sabato 30 settembre 2017

Catasto del suolo, dopo due anni inizia l’esame della riforma

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/09/normativa/catasto-del-suolo-dopo-due-anni-inizia-l-esame-della-riforma_60088_15.html

Ferma al palo la riforma del Catasto fabbricati che sta cercando di sostituire i vani con i metri quadri

Rivedere i valori catastali dei terreni agricoli, considerati troppo alti rispetto all’effettiva produttività. È l’obiettivo del disegno di legge delegaper l’istituzione del Catasto del suolo, che dovrebbe sostituire il vecchio catasto terreni istituito nel 1886.
 
Quando si parla di Catasto, però, i tempi si dilatano. Il disegno di legge è stato presentato a marzo del 2015 e questa settimana inizierà per la prima volta l’esame in Commissione Finanze alla Camera.
 
Nel 2015 i deputati decisero di presentare un disegno di legge dedicato al Catasto del suolo perché la precedente legge delega sulla riforma del Catasto (L. 23/2014) trattava esclusivamente la revisione della stima dei fabbricati, non occupandosi invece dei terreni.
 

Catasto del suolo, obiettivo tassazione più equa

Come spiegato nell’introduzione, oggi i valori catastali sono enormemente più alti rispetto alla capacità reddituale dell'attività agricola. La situazione si è aggravata con la L. 34/2015 che ha previsto l’esenzione dall’Imu solo per i terreni a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile e per i terreni dei comuni delle isole minori.
 
La norma, si legge nell’introduzione, ha causato delle disparità di trattamento fiscale tra aziende che, pur trovandosi nello stesso territorio ed essendo confinanti, sono tassate in modo diverso perché ricadenti in territori comunali differenti.
 

Catasto fabbricati, riforma al palo

La riforma del catasto fabbricati, lo ricordiamo, sta vivendo una nuova stasi. Le legge delega del 2014, che prometteva di basare la stima del valore degli immobili sui metri quadri e non più sui vani, non è mai stata attuata.
 
A marzo 2017 è stato presentato un nuovo disegno di legge delega. In base al testo, ad ogni immobile dovrà essere attribuito un valore patrimoniale medio ordinario. Per gli immobili a destinazione catastale ordinaria il valore sarà determinato utilizzando il metro quadro come unità di consistenza e funzioni statistiche in grado di esprimere la relazione tra il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie.

Per le unità immobiliari a destinazione speciale, il processo estimativo si baserà sui valori di mercato. Pel caso in cui questi valori siano inutilizzabili, per gli immobili a prevalente destinazione strumentale si userà il criterio del costo. Il criterio reddituale sarà utilizzato per gli immobili per cui la redditività costituisce l’aspetto prevalente.

Previsto inoltre un regime fiscale agevolato che incentivi la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica. Per le unità immobiliari colpite da eventi sismici o da altri eventi calamitosi, saranno previste riduzioni del carico fiscale che tengano conto delle condizioni di inagibilità o inutilizzabilità.
 
Al momento, però, l’esame non è ancora iniziato.
 
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Impianti sportivi, al via le domande entro il 28 ottobre per 200 milioni di euro di mutui agevolati

di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2017/09/lavori-pubblici/impianti-sportivi-ancora-un-mese-per-candidarsi-al-bando-da-200-milioni-di-euro_60117_11.html

Dall’Anci una sintesi del quadro normativo e delle prospettive di sviluppo per le infrastrutture per lo sport

Ancora un mese di tempo per i Comuni e i privati che vogliono inviare la propria candidatura per accedere ai 200 milioni di euro di mutui agevolati previsti dal bando “Sport missione Comune” per costruire e riqualificare palestre, campi all’aperto e piste ciclabili comunali.
 
Il bando, che scade il prossimo 28 ottobre, è frutto di una convenzione tra l’Istituto per il Credito Sportivo (ICS) e ANCI, e s’inserisce in un quadro normativo semplificato (previsto dall’articolo 62 del DL 50/2017) che favorisce la valorizzazione delle infrastrutture per lo sport.
 
Le prospettive di sviluppo dell’impiantistica sportiva sono state, infatti, al centro di un seminario organizzato lo scorso 26 settembre dall’Anci in cui sono state analizzate (e schematizzate in un Dossier) anche le modifiche apportate dalla Legge 96/2017, di conversione del DL 50/2017 (Manovrina), alla Legge 147/2013  (Legge Stadi).
 

Impianti nelle periferie: Bando ‘Missione Comune’

Il bando per la costruzione, l’ampliamento e la messa a norma di impianti sportivi ha una dotazione di 200 milioni di euro che si divide in due plafond: il primo, pari a 100 milioni, sarà offerto ai Comuni con mutui a tasso zero, il secondo plafond, per altri 100 milioni, verrà erogato ad enti locali e privati nell’ambito di operazioni di partenariato pubblico-privato a tasso agevolato.
 
I 100 milioni di mutui a tasso zero consentiranno, entro la fine del 2017, la definitiva realizzazione di progetti già in fase avanzata. Di questi 100 milioni di euro la metà (50 milioni) sarà riservata ad interventi realizzati dai Comuni delle aree interne e dalle Unioni di Comuni.

Ciascun ente potrà presentare una o più istanze, ognuna relativa ad un solo progetto o lotto funzionale, che godranno del totale abbattimento della quota interessi nel limite massimo complessivo di 2 milioni di euro di mutui (4 milioni per i comuni capoluogo e le unioni di comuni).
 
I mutui avranno una durata massima di 15 anni; nel caso in cui i mutui abbiano durate superiori e fino ad un massimo di 30 anni il contributo concesso a totale abbattimento della quota interessi sarà calcolato sulla durata massima di 15 anni e distribuito in quote di eguale importo su tutta la durata del piano d’ammortamento.
 

