sito regionale.
Si allega la nota circolare n. 313062 del 20/06/2017 indirizzata a Roma Capitale e a tutti i SUAP o SUAR dei Comuni del Lazio.
Circolare n. 313062 del 20 Giugno 2017
E' stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 49 del 20/06/2017, il nuovo Regolamento Regionale n. 14 del 16/06/2017 avente per oggetto: "Modifiche al Regolamento regionale 7 agosto 2015, n. 8 (Nuova disciplina delle strutture ricettive extralberghiere)", in attuazione della Legge Regionale n. 13/2007.
http://www.provincia.latina.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13265
Per la documentazione si rinvia al sito della Regione Lazio
http://www.provincia.latina.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13265
Per la documentazione si rinvia al sito della Regione Lazio
domenica 25 giugno 2017
Il Territorio Pontino Consumato Dalla Speculazione E Dal Cemento, Il Quadro Tracciato Dall'Ispra Latina - La Provincia È Maglia Nera Nella Regione Lazio. L'offerta Di Alloggi Di Gran Lunga Superiore Alla Domanda
Le statistiche parlano chiaro. Ogni secondo sul territorio nazionale vengono «consumati» in media tre metri quadrati di territorio. E molto spesso per fare spazio all'edilizia speculativa, specie nel Lazio e in buona parte della provincia di Latina, anche se il trend è diminuito a causa della crisi economica. Il quadro che emerge dal dossier Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) evidenzia una situazione allarmante in tutta la Penisola. Non si tratta di freddi numeri, visto che le conseguenze di un uso poco attento del territorio possono essere drammatiche. «Il suolo è una risorsa con tempi lunghi di formazione, ma che può essere distrutto o alterato in tempi molto rapidi».
L'articolo completo in edicola su Latina Oggi (26 giugno 2017) http://www.latinaoggi.eu/news/attualita/53065/il-territorio-pontino-consumato-dalla-speculazione-e-dal-cemento_-il-quadro-tracciato-dallispra
rete natura 2000 Avviso per manifestazione di interesse all’attuazione di Azioni Pilota in aree marine o costiere della Regione Lazio per enti gestori di territori protetti come da normativa vigente
aree marine o costiere della Regione Lazio per enti gestori di territori protetti come da normativa vigente (L. 394/91 e L.R. 29/97), ovvero amministrazioni comunali che ricomprendano almeno il 60% di un sito della Rete Natura 2000? AVVISO PER MANIFESTAZIONE DI INTERESSE PER ATTUAZIONE AZIONI PILOTA - PROGETTO DestiMED.
21/06/2017 - Avviso per manifestazione di interesse all’attuazione di Azioni Pilota in aree marine o costiere della Regione Lazio per enti gestori di territori protetti come da normativa vigente (L. 394/91 e L.R. 29/97), ovvero amministrazioni comunali che ricomprendano almeno il 60% di un sito della Rete Natura 2000 entro i propri confini amministrativi da realizzarsi nell'ambito del Progetto DestiMED – Mediterranean Ecotourism Destination - Programma Interreg-MED. http://pontiniaecologia.blogspot.it/2017/06/rete-natura-2000-avviso-per.html
Incendio Grenfell Tower, CNI: ‘materiali e impianti inadeguati’
di Rossella Calabrese http://www.edilportale.com/news/2017/06/antincendio/incendio-grenfell-tower-cni-materiali-e-impianti-inadeguati_58742_2.html
Gli Ingegneri tornano a chiedere il fascicolo del fabbricato, ‘strumento utile osteggiato dalle lobby’
“Col passare dei giorni appare sempre più evidente come la tragedia di Londra sia da attribuire alla tipologia dei pannelli utilizzati per la ristrutturazione della facciata nonché, come innesco, ad una problematica connessa all’adeguatezza dell’impianto elettrico e degli elettrodomestici allo stesso collegati”.
“La pannellatura esterna messa in opera per la ristrutturazione prevedeva l’utilizzo di materiali facilmente combustibili, in particolare isolanti come il polistirolo, unitamente ad un rivestimento in alluminio, che hanno determinato un facile innesco dell’incendio”.
“Inoltre, la veloce diffusione dello stesso è stata sicuramente accelerata dalla camera d’aria all’interno del pannello, che ha permesso la propagazione verticale dell’incendio. Verosimilmente anche lo spazio esistente tra la parete esterna ed il rivestimento ha favorito l’effetto ‘camino’ che ha portato i fumi caldi, attraverso le finestre, ai piani superiori dell’edificio (l’incendio si è sviluppato al quarto piano)”.
È questa la ricostruzione che il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) fa dell’incendio che nei giorni scorsi ha distrutto la Grenfell Tower a Londra, e che è costato la vita a molte persone, tra le quali i due giovani architetti italiani Gloria Trevisan e Marco Gottardi.
“Per questo caso specifico - fa notare il CNI - in Italia abbiamo dal 2013 una guida tecnica sui requisiti di sicurezza antincendio delle facciate degli edifici. Nel rispetto di tale prescrizione, la propagazione dell’incendio sarebbe stata molto più lenta ed avrebbe concesso molto più tempo a disposizione per l’esodo degli occupanti. In Italia gli edifici civili con altezza superiore a 24 metri sono soggetti al controllo da parte dei VVF con progetto a cura di un tecnico abilitato-professionista antincendio”.
La conoscenza della situazione è sicuramente indispensabile per eseguire i lavori necessari a tutelare la sicurezza dei cittadini. Per questo, secondo il parere del CNI, l’istituzione del fascicolo del fabbricato anche se da solo non risolverebbe il problema, rappresenterebbe il primo passo per poter conoscere lo stato di ciascun immobile e per capire se e come è necessario intervenire.
Occorre ricordare, infatti, che anche se sulle nuove costruzioni abbiamo un quadro normativo più stringente rispetto a quello di altri paesi, il nostro patrimonio immobiliare è vecchio. Inoltre, una parte rilevante di esso è stato edificato quando le norme antincendio e antisismiche non esistevano.
Sono circa 18 milioni, poi, le abitazioni che sono state costruite oltre quaranta anni fa e che avrebbero bisogno di essere ristrutturate. Senza contare i casi in cui la riqualificazione è stata solo di facciata, dunque assai poco efficace.
