venerdì 14 aprile 2017

Case fuorilegge, freno alle demolizioni In Parlamento il ddl approvato all’unanimità dalla commissione Giustizia del Senato, che distingue tra casi di “speculazione” e casi di “necessità”. Salvi gli edifici abitati

ROMA
Guai a chiamarlo condono edilizio, perché formalmente non lo è, ma come definire un provvedimento di legge che torna a distinguere tra «abusivismo di necessità» e «abusivismo di speculazione», stabilendo che il primo deve finire in coda nella scala di priorità quando c’è da decidere sugli abbattimenti, rinviandoli così all’anno del mai? Il Parlamento sta per varare una leggina, definita «Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi» che stabilisce appunto che cosa, in fase di esecuzione dopo lo sfiancante iter giudiziario, va abbattuto prima e che cosa dopo.  

Il percorso è tortuoso: originariamente un ddl del campano Ciro Falanga (ex Forza Italia, ora Ala) votato al Senato il 22 gennaio 2014, poi trasformato alla Camera e lì votato il 18 maggio 2016, licenziato all’unanimità dalla commissione Giustizia del Senato il 12 aprile scorso. Il testo andrà presto al voto finale del Senato. 

Ma cosa dice la nuova legge? Che per primi vanno demoliti gli immobili abusivi costruiti in aree demaniali, o in zone soggette ad vincolo ambientale, paesaggistico, sismico, idrogeologico, archeologico o storico-artistico. Per secondi vengono quelli che costituiscono un pericolo per l’incolumità. Per terzi quelli in uso ai mafiosi (ma non ai loro familiari).  


Primissimi, però, da mettere in cima alla lista degli abbattimenti, gli edifici abusivi «in costruzione» e quelli «non stabilmente abitati». Di converso, quelli abitati passeranno in coda. Ed è questo il messaggio che tanto interessa il cosiddetto «abusivismo di necessità». Laddove le persone ci abitano, se ne parlerà solo e se avanza tempo. Ben sapendo che in Italia si abbatte appena il 10% degli edifici abusivi di cui è stata ordinata la demolizione. E questi ultimi,a loro volta, sono una piccola frazione delle tantissime case abusive. «Il nuovo Regolamento - spiega la senatrice Rosaria Capacchione, Pd - fissa dei criteri precisi, ai quali le Procure si devono attenere per l’abbattimento. Se fino ad oggi i sindaci della Campania si sono trovati a gestire situazioni differenti a seconda delle procure, con questa legge ci saranno regole uguali per tutti. L’obiettivo è quello di evitare di penalizzare l’abusivismo di necessità a discapito di quello speculativo che, per diverse ragioni, è rimasto spesso non punito». 

Si dirà: un provvedimento di buon senso. La questione delle demolizioni è una grossa grana. In Campania, per dire, secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, a fronte di 70 mila case abusive sono state 4600 le ordinanze di demolizione e pochissime quelle eseguite davvero. Ma con i nuovi criteri di legge, si può essere certi che le case abusive «di necessità» non saranno demolite mai. E c’è di più: Vincenzo De Luca, governatore della Campania, si appresta a legiferare «Misure di razionalizzazione e semplificazione», rivolte ai Comuni campani, invitandoli a acquisire anziché abbattere i manufatti abusivi, specie le abitazioni, salvo riaffittarle a chi ci vive dentro. «Sanatoria sociale: è di questo che parla la giunta De Luca», scriveva nei giorni scorsi Il Corriere del Mezzogiorno.  

La legge prevede anche che a occuparsi delle demolizioni future non saranno più i sindaci (stretti tra le furiose proteste dei cittadini e l’imputazione di abuso d’ufficio quando non procedono), bensì i prefetti, stanziando 10 milioni di euro ad hoc l’anno dal 2017 al 2020. Si calcola che ogni demolizione costa 80 mila euro; in sostanza si potrebbero demolire appena 130 edifici l’anno. In tutta Italia. Attualmente sono 46.760 le ordinanze di demolizione che attendono esecuzione, dati fermi al 2011. http://www.lastampa.it/2017/04/15/italia/cronache/case-fuorilegge-freno-alle-demolizioni-2TyzuNABYshPOe0jWJHfeI/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter 

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