Riqualificazione impianti sportivi: gli strumenti a disposizione

La Legge 96/2017 che ha modificato alcuni aspetti rilevanti della disciplina in materia di edilizia sportiva, intervenendo sulle previsioni della "Legge Stadi", ha previsto un iter semplificato per le iniziative di sviluppo e riqualificazione delle infrastrutture sportive che può essere attivato su iniziativa del privato o può derivare dall'impulso della pubblica amministrazione.
 
Tali iniziative consentono di accedere al Fondo di Garanzia istituito presso l'ICS per i mutui relativi alla costruzione, all'ampliamento, all'attrezzatura, al miglioramento o all'acquisto di impianti sportivi, ivi compresa l'acquisizione delle relative aree, da parte di società o associazioni sportive nonché di ogni altro soggetto pubblico o privato che persegua, anche indirettamente, finalità sportive.
 
Un'ulteriore possibilità deriva poi dalla sottoscrizione, avvenuta alla fine del 2016, del Protocollo d'Intesa tra Invimit (Investimenti Immobiliari Italiani), B Futura (società di scopo interamente partecipata dalla Lega B) e l'Istituto per il Credito Sportivo per la promozione di operazioni di valorizzazione di stadi e impianti sportivi di proprietà pubblica attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare.
 
Lo schema elaborato dal citato Protocollo mira al rinvenimento della liquidità necessaria alla riqualificazione degli impianti sulla base di progetti di valorizzazione predisposti su iniziativa dell'ente locale interessato o del privato promotore. 
 

Riqualificazione stadi: le azioni intraprese

Il delegato all’urbanistica e sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, presente al convegno Anci, ha dichiarato in merito alla realizzazione di un nuovo stadio per la città: “A Cosenza, grazie a un protocollo di intesa tra Invimit, B Futura e Istituto per il Credito Sportivo, siamo in dirittura d'arrivo riguardo allo studio di fattibilità per il finanziamento che consentirà non solo di realizzare il nuovo stadio "San Vito-Gigi Marulla" bensì di estendere tale restyling ad un'ampia zona della periferia urbana, con un iter che contempla un profilo di sostenibilità, un profilo sociale e un profilo finanziario”.
 
“Il tema stadi ed impiantistica sportiva rappresenta probabilmente – ha dichiarato il presidente della fondazione Patrimonio Comune Alessandro Cattaneo - la più grande opportunità per rigenerare un patrimonio, quello sportivo, che oggi in molti casi richiede interventi di  difficile realizzazione, trasformandolo in una grande opportunità per la città ed i territori ma anche per i grandi investitori privati. Oggi ci siamo incontrati con tutti i protagonisti di questo processo di valorizzazione: sono certo che questo sarà il primo passo di un percorso che porterà ad investire per riqualificare stadi comunali di altrettanti città importanti”.
 
“La collaborazione tra Invimit Sgr, B Futura e l’Istituto del Credito Sportivo fornisce uno strumento di forte impatto sul processo di valorizzazione e rigenerazione degli impianti sportivi: nuove opportunità di sviluppo, posti di lavoro, benefici per tutti i cittadini dall’indotto generato, un alleggerimento dei costi pubblici e la possibilità di lasciare un segno indelebile nella storia del territorio. In questo contesto B Futura lavora per favorire l'inserimento dello sviluppo infrastrutturale nelle priorità dell'agenda operativa di molte società di calcio e amministrazioni locali” ha spiegato il responsabile di B Futura Lorenzo Santoni.
 
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Pergolati, per quelli grandi e con struttura solida serve il permesso di costruire

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/09/normativa/pergolati-per-quelli-grandi-e-con-struttura-solida-serve-il-permesso-di-costruire_59975_15.html

Il Tar Campania interviene su una materia controversa: bisogna valutare la solidità della struttura e l’utilizzo nel tempo

Per i pergolati di considerevoli dimensioni serve il permesso di costruire. Con la sentenza 4354/2017, il Tar Campania è intervenuto su una materia controversa, che desta spesso dubbi e contenziosi.
 

Pergolati, quando serve il permesso di costruire

I giudici hanno esaminato la presenza di diversi edifici abusivi nell’area attigua ad un fabbricato destinato ad attività agrituristica.
 
Tra i manufatti realizzati senza nessun permesso c’era anche un pergolato. Secondo il responsabile, data la struttura amovibile e la sua natura pertinenziale rispetto all’edificio principale, non ci sarebbe stato bisogno di nessuna autorizzazione.
 
Di parere diverso il Tar, che invece ha rilevato la presenza di una solida struttura di cemento e dimensioni rilevanti, elementi tali da far desumere un utilizzo prolungato e non temporaneo del pergolato. Un manufatto con queste caratteristiche, hanno spiegato i giudici, comporta una trasformazione edilizia del territorio e deve essere considerato come un intervento di nuova costruzione. È quindi necessario il permesso di costruire.
 
Discorso diverso, ha illustrato il Tar, per i semplici pergolati in legno che non determinano una trasformazione edilizia del territorio. In questi casi, se l’intelaiatura non è infissa né al pavimento né alla parete cui è addossata e se i lati non sono stati chiusi, può essere considerata una struttura precaria che non necessita del permesso di costruire.
 

Pergolati, manca una definizione precisa

In teoria, per capire se l’installazione di un pergolato può essere un’attività di edilizia libera o se richiede titoli abilitativi come la Cila, la Scia o il permesso di costruire, bisogna considerare le dimensioni del manufatto.
 