Per questi motivi il CNI ritiene grave che da parte delle istituzioni non ci sia stato in questi anni un intervento sulla normativa relativa all’obbligo di adeguamento per garantire la sicurezza del patrimonio edilizio, di cui il fascicolo del fabbricato è un pilastro fondamentale - conclude il CNI.
“La pannellatura esterna messa in opera per la ristrutturazione prevedeva l’utilizzo di materiali facilmente combustibili, in particolare isolanti come il polistirolo, unitamente ad un rivestimento in alluminio, che hanno determinato un facile innesco dell’incendio”.
“Inoltre, la veloce diffusione dello stesso è stata sicuramente accelerata dalla camera d’aria all’interno del pannello, che ha permesso la propagazione verticale dell’incendio. Verosimilmente anche lo spazio esistente tra la parete esterna ed il rivestimento ha favorito l’effetto ‘camino’ che ha portato i fumi caldi, attraverso le finestre, ai piani superiori dell’edificio (l’incendio si è sviluppato al quarto piano)”.
È questa la ricostruzione che il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) fa dell’incendio che nei giorni scorsi ha distrutto la Grenfell Tower a Londra, e che è costato la vita a molte persone, tra le quali i due giovani architetti italiani Gloria Trevisan e Marco Gottardi.
“Per questo caso specifico - fa notare il CNI - in Italia abbiamo dal 2013 una guida tecnica sui requisiti di sicurezza antincendio delle facciate degli edifici. Nel rispetto di tale prescrizione, la propagazione dell’incendio sarebbe stata molto più lenta ed avrebbe concesso molto più tempo a disposizione per l’esodo degli occupanti. In Italia gli edifici civili con altezza superiore a 24 metri sono soggetti al controllo da parte dei VVF con progetto a cura di un tecnico abilitato-professionista antincendio”.
CNI: ‘serve il fascicolo del fabbricato’
Detto che per le nuove costruzioni e per gli edifici pubblici la normativa vigente italiana è tra le più severe d’Europa, lo stato del patrimonio edilizio privato esistente - secondo il CNI - va tenuto costantemente sotto controllo. In questo senso - prosegue la nota - è necessario chiedersi come fare uno screening che consenta di sapere con esattezza come e in quali edifici intervenire e a chi possono affidarsi i cittadini.La conoscenza della situazione è sicuramente indispensabile per eseguire i lavori necessari a tutelare la sicurezza dei cittadini. Per questo, secondo il parere del CNI, l’istituzione del fascicolo del fabbricato anche se da solo non risolverebbe il problema, rappresenterebbe il primo passo per poter conoscere lo stato di ciascun immobile e per capire se e come è necessario intervenire.
Occorre ricordare, infatti, che anche se sulle nuove costruzioni abbiamo un quadro normativo più stringente rispetto a quello di altri paesi, il nostro patrimonio immobiliare è vecchio. Inoltre, una parte rilevante di esso è stato edificato quando le norme antincendio e antisismiche non esistevano.
Sono circa 18 milioni, poi, le abitazioni che sono state costruite oltre quaranta anni fa e che avrebbero bisogno di essere ristrutturate. Senza contare i casi in cui la riqualificazione è stata solo di facciata, dunque assai poco efficace.
Per questi motivi il CNI ritiene grave che da parte delle istituzioni non ci sia stato in questi anni un intervento sulla normativa relativa all’obbligo di adeguamento per garantire la sicurezza del patrimonio edilizio, di cui il fascicolo del fabbricato è un pilastro fondamentale - conclude il CNI.
Accesso Agli Atti Negato A Un Privato, Comune Condannato Anche A Pagare Le Spese Di Lite San Felice Circeo - La Vicenda Relativa A Delle Pratiche Urbanistiche. Ora L'ente È Stato Obbligato A Esibire I Documenti
Un diniego a un accesso agli atti che costerà ora 1.500 euro al Comune di San Felice Circeo. Già, perché il privato ha deciso di impugnare la nota del Comune innanzi al Tar e i giudici amministrativi hanno accolto il ricorso condannando l'ente a esibire la documentazione richiesta.
La vicenda riguarda una contesa familiare tra due cittadini. Gli atti richiesti sono relativi a un procedimento di sanatoria edilizia per un immobile costruito su un terreno oggetto di atto di conciliazione e alienazione stipulato col Comune di Sabaudia. Il privato afferma nel ricorso di aver chiesto gli atti nella previsione dell'instaurazione di un giudizio preordinato a contestare il testamento. Ma il Comune di San Felice Circeo ha espresso il proprio diniego: manca - ha sostenuto l'ente - un interesse «giuridicamente rilevante».
I giudici del Tar non sono stati dello stesso avviso. Nella sentenza si sottolinea come l'ente avesse già rilasciato al ricorrente copia del permesso di costruire, «sicché l'esclusione dell'accesso agli atti preparatori - scrivono i giudici - è del tutto priva di giustificazione». E ora il Comune dovrà pagare pure 1.500 euro di spese di giudizio. http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/53034/accesso-agli-atti-negato-a-un-privato_-comune-condannato-anche-a-pagare-le-spese-di-lite
La vicenda riguarda una contesa familiare tra due cittadini. Gli atti richiesti sono relativi a un procedimento di sanatoria edilizia per un immobile costruito su un terreno oggetto di atto di conciliazione e alienazione stipulato col Comune di Sabaudia. Il privato afferma nel ricorso di aver chiesto gli atti nella previsione dell'instaurazione di un giudizio preordinato a contestare il testamento. Ma il Comune di San Felice Circeo ha espresso il proprio diniego: manca - ha sostenuto l'ente - un interesse «giuridicamente rilevante».
I giudici del Tar non sono stati dello stesso avviso. Nella sentenza si sottolinea come l'ente avesse già rilasciato al ricorrente copia del permesso di costruire, «sicché l'esclusione dell'accesso agli atti preparatori - scrivono i giudici - è del tutto priva di giustificazione». E ora il Comune dovrà pagare pure 1.500 euro di spese di giudizio. http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/53034/accesso-agli-atti-negato-a-un-privato_-comune-condannato-anche-a-pagare-le-spese-di-lite
Federico Domenichelli
lunedì 19 giugno 2017
Abusivismo edilizio: muore a Eboli, mentre gli abbattono casa
La tragedia sabato nel Salernitano, vittima un 64enne di infarto mentre gli demoliscono la casa. É accaduto sabato scorso a Eboli Come riferisce 'Il Mattino', Salvatore Garofalo aveva 64 anni, viveva a Campolongo. In zona ci sono 12 case abusive. Non appena sono iniziate le operazioni di recinzione del cantiere, Garofalo ha avuto un malore fatale. Il pensionato viveva con un sussidio statale dopo il trapianto di un rene.
"É un grande dolore per tutti noi. Abbiamo ereditato una situazione di abusivismo edilizio drammatico" dice il sindaco, Massimo Cariello.
(Salerno).http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/06/19/news/abusivismo_edilizio_muore_a_eboli_mentre_gli_abbattono_casa-168527383/?ref=twhr×tamp=1497873873000&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
"É un grande dolore per tutti noi. Abbiamo ereditato una situazione di abusivismo edilizio drammatico" dice il sindaco, Massimo Cariello.
giovedì 15 giugno 2017
Autorizzazione paesaggistica, obbligatorio attenersi al parere della Soprintendenza
di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/06/normativa/autorizzazione-paesaggistica-obbligatorio-attenersi-al-parere-della-soprintendenza_58580_15.html
Il Tar Sardegna bacchetta la Regione per non aver rispettato un parere formatosi per silenzio-assenso
La Regione non può negare l’autorizzazione paesaggistica se si forma il silenzio-assenso della Soprintendenza. Lo ha affermato il Tar Sardegna con la sentenza 394/2017.
Il Servizio Tutela Paesaggistica per la Provincia di Olbia aveva negato l’autorizzazione sulla base del parere negativo della Soprintendenza. Di conseguenza, anche il Comune aveva respinto la richiesta di concessione edilizia.
Il proprietario però non si era arreso e aveva riavviato il procedimento. Questa volta la Soprintendenza aveva considerato che l’intervento rientrava “tra quelli realizzabili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano Paesaggistico Regionale (PPR), compatibile con le valenze paesaggistiche dell’area vincolata” dato che non creava un impatto eccessivo sullo stato dei luoghi e gli elementi di pregio della zona.
A causa dell’inerzia della Soprintendenza, non era stato emesso però il parere definitivo. I giudici hanno spiegato che in realtà, sulla base della proposta favorevole, si era formato il silenzio-assenso. Questo significa che il progetto aveva ottenuto l’autorizzazione paesaggistica.
Il Tar ha spiegato che il parere della Soprintendenza è vincolante anche se si forma per silenzio assenso. Secondo i giudici, la Regione avrebbe dovuto rilasciare l’autorizzazione paesaggistica, non potendo rimettere in discussione il risultato procedimentale cui si era pervenuti.
I giudici hanno quindi dato ragione al proprietario, dandogli la possibilità di realizzare i lavori di ampliamento.
Autorizzazione paesaggistica per silenzio-assenso
Nel caso preso in esame, il proprietario di un’abitazione, situata in zona H, all’interno della fascia dei trecento metri dalla linea di battigia marina, in zona dichiarata di notevole interesse pubblico con D.M. 12 maggio 1966, aveva richiesto una concessione edilizia per l’ampliamento di un fabbricato residenziale attraverso la realizzazione di una dependance e di una piscina.Il Servizio Tutela Paesaggistica per la Provincia di Olbia aveva negato l’autorizzazione sulla base del parere negativo della Soprintendenza. Di conseguenza, anche il Comune aveva respinto la richiesta di concessione edilizia.
Il proprietario però non si era arreso e aveva riavviato il procedimento. Questa volta la Soprintendenza aveva considerato che l’intervento rientrava “tra quelli realizzabili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano Paesaggistico Regionale (PPR), compatibile con le valenze paesaggistiche dell’area vincolata” dato che non creava un impatto eccessivo sullo stato dei luoghi e gli elementi di pregio della zona.
A causa dell’inerzia della Soprintendenza, non era stato emesso però il parere definitivo. I giudici hanno spiegato che in realtà, sulla base della proposta favorevole, si era formato il silenzio-assenso. Questo significa che il progetto aveva ottenuto l’autorizzazione paesaggistica.
Se c’è il silenzio assenso la Regione non può negare l’autorizzazione
Dopo che l’iter dell’autorizzazione presso la Soprintendenza si era arenato, il servizio “Tutela del paesaggio” della Regione aveva affermato che, nonostante la formazione del silenzio assenso, l’intervento non era conforme al PPR.Il Tar ha spiegato che il parere della Soprintendenza è vincolante anche se si forma per silenzio assenso. Secondo i giudici, la Regione avrebbe dovuto rilasciare l’autorizzazione paesaggistica, non potendo rimettere in discussione il risultato procedimentale cui si era pervenuti.
I giudici hanno quindi dato ragione al proprietario, dandogli la possibilità di realizzare i lavori di ampliamento.
lunedì 12 giugno 2017
Termovalvole, il Mise risponde ai dubbi di tecnici e cittadini
di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2017/06/normativa/termovalvole-il-mise-risponde-ai-dubbi-di-tecnici-e-cittadini_58539_15.html
Obbligo di installazione entro il 30 giugno 2017 ed esonero per impossibilità tecnica solo se certificato da un professionista
Il 30 giugno 2017 scade il termine per l’installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore negli edifici ma i dubbi circa l’applicazione della norma persistono.
Di conseguenza il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) ha pubblicato un documento di chiarimento che risponde ai quesiti presentati con maggior frequenza dai tecnici del settore e dai cittadini. Il documento, predisposto con il supporto tecnico di ENEA e CTI riporta, per ogni disposizione oggetto di analisi, il dubbio riscontrato con maggior frequenza e la relativa spiegazione.
Il Mise, però, ha risposto che “la delibera non è sufficiente per adempiere all’obbligo ma è necessaria l’installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione entro i termini di legge.
Ricordiamo, infatti, che il termine del 30 giugno 2017 per l’installazione dei sistemi di termoregolazione è stato fissato dal Decreto Milleproroghe (DL 244/2016) che ha fatto slittare di sei mesi l’originale scadenza del 31 dicembre 2016 prevista dal Decreto Legislativo 141/2016, che ha integrato il D.lgs. 102/2014 con cui l’Italia ha recepito la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.