Nella realtà non è così semplice perché manca una vera e propria definizione del pergolato. Nelle 42 definizioni standardizzate allegate al regolamento edilizio tipo (ideato per uniformare le norme edilizie in tutti i Comuni) ci sono ad esempio le voci “tettoia” e “pensilina”, ma manca quella di pergolato. Bisogna quindi procedere per analogia, correndo il rischio di dare vita ad interpretazioni non sempre univoche.
 
Un’altra semplificazione nel panorama normativo dell’edilizia è stata apportata dal decreto sulla Scia (D.lgs. 222/2016), che contiene una tabella in cui, in corrispondenza del lavoro da eseguire, è riportata la procedura richiesta e il titolo edilizio necessario. Il decreto prevedeva l’adozione di un glossario unico delle principali opere edilizie e delle categorie di intervento a cui appartengono. Al momento del glossario non c’è ancora traccia.
 
Il risultato è che, nonostante il processo di semplificazione avviato, l’incertezza può generare contenziosi.
 
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liberi professionisti Equo compenso, presentato un nuovo ddl per ripristinare i ‘minimi tariffari’

di Alessandra Marra http://www.edilportale.com/news/2017/09/professione/equo-compenso-presentato-un-nuovo-ddl-per-ripristinare-i-minimi-tariffari_60133_33.html

Remunerazione proporzionale all’opera svolta e alla complessità della prestazione

Ripristinare i ‘minimi tariffari’, abrogando le disposizioni sulla concorrenza fra i professionisti introdotte dal Decreto Bersani, al fine di assicurare ai professionisti intellettuali un compenso adeguato all’opera svolta.
 
Questo ciò che prevede il disegno di legge 2918, presentato lo scorso 27 settembre dai senatori Serenella Fucksia e Gaetano Quagliariello.
 

Equo compenso per professionisti: cosa prevede il ddl

Il ddl prevede che “al professionista esercente un’attività intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione sia riconosciuto un compenso, a garanzia del decoro e della dignità del professionista e della professione, che assicuri la remunerazione economica dell’opera svolta, comprensiva del valore economico e di risultato dell’opera, dei costi di produzione e del valore aggiunto eventualmente arrecato al processo di produzione dell’impresa".
 
Il professionista deve rendere noto al committente il grado di complessità della prestazione, informandolo degli oneri conosciuti e calcolabili dal momento del conferimento dell’incarico fino alla conclusione dello stesso, e deve indicare i dati della polizza assicurativa sottoscritta per rifondere i danni eventualmente provocati nell’esercizio dell’attività professionale. Nel contratto devono essere indicate distintamente per ogni singola prestazione fornita le voci di costo complete, comprensive di spese, oneri e contributi.
 
Il provvedimento prevede anche che sia nullo ogni patto che preveda compensi manifestamente sproporzionati all’opera prestata.
 
Infine, per poter assicurare il giusto compenso e il ripristino dei minimi tariffari, il ddl abroga l’articolo 2 del Decreto Bersani (DL 223/2006 convertito nella Legge 248/2006), e l’articolo 9 del Decreto Liberalizzazioni (DL 1/2012convertito nella Legge 27/2012).
 

Minimi tariffari: l’errore di abolirli

Per i firmatari del ddl, l’abolizione dei tariffari minimi non era stata richiesta direttamente ed esplicitamente dall’Unione europea; si segnala, infatti, il caso della Germania dove i professionisti lavorano sulla base di tariffe molto dettagliate.
 
Per i senatori la situazione italiana è peggiorata dalla diffusa pratica dell’offerta economica al massimo ribasso sul costo del lavoro, determinando sia perdita di competitività, reddito e valore sociale, di intere categorie professionali sia uno scadimento della qualità delle prestazioni rese.
 
Per questo i firmatari del ddl segnalano la necessità di intervenire sul tema, “garantendo il libero mercato e la tenuta delle identità e dei talenti nazionali, senza ignorare le necessità dei professionisti e dei cittadini”.
 

Equo compenso: i disegni di legge già presentati

Sullo stesso tema era stato presentato già a maggio un ddl per abrogare il Decreto Bersani.
 
Sull’introduzione di un giusto compenso, invece, sono stati presentati diversi disegni di legge tra cui: il ddl Berretta e il ddl Sacconi che mirano a rendere nulla ogni clausola che determini un eccessivo squilibrio contrattuale tra le parti in favore del committente o stabilisca un compenso inferiore ai parametri stabiliti dal DM 17 giugno 2016.
 
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Ecobonus, sismabonus, bonus ristrutturazioni, Delrio annuncia una proroga di cinque anni per i condomìni

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/09/normativa/ecobonus-sismabonus-bonus-ristrutturazioni-delrio-annuncia-una-proroga-di-cinque-anni-per-i-condom%C3%ACni_60148_15.html

Nella legge di bilancio 2018 incentivi graduati sui risultati, bonus sismico sui capannoni commisurato ai metri quadri e detrazioni per il verde

Ecobonus, Sismabonus e detrazioni per gli interventi di ristrutturazioni potrebbero essere prorogati per cinque anni nei condomìni, mentre si pensa anche alla proroga del Bonus Mobili. Lo ha annunciato il Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, in audizione in Commissione Ambiente alla Camera.
 
“Il grosso degli investimenti – ha affermato Delrio commentando i dati del Cresme - è fatto con la manutenzione straordinaria, quindi è importante non complicare lo strumento, ma confermare le misure e renderle più stabili”.
 
La prossima legge di Bilancio punterà inoltre, ha annunciato Delrio, sulla conoscenza del Sismabonus. Lo strumento, introdotto con la scorsa legge di Bilancio, non ha ancora ingranato.
 