Tuttavia tale impossibilità o inefficienza deve essere documentata tramite apposita relazione tecnica (che può fare riferimento alla UNI EN 15459) di un progettista o un tecnico abilitato.
Qualora poi sussista un impedimento anche per l’installazione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore da installare in corrispondenza a ciascun corpo scaldante deve essere prodotta una ulteriore relazione tecnica di un progettista o un tecnico abilitato con specifico riferimento alla UNI EN 15459.
In merito all’inefficienza in termini di costi, alcuni hanno chiesto se dovesse essere provata per ciascuna unità immobiliare oppure per tutto il condominio. Il Mise ha risposto che la perizia tecnica deve essere fatta con riferimento a tutto il condominio o edificio polifunzionale.
La condizione di “inefficienza in termini di costi” indicata nella legge non può riferirsi ad una singola unità immobiliare e, quindi, esimere eventualmente tale unità dall’installazione dei dispositivi previsti e dalla conseguente suddivisione dei costi secondo i consumi individuali.
Infine, il Mise ha spiegato che non è obbligatorio produrre una diagnosi energetica dell’edificio ai fini dell’attuazione delle disposizioni in materia di contabilizzazione del calore previste dall’articolo 9 del Dlgs 102/2014.
Di conseguenza il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) ha pubblicato un documento di chiarimento che risponde ai quesiti presentati con maggior frequenza dai tecnici del settore e dai cittadini. Il documento, predisposto con il supporto tecnico di ENEA e CTI riporta, per ogni disposizione oggetto di analisi, il dubbio riscontrato con maggior frequenza e la relativa spiegazione.
Obbligo termovalvole: tassativo il termine del 30 giugno 2017
Alcuni cittadini hanno chiesto se l’obbligo di legge si potesse ritenere adempiuto (e quindi si fosse esenti da sanzioni) con l’adozione della delibera di installazione votata dal condominio, tenuto conto che, data la gran mole di lavoro, gli installatori hanno difficoltà a concludere i lavori entro la scadenza prevista.Il Mise, però, ha risposto che “la delibera non è sufficiente per adempiere all’obbligo ma è necessaria l’installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione entro i termini di legge.
Ricordiamo, infatti, che il termine del 30 giugno 2017 per l’installazione dei sistemi di termoregolazione è stato fissato dal Decreto Milleproroghe (DL 244/2016) che ha fatto slittare di sei mesi l’originale scadenza del 31 dicembre 2016 prevista dal Decreto Legislativo 141/2016, che ha integrato il D.lgs. 102/2014 con cui l’Italia ha recepito la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.
Termoregolatori di calore: i casi esenti dall’obbligo
Nel documento il Mise ha ricordato anche che, qualora sussista un’impossibilità tecnica all’installazione di sottocontatori o una inefficienza in termini di costi e una sproporzione rispetto ai risparmi energetici potenziali è possibile non adempiere a tale obbligo.Tuttavia tale impossibilità o inefficienza deve essere documentata tramite apposita relazione tecnica (che può fare riferimento alla UNI EN 15459) di un progettista o un tecnico abilitato.
Qualora poi sussista un impedimento anche per l’installazione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore da installare in corrispondenza a ciascun corpo scaldante deve essere prodotta una ulteriore relazione tecnica di un progettista o un tecnico abilitato con specifico riferimento alla UNI EN 15459.
In merito all’inefficienza in termini di costi, alcuni hanno chiesto se dovesse essere provata per ciascuna unità immobiliare oppure per tutto il condominio. Il Mise ha risposto che la perizia tecnica deve essere fatta con riferimento a tutto il condominio o edificio polifunzionale.
La condizione di “inefficienza in termini di costi” indicata nella legge non può riferirsi ad una singola unità immobiliare e, quindi, esimere eventualmente tale unità dall’installazione dei dispositivi previsti e dalla conseguente suddivisione dei costi secondo i consumi individuali.
Infine, il Mise ha spiegato che non è obbligatorio produrre una diagnosi energetica dell’edificio ai fini dell’attuazione delle disposizioni in materia di contabilizzazione del calore previste dall’articolo 9 del Dlgs 102/2014.
Valutazione di impatto ambientale, ok definitivo alle nuove regole
di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/06/normativa/valutazione-di-impatto-ambientale-ok-definitivo-alle-nuove-regole_58538_15.html
Si applicheranno ai procedimenti avviati dal 16 maggio 2017 in poi e, su richiesta del proponente, anche a quelli pendenti
Dibattito pubblico, smart regulation, procedure snelle per la presentazione dei progetti. Sono i cardini della riforma della Valutazione di impatto ambientale (Via) approvata dal Consiglio dei Ministri per ridurre i termini di realizzazione delle opere. Il testo, approvato in via definitiva dal Governo, modifica il d.lgs.152/2006 per consentire il corretto recepimento della Direttiva 2014/52/UE per la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.
Il decreto, che ora sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prevede che le nuove regole si applichino ai procedimenti avviati dal 16 maggio 2017 in poi. La data del 16 maggio 2017 è il termine ultimo fissato dalla Direttiva 2014/52/UE per l'adeguamento delle normative interne. Il periodo transitorio riguarderà quindi solo i procedimenti avviati prima, che devono completare il loro iter. Per questi ultimi, il proponente potrà comunque chiedere che siano ultimati ai sensi della nuova normativa.
L’obiettivo delle nuove procedure è la riduzione dei tempi. Al momento, spiega la relazione illustrativa, i procedimenti di Via durano circa 3 anni. Per la verifica di assoggettabilità a Via servono invece circa 11,4 mesi. I tempi lunghi congelano un rilevante numero di risorse. Secondo le stime del Governo, i procedimenti pendenti di competenza statale hanno un valore che si aggira sui 21 miliardi di euro.
Per coinvolgere e informare le popolazioni interessate dalla realizzazione di un’infrastruttura o un impianto, sarà potenziato lo strumento del dibattito pubblico, come previsto dal Codice Appalti (d.lgs. 50/2016).
Per i progetti di competenza statale, il proponente potrà chiedere, in alternativa al procedimento di Via ordinario, il rilascio di un “provvedimento unico ambientale”, che coordini e sostituisca tutti i titoli abilitativi o autorizzativi riconducibili ai fattori ambientali. Accanto a questo, ci sarà un procedimento autorizzatorio unico di competenza regionale.
Le regole per il procedimento di Via saranno omogenee su tutto il territorio nazionale. Le procedure verranno digitalizzate e si potrà anche eliminare l’obbligo di pubblicazione sui quotidiani.
Il proponente non avrà l’obbligo di presentare gli elaborati progettuali nella fase di verifica di assoggettabilità a Via. Sarà sufficiente uno studio preliminare ambientale, come previsto dalla normativa europea.
In caso di modifiche o estensioni di opere esistenti, si potrà richiedere una valutazione preliminare del progetto per individuare l’eventuale procedura da avviare. Si tratta di una procedura che, sostiene il Governo, sarà utile per gli adeguamenti tecnici finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali dei progetti e, ad esempio, per il repowering degli impianti eolici esistenti.
Il decreto, che ora sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prevede che le nuove regole si applichino ai procedimenti avviati dal 16 maggio 2017 in poi. La data del 16 maggio 2017 è il termine ultimo fissato dalla Direttiva 2014/52/UE per l'adeguamento delle normative interne. Il periodo transitorio riguarderà quindi solo i procedimenti avviati prima, che devono completare il loro iter. Per questi ultimi, il proponente potrà comunque chiedere che siano ultimati ai sensi della nuova normativa.
L’obiettivo delle nuove procedure è la riduzione dei tempi. Al momento, spiega la relazione illustrativa, i procedimenti di Via durano circa 3 anni. Per la verifica di assoggettabilità a Via servono invece circa 11,4 mesi. I tempi lunghi congelano un rilevante numero di risorse. Secondo le stime del Governo, i procedimenti pendenti di competenza statale hanno un valore che si aggira sui 21 miliardi di euro.
Via: smart regulation e dibattito pubblico
La Valutazione di impatto ambientale dovrà tenere conto di tutti gli elementi coinvolti, tra cui matrici ambientali, altri progetti collegati sulla stessa area e possibili conseguenze sanitarie, o sul patrimonio culturale e paesaggistico, prodotte con l’esercizio degli impianti o delle infrastrutture da realizzare.Per coinvolgere e informare le popolazioni interessate dalla realizzazione di un’infrastruttura o un impianto, sarà potenziato lo strumento del dibattito pubblico, come previsto dal Codice Appalti (d.lgs. 50/2016).
Per i progetti di competenza statale, il proponente potrà chiedere, in alternativa al procedimento di Via ordinario, il rilascio di un “provvedimento unico ambientale”, che coordini e sostituisca tutti i titoli abilitativi o autorizzativi riconducibili ai fattori ambientali. Accanto a questo, ci sarà un procedimento autorizzatorio unico di competenza regionale.
Le regole per il procedimento di Via saranno omogenee su tutto il territorio nazionale. Le procedure verranno digitalizzate e si potrà anche eliminare l’obbligo di pubblicazione sui quotidiani.
Via: iter snello per la presentazione dei progetti
Sarà possibile presentare elaborati progettuali con un livello informativo e di dettaglio equivalente a quello del progetto di fattibilità o comunque a un livello tale da consentire la compiuta valutazione degli impatti. Proponente e Amministrazioni dialogheranno per decidere eventuali integrazioni.Il proponente non avrà l’obbligo di presentare gli elaborati progettuali nella fase di verifica di assoggettabilità a Via. Sarà sufficiente uno studio preliminare ambientale, come previsto dalla normativa europea.
In caso di modifiche o estensioni di opere esistenti, si potrà richiedere una valutazione preliminare del progetto per individuare l’eventuale procedura da avviare. Si tratta di una procedura che, sostiene il Governo, sarà utile per gli adeguamenti tecnici finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali dei progetti e, ad esempio, per il repowering degli impianti eolici esistenti.
Sisma Centro Italia, via al piano per il ripristino degli alloggi pubblici
di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/06/lavori-pubblici/sisma-centro-italia-via-al-piano-per-il-ripristino-degli-alloggi-pubblici_58540_11.html
Le regioni individuano gli immobili da riparare entro fine 2018 e bandiscono le gare. Non ci saranno procedure d’urgenza
Inizia il piano per il ripristino degli alloggi pubblici danneggiati dagli eventi sismici del Centro Italia. È stata pubblicata sul sito del Commissario straordinario per la ricostruzione l’ordinanza n.27.
Una volta stilato l’elenco, dovranno trasmetterlo all’Ufficio speciale per la ricostruzione insieme al fabbisogno economico per gli interventi di riparazione.
Per ottenere i finanziamenti, le Regioni dovranno presentare il progetto definitivo e/o esecutivo degli interventi di ripristino. L’Ufficio per la ricostruzione dovrà valutare la fattibilità dei lavori entro 15 giorni.
Una volta ottenute le risorse, le Regioni potranno avviare le procedure di gara per l’affidamento della progettazione e dei lavori. L’ufficio speciale per la ricostruzione verificherà il rispetto del cronoprogramma.
Le Regioni seguiranno le procedure ordinarie di gara previste dal Codice Appalti (D.lgs. 50/2016). L’ordinanza non contiene riferimenti all’urgenza che possono far scattare iter più brevi in deroga alle norme generali.
Individuazione degli alloggi da riparare entro il 31 dicembre 2018
Le Regioni interessate dal sisma dovranno individuare, entro il 10 luglio, gli edifici di edilizia residenziale pubblica, classificati non agibili o non utilizzabili ai sensi delle schede Aedes e Fast, che possono essere riparati entro il 31 dicembre 2018.Una volta stilato l’elenco, dovranno trasmetterlo all’Ufficio speciale per la ricostruzione insieme al fabbisogno economico per gli interventi di riparazione.
Per ottenere i finanziamenti, le Regioni dovranno presentare il progetto definitivo e/o esecutivo degli interventi di ripristino. L’Ufficio per la ricostruzione dovrà valutare la fattibilità dei lavori entro 15 giorni.
Riparazione alloggi pubblici, procedure ordinarie per gli appalti
Nel caso in cui i progetti di riparazione degli alloggi pubblici risultino fattibili, l’Ufficio speciale per la ricostruzione trasferirà alle Regioni il 50% delle risorse necessarie alla realizzazione degli interventi.Una volta ottenute le risorse, le Regioni potranno avviare le procedure di gara per l’affidamento della progettazione e dei lavori. L’ufficio speciale per la ricostruzione verificherà il rispetto del cronoprogramma.