Ecobonus: addio 65%, incentivi graduati sui risultati

Oltre alla stabilità, secondo Delrio è importante “qualificare i risultati, graduare gli incentivi e premiare chi fa di più”. Nei giorni scorsi era infatti già emersa l’intenzione di eliminare la detrazione secca del 65% per passare ad aliquote commisurate agli obiettivi raggiunti con gli interventi di efficientamento energetico.
 
Durante l’audizione, il presidente della Commissione Ambiente, Ermete Realacci, è tornato sulla necessità di includere tra gli interventi incentivabili quelli per la rimozione dell’amianto.
 

Ecobonus e Sismabonus: si punta sui condomìni

Il Governo, ha reso noto Delrio, sta lavorando per “continuare a incentivare molto i condomìni”. Per semplificare le procedure e velocizzare la realizzazione degli interventi, si sta pensando di unire il bonus sismico a quello per la riqualificazione energetica.
 
È inoltre allo studio il potenziamento del meccanismo di cessione dei bonus. “Il problema - ha sottolineato Delrio – è che cedere alle banche fa aumentare il debito pubblico, ma bisogna cercare di coinvolgere gli istituti di credito il più possibile”.
 

Nuovi incentivi per terrazzi e giardini

Tra gli incentivi potrebbero inoltre comparire delle nuove detrazioni destinate al verde, agli interventi su terrazzi e giardini condominiali. Interventi che escono dalla sfera privata e sconfinano nelle politiche per la riqualificazione urbana. Oltre che contribuire all’abbellimento delle città, la creazione di spazi verdi avrebbe ricadute positive anche in termini di abbassamento delle temperature.
 

Sismabonus potenziato per i capannoni

Con l’obiettivo di rendere il Sismabonus più appetibile, Delrio ha annunciato l’innalzamento dei massimali per i capannoni. Non più un tetto di 96mila euro, come per le case, ma limiti commisurati ai metri quadri. Il limite di 96mila euro potrebbe essere conteggiato ogni 200 metri quadri.
 
Allo stesso tempo, il Sismabonus dovrebbe essere esteso anche agli edifici di edilizia popolare. Al momento sono esclusi dagli incentivi per la messa in sicurezza e possono accedere solo a quelli per la riqualificazione energetica.

Il Governo ha inoltre intenzione di rendere detraibile la classificazione sismica degli edifici. Oggi può ottenere il bonus solo chi contestualmente alla diagnosi effettua i lavori di adeguamento o miglioramento sismico.
 
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Scossa di terremoto registrata a Maenza, l'epicentro nel sottosuolo della zona di montagna Maenza - La magnitudo del sisma è stata di 1.5 gradi della scala Richter. L'orario dell'evento: 6.42 del mattino

Una scossa di terremoto di magnitudo 1.5 gradi della scala Richter si è verificata alle 6.42 e 40 secondi di questa mattina (30 settembre 2017) a Maenza. L'epicentro, stando ai dati riportati sul sito dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è stato localizzato a sei chilometri di profondità nella zona di montagna del Comune lepino.
Stando a quanto appreso in giornata, non è stato registrato alcun danno. Poche, visti la bassa magnitudo e l'orario mattutino, le persone che - allo stato attuale - hanno avvertito la scossa. 
L'evento sismico è stato segnalato anche sulla pagina Facebook della protezione civile di Maenza.http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/56974/scossa-di-terremoto-registrata-a-maenza_-lepicentro-nel-sottosuolo-della-zona-di-montagna

Francesco Marzoli

giovedì 28 settembre 2017

Latina, scossa di terremoto 2.8: paura tra i residenti scuole evacuate

Una scossa terremoto di magnitudo 2.8 è avvenuta a Latina Scalo (4 km da Sermoneta) alle 8,57 con coordinate geografiche (lat, lon) 41.53, 12.95 ad una profondità di 5 km. La scossa è stata avvertita in tutta la zona, ma anche a Latina città. Il terremoto è stato localizzato dalla Sala Sismica INGV-Roma.

Alcune persone sono scese in strada per paura dopo aver sentito il forte movimento, specialmente ai piani più alti.
La scuola Aldo Manuzio è stata evacuata per precauzione.
L'epicentro (latitudine 41.53,longitudine 12.95) è proprio nel cuore di Latina Scalo, al termine di via delle Primule, una traversa di via Carrara. Precauzionalmente la scuola dello Scalo è stata evacuata e la dirigente ha chiesto alle famiglie di andare a riprendere i bambini e contemporaneamente ha avviato una verifica dei locali. Al momento non vengono segnalati danni a cose o a persone.

Nella lista dell'Ingv il terremoto viene localizzato a Sermoneta perché è il Comune più vicino all'epicentro (4 km), mentre sono 8 i km di distanza dal centro di Latina. La scossa registrata alle 8.57 di questa mattina è stata rilevata a 5 km di profonondità.

«A seguito della scossa registrata questa mattina alle 8.57 con epicentro nel territorio di LATINA SCALO (le coordinate segnalate dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sono lat. 41.53, long. 12.95), avvertita anche a Sermoneta - si legge in una nota del Comune di Sermoneta - l'ente si è attivato con l'Ufficio Tecnico per eseguire controlli all'interno delle scuole del territorio comunale. Al termine del sopralluogo non è stato registrato alcun danno alle strutture. L'Amministrazione comunque continua a monitorare costantemente la situazione».