Le Regioni seguiranno le procedure ordinarie di gara previste dal Codice Appalti (D.lgs. 50/2016). L’ordinanza non contiene riferimenti all’urgenza che possono far scattare iter più brevi in deroga alle norme generali.
Il progettista sarà responsabile dei prodotti da costruzione che prescrive
di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2017/06/normativa/il-progettista-sar%C3%A0-responsabile-dei-prodotti-da-costruzione-che-prescrive_58520_15.html
Il professionista che sceglie materiali non conformi potrà essere sanzionato, fino a rischiare l’arresto
Anche i progettisti saranno responsabili della conformità al Regolamento UE 305/2011 dei prodotti da costruzione che prescrivono nei loro progetti e, in caso di violazione, potranno essere puniti anche con l’arresto.
Questa la novità più rilevante della nuova versione dello schema di decreto sulle condizioni armonizzate per la distribuzione dei prodotti da costruzione, approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri.
"Qualora la prescrizione non conforme riguardi prodotti e materiali destinati ad uso strutturale o ad uso antincendio il professionista sarà punito con l'arresto sino a tre mesi e con l'ammenda da 5.000 euro a 25.000 euro".
Con l‘inserimento dei progettisti tra i soggetti responsabili il Governo ha accolto le modifiche che la Commissione Territorio del Senato aveva chiesto; all’inizio, infatti, lo schema di decreto concentrava quasi tutti gli adempimenti sul fabbricante.
Infatti, mentre in precedenza il direttore lavori, il costruttore e il collaudatore rischiavano l’arresto sino a sei mesi per l’utilizzo di prodotti non conformi non destinati ad uso strutturale o antincendio, con il nuovo decreto tale pena è stata resa più leggere prevedendo un'ammenda fino a 24 mila euro; l’arresto, fino a sei mesi, è previsto solo in caso di utilizzo di prodotti non conformi per uso strutturale o antincendio.
Nella bozza di decreto sono disciplinati gli adempimenti ai quali è sottoposto il fabbricante, sia nel caso in cui il prodotto rientri nell’ambito di una norma armonizzata, sia nel caso di prodotto conforme ad una valutazione tecnica europea (ETA), e quindi non disciplinato da una norma armonizzata (perché per esempio nuovo e pertanto originale).
Per garantire l’armonizzazione delle norme è istituito il Comitato nazionale di coordinamento dei prodotti. Sarà inoltre prevista la costituzione di un Organismo nazionale per la valutazione tecnica europea (ITAB) che assicuri la piena integrazione delle funzioni connesse al rilascio della valutazione tecnica europea (ETA).
Questa la novità più rilevante della nuova versione dello schema di decreto sulle condizioni armonizzate per la distribuzione dei prodotti da costruzione, approvato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri.
Prodotti da costruzione: le responsabilità dei progettisti
Il nuovo schema di decreto inserisce un nuovo comma all’articolo 20 che stabilisce che “il progettista dell'opera che prescrive prodotti non conformi è punito con l'ammenda da 2.000 euro a 12.000 euro”."Qualora la prescrizione non conforme riguardi prodotti e materiali destinati ad uso strutturale o ad uso antincendio il professionista sarà punito con l'arresto sino a tre mesi e con l'ammenda da 5.000 euro a 25.000 euro".
Con l‘inserimento dei progettisti tra i soggetti responsabili il Governo ha accolto le modifiche che la Commissione Territorio del Senato aveva chiesto; all’inizio, infatti, lo schema di decreto concentrava quasi tutti gli adempimenti sul fabbricante.
Materiali da costruzione: rimodulate le sanzioni
Il Governo ha accolto anche le modifiche chieste dalla Commissione circa la rimodulazione delle sanzioni penali previste in rapporto al livello di responsabilità di ciascun operatore della filiera, riducendole in caso di prodotti non destinati ad uso strutturale o antincendio.Infatti, mentre in precedenza il direttore lavori, il costruttore e il collaudatore rischiavano l’arresto sino a sei mesi per l’utilizzo di prodotti non conformi non destinati ad uso strutturale o antincendio, con il nuovo decreto tale pena è stata resa più leggere prevedendo un'ammenda fino a 24 mila euro; l’arresto, fino a sei mesi, è previsto solo in caso di utilizzo di prodotti non conformi per uso strutturale o antincendio.
Prodotti da costruzione: cosa prevede lo schema di decreto
Ricordiamo che lo schema di decreto sui prodotti da costruzione semplifica il quadro normativo esistente per l’immissione sul mercato dei prodotti da costruzione e migliora la trasparenza, l'efficacia e l’armonizzazione delle misure esistenti, recependo il Regolamento UE 305/2011.Nella bozza di decreto sono disciplinati gli adempimenti ai quali è sottoposto il fabbricante, sia nel caso in cui il prodotto rientri nell’ambito di una norma armonizzata, sia nel caso di prodotto conforme ad una valutazione tecnica europea (ETA), e quindi non disciplinato da una norma armonizzata (perché per esempio nuovo e pertanto originale).
Per garantire l’armonizzazione delle norme è istituito il Comitato nazionale di coordinamento dei prodotti. Sarà inoltre prevista la costituzione di un Organismo nazionale per la valutazione tecnica europea (ITAB) che assicuri la piena integrazione delle funzioni connesse al rilascio della valutazione tecnica europea (ETA).
Acquedotti, l’ingegneria antica può ancora combattere la siccità
di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/06/ambiente/acquedotti-l-ingegneria-antica-pu%C3%B2-ancora-combattere-la-siccit%C3%A0_58510_52.html
Nati in Medio Oriente, si sono sviluppati con tecniche diverse nell’antica Roma, in India e tra le civiltà precolombiane del Sud America
Se si dice acquedotto antico si pensa subito alle opere di epoca romana, presenti un po’ in tutta Europa. In realtà l’acquedotto è stato inventato in Medio Oriente dalle civiltà mesopotamica e sumera. Greci e Romani hanno apportato le soluzioni ingegneristiche oggi maggiormente conosciute. Ma esempi di acquedotti antichi si trovano anche oltreoceano.
Una cosa accomuna tutti gli acquedotti dell’antichità: le soluzioni ingegneristiche all’avanguardia che hanno consentito l’approvvigionamento idrico in zone aride e invivibili. Tanto che oggi si sta pensando di tornare alle tecniche nate in Mesopotamia per combattere la crisi idrica in modo eco-compatibile.
Vediamo qualche esempio.
Foto: Wikimedia
I cunicoli all’interno
Foto: Flickr
Fori di accesso esterno per la manutenzione e l’irrigazione
Foto: qanatproject.com
Foto: Angelo Trapani
Vediamo come costruivano gli acquedotti altre civiltà antiche.
Foto: walktravel.net
Foto: 123rf.com
Quello che resta del sistema di distribuzione dell'acqua
Foto: 123rf.com
Foto: 123rf.com
Concludiamo la rassegna con qualche esempio di acquedotto romano.
Foto: 123rf.com
La più grande cisterna di Istanbul, in cui venivano convogliate le acque, è la Basilica Cisterna, fatta costruire dall'imperatore Giustiniano. L'ambiente è ancora in ottimo stato conservativo e al suo interno vivono numerosi pesci. Al suo interno sono state ambientate alcune scene dei film "007 - dalla Russia con amore" e "Inferno", trasposizione cinematografica del libro di Dan Brown.
Foto: Wikipedia
Foto: Unesco
Foto: parcodegliacquedotti.it
Foto: italianways.com
Una cosa accomuna tutti gli acquedotti dell’antichità: le soluzioni ingegneristiche all’avanguardia che hanno consentito l’approvvigionamento idrico in zone aride e invivibili. Tanto che oggi si sta pensando di tornare alle tecniche nate in Mesopotamia per combattere la crisi idrica in modo eco-compatibile.
Vediamo qualche esempio.
I Qanat della Mesopotamia
Nati con la civiltà dei Sumeri per sfruttare le acque del Tigri e dell’Eufrate e trasportarle verso i centri abitati, dove sfociavano in fontane, i primi acquedotti mediorientali erano costituiti da cunicoli sotterranei scavati nella roccia e da condotti coperti. Uno dei più antichi si trova nell’attuale Iran. Dal 2012 si sta pensando di tornare a questo sistema per combattere la crisi idrica in modo eco-compatibile.Foto: Wikimedia
I cunicoli all’interno
Foto: Flickr
Fori di accesso esterno per la manutenzione e l’irrigazione
Foto: qanatproject.com
Acquedotto di Palermo
Contrariamente ad oggi, intorno all’anno 1000 la Sicilia non aveva grandi problemi idrici. Merito degli arabi, che applicarono l’antica tecnica persiana del qanat. Alcuni all'interno avevano anche "le camere dello scirocco", ambienti ipogei, esempi di architettura del raffreddamento passivo, ma anche luoghi in cui trovare riparo dal caldo. Eccone una ancora integra.Foto: Angelo Trapani
Vediamo come costruivano gli acquedotti altre civiltà antiche.
Acquedotto di Tambomachay – Perù
Chiamato anche “bagno dell’Inca”, si trova vicino al sito archeologico di Cuzco. Era composto da cunicoli, canali e cascate. Probabilmente, oltre a svolgere la funzione di acquedotto, una parte era utilizzata come centro benessere dai sovrani. La sua realizzazione può essere datata tra il 1300 e il 1400.Foto: walktravel.net
Acquedotto di Cantayo, Cuzco – Perù
Sempre in Perù, prima degli Inca, la civiltà dei Nazca tra il III e VI sec. d.c. realizzò un sistema di acquedotti che ha consentito lo sviluppo dell’agricoltura in zone molto aride. Il sistema utilizzato è simile a quello dei qanat della Mesopotamia, con un insieme di pozzi di accesso alla falda acquifera.Foto: 123rf.com
Acquedotto di Hampi – India
Realizzato presumibilmente tra il 1300 e il 1600, serviva per approvvigionare d’acqua la capitale dell’impero di Vijayanagara. Dalla grande cisterna l’acqua veniva convogliata verso città, templi e campi da coltivare.Quello che resta del sistema di distribuzione dell'acqua
Foto: 123rf.com
Acquedotto di Cesarea - Israele
Costruito su ordine del re Erode intorno all'anno 20 a.c, sfruttava una sorgente portando la sua acqua a circa 10 km di distanza. Nel II secolo d.c. venne ampliato dai Romani. Ha funzionato per circa milleduecento anni.Foto: 123rf.com
Concludiamo la rassegna con qualche esempio di acquedotto romano.
Acquedotto di Valente – Istanbul
Di epoca romana, convogliava l’acqua nell’antica Costantinopoli, capitale dell’impero romano d’oriente, che veniva poi accumulata nelle cisterne sotterranee. È stato utilizzato fino al medioevo. Oggi le auto transitano sotto i suoi archi.Foto: 123rf.com
La più grande cisterna di Istanbul, in cui venivano convogliate le acque, è la Basilica Cisterna, fatta costruire dall'imperatore Giustiniano. L'ambiente è ancora in ottimo stato conservativo e al suo interno vivono numerosi pesci. Al suo interno sono state ambientate alcune scene dei film "007 - dalla Russia con amore" e "Inferno", trasposizione cinematografica del libro di Dan Brown.
Foto: Wikipedia
Acquedotto di Segovia - Spagna
È uno degli acquedotti di epoca romana meglio conservati. È diventato un simbolo della città, tanto da essere presente nello stemma cittadino. Dal 1985 fa parte del Patrimonio dell'Umanità Unesco.Foto: Unesco
Parco degli acquedotti, Roma
Fa parte del Parco Regionale Suburbano dell'Appia Antica e contiene sei degli undici grandi acquedotti realizzati in epoca romana.Foto: parcodegliacquedotti.it
Acquedotto Carolino, Caserta
È conosciuto anche come acquedotto di Vanvitelli, dal nome del progettista cui il re Carlo di Borbone commissionò l’opera. Alimentava il Belvedere di San Leucio, le fontane e il parco della Reggia di Caserta. I lavori durarono 17 anni, dal 1753 al 1770.Foto: italianways.com
Mondiali di Sci a Cortina, gli appalti in deroga per la viabilità valgono 242 milioni
di Paola Mammarella
http://www.edilportale.com/news/2017/06/lavori-pubblici/mondiali-di-sci-a-cortina-gli-appalti-in-deroga-per-la-viabilit%C3%A0-valgono-242-milioni_58524_11.html
Presentato al Governo il piano Anas. Per effetto della Manovrina 2017, i lavori saranno affidati e realizzati con iter più snelli
Un investimento complessivo di 242 milioni di euro per il miglioramento della sicurezza sulla statale 51 “di Alemagna” e la statale 52 “Carnica”. Gli interventi di potenziamento della viabilità saranno funzionali allo svolgimento dei Mondiali di Sci Alpino di Cortina del 2021.