«La scossa di terremoto registrata alle 8:57 di questa mattina tra Sermoneta e Latina è stata rilevata anche grazie alla postazione recentemente installata nella sede del Comune dove opera la Protezione civile, che fa parte della rete Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) - spiegano invece dal Comune di Latina - Immediatamente dopo la scossa, che pur se di modesta entità è stata avvertita chiaramente perché piuttosto superficiale, il personale preposto si è recato presso la Prefettura di Latina per ottimizzare il coordinamento e meglio monitorare l’evoluzione post terremoto ed eventuali necessità conseguenti».

 
 http://www.ilmessaggero.it/latina/terremoto_sermoneta-3267257.html
Giovedì 28 Settembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 15:37

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martedì 26 settembre 2017

Dai condoni dimenticati un tesoretto da 20 miliardi La somma è stimata dagli esperti sulla base di un calcolo che comprende le rate non pagate dopo quella iniziale e una serie di oneri accessori. il nodo rimane quello degli abusi edilizi che anche dopo le sanatorie hanno continuato a deturpare il territorio

di Sergio Rizzo
Perché prima d’ora nessun governo abbia mai voluto andare in fondo a questa faccenda dei condoni edilizi è un bel mistero. Un mistero che la sciatteria congenita con la quale si amministra questo Paese non è sufficiente a spiegare. Il fatto è che da sempre il condono rappresenta un nervo scoperto della nostra politica, destra o sinistra poco importa. E meno quel nervo si stuzzica, meglio è: anche se stuzzicandolo bene potrebbe arrivare nelle casse dello stato una valanga di soldi. Non può dunque che apparire dunque sorprendente come a trentadue anni dalla sanatoria varata da Bettino Craxi nel 1985, e ben ventidue governi dopo, ci sia un esecutivo che pensa a chiudere quella pagina indecente e le altre due, altrettanto indecenti, seguite alla prima durante le diverse epoche berlusconiane.

La pratica è in mano al responsabile delle Infrastrutture Graziano Delrio, che l’ha affidata al viceministro Riccardo Nencini. L’idea è quella di introdurre nella legge di stabilità per il 2018, che dovrà essere approvata entro la fine dell’anno, una norma che prevede la costituzione di «unità di valutazione» territoriali con il compito di affiancare gli enti locali nello smaltimento delle domande di condono edilizio ancora inevase. Si tratterebbe insomma di istituire localmente uffici speciali direttamente dipendenti dallo stato centrale incaricati di esaminare le pratiche e stabilire se gli abusi dichiarati da chi invoca la sanatoria sono regolarizzabili oppure no.

L’impresa
è immane. Le tre sanatorie del 1985, del 1994 e del 2003 hanno fatto riversare negli uffici dei circa 8 mila Comuni italiani ben 15 milioni 431.707 domande di condono: come se un cittadino italiano su quattro, neonati compresi, avesse commesso un’illegalità edilizia di qualche genere, dal terrazzino trasformato in veranda alla palazzina sul terreno demaniale. E a distanza di tredici anni dall’ultima di queste tre sanatorie giacciono ancora placidamente nei cassetti degli uffici ben 5 milioni di richieste inevase, di cui 3 milioni relative al condono del 1985.

Una gigantesca montagna di carte sotto cui, secondo il centro studi Sogeea, è sepolto un autentico tesoro: almeno 20 miliardi di euro ancora non incassati dall’Erario. Somma stimata dagli esperti sulla base di un calcolo che comprende oneri concessori, oblazioni e diritti di istruttoria e segreteria oltre a sanzioni per danno ambientale. Tenendo anche presente che molti si sono limitati a pagare solo la prima rata, in attesa dei conti definitivi. Mai pervenuti.

C’è da dire che la responsabilità, in molti casi, è principalmente riconducibile a lentezze burocratiche. Le dimensioni di alcuni arretrati si possono giustificare soltanto così. A Roma, per esempio, sono arrivate negli anni 599.793 domande di condono, un terzo delle quali rimane tuttora da smaltire. Con la particolarità che metà dell’inevaso, vale a dire 100 mila pratiche, riguarda la sanatoria di 32 anni fa. La capitale è la città che ha il record delle domande e delle pratiche incagliate, tanto che l’amministrazione sta pensando a cavarsi d’impaccio con l’autocertificazione. Un obbrobrio che la dice lunga sulla superficialità dell’approccio alla questione. Ma c’è dell’altro oltre alle inefficienze amministrative, che purtroppo dalle nostre parti sono scontate. Quante di quelle domande sarebbero da rigettare? Quante opere abusive dovrebbero essere buttate giù? E quale sarebbe il prezzo politico per le amministrazioni?

Le cronache sono piene di storie allucinanti come quella del sindaco di Licata Angelo Cambiano, sfiduciato dalla maggioranza perché aveva deciso di abbattere le costruzioni fuorilegge. Una vicenda che dice tutto, in un Paese nel quale i condoni a ripetizione non hanno fatto altro che incentivare l’abusivismo: se è vero che ancora oggi, dicono le stime, spuntano nel territorio italiano costruzioni abusive a un ritmo di 22.600 l’anno, 60 al giorno. I dati di una ricerca del Cresme fanno letteralmente venire i brividi.

Nei cinque anni dal 2012 al 2017 sarebbero sorte in Italia 113.400 case abusive, numero pari al 16,7 per cento di tutte le nuove costruzioni, contro il 10,1 del periodo 2002-2011. Il peso dell’abusivismo, che sembrava essersi ridotto, è tornato così ai livelli del decennio precedente. E questo grazie anche al fatto che in tutti questi anni la cultura dell’illegalità non ha trovato il minimo contrasto nell’azione degli apparati pubblici. Dove, semmai, si possono riscontrare comportamenti che vanno in direzione esattamente opposta. Sempre più spesso le sanatorie mascherate fanno capolino qua e là nelle leggi regionali, dalla Campania alla Sardegna, dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Calabria alla Lombardia, dal Friuli- Venezia Giulia alla Puglia, dal Veneto alla Basilicata. Perfino con la beffarda motivazione dell’obiettivo di «limitare il consumo del suolo».