Nei giorni scorsi Anas ha presentato il piano di investimenti al Ministro per lo Sport Luca Lotti, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio e al Presidente della Fondazione Cortina 2021, Alessandro Benetton.
Si tratta, lo ricordiamo, di lavori che potranno essere affidati in deroga al Codice Appalti (D.lgs. 50/2016) ed eseguiti con procedure più rapide. La Manovrina 2017, approvata dalla Camera e in attesa di conferma dal Senato, ha previsto infatti la nomina di un commissario che curi la progettazione, la realizzazione o l’adeguamento delle opere. Per la viabilità, come commissario straordinario è stato nominato Presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani.
Il commissario ha il compito di predisporre il piano degli interventi e convocare la Conferenza di servizi, che si svolge con termini dimezzati.
Anas sta inoltre valutando le ipotesi progettuali, per un valore di 70 milioni di euro, finalizzate al miglioramento tecnico funzionale della statale 52 “Carnica” per il complemento del sistema di accessibilità a Cortina d’Ampezzo.
Armani ha ricordato che il Piano di Investimenti per l’accessibilità a Cortina d’Ampezzo è interamente finanziato dal Contratto di Programma Anas – Mit 2016-2020 per 142 milioni di euro e dalla Legge di Stabilità 2017 che ha autorizzato una spesa complessiva di 100 milioni di euro (20 mln/anno dal 2017 al 2021).
“Come governo abbiamo voluto essere al fianco dei territori con risorse dedicate e attraverso Anas – ha dichiarato il Ministro Graziano Delrio – per garantire, in costante dialogo con gli enti locali, le connessioni utili a rispondere all’evento mondiale. Connessioni che saranno, naturalmente, un patrimonio a vantaggio di tutti i cittadini e dei flussi turistici a cui la zona è interessata”.
“Gli interventi individuati, per i quali la progettazione è in corso – ha affermato Gianni Vittorio Armani - costituiscono una serie di misure volte ad accrescere la fruibilità degli itinerari verso Cortina in vista dell’aumento dei flussi di traffico per i mondiali di sci. Le opere mirano ad innalzare il complessivo livello di servizio della rete stradale di interesse nazionale nella provincia di Belluno, con l’obiettivo di offrire maggiore fluidità del traffico, sicurezza e comfort di guida”.
Nei giorni scorsi Anas ha presentato il piano di investimenti al Ministro per lo Sport Luca Lotti, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio e al Presidente della Fondazione Cortina 2021, Alessandro Benetton.
Si tratta, lo ricordiamo, di lavori che potranno essere affidati in deroga al Codice Appalti (D.lgs. 50/2016) ed eseguiti con procedure più rapide. La Manovrina 2017, approvata dalla Camera e in attesa di conferma dal Senato, ha previsto infatti la nomina di un commissario che curi la progettazione, la realizzazione o l’adeguamento delle opere. Per la viabilità, come commissario straordinario è stato nominato Presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani.
Il commissario ha il compito di predisporre il piano degli interventi e convocare la Conferenza di servizi, che si svolge con termini dimezzati.
Il complesso dei lavori
Come illustrato da Armani, 172 milioni di euro saranno destinati alla statale 51 “di Alemagna”. Il piano è stato concordato con gli Enti Locali con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale dei diversi centri abitati attraversati. È prevista la realizzazione di quattro varianti ai centri abitati (Tai di Cadore, Valle di Cadore, San Vito di Cadore e Zuell) del valore di circa 30 milioni di euro ciascuna che, assicura Anas, miglioreranno la sicurezza della circolazione veicolare e la qualità del territorio. Si tratta di varianti locali, ha sottolineato Armani, in diretta prossimità dei centri abitati che non tagliano fuori le attrattive locali, ma rappresentando invece occasioni di valorizzazione.Anas sta inoltre valutando le ipotesi progettuali, per un valore di 70 milioni di euro, finalizzate al miglioramento tecnico funzionale della statale 52 “Carnica” per il complemento del sistema di accessibilità a Cortina d’Ampezzo.
Armani ha ricordato che il Piano di Investimenti per l’accessibilità a Cortina d’Ampezzo è interamente finanziato dal Contratto di Programma Anas – Mit 2016-2020 per 142 milioni di euro e dalla Legge di Stabilità 2017 che ha autorizzato una spesa complessiva di 100 milioni di euro (20 mln/anno dal 2017 al 2021).
Mondiali di sci volano dell’economia
Al termine della presentazione, il Ministro dello Sport Luca Lotti ha affermato che “il piano è parte fondamentale del progetto Cortina 2021 che mira a rendere fattibile e pienamente realizzabile un campionato di altissimo livello nel segno della sicurezza e del rispetto ambientale. I mondiali di sci alpino possono diventare volano per l'economia e motore di crescita e di promozione del territorio. Le nostre piste sono famose in tutto il mondo e Cortina, ‘Regina delle Dolomiti’, deve tornare a splendere”.“Come governo abbiamo voluto essere al fianco dei territori con risorse dedicate e attraverso Anas – ha dichiarato il Ministro Graziano Delrio – per garantire, in costante dialogo con gli enti locali, le connessioni utili a rispondere all’evento mondiale. Connessioni che saranno, naturalmente, un patrimonio a vantaggio di tutti i cittadini e dei flussi turistici a cui la zona è interessata”.
“Gli interventi individuati, per i quali la progettazione è in corso – ha affermato Gianni Vittorio Armani - costituiscono una serie di misure volte ad accrescere la fruibilità degli itinerari verso Cortina in vista dell’aumento dei flussi di traffico per i mondiali di sci. Le opere mirano ad innalzare il complessivo livello di servizio della rete stradale di interesse nazionale nella provincia di Belluno, con l’obiettivo di offrire maggiore fluidità del traffico, sicurezza e comfort di guida”.
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