In un Paese straziato dalle catsatrofi naturali causate dall’incuria umana, con l’assetto idrogeologico devastato dalla cementificazione si è ben pensato, in nove di queste Regioni, di consentire la trasformazione delle cantine e dei seminterrati in abitazioni. Ecco allora che spostare il peso della responsabilità sullo stato centrale potrebbe risolvere la parte più rognosa del problema. Cavando d’impaccio, e non raramente pure dalle tentazioni, gli amministratori locali. La bozza delle disposizioni che dovrebbero essere introdotte nella manovra assegna agli uffici speciali «di valutazione» gli stessi poteri dei Comuni e delle Regioni ai fini dei provvedimenti «di sanatoria o di demolizione». Significa che dovrebbero essere proprio queste «unità di valutazione» a decidere se l’abuso oggetto di domanda inevasa può essere regolarizzato in base alle tre leggi sul condono edilizio, o rientra al contrario nella casistica delle opere insanabili per ragioni statiche e strutturali, quando non paesaggistiche. Circostanza per nulla rara. In questa seconda evenienza la proposta che si sta facendo strada prevede l’individuazione degli immobili non sanabili da acquisire al patrimonio pubblico per essere riutilizzati al servizio dell’emergenza abitativa, e di quelli invece da abbattere senza pietà perché privi dei requisiti minimi per essere lasciati in piedi.

A questo proposito è utile ricordare, anche a chi fra gli amministratori locali meno coraggiosi oppone alle demolizioni l’argomento dell’impossibilità materiale di procedere per mancanza di mezzi o di risorse, che già le leggi in vigore consentirebbe in ultima mistanza di fare ricorso all’esercito. Nel riconfermare che agli occupanti degli edifici illegali non può essere concessa la residenza e va negato anche l’allaccio alla luce, all’acqua e al gas, il provvedimento stabilisce poi l’inasprimento delle pene per chi tira su una casa senza permesso, portandole da due a tre anni di carcere. La ragione è semplice: fino ai due anni è applicabile la condizionale, quindi non si va in prigione. Oltre quel limite temporale, invece, il rischio di finire in galera diventa decisamente più concreto. Ma potrà essere un deterrente efficace? Per prima cosa è da vedere se passerà, e se insieme a questo passerà tutto il resto. In un Parlamento pronto a votare una legge che di fatto avrebbe ridotto le demolizioni degli abusi edilizi a una rara eventualità, non è difficile immaginare gli ostacoli dei quali potrà essere disseminato l’iter di un simile provvedimento. Anche perché è chiaro che senza mettere un punto fermo e definitivo su quella maleodorante stagione dei condoni edilizi qualunque discorso serio sulla lotta all’abusivismo potrebbe essere compromesso. Perché la prima cosa da fare se si vuole pensare di restituire alla piena legalità l’uso del nostro territorio è conoscere esattamente ciò che è in regola e ciò che non lo è.

E qui viene fuori un’altra curiosa forma di cecità che affligge quasi tutte le amministrazioni locali. Perché da tempo immemore, ormai, la tecnologia offre tutti gli strumenti possibili per tenere sotto controllo la piaga dell’abusivismo come pure per verificare la veridicità di certe domande di condono. Grazie alle rilevazioni aeree si è potuto scoprire che a Roma e nelle campagna circostanti sono state presentate richieste di sanatoria per migliaia di immobili inesistenti al momento dell’approvazione della legge partorita nel 2003. E con la semplice sovrapposizione delle mappe catastali di una determinata zona alle foto aeree è addirittura elementare, come dimostrano le immagini in queste pagine che si riferiscono a una piccola porzione del litorale nella provincia di Reggio Calabria, scoprire le costruzioni (edificate in questo caso anche in una fascia protetta) sconosciute al catasto e quindi anche al fisco. Immobili sui quali i proprietari si presume che non paghino imposte, né tasse relative ai servizi pubblici.

C’è chi argomenta che il confronto fra le carte e le immagini reali va comunque preso con le molle. La ragione è che il catasto non è ovunque aggiornato come dovrebbe essere: ci sono anzi zone del Paese nelle quali le lacune sono decisamente ragguardevoli. Al tempo stesso si sono verificati pure casi di immobili completamente abusivi che per ragioni imperscrutabili (ma si sa, in Italia la comunicazione fra gli uffici pubblici si presenta piuttosto problematica) hanno ottenuto l’iscrizione al catasto, nelle cui mappe figurano normalmente accanto agli edifici in regola. Ma al netto di queste osservazioni la sovrapposizione dei fogli catastali con le fotografie fornisce troppo spesso scenari tanto impressionanti da non poter essere solo il frutto di eventuali errori e omissioni. In ogni caso il risultato renderebbe doverosa una verifica scrupolosa delle differenze. Ed è certo che si farebbero scoperte assai interessanti. L’operazione sarebbe semplicissima, ed è sicuro che contribuirebbe anche a rimpinguare certe esangui casse municipali. Ha solo il difetto di non essere molto popolare. E non è nemmeno troppo difficile capire perché. http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2017/09/25/news/dai_condoni_dimenticati_un_tesoretto_da_20_miliardi-176517854/?ref=RHPPBT-VE-I0-C6-P7-S1.6-T1
(25 settembre 2017)© RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 25 settembre 2017

Iva e cartelle (rottamazione bis?), ecco la Manovra

Stop definitivo agli aumenti dell'Iva, risorse in arrivo che andranno alla decontribuzione dell'occupazione giovanile a tempo indeterminato e alle famiglie povere, ipotesi rottamazione bis delle cartelle fiscali e misure a favore della crescita attraverso incentivi alle imprese, senza dimenticare le risorse per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Sono alcune delle misure presentate dopo il via libera alla nota di aggiornamento del Def da parte del Consiglio dei ministri. Il documento contiene il quadro economico e di finanza pubblica su cui si baserà la prossima legge di bilancio, ma non il dettaglio delle misure.


Le risorse disponibili nella legge di bilancio 2018 ''verranno impiegate in scelte selettive privilegiando il sostegno dell’occupazione giovanile, degli investimenti pubblici e privati, del potenziamento degli strumenti di lotta alla povertà'' viene indicato nel documento (LEGGI), il quinto elaborato nel corso di questa legislatura.
ROTTAMAZIONE BIS - La rottamazione bis delle cartelle fiscali ''è una delle tante misure che stiamo valutando" ha detto ieri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.
STOP IVA - Inoltre, "in merito alle clausole di salvaguardia tuttora previste in termini di aumento delle aliquote IVA e delle accise - si legge nella nota di aggiornamento - il Governo intende sostituirle con misure sul lato della spesa e delle entrate, comprensive di ulteriori interventi di contrasto all’evasione".
PESO IMPOSTE - L'esecutivo, infatti, intende "continuare nel solco delle politiche economiche adottate sin dal 2014, volte a liberare le risorse del Paese dal peso eccessivo dell'imposizione fiscale e a rilanciare al tempo stesso gli investimenti e l'occupazione, nel rispetto delle esigenze di consolidamento di bilancio" viene indicato nel documento.
Per quanto riguarda lo stop all'IVA, reazioni soddisfatte da parte delle associazioni di consumatori ed esercenti. Di "risultato eccellente" parla la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise. "La sterilizzazione delle clausole mette al riparo da ulteriori stangate, ma serve anche un aiuto per recuperare il terreno perduto".
Buona notizia, aggiunge, "è anche l'ipotesi di una nuova rottamazione delle cartelle: sarebbe un intervento nella giusta direzione, perché la fiducia nella ripresa si crea anche rafforzando il rapporto tra contribuenti e fisco"
EVITATA MAXI STANGATA - Esulta anche il Codacons, per il quale "con l’eliminazione delle clausole di salvaguardia su Iva e accise è stata sventata una maxi-stangata da 791 euro a famiglia, che avrebbe avuto effetti devastanti per l’economia italiana". 
Si tratta, spiega il presidente dell'associazione consumatori, Carlo Rienzi, di "una buona notizia non solo per i consumatori, ma anche per le imprese, per il commercio e per l’industria, perché un ritocco al rialzo delle aliquote Iva avrebbe avuto effetti depressivi sui consumi".
Secondo la Coldiretti, "la sterilizzazione dell'aumento dell’Iva riguarda anche beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie".
FEDELTA' FISCALE - Per il 2018 si prevede una manovra netta a circa lo 0,6% del Pil, si legge nella nota di aggiornamento al Def. Per le entrate si punterà su misure ''volte ad accrescere la fedeltà fiscale e a ridurre i margini di evasione ed elusione, in particolare in ambito Iva''.
LAVORO GIOVANI - Le risorse in arrivo andranno alla decontribuzione dell'occupazione giovanile a tempo indeterminato e alle famiglie povere: nel documento si ricorda che ''vengono meno gli aumenti di imposta connessi all’attivazione delle clausole di salvaguardia''. Le misure per lo sviluppo contemplano quindi ''nuovi interventi di decontribuzione" con cui dare "sostegno" alle "assunzioni a tempo indeterminato dei giovani lavoratori''.
INCENTIVI IMPRESE - E ancora: nella legge di bilancio del prossimo anno saranno introdotte misure ''a favore della crescita attraverso l’incentivazione degli investimenti delle imprese''.
FAMIGLIE POVERE - Inoltre si intende ''promuovere la crescita occupazionale in particolare dei giovani attraverso la riduzione degli oneri contributivi''. E altri interventi dal lato della spesa sono volti a sostenere ''i redditi delle famiglie più povere''.
CONTRATTO STATALI - Nella manovra ci saranno anche le risorse per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Per quanto riguarda gli investimenti, saranno poi ''selettivamente mantenuti alcuni incentivi fiscali per il settore privato già previsti da precedenti disposizioni normative" e "proposte nuove leve per la ripresa dell’accumulazione di capitale''.
RIDUZIONE TASSE - I contribuenti italiani pagheranno rispetto al 2013 "minori imposte per circa venti miliardi di euro", scrive inoltre il ministro Padoan nella premessa alla nota di aggiornamento al Def.
IRES, IRPEF, TASI - Il risultato è la somma di diversi interventi tra cui: riduzione dell’Ires e dell’Irpef ai lavoratori con remunerazioni più basse; la cancellazione della componente Irap sul lavoro dipendente; l'eliminazione dell’Imu sui beni strumentali imbullonati e sui terreni agricoli; e l'abolizione dell’imposta sulla casa di proprietà e residenza (Tasi). http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/09/24/iva-cartelle-ecco-manovra_Aij0IJDhk30dNSWm4bDW9O.html

sabato 23 settembre 2017

Def, ok del governo: “Pil +1,5% nel 2017”. Padoan: “Clausole Iva saranno eliminate. Ipotesi rottamazione-bis delle cartelle”

Con un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia è arrivata la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Il ministro dell'Economia: "Un discreto grado di ottimismo è giustificato", il pareggio di bilancio sarà conseguito nel 2020 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/23/def-ok-del-governo-pil-15-nel-2017-padoan-clausole-iva-saranno-eliminate-ipotesi-rottamazione-bis-delle-cartelle/3873213/

venerdì 22 settembre 2017

Lieve scossa di terremoto tra San Felice Circeo e Sabaudia, i dati riportati sul sito Ingv San Felice Circeo - Il terremoto di magnitudo 1.8 si è verificato a circa cinque chilometri di profondità

Una lieve scossa di terremoto è stata rilevata tra San Felice Circeo e Sabaudia. A riportarlo è il sito Dell'Ingv. il terremoto di magnitudo ML 1.8 si è verificato alle 17.47 a circa 5 chilometri di profondità a 4 km nord ovest da San Felice Circeo. Una scossa fortunatamente lieve come accennato che pare non sia stata nemmeno percepita dalla popolazione, nessun intervento al momento è stato effettuato. http://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/56688/lieve-scossa-di-terremoto-tra-san-felice-circeo-e-sabaudia_-i-dati-riportati-sul-sito-ingv

La Redazione

domenica 17 settembre 2017

Adeguamento sismico delle scuole, in Gazzetta il decreto da 26,4 milioni di euro

di Paola Mammarella http://www.edilportale.com/news/2017/09/normativa/adeguamento-sismico-delle-scuole-in-gazzetta-il-decreto-da-264-milioni-di-euro_59837_15.html

Il Miur chiederà alle Regioni i piani per la messa in sicurezza o per la realizzazione di nuovi edifici

Un passo in più per la realizzazione di interventi antisismici nelle scuole. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 20 luglio 2017, con cui il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (Miur) ha ripartito tra le Regioni 26,4 milioni di euro per la messa in sicurezza antisismica delle scuole o per la realizzazione di nuovi edifici.
 

Edilizia scolastica, le dieci linee di intervento del Miur

Le risorse sono state stanziate con la legge sulla Buona Scuola (Legge 107/2015). Saranno spese secondo le modalità tracciate dal dpcm 12 ottobre 2015, quindi per la messa in sicurezza antisismica delle scuole e la realizzazione di nuovi edifici, ove questa scelta risulti preferibile rispetto alla messa in sicurezza delle strutture già esistenti.
 
L’iniziativa rientra nelle dieci linee di intervento del Miur a favore dell’edilizia scolastica tra cui, lo ricordiamo, ci sono anche la realizzazione di otto scuole innovative, realizzazione di nuovi poli per l’infanzia, interventi e nuove verifiche sui solai. Come annunciato dalla Ministra, Valeria Fedeli a luglio, su queste linee saranno spesi in tutto 2,6 miliardi di euro.
 

Antisismica nelle scuole, gli interventi ammessi

Gli interventi di adeguamento strutturale e antisismico o nuova costruzione devono riguardare gli edifici scolastici di proprietà pubblica ubicati in territori rientranti in una delle zone sismiche 1, 2 o 3. Sono esclusi quelli costruiti o adeguati ai sensi delle norme sismiche emanate successivamente al 1984.
 
Nel caso in cui si opti per la nuova costruzione bisogna motivarne la necessità motivata dal punto di vista funzionale, economico o di inidoneità del sito. Il vecchio immobile deve inoltre essere demolito o messo in sicurezza. In entrambi i casi, l’utilizzo a fini scolastici non sarà più consentito.
 
Non sono consentiti interventi su edifici a destinazione mista (scolastica-abitativa, scolastica-commerciale), a meno che non sia garantito che le risorse stanziate coprano solo gli interventi sulle parti a destinazione scolastica e che la quota di lavori sulle parti a destinazione diversa sia finanziata con altri Fondi.
 
Non sono consentiti neanche gli interventi sugli edifici scolastici di proprietà pubblica già finanziati con altri fondi nazionali e comunitari, fatta eccezione per quelli finanziati per altre finalità.
 
La Regione deve verificare queste condizioni, anche indicendo una Conferenza di servizi, e poi trasmettere il piano degli interventi di adeguamento al Miur.
 

Antisismica nelle scuole, risorse maggiori alla Campania

La ripartizione delle risorse relative al 2016 e 2017 ha premiato la Campania, cui andranno 4,5 milioni. Seguono la Sicilia con 3,9 milioni di euro, il Lazio con 2,8 milioni e la Calabria con 2,3 milioni. Ultimi la Liguria con 401mila euro, il Piemonte con 356mila euro e il Molise con 277mila euro. Non otterranno risorse la Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento.

A partire da questo momento, le Regioni interessate devono attendere una comunicazione con cui il Miur le inviterà a presentare i piani relativi alle annualità 2016 e 2017.
 
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Latina edilizia ed urbanistica ferme Fermi da due anni: «Ora basta», la lettera di alcuni costruttori della città rivolta a Coletta Latina - Un gruppo di imprenditori edili si scaglia contro l’amministrazione Coletta tacciata di immobilismo

La forma è quella dell'appello, ma la sostanza è quella di una denuncia contro l'immobilismo dell'amministrazione comunale. Un gruppo di costruttori del capoluogo rompe gli indugi e scrive una lettera nella quale si descrive una situazione ormai insostenibile. Gli uffici di Piazza del Popolo non rilasciano permessi, concessioni, autorizzazioni; i Piani particolareggiati sono sospesi, l'edilizia è bloccata e le imprese si vedono costrette a licenziare i dipendenti. Non c'è un confronto, nessuna interlocuzione, nessun programma di governo che tenga conto di questa situazione di emergenza. «Siamo stanchi, non è questo il cambiamento che cercavamo e che abbiamo anche sostenuto».
L'approfondimento su Latina Oggi in edicola ora http://www.latinaoggi.eu/news/politica/56500/fermi-da-due-annia-aora-bastaa_-la-lettera-di-alcuni-costruttori-della-citta-rivolta-a-coletta

La Redazione